giovedì 26 dicembre 2024

Il papa, le carceri e i suicidi

L'apertura della porta santa nel carcere di Rebibbia da parte del Papa è stato un ottimo pretesto per i progressisti non particolarmente attratti dalla giornata di Santo Stefano di ricordare che le carceri devono essere svuotate e che la responsabilità dei suicidi è mia. Dove "mia" sta per "cittadino onesto che vive fuori dal carcere e si deve vergognare se un reo decide di togliersi la vita". Una sorta di manipolazione mentale per far sentire in colpa coloro i quali osano non delinquere e quindi non provare sulla propria pelle la difficile vita carceraria. Del resto sono dinamiche note e già viste quando si accusano i "novax", coloro che si oppongono all'invio di armi, quelli che ricordano che un auto elettrica è al di là della propria portata economica. Dinamiche stantie. Premesso che le problematiche legate al mondo della vita penitenziaria sono certamente rangibili e degne di disquisizione, esse rappresentano la descrizione perfetta della teoria dei due mondi non conciliabili. Da un lato il mondo reale, pragmatico, equilibrato. Dall'altro quello ideologico, nichilista, bugiardo. Nel primo mondo si costruiscono più istituti penitenziari o si adibiscono a prigioni edifici già esistenti dotandoli di tutte le caratteristiche che possano non ledere la dignità dei presenti, nel secondo si rilasciano i criminali umiliando le vittime dei reati e le loro famiglie. Nel primo mondo si deportano i clandestini i cuo reati incidono in modo fuori controllo sul totale dei crimini e, di conseguenza, sulla popolazione carceraria; nel secondo mondo si organizzano fiaccolata commemorative del malvivente straniero. Nel primo mondo si chiede che vengano aumemtati gli stipendi degli agenti lasciati soli a fronteggiare il caos dietro le mura, nel secondo mondo si sputa sulle forze dell'ordine rappresentate come sunto del fascismo che deve essere combattuto dai moderni partigiani di circostanza. Nel primo mondo si pretende vengano annullate tutte quelle procedure come la "buona condotta" che sgretolano il significato ipotetico di giustizia martoriando corpo e memoria dell'individuo onesto preda della ferocia dei mostri, nel secondo mondo il magistrato tende la mano a quei mostri, rendendo loro facile la solidificazione del concetto di impunità e utilizzando gli stessi, nella fattispecie di "colpevole straniero" a scopi politici. Questa è a tutti gli effetti una guerra interna di in Paese che non solo dovrà restare lacerato, ma dovrà fare della sua lacerazione un eterno insegnamento fra bene e male, fra verità e corruzione della coscienza.


Giovy Novaro

domenica 15 dicembre 2024

Le dimissioni di Ruffini

Credo possa essere considerata paradigmatica la vicenda delle dimissioni del Presidente dell'Agenzia delle Entrate, l'Avv. Ernesto Maria Ruffini per capire come la sinistra sia ormai un comitato d'affari oligarchico e classista. Da quello che si è capito il Presidente dell'Agenzia delle Entrate si è dimesso dopo l'arrivo di lettere di protesta di oltre 700mila partite IVA che lamentavano accertamenti persecutori da parte dell'Agenzia.  Il Presidente a quel punto si è dimesso, dopo, credo, una piccola polemica con le forze di governo (ma questo è poco importante, ciò che conta è la rivolta delle partite IVA). Naturalmente non è andato via in silenzio, ha prima sbandierato a mezzo stampa la sua integrità e superirorità morale contro gli evasori e i loro protettori politici.  Ovviamente l'Avv. Ernesto Maria Ruffini ha avuto il plauso di tutte le forze di sinistra. Ci mancherebbe. Ma chiariamo, chi sono queste partite IVA? Sono baristi, free lance, lavoratori de facto dipendenti "a partita IVA"... insomma, gente che s'arrabbatta per campare. Chi è l'Avv. Ernesto Maria Ruffini? E' il figlio del più volte ministro, più volte sottosegretario e più volte parlamentare  Attilio Ruffini. Inoltre è il nipote del Cardinale Ernesto Ruffini. Insomma, uno partito dal basso, con la dura gavetta. Infatti, dopo aver fatto l'avvocato prima nello studio La Loggia (ex Ministro di Forza Italia) e di Fantozzi (anche egli ministro nonché principe dei tributaristi italiani) parte a 40 anni nella sua carriera nella PA. Un florilegio di poltrone da Presidente e da Amministratore Delegato in tutti gli enti (generalmente SPA a controllo pubblico) dove è entrato.


Questo è l'Integerrimo a dito alzato che dall'alto della sua superiorità morale azzanna gli evasori con partita IVA che fatturano 1200 euro al mese. Capite chi difende la sinistra? Ma non è solo il classismo e il disprezzo verso chi lavora arrabbattandosi per campare mese su mese, ciò che da fastidio è che queste teste pensanti (sic) non hanno ancora colto un punto: il sistema tributario italiano è totalmente da riformare perchè vessatorio e iniquo. Mi spiego meglio: digitalizzazione, IA, automazione delle catene produttive hanno completamente distrutto il lavoro. Per dirla con Marx, il capitale ha completamente sussunto il lavoro. Lo ha divorato. Un ultra privilegiato con il culo al caldo come l'Avv. Ruffini non può passare come l'integerrimo mentre il povero cristo che si arrabbatta per campare perchè vittima del più incredibile fenomeno economico (la sussunzione del lavoro da parte del capitale) della storia appare come un delinquente da perseguitare. E lo difende una sinistra di imbecilli. Di idioti. Di cretini ignoranti. Continuate pure a bere gli schampagnini dalle terrazze di Piazza Navona credendo di essere degli eroi mentre sono solo degli stronzi.  Presto o tardi quei 700mila che hanno scritto le lettere contro il Patrizio Ruffini vi ribalteranno e siete talmente ignoranti che sarete convinti di essere nel giusto e nel bene mentre vi mettono il cappio.


Giuseppe Masala 

martedì 10 dicembre 2024

L’annullamento delle multe ai non vaccinati

In larga misura - va detto - grazie alla Lega, nel decreto “Milleproroghe” in fase di approvazione è stato inserito un emendamento che annulla le multe a coloro che avevano rifiutato di fare da cavie ai cosiddetti vaccini anti-Covid (succintamente bollati da cretini e servi come “no-vax”). Non solo: è previsto anche il rimborso per chi avesse eventualmente già pagato la multa – peccato non essere tra loro, perché credo di averla buttata direttamente nella spazzatura senza neanche aprire la busta, certo che in ogni caso il ministero della Sanità non mi avesse spedito un assegno. Irritazione e sdegno a sinistra: per il PD, sempre attento alle cose che importano davvero alla gente, si tratta di “un preoccupante segnale del ritorno del fascismo omofobo e del razzismo”, ribadendo la necessità dello ius soli per africani, arabi e pakistani; gli ecologisti chiedono che la multa sia immediatamente trasformata in una tassa e nell'obbligo di elettrificare specchi, mucche e rubinetti per proteggerci dal cambiamento climatico; le femministe, dopo aver riaffermato che solo le donne possono decidere del proprio corpo a meno che a decidere non siano i produttori di farmaci o gli islamici, lamentano le implicazioni patriarcali del provvedimento; costernazione dell'Ordine dei medici (“Ma senza i premi per le vaccinazioni, come facciamo ad andare a sciare questo inverno?”) e degli infermieri (“Decisione ingiusta dopo le ore passate a provare le coreografie per Jerusalema”). Intanto da una pensione economica di Bruxelles Draghi sibila: “Prima mi hanno fatto fare il mio solito sporco lavoro da sicario con il ricatto vaccinale, poi come ringraziamento mi hanno trombato come presidente della Repubblica e pure come presidente della Commissione europea. Adesso questo”. E anticipa un ricorso presso la federazione rettiliana. Giudizio negativo anche dalla Boemia, dove Kafka osserva: “E' uno schiaffo a chi si è vaccinato ma che per colpa degli irresponsabili che hanno rifiutato di vaccinarsi, ha rischiato di essere contagiato anche in forma grave con la malattia contro cui si era vaccinato per non contagiarsi o non ammalarsi in forma grave.” Sia chiaro a tutti, però: questo non è un “liberi tutti”. Stabiliranno altri se e quanto voi siete liberi. Ma soprattutto, non ci si appelli alla libertà per sottrarsi a un farmaco sperimentale che sin dalla sua introduzione si sapeva essere inefficace per impedire il contagio e la trasmissione della malattia.


Piergiorgio Molinari 

lunedì 9 dicembre 2024

Chiamiamola se vuoi, democrazia

Dopo che la sede diplomatica italiana a Damasco è stata saccheggiata, il ministro degli Esteri Tajani ci dice che "Tutto è sotto controllo". Unica trascurabile omissione, non si capisce sotto controllo di chi. D'altro canto, se la Prima Ministra Meloni sta ancora lavorando ad "accertare le responsabilità" di chi ha sparato sulle truppe italiane Unifil in Libano, dire che se ti saccheggiano l'ambasciata è tutto sotto controllo è almeno altrettanto plausibile. Ecco, alla fin fine il problema della politica contemporanea è tutto qua: le parole non valgono più l'aria calda che producono. Le parole sono solo gesti di una recita che lancia segnali destinati ai datori di lavoro di questi politici-attori. Il loro contenuto di verità è zero.


E tutti sanno che il loro contenuto di verità è perfettamente nullo. Ma al tempo stesso esiste tutta una danza mediatica di mentitori professionisti, ironicamente chiamati "giornalisti", che hanno il precipuo compito di lubrificare le menzogne più spinose in modo che vengano comunque trangugiate. Siamo perciò nel puro regno della menzogna illimitata, in cui ritrovare contraddizioni, inconseguenze, doppi standard è divenuto un passatempo sterile, perché ciò che non è menzogna lo è solo per accidente, come un orologio rotto segna l'ora giusta due volte al dì. Ciò che non viene ancora ben compreso è che una sfera pubblica dove esistono solo menzogne, manipolazioni o sporadiche verità accidentali è una sfera pubblica che non possiede nessuna autorevolezza. Ma siccome il potere legittimato deriva dall'autorevolezza, l'odierna sfera pubblica non possiede più alcun potere percepito come legittimo. Questa è in fondo la semplice storia dell'Occidente contemporaneo:


1) La menzogna, la contraddittorietà, l'inconseguenza, il doppio standard, l'omissione selettiva, la retorica distorsiva, la manipolazione senza freni regnano incontrastate sul discorso pubblico.


2) Perciò il discorso pubblico appare integralmente privo di autorevolezza e con ciò il potere che esercita è privo di legittimazione.


3) In assenza della possibilità di esercitare un potere generalmente percepito come legittimo, rimane soltanto la possibilità di esercitarlo in forme autoritarie, coattive, ricattatorie, oppressive, truffaldine, sistematicamente contrarie ai bisogni e alle volontà dei più. 


E, coerentemente con quanto sopra, lo si chiama "democrazia".


Andrea Zhok

sabato 7 dicembre 2024

Moldavia, Georgia e Romania

In Moldavia, Georgia e in Romania si sono tenute elezioni che hanno visto la vittoria dei candidati filo russi (sarebbe in realtà più corretto definirli pacifisti) e la sconfitta dei candidati filo UE e filo NATO. Risultati di tale natura erano prevedibili. L’Occidente chiede a questi popoli di entrare in guerra con la Russia. In buona sostanza chiede loro di essere disposti a suicidarsi per la causa, come già ha fatto l’Ucraina. A compiere un tale passo possono, però, essere convinte solo ampie minoranze, che , per fanatismo, ignoranza, follia o interesse (magari sperano di abbeverarsi un domani alla greppia offerta  dalle ONG di Soros) tifano per la rovina del loro paese. Le persone comuni  si ritraggono, invece, di fronte al baratro. Pur diffidando, probabilmente,  di Putin non meno di quanto diffidino di Biden, di Trump o di Ursula von der Leyen, esse si rendono perfettamente conto che la strada intrapresa dall’Ucraina è autodistruttiva. Il loro più vivo desiderio (in fondo è quello di tutti noi) è  di essere lasciate in pace e di poter avere una vita serena e moderatamente agiata, senza il timore di veder partire il figlio per la trincea o di trovarsi la casa ridotta in cenere da un missile. I risultati elettorali certificano questa disposizione di spirito e non devono quindi meravigliare. Purtroppo non deve nemmeno meravigliare la reazione dell’Occidente. Abbiamo visto come sono andate le cose. In Moldavia l’esito elettorale è stato ribaltato con l’espediente dei voti dall’estero; in Georgia il risultato non è stato riconosciuto dalle opposizioni al soldo di Soros, che da allora si sono prodotte in quotidiani assalti armati al parlamento, secondo le regole ormai ben note delle rivoluzioni colorate; in Romania, essendo il distacco tra i due candidati talmente ampio da rendere difficilmente praticabile la strada dei brogli, si è pensato bene di annullare l’intero processo elettorale a due giorni dal secondo turno. Di fronte a tali azioni bisogna ormai prendere atto che l’Occidente, con i suoi  bracci variamente armati (NATO, UE, FMI, OMS ecc.) è diventato una macchina produttrice di caos, menzogna e guerra.


Silvio dalla Torre 

venerdì 6 dicembre 2024

Iolanda Apostolico e le dimissioni

E’ con animo contrito e affranto che il segretario di Magistratura Democratica dà il triste annuncio delle dimissioni presentate dalla giudice Iolanda Apostolico. Colei che assurse agli onori della cronaca per la non convalida dei decreti di espulsione e fu l’apripista per le successive disapplicazioni alle normative governative tese a frenare l’immigrazione incontrollata.  Indimenticabili rimarranno i suoi inneggiamenti barricadieri sui social in favore delle ONG e per i porti aperti a tutti, gli improperi contro il governo e le petizioni contro Salvini. Ma ancor più indimenticabile ci rimarrà impresso il video che la ritraeva in prima fila a manifestare insieme agli scatenati centri sociali dell’estrema sinistra che, con la bava alla bocca, urlavano “assassini” e “animali” contro le forze dell’ordine. E come non citare la sua laconica ma incredibile giustificazione: «Ero presente a quella manifestazione, ponendomi tra le forze dell’ordine e i manifestanti… per evitare scontri».  Insomma, faceva ordine pubblico nell’ordine pubblico. «Queste dimissioni turbano l’intera magistratura», commenta sconsolato il segretario della corrente di sinistra della magistratura.


Secondo il suo dotto avviso è sbagliato che un magistrato sia «esposto alle critiche anche per ordinarie scelte di vita piuttosto che per la qualità dei suoi argomenti giuridici». Ritengo fin troppo banale pretendere che un giudice sia e appaia imparziale e mantenga riservate le sue “scelte di vita”. Ritengo addirittura schizofrenico che prima si protesti pubblicamente contro una norma emanata dal parlamento o dal governo e poi si sentenzi su quella norma disapplicandola. A quel punto non si è più credibili, qualunque siano gli “argomenti giuridici” addotti. Non lo si è anche se paradossalmente si avesse ragione. Chiunque dotato di buon senso, qualunque sia l'ideologia politica che segue, dovrebbe capirlo! Per il segretario è anche sbagliato «vedere la vita privata investigata ed esposta al pubblico giudizio». Ma se un magistrato la sua vita privata la sbandiera ai quattro venti e non si fa remora alcuna di rendere noto a tutti le sue radicate convinzioni politiche, capaci di condizionare le valutazioni giuridiche, è fin troppo inevitabile che susciti critiche e perplessità. O si pensa che la veste di magistrato ammanti di aura divina chi la indossa? E’ infine sbagliato, a suo dire, che la loro vita privata sia «esposta ad attacchi che generano effetti intimidatori». Si sentono quindi intimiditi. Ma, di grazia, cosa temono essendo gli unici funzionari dello Stato che non pagano mai di tasca propria per gli errori che commettono? E di errori ne commettono un’infinità, costringendo ogni anno lo Stato (e cioè noi cittadini) a sborsare risarcimenti di circa 30 milioni di euro. O sono forse intimiditi dalle conseguenze disciplinari?  Non mi pare visto che si autogiudicano, autoassolvendosi, spesso e volentieri, da ogni peccato. Io invece penso che l’unica cosa di cui ognuno di noi dovrebbe essere intimidito è la sfiducia sempre più crescente nella giustizia. Perché un popolo che non crede più nella legge è un popolo allo sbando. Per cui, con buona pace del segretario e di tutta la magistratura democratica, ritengo che le dimissioni della Apostolico siano forse il provvedimento giuridico più giusto che quel magistrato abbia mai preso in tutta la sua carriera.


Salvino Paterno’

lunedì 2 dicembre 2024

I camion della morte e i bluff covid

La notizia trapelata dalle testimonianze che si stanno succedendo in Commissione Covid secondo cui la sfilata di camion a Bergamo fosse una sceneggiata per creare terrore nella popolazione, in quanto trasportavano una sola bara a testa è del tutto ininfluente e spiego perché rapidamente. Nella scorsa primavera trapelavano le intercettazioni avvenute fra il CTS e Roberto Speranza con l'ex ministro che parlava esplicitamente di numeri di morti gonfiati per creare terrore nella popolazione (quindi in linea con l'immagine dei camion, in un Puzzle generale dove ogni pezzo doveva combaciare). È forse accaduto qualcosa? Vi è stata una eclatante catena di conseguenze? Non solo Speranza siede in parlamento (come ad esempio Soumahoro per una questione di altro genere), ma a far parte di questa strana Commissione Covid c'è Giuseppe Conte che, innocente fino a prova contraria, era il premier mentre i camion sfilavano a Bergamo, mentre avvenivano quelle conversazioni telefoniche di cui sopra. Dunque, al netto dell'ennesima dimostrazione che il complottista è colui che vede la verità prima di altri, la questione è che non vi è alcuna memoria storica è tutto può avvenire senza che la causa provochi poi un effetto. Chiunque dovrebbe sobbalzare scoprendo che quella sfilata fosse costruita con maestria (da chi lo scopriremo), eppure nulla accadrà di più che uno sbadiglio disinteressato perché tale è la premessa dell'arrendevolezza dello schiavo.


Giovy Novaro