martedì 5 maggio 2020
Se...
Se fosse accertato che il virus fuoriesca da un laboratorio cinese, che paghino loro tutti i nostri debiti.
Un tempo il pericolo rosso si fermava agli Urali, la guerra fredda aveva peraltro, celato il fallimento di un sistema totalitario, per alcuni versi addirittura feroce, su cui però tanti avevano riposto speranze. L’internazionale socialista nella sua vulgata bolscevica aveva tradito in gran parte gli ideali marxisti, il sistema economico implodeva sempre di più e le classi meno abbienti, anche se non vivevano più nel terrore di una polizia di regime spietata come nel periodo stalinista, vedevano comunque, la loro emancipazione frustrata. Che il sistema fosse ormai al collasso venne a riferircelo la tragedia di Chernobyl. Un impianto strategico ad altissimo potenziale di rischio abbandonato al più disdicevole degrado. Anche in quell’occasione il regime tentò di occultare, nascondere e poi, limitare la portata di un immane disastro ambientale.
Ma la cortina di ferro serrò i ranghi e cercò di contenere un fallimento politico economico sociale che ormai era esploso in tutti i modi e che soltanto qualche anno dopo sarebbe crollato miseramente. Per carità, i nostalgici ne tengono ancora in piedi la memoria, ma la realtà purtroppo ha disvelato ben altro panorama. Quello di uno stato pronto a sacrificare la propria gente e quella di altri popoli pur di preservare una burocrazia infantile, un’industria vetusta ed una gerarchia feudale, in nome di un partito comunista che attraverso un controllo asfissiante aveva tolto la libertà ai propri cittadini e mortificato gli ideali della rivoluzione. Il crollo venne da tutti celebrato come una liberazione.
Si pensò che l’URSS sostenesse con la forza di Sansone le colonne portanti del tempio. Ma fu un errore pensare che il suo crollo minasse le basi di un intero sistema mondiale sostenuto dai dettami della sua chiesa. È vero che sul fronte europeo si sciolse come neve al sole. Ma altrove, no! In estremo oriente specialmente, il virus ideologico partoriva una mutazione genetica. Si trasformava. Il comunismo, a quelle latitudini, amava definirsi, nella sua forma ecumenica, una “democrazia popolare”, riuscendo a convivere magicamente con il suo nemico storico: il capitalismo. Il regime che impone un ferreo capitalismo di stato. Per il popolo non cambiava assolutamente nulla, schiavo era, ed asservito rimaneva (tranne un 5% tra benestanti di partito e super miliardari), ma la mutazione si è evoluta tenendo conto degli sbagli del passato, soprattutto in chiave economica, creando gli anticorpi necessari al superamento delle avversità.
Oggi la Cina è solida, il regime è ambizioso, cinico, spregiudicato e per la ragione di stato non fa sconti a nessuno. Come tutti i grandi imperi determina gli eventi ed attraverso un controllo costante di tutte le fonti di informazione circoscrive la realtà agli interessi di regime. Ha mantenuto persino la furbizia e la prepotenza dei paesi imperialisti che talvolta si macchiano impunemente di delitti orribili e che nel nasconderli, senza ritegno, calpestano ogni forma di dignità e di rispetto verso l’uomo e le sue organizzazioni sociali. La Cina, per il covid, ha imposto la legge marziale ad una intera Ragione che soltanto l’ingenuità ed il candore dei sprovveduti europei poteva ritenere che si trattasse di un fatto normale.
Mentre Pechino, dopo piazza Tienanmen, si rifaceva il trucco abbandonando ogni pubblica forma di ferocia nei confronti del dissenso (ed il focolaio di Hong Kong ne è la prova), al contempo, metteva a ferro e fuoco 38 milioni di propri cittadini come se l’epidemia circolasse nell’aria. La comunicazione di regime ha poi fatto il resto. Dapprima minimizzando e poi, arrestando i numeri dei decessi e dei contagiati a quanto probabilmente prefissato a monte. Nella reticenza generale. Ora c’è poco da essere complottisti. È vero che gli americani le armi chimiche a Bagdad non le hanno mai rinvenute, ma è altrettanto vero che una parte della scienza, che mai come in questa occasione appare così divisa, non esclude una nascita in laboratorio del terribile virus.
Se così fosse l’Europa, che al tempo del disastro ambientale di Chernobyl si dimostrò succube ed impotente, anche perché dinanzi a se aveva una Superpotenza che incuteva ancora timore (e nessuno ne presagiva una così rapida liquidazione), oggi, dovrà chiedere un risarcimento adeguato per i danni subiti. I nostri debiti derivanti dal Covid, se si accertasse che fossero stati i cinesi a provocarli con esperimenti di laboratorio fuori controllo, che li pagassero loro.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
0 commenti:
Posta un commento