giovedì 13 febbraio 2020

Elly Schlein e il coming out

Un paio di osservazioni...

No, non è affatto irrilevante, invece. Chi scrive "esticazzi", temo non abbia colto il vero nodo della questione. Ovvio che non ci frega nulla della sua vita privata e sentimentale e che qualunque individuo è libero di fare ciò che vuole. Il punto non è questo. Il punto è che il coming out ha oggi un preciso valore culturale e politico, ma soprattutto sociale. Equivale a una dichiarazione di appartenenza a una categoria di individui differenziata rispetto alla massa e ontologicamente superiore, quindi naturalmente destinata a governare. È come uno status symbol. È un messaggio preciso e diretto ai poteri forti perennemente in ascolto e perennemente alla ricerca di nuovi divulgatori per la "catechesi arcobalenica" (cit.). Credetemi: se lei per prima non lo ritenesse rilevante, avrebbe certamente fatto a meno di rivelarci questo dettaglio, di per sé insignificante. Non è il segno in sé ad avere rilevanza, infatti, ma ciò a cui esso rimanda. Non è il dato fattuale che deve interessarci, ma ciò a cui si vuol alludere con esso nel momento stesso in cui lo si rende palese.

Quella in atto è una "guerra civile globale" tra chi sta sotto e chi sta sopra, dove chi sta sopra cerca di autolegittimarsi moralmente ed epistemologicamente. Nella scala di valori del pensiero unico progressista differenziarsi dall'eterosessualità è ormai diventato un modo per certificare la propria superiorità etica e culturale. Voi pensate davvero che la sfilata di trasgressioni a cui avete assistito a Sanremo avesse come finalità ultima quella di scandalizzarvi? Vi assicuro che l'ultima cosa di cui gli interessa è il vostro giudizio. No, anche in quel caso si bussa a determinate porte esibendo un tesserino. Serve un riconoscimento, altrimenti si resta fuori.

Dalla bacheca di Filippo Nesi

0 commenti: