L’Appennino centrale continua a tremare con effetti devastanti su popolazioni ormai allo stremo. I sismologi sostengono che, quanto accaduto il 24 agosto, il 26 ottobre e dopo la scossa di ieri, faccia supporre che siamo di fronte a tre terremoti distinti, i quali hanno prodotto un susseguirsi di attivazione di faglie e sciame sismico con magnitudo elevata, apertura del terreno e dislocazione del piano di campagna: un “contagio sismico” con un effetto domino molto preoccupante secondo il CNR (Centro Nazionale delle Ricerche). I sismologi spiegano che è l’intero sistema di faglie dell’Appennino che si sta muovendo, vale a dire che Amatrice è “figlia” dell’Aquila e i due ultimi eventi sismici sono “figli” di Amatrice. Di fronte a quello che sta succedendo siamo costretti a gridare forte: la Snam e il Governo Renzi chiudano una volta per tutte la vicenda del supergasdotto lungo l’Appennino. Insistere con un’opera tanto pericolosa, in territori così pesantemente colpiti dalla sequenza di terremoti che dal 1997 ad oggi stanno devastando l’Appennino centrale, è una follia. Queste zone terremotate, le cui popolazioni stanno vivendo ore drammatiche tra crolli e macerie, sono le stesse che dovrebbero essere attraversate dal megagasdotto: Norcia, Visso, Preci, Cascia, Serravalle del Chienti…,sono esattamente alcuni dei Comuni sul cui territorio la Snam insiste nel far passare il metanodotto “Rete Adriatica” di 687 km. E’ impressionante constatare come, sovrapponendo il tracciato del grande gasdotto con la mappa della pericolosità sismica del centro Italia, molti dei Comuni attraversati dalla infrastruttura Snam, sono altrettanti epicentri, o località vicinissime ad essi, dei disastrosi sismi degli ultimissimi anni: quello del 2009 a l’Aquila, quello di due mesi fa ad Amatrice e i due recentissimi terremoti di questi giorni. Ha senso perseverare in una ostinata decisione di imporre una infrastruttura che dovrebbe attraversare tutta la dorsale appenninica così critica sotto il profilo geologico e che sta manifestando, in questi ultimi anni, mesi e giorni, tutta la sua forza distruttrice? Le faglie non hanno ancora smesso di muoversi, dicono i sismologi e, in questo contesto, Sulmona e la Valle Peligna, dove oltre al gasdotto la Snam vuole insediare anche la centrale di compressione, dovrebbero stare tranquille? Gli esperti non si stancano di ricordarci che il nostro problema è la faglia del Morrone, “silente” da oltre 1900 anni, ma che potrebbe attivarsi in ogni momento con un terremoto che potrebbe raggiungere una magnitudo di 6.5. Le rassicurazioni che sistematicamente vengono date, non tranquillizzano affatto i cittadini: il rischio per l’incolumità delle persone esiste data l’elevata sismicità delle zone attraversate e lo ha esplicitato in modo chiaro e inequivocabile la Commissione Ambiente della Camera dei Deputati nella risoluzione unanime del 26 ottobre 2011, con la quale impegnava il Governo alla modifica del tracciato. Non è ammissibile che gli interessi della multinazionale del gas possano prevalere sul diritto dei cittadini a veder tutelata la propria sicurezza e la propria salute. E’ di qualche giorno fa la pubblicazione del decreto che accelera i tempi per le grandi opere e che entrerà in vigore il prossimo 11 novembre. Nessuna opera cosiddetta “strategica”, può essere anteposta alla incolumità delle persone!
I nostri rappresentanti istituzionali ai vari livelli, dietro la spinta del movimento dei cittadini, hanno espresso la loro contrarietà all’opera, ma si sono fermati all’approvazione di meri atti amministrativi, senza mettere in campo nessuna efficace iniziativa nei confronti del Governo. Considerata la forte preoccupazione esistente nella nostra popolazione per quello che potrebbe accadere se l’opera venisse a breve autorizzata, auspichiamo un immediato ed incisivo intervento da parte del Sindaco di Sulmona e degli altri Sindaci del territorio, del Presidente della Provincia, della Regione e dei Parlamentari. ORA E SENZA NESSUN INDUGIO!. Il governatore Luciano D’Alfonso, insieme ai governatori dell’Umbria, delle Marche e del Lazio, chiedano al Presidente del Consiglio Renzi di fermare ogni procedura autorizzativa rispetto al gasdotto e alla centrale e di dare attuazione alla decisione, finora disattesa, del Parlamento italiano attraverso la risoluzione dell’ottobre 2011 e ribadita nel dicembre dello scorso anno: l’attivazione di un tavolo tecnico-istituzionale al fine di individuare una soluzione alternativa, al di fuori della dorsale appenninica.
Sulmona, 31 ottobre 2016
Comitati cittadini per l’ambiente
2 commenti:
PAZZESCO!!! Ma allora questi sono degli assassini stragisti. Hai fatto benissimo a pubblicare questo comunicato, grazie Ele. Lì da voi come sta andando?
Eh, Nessie, te l'ho detto, le Marche dominate dai rossi hanno questi devastanti risultati. Mettici pure che ci sono le trivelle in Adriatico. Proprio di fronte a me. Infatti, pochi giorni fa c'è stata una scossa sul mare tra porto San Giorgio ed Ancona. Qui si susseguono le scosse. La più forte, di 4.8 due notti fa all'una e mezza. Non l'ho sentita. Ma capisci, anche per noi che comunque abbiamo le case in piedi, è logorante. Triste, surreale.
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