giovedì 3 marzo 2022

Sull’accoglienza dei profughi ucraini

 Di F. Francesconi


È ufficiale: l'Italia ospiterà 800 mila profughi ucraini. Il gesto in sé potrebbe anche essere nobile, ma c'è un "ma". Ammesso che questa guerra stia causando così tanta distruzione da far scappare così tante persone (non mi sembra, vista la strategia militare dei russi di circondare a tenaglia le città ucraine senza bombardare le infrastrutture civili), ma facciamo finta di sì. La domanda da farsi è: chi li ospiterà? Chi garantirà loro i mezzi quotidiani di sussistenza? Per coerenza dovrebbero mantenerli tutti i pacifisti che in queste ore urlano a squarciagola contro i russi e che scendono in piazza per manifestare per la pace. Macché. A manterli, come al solito, sarà lo Stato italiano, cioè tutti noi contribuenti. Verranno sistemati nelle case popolari. Quando lo Stato vuole riesce a trovare i mezzi per dare una casa e un pasto caldo a 800 mila stranieri, più tutti quelli che quasi ogni giorno sbarcano dall'Africa. Quindi è una questione di volontà. Invece, per lo Stato i milioni di disoccupati, i terremotati che vivono ancora nei container, i non inoculati che sono stati sospesi da lavoro possono anche crepare. Mi vergogno profondamente di questa politica buonista dei due pesi e delle due misure in cui lo Stato italiano appare buono e solidale con persone, certamente bisognose, che vivono centinaia di km di distanza, ma indifferente e persino spietato con i propri connazionali. E mi vergogno dei tanti cittadini italiani che si mostrano solidali con un profugo ucraino, ma se vengono a sapere che un parente, amico o vicino si casa è stato sospeso da lavoro non solo non lo aiutano, ma godono nel vederlo trattato dallo Stato come un topo di fogna. Tra l'altro, pare che una buona parte degli ucraini non abbiano ancora ricevuto in corpo il sacro siero, ma per il covidiota medio nel loro caso si può chiudere un occhio, anzi due. La guerra in Ucraina per questi schizofrenici è un'ottima occasione per lavarsi la coscienza sporca o almeno, così sperano.

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