L'altro giorno ho scritto un post che qualcuno ha interpretato come un piccolo manifesto astensionista e che in realtà non era nient'altro che una semplice analisi di una realtà che mi sembra evidente: per far ritornare alle urne un buon numero di potenziali votanti non sdraiati sulle categorie politiche imposte dal main stream bisogna riprendere in mano il discorso legato alla stagione draghiana. Quel post ha avuto un riscontro enorme e il motivo è piuttosto banale: ha riportato alla luce un rimosso. In quei due anni abbiamo visto infatti stringersi in un abbraccio scellerato establishment tecnocratico, partitico, finanziario, sindacale ( la foto con pacche sulla spalla tra Landini e Draghi ne è stata rappresentazione plastica) giornali, televisioni, appellisti, intellettuali di sinistra e di destra (tranne rare per quanto illustri eccezioni) show business, vertici accademici e perfino una (presunta) sinistra chiamamiamola radicale (Rifondazione, Acerbo, Potere al Popolo, quella roba lì). Insomma un vero e proprio Sistema - la società dello spettacolo nella sua massima espressione totalitaria - che si è stretto intorno a opportunismi politici, dogmatismi ideologici, interessi di segno opposto ma coincidenti. Un abbraccio che ha prodotto tra le altre cose:
- uno spostamento di risorse economiche mai visto dal settore pubblico a quello privato (leggi: fiumi di denaro sottratti alle casse pubbliche e finiti in quelle di Pfizer e co).
- una violenta esclusione dal lavoro e dalla vita sociale di milioni di persone che non si sono piegate a un ricatto di natura biopolitica basato su presupposti palesemente mendaci, truffaldini, falsi al cento per cento;
- una frattura sociale che ha distrutto legami familiari e affettivi, molti dei quali non si sono mai più ricuciti
- una campagna d'odio che ha scatenato una persecuzione in stile apartheid di una minoranza di persone a cui è stata tolta ogni dignità civile (il cui grado di violenza hanno potuto cogliere solo coloro che l'hanno vissuta).
- una perdita totale e irreversibile di fiducia nelle istituzioni e nel processo democratico da parte di chi ha subìto quella assurda persecuzione politica.
Solo per dirne qualcuna (c'è molto, molto altro). Ora, quello che farei io se volessi riportare a uno straccio di partecipazione democratica le persone che hanno sofferto quello scempio non è certamente liquidare quella stagione come un piccolo incidente di percorso dovuto a una contingenza. O magari derubricarla a evento minore, di natura tutto sommato impolitica, sottolineando che il processo era già in atto da tempo ma contraddicendosi subito dopo sostenendo che in realtà le istituzioni, i corpi intermedi, il processo democratico sono in fondo ancora sani e non completamente inghiottiti dai vari vincoli esterni, invitando più o meno simpaticamente (meno) a smettere di frignare e andare a votare sti cinque quesiti (che fondamentalmente servono a rilanciare carriere di gentaglia come Landini e ricostruire una verginità a partitacci in crisi, roba perlopiù basata su technicalities abbastanza incomprensibili ai più e di dubbia efficacia pratica). Insomma, ci dicono convinti, questi pasdaran del quesito landiniano: muovete il culo brutti inutili narcisisti piagnoni che non siete altro che ora sì che la metteremo in quel posto ai padroni. Ma si, certo, come no! Io se avessi un po' di visibilità e influenza e volessi convincere le persone a cercare di ritrovare un po' di fiducia negli istituti-istituzioni democratici gli direi: la stagione draghiana è stata un errore madornale, non permetteremo mai più che un regime tecno-autoritario, senza opposizione politica, con le conferenze stampa applaudite dal cento per cento dei giornalisti, ostaggio di vincoli ed interessi finanziari come quello draghista possa sospendere dal lavoro qualcuno o costringerlo a iniettarsi un farmaco di dubbissima efficacia e utilità comprato a carissimo prezzo da una chiacchierata multinazionale contro la sua volontà, pena la perdita del sostentamento. Noi intellettuali, sindacati, partiti, media più o meno indipendenti, più o meno anti sistema, influencer di sinistra-sinsitra, Ottoliner, Lipperiner eccetera eccetera faremo pressione per riassorbire quella crisi di credibilità delle istituzioni e ci Impegnaremo senza ambiguità affinché mai più il patto sociale alla base della convivenza civile venga sfasciato in quel modo. Senza questo passo, gran parte di quell'elettorato (prezioso se non necessario per pensare di ribaltare qualunque genere di rapporti di forza) non si recupera più. E ricordiamo un'ultima cosa, anch'essa banale: la politica non si fa su fb (se non quando si era costretti in casa con autocertificazioni e lasciapassari digitali) e non si fa nemmeno rispondendo sissignore! nelle urne alle giravolte pirandelliane di partiti e personaggi in cerca d'autore. Si fa con iniziative vere, con slanci ideali, appassionati, coraggiosi. Io nel mio piccolo ho cofondato una rivista controculturale che con tutta probabilità mi porterà alla rovina economica. Per me questa è la forma più alta di politica che è possibile fare oggi. Il resto ci è stato tolto da quelle facce da cazzo che ieri erano in piazza per Gaza col cappelletto pro referendum.
Vanni Trentalance
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