venerdì 25 settembre 2020

Decreti immigrazione

Nove articoli, disposizioni urgenti in materia di immigrazione, protezione internazionale e complementare, nonché in materia di diritto penale. Il testo del nuovo decreto legge che modifica i decreti sicurezza di Matteo Salvini è a Palazzo Chigi da un mese. La ministra dell’Interno Luciana Lamorgese lo ha trasmesso dopo aver ottenuto le firme di tutti i capidelegazione delle forze di maggioranza. Un lavoro certosino, di cesello, che ha ottenuto anche il sì del Movimento Cinque stelle e che adesso attende solo di essere portato in Consiglio dei ministri per l’approvazione. Nove articoli, dunque, che vanno ben oltre le modifiche che erano state richieste, ormai più di un anno fa, dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella al momento della promulgazione del secondo decreto fortemente emendato dal Parlamento con quelle maximulte per le navi umanitarie che fossero entrate in acque italiane senza il permesso.


Multe che ora il nuovo decreto riporta alla cifra iniziale, da 10 a 50.000 euro, ma che difficilmente verranno mai applicate perché – èsubito chiarito –  il divieto di transito e sosta nelle acque territoriali non può essere applicato "nell’ipotesi di operazioni di soccorso immediatamente comunicate al centro di coordinamento competente per il soccorso marittimo e allo Stato di bandiera ed effettuate nel rispetto delle indicazioni della competente autorità per la ricerca e soccorso in mare".


All’articolo 19, comma 1 l’esplicitazione del principio fondamentale previsto dal diritto internazionale e che stride molto con i recuperi in mare di migranti da parte della guardia costiera libica che l’Italia assiste e sostiene. Si legge: "Non sono ammessi il respingimento o l’espulsione o l’estradizione di una persona verso uno Stato qualora esistano fondati motivi di ritenere che essa rischi di essere sottoposta a tortura o a trattamenti inumani o degradanti. Nella valutazione di tali motivi si tiene conto anche dell’esistenza, in tale Stato, di violazioni sistematiche e gravi di diritti umani".


Fortemente ampliata, come annunciato, la casistica dei nuovi permessi di soggiorno. Non è un ritorno, tout court alla protezione umanitaria, ma viene assicurata la protezione speciale a tutte le categorie vulnerabili e la conversione in permessi di lavoro di molte tipologie di permessi di soggiorno.


E ancora, l’articolo 5 bis ripristina il diritto all’iscrizione all’anagrafe dei richiedenti asilo a cui viene rilasciata una carta d’identità di validità limitata al territorio nazionale e della durata di tre anni. Dimezzato il periodo di trattenimento nei centri per il rimpatrio dei migranti in attesa di essere rimandati nel Paese d’origine, da 180 a 90 giorni "prorogabili per altri 30 qualora lo straniero sia cittadino di un Paese con cui l’Italia abbia sottoscritto accordi in materia di rimpatri".


L’articolo 4 del nuovo decreto è quello che riforma integralmente il sistema di accoglienza ora chiamato "Sistema di accoglienza e integrazione". ritornando al sistema diffuso e ripristinando una serie di servizi anche per i richiedenti asilo a cui Salvini aveva sostanzialmente tolto ogni diritto. Nei centri "sono erogati, anche con modalita’ di organizzazione su base territoriale, oltre alle prestazioni di accoglienza materiale, l’assistenza sanitaria, l’assistenza sociale e psicologica, la mediazione linguistico-culturale, la somministrazione di corsi di lingua italiana e i servizi di orientamento legale e al territorio". Ai titolari di protezione internazionale, ai minori non accompagnati e ai titolari di protezione speciale vengono poi forniti "l’orientamento al lavoro e la formazione professionale".

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