martedì 6 novembre 2012

Punti di vista

Prima questo post di Nessie.


Nel mio precedente post Italia 2013. Così è andata a finire – del quale questo breve scritto rappresenta una necessaria integrazione – non ho chiarito che un altro elemento d’importanza non trascurabile, destinato a pesare sugli esiti delle prossime politiche, è la dissoluzione del pdl. Com'è facile immaginare, il processo dissolutivo del pdl continuerà imperterrito nei prossimi mesi, generando nuove formazioni politiche di ridotto quoziente elettorale, rispetto a fi e pdl, e favorirà in primo luogo l’ascesa del pd. Affinché il cosiddetto centro-destra possa ricomporsi in altra forma, e sperare di riacquisire i consensi perduti, saranno necessari tempi lunghi. Nel caso in cui le elezioni di fine legislatura si terranno regolarmente, durante la primavera del 2013, è facile prevedere che il suddetto schieramento non avrà tempo sufficiente per completare la riorganizzazione. Anche per tale motivo il vincitore della competizione elettorale truccata non potrà che essere il pd, il quale è in grado di offrire le migliori garanzie di subalternità ai poteri finanziari esterni che hanno occupato l’Italia. Ridimensionando Vendola, pur senza rinunciarvi (privandosi del suo apporto diretto di voti), e trasponendo su un piano nazionale l’inciucio realizzato in Sicilia con l’udc, la coalizione del pd non dovrebbe avere alcun problema a ottenere la maggioranza relativa dei voti espressi, nonostante la presenza di Grillo. Se invece il pd butterà a mare definitivamente Vendola per imbarcare Casini, scatterà, a sinistra, la trappola del “voto utile”, e il SEL ne uscirà ridotto ai minimi termini. Tornando al travaglio del pdl morente, al presente osserviamo un Berlusconi, ridotto a elemento di disturbo, che vorrebbe liquidare anzitempo l’esecutivo Monti (come ultima trovata per risalire la china in termini di popolarità) e il suo figlioccio Alfano, sostenitore di Monti, che si mostra pubblicamente in disaccordo. In questo periodo Berlusconi sta tentando varie strade, dicendo tutto e il contrario di tutto, se necessario: qualche tempo fa avrebbe voluto “arruolare” Monti nel centro-destra, adesso ne contesta le politiche e ne auspica il superamento. Le sparate di Berlusconi sono un indicatore della crisi profonda (e forse irreversibile) che ha investito il pdl. Le primarie previste sia per il pd sia per il pdl – se veramente si faranno e se il pdl non si disgregherà definitivamente – avranno soltanto una funzione propagandistica, consentendo ai cartelli elettorali di millantare partecipazione popolare e democrazia, di fare campagna elettorale ad effetto, di recuperare voti contenendo Grillo e l’astensionismo, ma non cambieranno, nella sostanza, la situazione.

Un altro importante elemento da chiarire è che i poteri esterni che hanno occupato l’Italia, garantendosi per prima cosa la totale subalternità di tutta la politica liberaldemocratica (e dei media, dei sindacati, di numerose lobby locali), potranno imporre, nel caso si prospetti una situazione imprevista e sgradita, il rinvio delle elezioni di fine legislatura (forse di un intero anno), rinviando al futuro, se necessario, anche le successive elezioni del presidente della repubblica, che dovrà essere nominato da un nuovo parlamento, e non dal vecchio del quale sarà prolungata artificialmente la vita. Ciò potrà concretarsi previo “bombardamento” del paese con lo spread, il rating e il debito pubblico, così come Monti è entrato trionfalmente, accompagnato dai carri armati (di produzione tedesca) dello spread. Ci penseranno Mercati & Investitori a impostare l’operazione, come hanno fatto finora, per imporre a una popolazione passivizzata e impaurita il rinvio delle politiche. In tal caso, si comprenderà come mai prima che la costituzione formale pesa quanto un rotolo di carta igienica, e che la costituzione materiale, che è quella che conta e prevale su tutto, per l’Italia si decide altrove contro la stessa volontà popolare. Le alternative potranno essere un prolungamento della vita dell’attuale esecutivo Monti (la continuità più assoluta o un possibile, piccolo “rimpasto” propagandistico), un Monti-bis con qualche diretto coinvolgimento politico (il Monti dopo Monti del viscido Cascini), oppure un nuovo governo, non eletto, guidato da un altro Quisling e favoreggiato dal solito Napolitano.

Se le politiche di fine legislatura del 2013 si faranno nei termini previsti, si eleggerà regolarmente un nuovo parlamento dominato, con buona probabilità, dalla coalizione proeuro e filoliberista guidata dal pd. In tale caso si porrà il problema di “addomesticare”, o alternativamente di “neutralizzare”, la pur numerosa rappresentanza parlamentare di M5S. Giunti a quel punto, un M5S impossibilitato a vincere conquistando la maggioranza assoluta dei seggi, ma utile per ridurre le percentuali di astensione dal voto (mantenendole sotto il 50% a livello nazionale) e per rilegittimare il sistema liberaldemocratico, potrà diventare un problema per il pd vittorioso e i poteri finanziari esterni ai quali questo riporta. Per tale motivo, prevenendo intoppi all’applicazione integrale del programma politico-strategico impostato per l’Italia dall’eurotower, dal FMI e dall’unione europide, il sistema si attiverà per “fagocitare” i parlamentari M5S, per cercare di spaccare i gruppi parlamentari di Grillo e Casaleggio, o per demolirne la credibilità agli occhi di un’“opinione pubblica” sempre più allo sbando e rassegnata. Ciò che conterà sarà la “trasformazione” del paese in senso euromontiano, che non dovrà interrompersi in nessun caso. Si mobiliterà contro M5S l’intero apparato ideologico-massmediatico e accademico. I grandi opinionisti dei giornali, i politologi televisivi ed altre figure della manipolazione e della disinformazione faranno la loro parte fino in fondo. Le rappresentanze parlamentari di M5S presenti nel nuovo parlamento, in buona parte prive di esperienza, imprigionate in un ambiente ostile e insidioso, assediate da mille tentazioni, non reggeranno a lungo e potranno cadere come birilli sotto i colpi del sistema, o finire irrimediabilmente invischiate nelle sue trappole. Nonostante qualche abboccamento con il declinante Di Pietro, contestato nella stessa Italia dei Valori, è persino inutile precisare che M5S non avrà alleati nel futuro parlamento e dovrà procedere – nell’impostare le politiche d’opposizione ai governi eurotower che faranno perno sul pd – da solo, in quello splendido isolamento che fino a quel punto avrà contribuito alla sua fortuna.

Più in generale, per quanto riguarda il momento elettorale liberaldemocratico, è bene ricordare che la regolarità formale delle elezioni – rispetto della legge elettorale in vigore, assenza di brogli, svolgimento corretto degli scrutini, attribuzione corretta dei seggi e dei premi di maggioranza – non assicura una vera rappresentatività agli interessi della popolazione e non definisce un quadro in cui concretamente si esprime la volontà popolare. Se così fosse, in paesi come la Grecia, chiamati alle urne per decidere sul loro futuro e sull’uscita dall’unione europide monetaria, dopo aver subito un governo imposto dall’esterno, la competizione l’avrebbero vinta forze antieuropeiste e antieuro, sgradite ai potentati esterni, e non i locali collaborazionisti delle Aristocrazie eurofinanziarie, come invece è accaduto. Manipolando la legge elettorale, se del caso, o semplicemente spostando i confini delle circoscrizioni elettorali, in (liberal)democrazia si può predeterminare il vincitore della contesa, “bypassando” così la volontà popolare e calpestando gli interessi di un popolo che si continua a definire (ironicamente) sovrano. All'origine di questo imbroglio c’è la manipolazione culturale e antropologica delle masse, che procede spedita da un buon ventennio. Imposizione di tabù a vantaggio della classe dominante (Global class, Aristocrazie finanziarie, Investitori), diffusione della paura legata ad aspetti economici, monetari e finanziari, ed impossibilità di immaginare alternative chiare e applicabili al sistema, hanno reso possibile il grande imbroglio liberaldemocratico, miglior sistema possibile anche quando – come accade oggi e accadrà nel 2013 – è utilizzato come un’arma contro i popoli europei. In tale situazione, destinata a perdurare, si spegneranno progressivamente i sogni (e le velleità) di poter “riformare” il sistema con robuste dosi di democrazia diretta, e quelli, ancor più arditi e insensati, della trasformazione incruenta dell’unione europide in un’unione democratica e consensuale di popoli sovrani. L’accettazione passiva delle regole di una liberaldemocrazia degenerativa – nella sua trasformazione in dittatura indiretta globalista, con o senza l’imposizione sine die di “governi tecnici” non eletti – è l’obiettivo, in Europa e in occidente, della classe dominante globale. La popolazione non deve reagire alle azioni di governi “maledetti” come quello di Monti, insediati a suo danno, ma, anzi, in forza di paura e rassegnazione deve assicurare al nemico un suo seppur parziale e relativo consenso, elettorale e sondaggistico. I popoli diventano branchi di lemmings che corrono verso la morte senza ribellarsi. Questo “target” è stato conseguito, in assenza di rivolte generalizzate e pericolose destabilizzazioni interne, sia in Grecia sia in Italia – Samaras dopo Papademos, nel 2012, Monti o Bersani o altro nominativo “affidabile” dopo Monti, nel 2013 – con un’opzione futura per la Spagna, che attende l’arrivo di un “Monti spagnolo”. Dietro lo schermo di un’Europa unita e di un euro irrinunciabile, gli scopi concreti che i dominanti perseguono sono i seguenti: la distruzione completa della sovranità degli stati assoggettati, per averli alla loro mercé, l’imposizione di un’autorità sopranazionale permanente (da loro nominata) che ne controlli i bilanci e la spesa pubblica, l’imposizione di memorandum-capestro per un finto salvataggio economico e finanziario.

Infine, nel mio Italia 2013. Così è andata a finire ho trascurato il peso delle schede bianche e nulle che molti, il prossimo anno, deporranno nell’urna delle politiche. Me l'ha fatto notare un mio corrispondente, il quale afferma, forte dei suoi calcoli, che considerando anche le bianche e nulle nelle recenti elezioni amministrative siciliane – quale significativo test – la percentuale di chi ha espresso un voto valido e ha scelto effettivamente una lista si riduce ad un misero 41/ 42%. Pur essendo corretta l’osservazione del mio corrispondente (mi fido dei suoi calcoli), non posso che rilevare su un piano qualitativo, di là degli aspetti puramente “contabili” del voto, che le bianche e le nulle (anche se raggiungeranno nelle prossime politiche percentuali rilevanti) segnano in primo luogo e qualunque sia il loro contenuto – insulti, parolacce, invettive, bestemmie – la partecipazione al rito del voto liberaldemocratico, contribuendo, perciò, alla legittimazione del sistema di potere vigente. Una precisazione a questo punto è doverosa. Quanto alle intenzioni di chi va alle urne, non mi azzardo a mettere nello stesso calderone, in modo rinocerontico, il voto a M5S e le schede bianche e nulle. Chi voterà per Grillo, Casaleggio e M5S lo farà perché crede, in buona fede nella grande maggioranza dei casi, di poter “cambiare il sistema dall’interno”, accettando e sostanzialmente rispettando le regole imposte. E’ un grave errore di prospettiva, per come la vedo io, poiché il sistema è irriformabile, utilizza cinicamente la partecipazione popolare per i suoi scopi di sopravvivenza e riproduzione, senza garantire alcuna effettiva rappresentanza a milioni di elettori, ed inoltre sottostà interamente a politiche economiche e monetarie decise altrove. C’è comunque un aspetto positivo: la consapevolezza, in coloro che votano e voteranno M5S per “cambiare le cose stando all’interno”, mantenendo l’impianto liberaldemocratico e le rappresentanze parlamentari, che il sistema, così com’è oggi, è un nemico e affossa qualsiasi speranza di un futuro dignitoso per la popolazione. Ci sono e ci saranno, naturalmente, quelli che hanno dato e daranno il voto a M5S per generica protesta e per puro disgusto nei confronti del “sistema dei partiti”, attraversato da una corruzione endemica e sminuito nella sua autorevolezza. Questi ultimi hanno motivazioni (in parte) simili a quelle di coloro che annullano la scheda o la lasciano in bianco, anche se operano a differenza dei secondi, almeno in apparenza, una scelta precisa e votano per una lista determinata. Ciò che accomuna tutti questi soggetti è però l’effetto del loro agire, perché oggettivamente garantiscono la partecipazione al rito e di conseguenza la legittimazione sistemica. Dal canto suo, l’astensionismo rappresenta, come si può comprendere facilmente, un fenomeno peculiare, a sé stante, che produce sul sistema di potere politico vigente effetti diversi dal voto a M5S o dal voto nullo. L’astensionismo cosciente per scelta deliberata (non quello minimo fisiologico, che si manifesta con percentuali ridotte) mostra l’estraneità al sistema di chi lo pratica, radicalizza la critica e rappresenta una potenziale riserva di consenso per una vera forza alternativa extrasistemica, non disposta a giocare la partita (e ad affrontare la lotta) soggiacendo alle regole truffaldine della liberaldemocrazia parlamentare. Quanto precede – credetemi – senza alcuna animosità nei confronti di M5S, dei suoi candidati, dei suoi sostenitori e dei suoi militanti. I militanti di M5S dovrebbero cominciare a riflettere seriamente su ciò che accadrà domani, quando i loro rappresentanti entreranno in un parlamento dominato dalla coalizione del pd euromontiana e filoliberista, un parlamento in gran parte non rappresentativo degli interessi vitali del popolo italiano (nonostante il voto). Costoro dovranno seriamente considerare la necessità, nel corso del prossimo anno, di staccarsi dallo schermo del computer, di rinunciare alla velleità “riformista stando all’interno” e di portare la lotta sulle piazze, se necessario in modo cruento. Pena l’assimilazione o l’estinzione. Avranno la determinazione e la forza per poterlo fare? Finisco qui la mia (facile) profezia politica a breve scadenza, avvertendo che soltanto eventi gravi e imponderabili capitati fra capo e collo – guerra per il controllo della Siria, guerra con l’Iran, incidenti nucleari catastrofici che coinvolgono il paese, tonfo improvviso dell’euro, spinte secessioniste interne –potranno cambiare radicalmente la situazione nei prossimi mesi.

3 commenti:

Nessie ha detto...

Grazie del link. Vedo che anche il post che hai messo sotto, Eugenio Orso la pensa al mio stesso modo: saranno i mercati finanziari a essere i registi e gli attori di tutto questo ambaradan.
Avevi pubblicato anche la prima parte di questo lungo articolo?

Eleonora ha detto...

Il link alla prima parte sta sulla prima riga del post appena sotto al titolo, comunque, ecco qui: http://pauperclass.myblog.it/archive/2012/10/31/italia-2013-cosi-e-andata-a-finire-di-eugenio-orso.html

una tristezza e uno schifo infinito. Giustamente come dicevi tu nel tuo post, il governo tecnico è riuscito a mettere tutti contro tutti... e tra un pò tocca alla popolazione essere tutti contro tutti. Saremo un mare di zombie pronti a mangiarsi l'un con l'altro.

Nessie ha detto...

E' evidente che i banchieri vogliono dirigere la musica politica in prima persona e non hanno più bisogno della "casta" che strapagavano (e per ora strapagano). Prima ci hanno fatto litigare tra polli di dx e polli di sx. Ora sparendo le denominazioni, dato che siamo tutti più trombati e più impoveriti, cercano la disgregazione per la disgregazione e come dici tu, "saremo un mare di zombie, pronti a mangiarsi l'un l'altro". Altro che il pacificatore Mortimer!