sabato 12 marzo 2022

Le guerre di sinistra

La sinistra italiana ha appoggiato, sia direttamente, sia nella forma più ipocrita della mancata opposizione, tutte le guerre americane degli ultimi trenta anni. Tutte. La prima guerra del golfo, quando l’allora “comunista” Giorgio Napolitano diede il suo sostegno all’attacco all’Iraq, manifestandosi in tal modo come uno degli esponenti di punta dell’atlantismo ( l’unica cosa che rimane incerta è se queste posizioni risalgano agli anni Settanta, Sessanta, Cinquanta o Quaranta). La guerra contro la Yugoslavia, quando Massimo D’Alema, in qualità di presidente del Consiglio, fece partecipare l’Italia all’intervento cosiddetto umanitario che portò al vergognoso bombardamento di Belgrado. Le guerre contro l’Afghanistan e contro l'Iraq, quando Piero Fassino fece propria la retorica post 11 settembre legittimando il diritto all’aggressione degli Stati Uniti. La bieca guerra contro la Libia, quando lo specialista di figurine di calcio Panini Valter Veltroni e l’immancabile Napolitano reclamarono l’intervento della NATO per fermare il feroce dittatore Gheddafi. A tutto questo si aggiungono le guerre fatte per via di mercenari prezzolati, come quella contro la Siria, e decine di rivoluzioni colorate (In Georgia, in Ucraina, in Moldavia, in vari paesi africani ed asiatici). Queste iniziative, motivate sulla base di bugie grossolane ( armi di distruzione di massa inesistenti, genocidi inventati, repressioni mai avvenute), hanno provocato milioni di morti e tutte, senza eccezione alcuna, sono state, ribadisco, appoggiate dalla sinistra italiana. La quale sinistra oggi si ritrova unita sotto le bandiere dell'isteria antirussa. Dopo che da sette anni viene ignorato lo stillicidio di morti civili del Donbass, alcuni riscoprono il pacifismo, altri invocano​ una lotta di liberazione, richiamandosi ai valori della resistenza. Le responsabilità del conflitto, del resto, sono già state attribuite. E’ colpa di Putin. Poco importa che l’entrata dell’Ucrina nella NATO, con l'inevitabile installazione di missili nucleari capaci di raggiungere Mosca in un minuto e mezzo, sarebbe stata l’equivalente di una dichiarazione di guerra; che la Russia, diversamente dagli Stati Uniti,​ intervenga in un paese che si trova ai suoi confini e non a migliaia di chilometri da essi; che l’Ucraina sia popolata,  per più della metà, da russi e russofoni; che nel paese siano presenti laboratori per la guerra biologica controllati dalla CIA: questi dati di fatto non contano nulla per​ il tipico intellettuale semicolto della sinistra italiana. Di fronte a questo spettacolo io non me la prendo nè con i dirigenti, che sono sul libro paga della segreteria di stato americana, nè con la base dei militanti, le cui strutture mentali sono state forgiate da anni di bombardamento televisivo. Me la prendo con me stesso, per aver potuto, per troppo tempo, dar credito a questa gente.


Silvio dalla Torre

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