domenica 13 marzo 2022

Il governo dei migliori

Mentre in Ukraina c’era una crisi umanitaria che perdurava da 8 anni e l’intervento russo ha cercato di dare una risoluzione perentoria di quella che era diventata una “guerra di bassa intensità”, in Italia c’è una guerra civile da diversi anni, ben prima della pandemia, che si svolge attraverso le scatole cinesi dell’austerità e dell’emergenzialismo e che non promette soluzioni a breve termine, e nemmeno offre la vaga idea di chi ci aiuterà. Abituati ai comportamenti recidivi del governo, poco ci ha sorpreso che Draghi sia stato l’unico in tutta l’Europa a usare l’attuale crisi in Ukraina come occasione per dichiarare lo stato d’emergenza nazionale fino alla fine dell’anno, con cui è stato aperto un nuovo grande scatolone nella piramide delle scatole cinesi dell’austerità. 


Per fortuna i piani dell’agenda Draghi non sempre filano lisci e concedono qualche lieve rallentamento, come è accaduto con la riforma del catasto. Per la prima volta i partiti del centro destra votano contro un provvedimento del governo Draghi, purtroppo senza creare la crisi del governo, come prevedeva una narrazione troppo ottimista. Tuttavia, è già consolatorio sapere che una parte dei parlamentari abbia manifestato una certa sensibilità verso gli interessi diffusi degli italiani. La prima casa è il principale ammortizzatore sociale per le famiglie italiane, una fonte di senso di sicurezza. Colpirla in un periodo di incertezza globale e di recessione economica sarebbe stata una misura destabilizzante, un atto di guerra civile. In realtà la riforma del catasto non era nemmeno un’idea di Draghi, ma un punto del programma del FMI per l’Italia, perché il Bel paese è il posto prediletto da cui partono gli input degli organismi sovranazionali. Ancora nel 2017 il FMI dava al governo la sua ricetta di riformare il catasto e tassare la prima casa per recuperare un mezzo punto di Pil. Ma aver ottenuto questo piccolo inceppo legislativo purtroppo non significa far venire meno il piano della spoliazione del ceto medio dai suoi risparmi, tutt’altro.


La tenuta sociale ed economica del paese rischia di essere erosa anche dall’Autonomia differenziata, che porterà a un’ulteriore contrapposizione tra Nord e Sud - un altro focolaio di separatismo, simile a quello ucraino. Solo che il Sud italiano non avrà una Russia verso cui tendere e a cui appellarsi. Il Sud Italia è storicamente e strutturalmente precariezzato e sotto finanziato, in piena denatalità da 40 anni, a causa della consistente migrazione di giovani laureati e lavoratori al Nord e all’estero. Similmente a quanto accade in Ukraina (forse più in quella dell’est che in quella dell’ovest), l’oligarchia meridionale controlla il territorio con avarizia intenzionale, in modo da non permettere alcun sviluppo economico, bloccando perfino i fondi dei programmi europei già stanziati. Le mafie, così come le organizzazioni estremiste para-militari in Ukraina, fanno parte delle forme di gestione eterodiretta e a basso costo dei territori colonizzati. Da notare come il ceto politico/affaristico meridionale non si oppone all’Autonomia differenziata, forse perché, esportando le mafie al Nord, potrà partecipare al business delle Regioni ricche a parità con le cosche d’affari locali.


A questo punto è giusto chiedersi se la nuova emergenza dichiarata da Draghi non servisse anche per impedire le elezioni parlamentari. Nei paesi autoritari e in quelli naif si fanno dei brogli elettorali, ma Italia potrà stupire il mondo abolendo tout court le elezioni, anche perché sono gli stessi partiti a essere dei brogli elettorali. Mentre il M5S è oramai un non-partito che voterebbe qualsiasi fandonia pur di mantenersi le poltrone a vita (e meno male che c’era il limite dei 2 mandati), il PD non ha nemmeno preoccupazioni elettorali, in quanto riesce a governare anche quando perde e la sua presenza nei prossimi governi sarà sempre garantita dall’ombrello dei super poteri del Presidente della Repubblica. Il PD ha dalla sua parte anche il politicamente corretto, in modo da far passare la micidiale pressione fiscale sul ceto medio come lotta all’evasione fiscale. La linea del PD è quella di stare sempre dalla parte del più forte, ma dall’alto di un insopportabile moralismo catechista. A sua volta, la Forza Italia in salsa europeista ha rinunciato alle prospettive elettorali per diventare un PD di complemento, mentre la Lega è sempre più un comitato d’affari che un partito, alleata al PD nel volere l’Autonomia differenziata (oggi si dice anche Autonomia rafforzata, come il Green pass), che dovrebbe essere il suo avversario principale. Bisogna riconoscere che, così come sono stati concordanti contro la riforma del catasto, i partiti di destra sono altrettanto compatti nella loro metamorfosi verso la russofobia e l’anti-putinismo d’oltranza, uniti unanimemente agli altri partiti nella retorica pacifista/interventista a sostegno del regime ultra-nazionalista di Ukraina. In caso di emergenza i partiti ci guadagnano sempre, già solo grazie all’esonero da ogni responsabilità politica per gli eventuali disastri che riescono a provocare.


Cosa dire invece del Green pass – lo strumento principale di guerra civile, una scatola cinese senza fondo. Dopo essere nato con una falsa giustificazione sanitaria (in realtà come mezzo di discriminazione ed estorsione del consenso vaccinale), il Green pass, che è rimasto vigente solo in Italia, dovrebbe tornare utile come strumento di razionamento energetico, una specie di tessera annonaria per controllare i consumi di gas ed elettricità (alcuni Vip hanno già iniziato a dare esempio e a suscitare adesione). Visto che l’emergenza sarà non solo energetica ma anche alimentare, prima o poi il Green pass si renderà utile al razionamento di pane, pasta e altri beni di prima necessità. Senz’altro il governo Draghi riuscirà a rendere razionabile anche l’aria che si respira, come è riuscito con il gas, eppure il gas è una delle risorse più abbondanti in natura, e non solo sul territorio russo, ma la strategia dei governi italiani è stata abile a creare austerità anche in questo settore. 


Tra l’altro non siamo neppure sicuri che le forniture di gas russo siano cessate davvero. Ma l’enfasi dell’emergenza, recitata da media e politici, ancora una volta segnala che il vero bersaglio è la popolazione, da sottoporre ad ogni sorta di vessazione, oltre che alla costante guerra psicologica del terrore. In realtà gli assurdi prezzi dei carburanti di oggi sono spinti da strategie atlantiche più che dagli eventi in Ukraina. Alla fine ci si accorgerà che anche il razionamento sarà diventato fonte di business, e che dopo i tamponi perfino l’imminente pericolo atomico potrà fare la fortuna delle farmacie, visto la domanda crescente di certe sostanze. Parlando seriamente, l’Italia è l’unico paese in cui il governo ha posto il segreto di massimo livello sul Decreto per la fornitura di armi all’Ukraina, segno che c’è qualche grosso interesse affaristico da celare. Pur non essendo parte diretta del conflitto e pur potendosi dichiarare neutra, Italia è il paese che ha dimostrato più degli altri un’incosciente frenesia di interventismo militare, ma oltre tutto è il paese la cui propaganda anti-russa è stata di gran lunga la più accanita e la più spettacolarizzata, con abbondante uso di disinformazione e fake news, da far invidia perfino al presidente ucraino e il suo entourage.


Un giorno bisognerà spiegare ai russi come funziona l’Italia, che i politici nostrani non odiano veramente Putin, visto che quasi tutti lo adoravano fino a poco tempo fa, e che nemmeno l’imbranatissimo ministro degli esteri ce l’ha con lui, ma che l’anti-putinismo viene usato come l’ennesima scatola cinese, per dare la caccia agli “amici di Putin” di casa nostra, cioè depotenziare certe correnti di esperti e intellettuali (nello stesso modo in cui sono stati “deselezionati” medici e scienziati durante la pandemia) e impoverire la numerosa schiera di imprenditori che esportava il “made in Italy” principalmente in Russia, e non per ultimo per americanizzare definitivamente l’ENI. In Italia la politica estera è tutta in funzione della guerra civile interna, espressione del famoso auto-odio che pochi altri paesi possono vantare. La ludica superficialità con cui il governo Draghi sta affrontando una delle crisi internazionali più gravi di tutti i tempi si spiega proprio con quel voler esagerare da parte di politici e oligarchi di chi abbia più a cuore l’Euro-atlantismo: una gara grottesca di servilismo e di fedeltà agli USA, NATO e Bruxelles. Solo che nella colonia perfetta ciò potrebbe non bastare, per cui non è escluso che, pur di mantenere un clima emergenziale, i servizi segreti italiani non ricorrano a veri e propri atti terroristici, come negli anni ’60 e ’70. Nella guerra fredda che si sta prospettando, Italia è pronta a dare il peggior spettacolo di sé.


Zory Petzova

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