sabato 26 ottobre 2019

Multikulti tedesco

La Germania sta iniziando a pagare il conto delle sue politiche 

A Limburg (Assia, Germania), un 34enne di origini tunisine ieri ha ucciso la ex-compagna 29enne, madre dei suoi figli, in mezzo alla strada. Dopo averla speronata con l'auto, l'ha pugnalata con un coltello da macellaio, infine le ha staccato la testa con un colpo d'ascia, che teneva nel bagagliaio dell'auto. 

L'omicidio è diventato un caso in Germania. I mainstream sembrano fare a gara a occultare la notizia e le generalità dell'assassino per timore di rappresaglie etniche e, soprattutto,  per non offrire combustibile all'estrema destra. Succede, però, che qualcuno ha ripreso la scena con il telefonino e il video dell'esecuzione è ormai diventato virale sulle reti sociali, scatenando una rabbia generalizzata. L'account della polizia di Limburg è stato preso d'assalto da gente inferocita che chiede giustizia sommaria. 

La Germania sta iniziando a pagare il conto delle politiche deflattive della signora Merkel. Uno studio della Fondazione Hans-Böckler in collaborazione con il sindacato DGB uscito pochi giorni fa (e pubblicato anche dal Sole24Ore) rivela che negli ultimi dieci anni, nonostante la crescita del PIL e il tanto declamato boom economico, i salari della classe media e meno abbiente in Germania non sono aumentati proporzionalmente. Oggi la forchetta tra il 10% più ricco e il resto della popolazione si è allargata notevolmente (dal 2005 al 2016 l'indice di Gini è cresciuto del 2%). L'1% dei tedeschi possiede da solo oltre il 56% della ricchezza nazionale e ha beneficiato negli ultimi dieci anni delle rendite finanziarie, dell'esplosione del DAX e, in particolare, del boom immobiliare. Fatalmente, anche gli episodi di violenza urbana sono in aumento preoccupante, amplificati dagli inevitabili problemi associati a un'immigrazione incontrollata (solo nel 2015 in Germania sono entrati più di 1,1 milioni di extracomunitari). 

Con la recessione globale alle porte, l'Europa si è trasformata in una bomba a orologeria. Se vivremo abbastanza, la storia presto o tardi darà ragione a chi tutto questo lo aveva previsto in tempi non sospetti.

Dalla bacheca di Filippo Nesi

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