giovedì 5 giugno 2025

Il ddl sicurezza e le opposizioni

Questa foto raffigura la protesta inscenata oggi dalle "opposizioni" parlamentari rispetto all'agire del governo Meloni, accusato di utilizzare i decreti legge e le questioni di fiducia per scavalcare il Parlamento, cosa ancora più riprovevole in presenza di un provvedimento che introduce nell'ordinamento nuove fattispecie di reato. Non farebbe una piega, se non fosse che praticamente tutti questi strenui rappresentanti del popolo italiano, che qui potete vedere fieramente incrociare le gambe, votarono fra il 2021 e il 2022 qualcosa come 55 questioni di fiducia al banchiere Mario Draghi, accettarono supinamente e in silenzio le varie tagliole e le ghigliottine che a quel tempo erano prassi, ratificarono i suoi provvedimenti oscenamente discriminatori in quattro e quattr'otto senza lasciare spazio ai nostri emendamenti, approvarono la riforma Cartabia in mezza giornata ad agosto spegnendoci i microfoni, tacquero quando pacifici manifestanti seduti a terra come loro venivano spostati con gli idranti, abbassarono lo sguardo mentre io e pochi altri denunciavamo con fervore gli abusi sistematici che subivamo provando a fare opposizione, e decretarono di fatto la capitolazione anche dell'ultima parvenza di democraticità di quelle istituzioni.


E io glielo dissi più volte in aula, che ciò che loro stavano facendo avrebbe legittimato quelli dopo a proseguire allo stesso modo. Eppure non fecero una piega e non si posero mai il problema. Per questo, nel vederli stamattina recitare con scarsa convinzione ed efficacia il ruolo di redivivi difensori della democrazia parlamentare, dopo essere stati loro stessi per primi a squalificare le istituzioni delle quali facevano e fanno parte, provo da una parte amarezza per il baratro verso cui il nostro Paese continua a scivolare, ma dall'altra estremo sollievo personale nel non fare più parte di questo circo.





Francesco Forciniti

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