E’ con animo contrito e affranto che il segretario di Magistratura Democratica dà il triste annuncio delle dimissioni presentate dalla giudice Iolanda Apostolico. Colei che assurse agli onori della cronaca per la non convalida dei decreti di espulsione e fu l’apripista per le successive disapplicazioni alle normative governative tese a frenare l’immigrazione incontrollata. Indimenticabili rimarranno i suoi inneggiamenti barricadieri sui social in favore delle ONG e per i porti aperti a tutti, gli improperi contro il governo e le petizioni contro Salvini. Ma ancor più indimenticabile ci rimarrà impresso il video che la ritraeva in prima fila a manifestare insieme agli scatenati centri sociali dell’estrema sinistra che, con la bava alla bocca, urlavano “assassini” e “animali” contro le forze dell’ordine. E come non citare la sua laconica ma incredibile giustificazione: «Ero presente a quella manifestazione, ponendomi tra le forze dell’ordine e i manifestanti… per evitare scontri». Insomma, faceva ordine pubblico nell’ordine pubblico. «Queste dimissioni turbano l’intera magistratura», commenta sconsolato il segretario della corrente di sinistra della magistratura.
Secondo il suo dotto avviso è sbagliato che un magistrato sia «esposto alle critiche anche per ordinarie scelte di vita piuttosto che per la qualità dei suoi argomenti giuridici». Ritengo fin troppo banale pretendere che un giudice sia e appaia imparziale e mantenga riservate le sue “scelte di vita”. Ritengo addirittura schizofrenico che prima si protesti pubblicamente contro una norma emanata dal parlamento o dal governo e poi si sentenzi su quella norma disapplicandola. A quel punto non si è più credibili, qualunque siano gli “argomenti giuridici” addotti. Non lo si è anche se paradossalmente si avesse ragione. Chiunque dotato di buon senso, qualunque sia l'ideologia politica che segue, dovrebbe capirlo! Per il segretario è anche sbagliato «vedere la vita privata investigata ed esposta al pubblico giudizio». Ma se un magistrato la sua vita privata la sbandiera ai quattro venti e non si fa remora alcuna di rendere noto a tutti le sue radicate convinzioni politiche, capaci di condizionare le valutazioni giuridiche, è fin troppo inevitabile che susciti critiche e perplessità. O si pensa che la veste di magistrato ammanti di aura divina chi la indossa? E’ infine sbagliato, a suo dire, che la loro vita privata sia «esposta ad attacchi che generano effetti intimidatori». Si sentono quindi intimiditi. Ma, di grazia, cosa temono essendo gli unici funzionari dello Stato che non pagano mai di tasca propria per gli errori che commettono? E di errori ne commettono un’infinità, costringendo ogni anno lo Stato (e cioè noi cittadini) a sborsare risarcimenti di circa 30 milioni di euro. O sono forse intimiditi dalle conseguenze disciplinari? Non mi pare visto che si autogiudicano, autoassolvendosi, spesso e volentieri, da ogni peccato. Io invece penso che l’unica cosa di cui ognuno di noi dovrebbe essere intimidito è la sfiducia sempre più crescente nella giustizia. Perché un popolo che non crede più nella legge è un popolo allo sbando. Per cui, con buona pace del segretario e di tutta la magistratura democratica, ritengo che le dimissioni della Apostolico siano forse il provvedimento giuridico più giusto che quel magistrato abbia mai preso in tutta la sua carriera.
Salvino Paterno’
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