Dalla bacheca di Salvino Paternò
sabato 22 febbraio 2020
Schiavisti autorizzati
La sentenza della cassazione sull’intrepida Rackete.
La sentenza della Cassazione sull’intrepida Carola Rackete mette definitivamente la parola “fine” su qualsiasi politica volta a contenere e regolare i flussi dell’immigrazione clandestina. Da questo momento in poi, all’arrivo di frotte di immigrati irregolari desiderosi di approdare sul suolo italico, l’unica scelta possibile è quella di farli sbarcare immediatamente, senza alcun tentennamento. Qualsiasi altra decisione politica è da ritenersi criminale. Guai, quindi, ad interporre sul loro cammino motovedette delle forze dell’ordine e tantomeno navi della marina militare. Non è rilevante, infatti, che si tratti o meno di navi da guerra. Qualunque naviglio che impedisca l’ingresso delle ONG potrà essere allegramente speronato. E semmai le motovedette coleranno a picco o l’equipaggio riporterà danni fisici… peggio per loro! Secondo gli ermellini, infatti, la Rackete, nel disattendere il divieto di ingresso emesso dal Governo e nel forzare il blocco, ha agito “nell’adempimento di un dovere”. Tale adempimento esclude la punibilità di qualunque reato. Per capirci, il comportamento della capitana è equiparato al soldato in guerra che, sparando ai nemici, agendo nell’adempimento di un dovere, non può essere incriminato per omicidio. Insomma… salvate il soldato Rackete! E quale era questo dovere impellente a cui la Carola coraggiosamente adempiva? Secondo i giudici era “l'obbligo di prestare soccorso ai naufraghi”. Ed è inutile tentare di distinguere il concetto di “soccorso” con quello di “sbarco”. Per la cassazione non c’è alcuna differenza. Tirando fuori dal cilindro la convenzione di Amburgo, si sentenzia che: “l'obbligo di prestare soccorso non si esaurisce nel sottrarre i naufraghi al mare, ma comporta l'obbligo di sbarcarli in un luogo sicuro”. Altrettanto inutile è sostenere che a bordo della nave i naufraghi non correvano alcun pericolo dato che i minori e i malati erano già stati fatti sbarcare e si era provveduto alla sussistenza degli altri. La suddetta convenzione amburghese afferma che: “il soccorso non può limitarsi alla sola protezione fisica, ma comprende necessariamente il rispetto dei diritti fondamentali”. E come si garantiscono tali diritti? Ovviamente con lo sbarco, che domande! E il decreto sicurezza? Beh, quello è carta straccia. Le norme internazionali, infatti, non possono essere disattese con norme del singolo Stato. E chi se ne frega se il singolo stato in questione è unicamente l’italia che si affaccia sul Mediterraneo… peggio per lei! Se qualcuno di voi, leggendo siffatta sentenza, c’è rimasto male, immaginate quanto ne stia soffrendo il procuratore di Agrigento, dato che era stato lui a fare ricorso in Cassazione alla scarcerazione. Sì, proprio lui, il procuratore mascherato che ha dato l’avvio ai processi contro l’ex ministro dell’interno era lo stesso a sostenere le accuse contro la Rackete. Non penso che a nessuno sorgano dubbi sulla sua ineccepibilità… o no? E, a proposito dell’ex ministro, tale sentenza spiana la strada alla sua condanna, fino ad ora ritenuta risibile. Eh sì, perché se la ONG agisce nell’adempimento del dovere di soccorso, chiunque voglia impedirgli lo sbarco, o solo rallentarlo, è un bieco criminale. Altro che condanna risibile! Sapete qual è l’aspetto veramente risibile in tutto ciò? E’ che tra qualche giorno dovremmo andare a votare al referendum che dimezza il numero di parlamentari. Ma quale dimezzamento! Aboliamolo del tutto sto parlamento e, visto che ci siamo, asfaltiamo anche il governo. Ma mi spiegate a cosa serve il potere legislativo e quello esecutivo? Nel nostro paese c’è già la magistratura che determina ogni aspetto della vita dei cittadini.
Perché pagare lauti stipendi a chi non ha più alcun potere di rappresentarci?Dalla bacheca di Salvino Paternò
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