lunedì 31 ottobre 2016

Come volevasi dimostrare...

Non ho capito in tutto ciò che voce in capitolo dovrebbe avere Don Euro (il don vinicio della vicenda Mancini), ma tant'è che gente come lui, pur di guadagnare soldi e visibilità, fa questo ed altro.

Noi, terremotati di serie B. Lo Stato ci volta le spalle”. I comuni all’esterno del “cratere” non ricevono gli aiuti straordinari. Il sindaco di Muccia: “Tutto distrutto ma la Protezione civile non si è vista”

Guai a finire lontani dalle telecamere in caso di terremoto. Ben lo sanno i sindaci. «Nel 1997 - racconta il primo cittadino di Castelsantangelo sul Nera, Mauro Falcucci - siccome l’attenzione dei media era tutta per Assisi e Foligno, città straordinarie per carità, ma nessuno si filava noi marchigiani, le risorse furono divise non equamente: il 65% andò a loro, il 35% a noi». 

Ecco dunque perché si battono per avere un briciolo di attenzione. È la premessa per entrare nel cosiddetto «cratere», là dove poi arriveranno gli aiuti straordinari dello Stato. Per un territorio è questione di vita o di morte. Filippo Saltamartini, sindaco di Cingoli, nel maceratese, ha dovuto far evacuare l’ospedale e ora ha chiuso al traffico un imponente viadotto, già malandato, inoltre assiste una cinquantina di residenti che vivono fuori casa. Siccome Cingoli è fuori dal cratere, quel sindaco rischia di restare ingabbiato dal Patto di Stabilità, ossia senza i soldi dallo Stato e senza poter spendere nemmeno quelli del Comune. Dice: «Si dovrebbe guardare ai danni reali e permettere ai sindaci di intervenire, non questa pazzia del cratere sì o cratere no».  La storia si ripete a Matelica. E a Tolentino, burocraticamente parlando, il terremoto non si sarebbe sentito: peccato che da ieri siano in 400 senza casa e aumenta, ora dopo ora, la lista degli edifici dichiarati inagibili. A San Severino Marche il 40% delle case è lesionata, ma non è prevista alcuna procedura straordinaria. Sarebbe fuori dal cratere pure Camerino, che lamenta tanti danni e soprattutto è spaventata dalla fuga degli studenti universitari, motore dell’economia locale. Già, l’economia. Don Vinicio Albanese, fondatore della comunità di Capodarco, che ben conosce queste zone, si è raccomandato: «La ricostruzione deve essere innanzitutto economica e sociale. Prima vengono le comunità, poi le case». È quello che paventano tanti sindaci. Dice Marco Rinaldi, da Ussita: «Se non aprono gli impianti da sci, cade il lavoro e muore il paese. Il rischio è la desertificazione». A Preci, Pietro Bellini sta cercando di frenare l’esodo dei suoi concittadini: «Se ne sono andati via in tanti ed è un dramma. I danni si riparano, le comunità non si ricreano». 

Il sisma ha colpito duro un pezzo di Marche e di Umbria che vive di piccola e media industria. La Varnelli, per dire, pregiata produttrice di anice, ha fatto sapere che riprenderà subito la produzione. Così tanti salumifici della zona. Gli amministratori locali, intanto, sono tra l’incudine e il martello. Da una parte c’è il freddo che incombe. Dall’altra, il pericolo di spopolare paesi che già si reggevano a malapena. E a mandare via la gente o a chiudere strade, come riparte la produzione?  A Muccia, c’è un giovane vicesindaco, Samuele Cucculelli, che da giorni dorme in camper con moglie e due figli piccoli. «Più di tanto non possiamo reggere». Nel pomeriggio si festeggia con una merenda alla bell’e meglio il compleanno di Lorenzo, che compie 5 anni. E per fortuna oggi c’è il sole. «È vero, le persone non sono contente di andare via, ma con il gelo, come si fa...». 

Qui la Protezione civile di fatto non è mai arrivata. Dal 24 agosto non è venuto un solo tecnico da fuori. Erano sempre gli ultimi nella lista d’attesa. S’infervora il sindaco, Mario Baroni: «I sopralluoghi li ha fatti il nostro ufficio tecnico. Avevamo sistemato 70 persone. Ma ora è tutto inagibile e sono in 920 senza casa». Una disattenzione che continua. A Muccia molti continuano a dormire in macchina, altri in una tensostruttura o nei container appena liberati dagli operai che lavoravano alla superstrada. Ai fornelli il cuoco che era dell’agriturismo. E figurarsi che Muccia è considerata ufficialmente terremotata, ricompresa nella lista dei 64 Comuni del cratere. E chi è fuori? Zero assoluto. Dal piccolo Comune di Apiro, sempre nel maceratese, il sindaco Ubaldo Scuppa grida: «Ci hanno lasciati del tutto soli. Con le nostre forze abbiamo evacuato una settantina di persone. Ho 24 edifici pubblici inagibili e così tutte le chiese. Sono veramente amareggiato». 

2 commenti:

Nessie ha detto...

Ho capito. Ci vuole la "raccomandazione" anche se sei terremotato. Il raccomandato terremotato ha la Protezione Civile. Chi non lo è rientra nel cono d'ombra.

Eleonora ha detto...

E se consideri che le marche sono interamente di proprietà del pd, non c'è che dire sulla considerazione..