mercoledì 27 novembre 2019

Sul terremoto


Sta facendo scalpore e rabbia la foto dell’ aula di Montecitorio vuota (solo 6 deputati) in occasione dell’ assemblea per discutere il Decreto Sisma. Innanzitutto il Decreto non è da discutere, ma da rifare. Per quanto mi riguarda e per quanto concerne tutti i terremotati questo Decreto non risolve nulla, mentre ho la sensazione che continuerà sempre più una pastoia di regole e limiti inconciliabili con una rinascita reale dei terremotati e del cratere. Ad ogni modo in aula erano presenti in 6, i loro nomi potete leggerli nell’ articolo qui sotto.

Questa immagine ha generato rabbia, sgomento, indignazione, sentimenti di disprezzo, mentre in me ha generato solo pena, una pena infinita nell’ assistere ancora una volta all’ inadeguatezza di un mondo politico italiano lontanissimo dal popolo e che si erge su uno scranno di superiorità assolutamente inesistente. Superati i tre anni dal 24 agosto 2016 ciò che ora vedo con chiarezza è la malignità, oltre che la lentezza, delle amministrazioni, dalle locali alla nazionale. In tre anni non ho mai sentito dire a nessun politico “un plauso a tutti quei terremotati che si stanno ricostruendo una vita da soli, tra mille difficoltà”. Perché? Nessuna risposta a pec e mail, a richieste di vario tipo, risposte arroganti o denigratorie alle sacrosante lamentele di un popolo terremotato continuamente preso in giro, un decreto sul Cas (contributo di autonoma sistemazione) che sembra una punizione causa omicidio, sae (soluzioni abitative di emergenza) brutte, si, obiettivamente brutte, con il riscaldamento a gas (noi avevamo quasi tutti stufe a pellet, a legna o camino, perché in montagna funziona così, ma le istituzioni non lo sanno?), alcune con gravi problemi di umidità e mancato drenaggio di acqua, una vecchina (Peppina) denunciata perché con i suoi soldi vuole continuare a vivere in una casa di legno anziché in una casetta di truciolato, ogni anno richieste di dati già in possesso delle amministrazioni per cercare di eliminare dal contributo più persone possibili, di ricostruzione neanche l’ ombra tranne pochi edifici, di piano socio-economico da qui a vent’ anni neanche a parlarne, di risarcimento per familiari delle vittime di grandi calamità non ne vogliono sentir parlare, di dare la possibilita’ a chi lo richiede di avere la liquidazione della propria casa neanche (non sarebbe meglio anziché pagare cas a iosa?), addirittura neanche le tasse (irpef e bollo) tolte ma dovute dai terremotati, nessun piano di sostegno psicologico (abbiamo persone che hanno perso i figli, chi tutta la famiglia, oltre tutto il resto), nessun reale piano di reinserimento lavorativo per terremotati (il Comitato centro Italia aveva chiesto di riservare alcuni posti nei concorsi pubblici ai terremotati, neanche questo), e altro, e si permettono di disertare un incontro per la discussione del Decreto? E non si scusano, ma magari si fanno anche passare la mosca su per il naso mostrandosi irritati perché ognuno avrà una scusa da fornire? Io non ho scuse quando devo pagare il mio, a noi non viene concesso di poter mettere scuse quando dobbiamo svolgere il nostro dovere.

In questi tre anni ne ho lette di ogni, friulani che hanno scritto che stiamo con le mani in mano ad aspettare che le istituzioni ci aiutino mentre loro si sono rialzati da soli (come mai nessun politico spiega che nelle nostre zone montane esiste il vincolo paesaggistico e norme nuove che non consentono una ricostruzione fedele all’ originale?), persone che hanno scritto che i politici hanno molto da fare e non ci siamo solo noi…. persone che ci hanno messo a confronto con altre problematiche (spetta al terremotato risolvere i problemi del Paese?). Come mai le amministrazioni non spiegano queste cose mentre preferiscono lasciare che le persone si scannino tra loro senza sapere, oltretutto, la realtà? Il sisma mi ha dimostrato il grande cuore del popolo italiano e mi chiedo cosa abbiamo fatto di male per meritare una classe politica così, capace persino di rispondere piccata a delle rimostranze e, forse, convinta, di avere a che fare con un manipolo di deficienti.

È questa la situazione? È finito tutto su quelle lapidi? Ben quattro regioni che formano il centro Italia sono ormai un discorso chiuso? Ciascuno di noi terremotati deve continuare a cavarsela da solo? E dovremo ancora sopportare le risposte arroganti e spocchiose di chi si sente superiore al popolo perché occupa una poltrona in pelle umana? Strano, credevo che il valore delle persone non si misurasse né in base alla cultura scolastica né al ruolo occupato in società, ma in base ai principi cardine del valore umano e sopratutto per le azioni compiute. E molti terremotati stanno dimostrando sul campo di quanta forza di volontà e intelligenza sono capaci.

Emanuela Pandolfi

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