domenica 24 novembre 2019

Una lunga agonia

Fa pena per chi è stato per un certo periodo vicino al M5S e persino iscritto, e che sentiva quasi quotidianamente per telefono Gianroberto Casaleggio, assistere alla lenta agonia di un MoVimento che doveva (e poteva) cambiare l‘Italia e in cui milioni di italiani hanno creduto. Non mi si dica che comunque con la presenza del M5S è cambiato in Italia il modo di fare politica. Non è il MoVimento che ha cambiato la politica, ma la politica che ha cambiato il MoVimento. Entrato prima nel palazzo e poi nella stanza dei bottoni, gli eletti si sono sistemati su comode poltrone e hanno dimenticato che erano semplici cittadini che dovevano fare non i fighetti alla televisione ma i portavoce dei cittadini. In dieci anni il M5S non ha cambiato niente di sostanziale. Anche dire che è stata la risposta alla crisi dei partiti è falso perché i grillini da MoVimento si sono trasformati in partito. Come pure dire che il MoVimento è in continuo MoVimento, in evoluzione, è solo un modo per nascondere l’involuzione e la perdita di identità. Il tentativo di dar luogo ora ad una riflessione generale sul futuro del MoVimento è tardiva. Ha poco senso parlare di futuro sul letto di morte.

Può essere che qualche volta la storia si ripeta, ma il fatto è che il M5S ha perso una occasione storica. Il declino era già da tempo in atto, ma Beppe Grillo ha dato questa estate il colpo di grazia al MoVimento che aveva contribuito a creare. L’odio che ha sempre nutrito per Salvini lo ha portato a far abbracciare il M5S al Pd e l’abbraccio è stato mortale. Un suicidio collettivo messo in atto da Grillo. Ci ha provato con l’Umbria a dimostrare che non era vero, ma era vero. Ora votare o non votare in Emilia e in Calabria cambia poco. Continuerà la lenta agonia sino a quando gli italiani voteranno alle politiche e staccheranno la spina.

Dalla pagina di Paolo Becchi

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