L’Italia sta per dare agli Imam il segreto confessionale di Franco Bechis
La bozza del testo di legge è pronta, e ha ricevuto già l’ok formale del prefetto Mario Morcone, capo Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del ministero dell’Interno e del professore Paolo Naso, presidente del Consiglio per le relazioni con l’islam italiano costituito nello stesso Viminale. L’Italia è pronta a riconoscere ufficialmente e regolare la presenza della religione islamica senza passare per la via maestra prevista dall’articolo 8 della Costituzione dell’intesa con la confessione religiosa (quella che regola i rapporti con la Chiesa cattolica e con gli altri culti ammessi).
L’idea invece è quella di un semplice accordo con l’Ucoii, l’Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia oggi presieduta da Izzedin Elzir, che ad alcune condizioni riconoscerà tutti gli Imam aderenti lo status di ministri di culto. Al testo di legge oltre a Morcone e al consiglio per i rapporti con l’Islam italiano (dove siedono molti professori esperti della materia) avrebbe lavorato fornendo non pochi consigli anche l’ex ministro Andrea Riccardi, una delle figure più autorevoli della Comunità di Sant’Egidio che ha fondato la sua storia anche sul dialogo interreligioso.
Ad oggi ben pochi di quegli Imam dell’Ucoii potrebbero diventare ministri di culto, perché la condizione essenziale prevista dalla legge esistente e che abbiano già la cittadinanza italiana. Così il nuovo testo prevede di superare l’ostacolo, attraverso il loro riconoscimento anche dopo uno specifico corso di formazione che dovrebbe essere realizzato dagli stessi professori del Consiglio del Viminale e che verrebbe ciclicamente ripetuto. Il riconoscimento che trasformerebbe gli Imam in ministri di culto però sta spaccando sia la comunità islamica (che è insofferente a questi controlli e patenti di legittimità dello Stato italiano), che parte della magistratura e delle forze di polizia.
Queste ultime sono assai preoccupate di una concessione troppo generosa dello status di ministro di culto che farebbe rientrare tutti gli Imam conosciuti in quella sorta di immunità penale prevista dall’articolo 200 del codice di procedura penale per garantire il cosiddetto segreto di ufficio o segreto confessionale. Cosa significa? Gli imam riconosciuti come ministri di culto a quel punto potrebbero opporre all’autorità giudiziaria e investigativa il segreto anche su fatti gravi e criminali appresi dalle confidenze di un loro fedele. Di più: dovrebbero opporre quel segreto, perché la legge italiana protegge nello stesso codice all’articolo 622 quei fedeli che fanno le confidenze ai loro ministri di culto, perseguendo le rivelazioni da questi fatti sui contenuti di quei colloqui privati.Tradotto in pratica: nella loro funzione molti Imam dell’Ucoii hanno libero accesso alle carceri italiane per seguire i detenuti di fede musulmana, esattamente come accade ai sacerdoti con i detenuti cattolici.
0 commenti:
Posta un commento