LA VERITA' PRIMA O POI SI RIVELA... I MORTI DI COVID? IL 2,9% DEI 130.468 DECESSI.
“Andate a farvi un giro nei reparti Covid”
Il giro dei reparti ce lo faremmo volentieri, se ci fosse permesso, e scopriremmo che, per fortuna, non sono al collasso. Ed ai pazienti presenti chiederemmo quanto tempo sono stati a casa con tachipirina e vigile attesa, prima di andare in ospedale, visto che tuttora, purtroppo, questa pratica, anche se sempre più raramente, è ancora in uso. Mi chiedo però dove queste anime belle fossero negli anni precovid, quando ogni inverno i giornali scrivevano di terapie intensive strapiene e di un’eccedenza di decessi dovuti alla normale influenza che toccò picchi anomali nel 2015 (oltre 57.000 vittime) e nel 2017 (oltre 20.000 morti), nell’indifferenza generale, senza poi che nessuno eccepisse sui tagli alla sanità (posti letto in primis) dal 2011 ad oggi e senza che qualcuno si meravigli che ora siano stati stanziati più fondi per la transizione ecologica e la parità di genere che per la sanità. Una strana emergenza, non vi pare?
“Non avete rispetto dei 130.000 morti in quasi due anni”
Davanti alla morte si deve sempre rispetto, ma ci chiediamo perché questi signori non pretendano lo stesso rispetto per chi ha perso la vita a causa dei danni da fumo (anche passivo), di infarti, di cancro, che sono ben più numerosi di quelli per questo virus venuto da Wuhan. Quello che è inconcepibile è la totale mancanza di nesso logico fra il diritto al lavoro, allo studio, al movimento di milioni di persone sane ed i decessi. Che significa avere rispetto dei morti? Uccidere i vivi ed i sani? Rinunciare alla libertà? A vivere normalmente? E chi rispetta i vivi? Torniamo ai tempi dei sacrifici umani, quando moriva un notabile e venivano immolati dei giovani per placare il dolore del lutto e rendere altri partecipi della stessa angoscia? Si può veramente credere che il mondo debba fermarsi ed altre persone debbano soffrire per risarcire una disgrazia? Allora cosa dovrebbe dire chi ha perso un figlio, un padre, una madre, una moglie, un marito in un incidete automobilistico? Scagliarsi su chi continua a guidare? Pretendere che tutte le strade siano chiuse al traffico? Esigere che ogni automobile stia in garage?
“Non siete liberi di contagiare”
Nessuno di chi critica il Greenpass crede che si debba avere questo tipo di libertà. Ci si chiede però che senso abbia, ad esempio, subordinare al possesso di un lasciapassare sanitario l’accesso di una coppia sana in un ristorante, che magari sarebbe seduta a due metri da un altro tavolo.
“Il Green pass è il semaforo, la patente, ecc. ecc.”,
Abbiamo letto molti post con questi paragoni improponibili degni del più spinto analfabetismo funzionale, termine che solitamente non amo, perché abusato, ma in questo caso assolutamente pertinente. Se a voi sembra normale che senza green pass uno non possa lavorare, avere un minimo di vita sociale, andare a teatro, al cinema, all’opera, all’università e lo paragonate alla patente, beh, vi assicuro che avete un problema cognitivo serio, davvero pericoloso per voi e per la società.
“No vax”
E’ un epiteto dispregiativo usato facendo di ogni erba un fascio che spesso squalifica chi lo usa, perché dimostra solo di essere un pappagallo che ripete la lezioncina senza capire cosa dice. Fra chi, ad esempio, scende in piazza contro l’infame tessera verde, ci sono vaccinati per convinzione, vaccinati perché sotto ricatto, favorevoli ai vaccini, ma perplessi su quelli anticovid, indecisi, e certamente non colpiti favorevolmente dalle ondivaghe dichiarazioni degli esperti nei mesi scorsi, e poi una piccola percentuale di contrari a prescindere ad ogni tipo di vaccino. In un sistema democratico, queste posizioni sono tutte, ripeto, TUTTE, legittime, anche se io non ne condivido qualcuna. Discriminare chi ha scelto di non vaccinarsi è oggettivamente un atto di inciviltà, incentivato da frasi irresponsabili di qualche politico, fra l’altro del tutto infondate scientificamente. Approvare che un povero cristo debba subire in pratica delle sanzioni, senza infrangere alcuna legge, perché se vuole vivere, lavorare, studiare, è costretto a fare tamponi ogni 48 ore, se non desidera aderire all’”invito” del governo, riducendo le proprie risorse economiche, magari già intaccate dalle lunghe chiusure, é semplicemente abominevole, perché, se proprio vogliamo seguire la narrazione pandemica come ci viene quotidianamente propinata dai media h24, ci sarebbero tanti altri modi per verificare la negatività (test salivari e kit fai da te, già da tempo in uso in altri paesi europei). Chi dimostra in piazza non lo fa perché tifa per il virus, ma per i diritti di tutti, anche di chi non capisce perché lo fa. (ma lo capirà presto).
“Morirete tutti”.
Beh, è evidente che di tutte queste amenità che ho sentito con le mie orecchie oppure ho letto con i miei occhi, l’unica che risponde al vero è quest'ultima: sì, moriremo tutti, certamente un giorno, speriamo non ora, ma, statisticamente, molto difficilmente di covid, a giudicare dall’incidenza dei contagi e dei decessi. Io, come ben sapete, non mi addentro mai in questioni mediche, essendo semplicemente un professore di Lettere ed un musicista, ma so leggere i dati e mettere insieme tutti i tasselli. Proprio oggi giunge notizia che l’ISS ha dichiarato che il virus che ha fermato il mondo avrebbe provocato in Italia solo il 2,9% dei decessi: quindi, delle 130.468 morti attribuite al Covid, solo 3.783 sarebbero effettivamente dovute al morbo di Wuhan. Vogliamo farla finita con questa storia, durata anche troppo, o vogliamo continuare arbitrariamente a terrorizzare, a mettere gli uni contro gli altri, a calpestare la libertà, a rovinare la vita dei vivi e dei sani? A voi la risposta.
Franco Bechis
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