(Massimiliano Bonavoglia - Professore di filosofia del diritto Università E-Campus)
mercoledì 13 maggio 2020
... e mes-sia
Con la sentenza del 5 maggio, la corte costituzionale tedesca ha sostenuto che la BCE, nell’attuare misure come il Q.E. voluto da Draghi dal 2015 che applicavano il whatever it takes, abbia infranto la misura della proporzionalità nel sostenere i Paesi dell’eurozona. Non solo, si è anche rivolta sia al governo tedesco, sia al parlamento tedesco, rilevando che queste istituzioni nazionali non hanno vigilato ed eccepito in merito, a difesa degli interessi nazionali. Non solo. Si è anche rilevato che la corte di giustizia europea non ha vigilato sull’operato della BCE e non ne ha limitato l’azione. Quindi riassumendo, in una articolata e complessa sentenza, la corte costituzionale tedesca, ossia il massimo organo giuridico nazionale di un paese europeo, anzi, del paese egemone in Europa, ha criticato diverse istituzioni nazionali e internazionali: il parlamento tedesco, il governo tedesco, la BCE e la corte di giustizia europea. Nessuna di queste quattro istituzioni, due nazionali, due europee, hanno fatto il proprio dovere secondo la corte costituzionale tedesca. Nonostante i numerosi trattati europei, dice la corte tedesca, la sovranità spetta ancora agli Stati nazionali che hanno solo conferito mandati con la sottoscrizione dei trattati, per spazi d’azione limitati che, qualora dovessero risultare violati da parte della azione della BCE, o del MES, che ne sostituisce l’azione di politica monetaria attraverso la politica economica di aggiustamenti macroeconomici per i Paesi in difficoltà, la corte costituzionale tedesca si riserva il compito di indagare e chiedere spiegazioni. Interessante che secondo la corte costituzionale tedesca, la sovranità appartiene ancora agli Stati della UE, non è stata ceduta a titolo originario, ma solo con un mandato, che in quanto tale è rivedibile.
Si gettano le fondamenta per la Germanexit, in un conflitto istituzionale tra un Paese membro (e quale Paese!) e la Corte Costituzionale europea delegittimata e messa sul banco degli imputati. Lo stesso per la banca centrale europea. Che da trattati internazionali deve mantenere la stabilità dei prezzi e difendere la valuta, ma alla quale quei trattati non conferiscono mezzi specifici, al punto che si è passati dall’ad-ogni-costo di Draghi alle laconiche dichiarazioni della Lagarde, che in un solo giorno fanno perdere all’Italia più del 17% in borsa. In questo clima di meravigliosa cooperazione e spirito unionista, si inserisce il MES. In sostanza, la BCE è stata fondata a metà, e ora risponde alla corte tedesca di aver agito bene e che non poteva fare altrimenti, quando ha attivato il Q.E., ma che oggi di fronte alla pandemia e i suoi effetti economici propone il MES, prima e dopo i pasti, come unica medicina per l’Italia. Per pietà nei confronti di un presidente del consiglio oggettivamente in difficoltà, oramai grottesco, letteralmente seppellito dai propri DPCM, dai pre-consigli dei ministri che durano giorni, notti intere, altre ore, forse settimane (nessuno lo sa con certezza), omettiamo di virgolettare gli spergiuri di non accettare il MES in quanto tale e l’arroganza con cui diceva di metterci la faccia, pochi giorni prima di accettarlo. Andiamo al sodo. Il comma 3 dell’articolo 136 del TFUE (trattato del funzionamento dell’unione europea) non è stato cancellato, e non avrebbe potuto esserlo perché avrebbe richiesto tempo e soprattutto volontà unanime, difficile da immaginare quando Olanda, Finlandia, Germania e altri “alleati” nordeuropei chiedevano a gran voce di farci ingoiare il MES così com’era, anzi, così come ancora è.
Quel singolo cavillo è il maggior responsabile della macelleria sociale operata in Grecia, per capirci, perché prevede non tanto il commissariamento, quanto la spoliazione delle ricchezze pubbliche di uno Stato [“rigorose condizionalità”, questo implicano, ma avremo modo di scoprirlo, ahimé!]. Lo Stato siamo noi, giova ricordarlo sempre. Certo, finché capitava alla Grecia, anche in Italia non si sono sentiti troppi fermenti. Qualche critica, subito tacciata di euroscetticismo, populismo, sfascismo. Ora che tocca a noi, però, più di qualcuno finalmente si è agitato sobbalzando sulla sedia. Bene così, anzi male, perché ce lo becchiamo lo stesso. Senza condizionalità, a condizione che i 36 miliardi [di cui 15 sono nostri perché li abbiamo versati sottraendoli allo Stato, cioè i cittadini italiani] vengano spesi per la sanità. Questa però è una condizionalità. E non da poco, primo perché in Italia sta morendo tutto, non solo la sanità. Secondo, perché con 36 miliardi tu costruisci ospedali, ma poi per riempirli di personale competente (avevamo i migliori al mondo, adesso molti di quei migliori operano all’estero), devi riaprire le specializzazioni, investire nella formazione, quindi tempo e denaro.
A Bergamo è stato allestito un ospedale per rianimazioni in tempi record che hanno fatto impallidire Wuhan (con donazioni private e volontariato, non con soldi pubblici). Però il personale va formato. Terzo perché, una volta attuato, sul breve c’è solo quello strumento a disposizione, e siccome quei soldi per l’Italia intera non bastano minimamente, bisognerà ricorrere ad altre somme, che questa volta saranno soggette alle famose condizionalità. Se qualcuno obietta che è stato contemplato il Recovery Fund, sappia che è una delle tante mosse da gioco delle tre carte di Conte (su iniziativa francese per altro). Il Recovery Fund attualmente è come l’ippogrifo di Kant, non si sa se è un prestito o uno stanziamento a fondo perduto, o piuttosto uno stanziamento per fondi perduti come il nostro, visto che se ne parlerà dal 2021 e bisogna ancora stabilirne la natura, quindi, ammesso che lo sia, è una soluzione a lungo termine. Nel lungo termine, diceva Keynes, saremo tutti morti. Il MES è un fondo privato che persegue la sola logica del profitto, non un fondo assistenziale, nel trattato non compare nemmeno per sbaglio la parola solidarietà. Sarebbe servita una banca centrale capace di fare la banca centrale, ossia stampare e sostenere, invece di affossare l’Italia come ha fatto la BCE della Lagarde.
A proposito, se la schermaglia tra la corte costituzionale tedesca e la corte di giustizia europea dovesse proseguire sulla direttrice intrapresa, ossia quella della delegittimazione della seconda da parte della prima, la Germania potrebbe delegittimare ispo facto la Bce e tornare alla politica monetaria della BundesBank. E noi che siamo stati danneggiati, che aspettiamo a chiedere un risarcimento alla distratta governatrice? Si dirà che non si può far causa alla BCE (con gli attuali governanti poi neanche a parlarne!) in quanto è un organo tecnico. Ma è proprio per questo che deve rispondere del proprio operato, ha sbagliato, ha causato un danneggiamento economico nazionale alla borsa. Allora si dirà che la BCE è in realtà una istituzione politica, infatti attua politiche monetarie, e non puoi mandare a processo scelte politiche, ma allora, se è politica, deve essere sottoposta alle decisioni dei rappresentanti politici dei Paesi membri, se vogliamo che almeno conservi le sembianze democratiche questa benedetta UE. Invece no, proprio per niente, la BCE è un organo politico-monetario indipendente dalle volontà dei rappresentanti degli Stati membri. Ma anche la FED lo è, eppure Trump è riuscito a imporre l’helicopter money e bonificare direttamente i nuovi disoccupati americani, possibile che da noi la BCE non riesca a fare altrettanto? Possibile sì, visto che ora deve rispondere del Q.E. voluto da Draghi. Ma deve risponderne a chi? Alla corte costituzionale tedesca. E perché alla corte costituzionale italiana invece non deve alcunché? Perché non siamo la Germania, la locomotiva d’Europa.
Se continua così però, la Germania rischia di essere il capostazione, non la locomotiva, e se decide di uscire, chiude la stazione ferroviaria per tutti i treni, o si fermano tutti i vagoni, cioè viene giù l’Unione. In questo scenario, gli europeisti sostengono che la Germania ci ha aiutati, curando i nostri malati, e la BCE garantisce un certo contenimento dello spread perché acquista titoli di Stato. Cosa vera. Gli euroscettici ricordano che la BCE ci ha causato il peggior tonfo in borsa della storia repubblicana, e non stampando denaro come fa la FED, è per l’Unione un ente inutile, per alcuni Stati come l’Italia persino dannosa. Cosa altrettanto vera. Gli europeisti ribattono che alcuni malati sono pur stati curati in Germania. Cosa vera. Gli euroscettici osservano che ciò è avvenuto ad aprile inoltrato, dopo che da febbraio proprio la Germania aveva bloccato l’invio di materiale sanitario e persino mascherine all’Italia, e quando la Russia ha inviato aiuti all’Italia è stato negato lo spazio aereo dei Paesi europei che ci separano, costringendo i soccorritori a circumnavigare i confini degli Stati membri per raggiungerci in più tempo, quando tempo non ce n’era e ogni giorno che passava contavamo i decessi. Così si fa tra “alleati”. Lo scrivente sospetta che il problema più grosso stia già altrove. Stampare denaro a uffa sul breve tampona le emergenze. Sul medio e lungo termine, in assenza di produzione di beni reali, produce inflazione che potrebbe diventare iperinflazione. Un po’ quello che succede da anni in Venezuela per capirci. Dovesse concretizzarsi su dollaro ed euro uno scenario come quello, altri asset di investimento potrebbero fare numeri da capogiro.
Primo di tutti l’oro fisico, asset di protezione del risparmio per antonomasia: non può andare a zero, come ha fatto il petrolio, è un bene sempre più scarso e di difficile reperimento, dato che le risorse naturali più accessibili sono state già sfruttate, quindi richiede costi sempre più alti di estrazione, purtroppo anche in termini di vite umane. L’Italia è il terzo Paese al mondo che custodisce riserve auree, il quarto se si conteggia il Fondo Monetario Internazionale
Sembra incredibile ma abbiamo più lingotti della Francia, della Russia, della Cina, della Svizzera (!). L’Italia ha ancora proprietà pubbliche strategiche importanti e di alto valore. In assenza di aiuti veri, non cavalli di troika come il MES, da parte della BCE e dell’UE, si potrebbero emettere titoli di Stato per il mercato interno, visto che oltre alle terze riserve auree del mondo abbiamo anche uno dei più alti risparmi privati d’Europa. Non la patrimoniale a tradimento, come successe a Cipro, che ha l’effetto di azzerare lo sviluppo, ingenerare la fuga dei capitali e rompere la fiducia del cittadini nelle istituzioni, ma un patto con i risparmiatori. Le garanzie sono solide, il cittadino ha tutto l’interesse a finanziare la ricostruzione dello Stato come accadde nel dopoguerra, perché è il suo Stato, la sua sanità, la sua scuola e dei suoi figli, mentre se contrai debito a condizioni capestro con investitori esteri, costoro non percepiranno la ricostruzione nazionale come un vantaggio proprio, e vorranno solo realizzare la massima estrazione di profitto possibile nella socializzazione delle perdite.
Se non lo facciamo prima di subito, a mettere le mani sulle ricchezze nazionali rimaste saranno i nostri creditori esteri. E le misure disumane che abbiamo visto in Grecia, colpiranno anche gli italiani. Ultimo pensiero. Si dirà che questo discorso è populista quando non di peggio, a partire da “sovranista”, che sarebbe l’anticamera del fascismo. Oramai quando non si sa cosa controbattere si zittisce così, chi fa osservazioni scomode. Allora giova ricordare che il primo articolo della costituzione è nel contempo populista e sovranista: “La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Quindi non entro i limiti della UE, nemmeno delle letterine della BCE, tantomeno della Weltanschauung (visione del mondo) della corte costituzionale tedesca (il Reich).
(Massimiliano Bonavoglia - Professore di filosofia del diritto Università E-Campus)
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