L'apertura della porta santa nel carcere di Rebibbia da parte del Papa è stato un ottimo pretesto per i progressisti non particolarmente attratti dalla giornata di Santo Stefano di ricordare che le carceri devono essere svuotate e che la responsabilità dei suicidi è mia. Dove "mia" sta per "cittadino onesto che vive fuori dal carcere e si deve vergognare se un reo decide di togliersi la vita". Una sorta di manipolazione mentale per far sentire in colpa coloro i quali osano non delinquere e quindi non provare sulla propria pelle la difficile vita carceraria. Del resto sono dinamiche note e già viste quando si accusano i "novax", coloro che si oppongono all'invio di armi, quelli che ricordano che un auto elettrica è al di là della propria portata economica. Dinamiche stantie. Premesso che le problematiche legate al mondo della vita penitenziaria sono certamente rangibili e degne di disquisizione, esse rappresentano la descrizione perfetta della teoria dei due mondi non conciliabili. Da un lato il mondo reale, pragmatico, equilibrato. Dall'altro quello ideologico, nichilista, bugiardo. Nel primo mondo si costruiscono più istituti penitenziari o si adibiscono a prigioni edifici già esistenti dotandoli di tutte le caratteristiche che possano non ledere la dignità dei presenti, nel secondo si rilasciano i criminali umiliando le vittime dei reati e le loro famiglie. Nel primo mondo si deportano i clandestini i cuo reati incidono in modo fuori controllo sul totale dei crimini e, di conseguenza, sulla popolazione carceraria; nel secondo mondo si organizzano fiaccolata commemorative del malvivente straniero. Nel primo mondo si chiede che vengano aumemtati gli stipendi degli agenti lasciati soli a fronteggiare il caos dietro le mura, nel secondo mondo si sputa sulle forze dell'ordine rappresentate come sunto del fascismo che deve essere combattuto dai moderni partigiani di circostanza. Nel primo mondo si pretende vengano annullate tutte quelle procedure come la "buona condotta" che sgretolano il significato ipotetico di giustizia martoriando corpo e memoria dell'individuo onesto preda della ferocia dei mostri, nel secondo mondo il magistrato tende la mano a quei mostri, rendendo loro facile la solidificazione del concetto di impunità e utilizzando gli stessi, nella fattispecie di "colpevole straniero" a scopi politici. Questa è a tutti gli effetti una guerra interna di in Paese che non solo dovrà restare lacerato, ma dovrà fare della sua lacerazione un eterno insegnamento fra bene e male, fra verità e corruzione della coscienza.
Giovy Novaro
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