venerdì 7 novembre 2014

Gli eurocrati puliti

Proprio stamattina c'è stata una sorta di dichiarazione che la dice lunga: "Junker resta comunque credibile". Certo. Era persino ovvio. Sarebbe stato credibile anche se avesse ammazzato migliaia di persone con un colpo alla nuca.


Se pensate che il presidente della Commissione Europea Jean Claude Juncker sia soltanto il capo di una banda di euroburocrati - un po' austeri e un po' cialtroni - vi sbagliate. Juncker a differenza di quanto ripete il nostro premier Matteo Renzi non è solo quello. Juncker è anche l'ideologo e il demiurgo di un sistema di elusione delle rendite che ha consentito al Granducato del Lussemburgo di trasformarsi nel più raffinato e impenetrabile paradiso fiscale d'Europa. E ha garantito a oltre 340 fra aziende e multinazionali di arricchirsi a dismisura sottraendo alle casse dei paesi europei e agli Stati Uniti oltre 2.000 miliardi di euro di tasse.

Non ci credete? Pensate che Juncker sia veramente un gentiluomo impegnato, come prometteva lui stesso a luglio, nel tentativo di «mettere un po' di morale ed etica nel panorama fiscale europeo». Beh allora sarà meglio scendere dall'albero dei sogni e leggere il rapporto del Consorzio Internazionale del Giornalismo Investigativo. L'organizzazione, basata negli Usa e composta da giornalisti di tutto il pianeta, ha spulciato 28mila pagine di documenti riservati usciti dal granducato su cui Juncker ha regnato da primo ministro, dal 1995 al 2013. E ha scoperto che la legislazione introdotta durante i 18 anni di mandato Juncker ha consentito a 340 multinazionali di spostare nel Granducato i profitti realizzati in Europa o Stati Uniti usufruendo di tassi d'imposizione fiscale assolutamente ridicoli. O meglio assai iniqui. «Stando a quei documenti - nota il rapporto già ribattezzato Luxleak - alcune aziende hanno goduto di una tassazione inferiore all'1% sui profitti trasferiti in Lussemburgo».

Insomma un meccanismo studiato ad arte per consentire autentici raggiri «legali» ai danni degli altri paesi europei. Un meccanismo forse non perfettamente in linea con la reputazione di un presidente della Commissione Europea, ma che ha sicuramente garantito a Juncker le simpatie di uomini e aziende assai potenti. Le alchimie legali con cui l'ex premier lussemburghese ha saputo trasformare l'elusione fiscale in profitto e trasformare un minuscolo granducato in una delle più importanti piazze finanziarie del pianeta hanno infatti contribuito a rendere ancor più ricco e soddisfatto il «gotha» mondiale dell'economia e della finanza. Grazie agli accordi ideati dai governi Juncker marchi come Apple, Fiat, Amazon, Heinz, Pepsi, Ikea, Deutsche Bank hanno stretto contratti fiscali privilegiati con il Lussemburgo concordando prelievi infinitesimali rispetto alle tasse pagate nei paesi d'origine da qualsiasi comune mortale. Ma il gigantesco meccanismo d'elusione planetaria messo in piedi nel cuore dell'«austera» Unione Europea grazie al lavoro «pregresso» del Presidente Juncker rischia ora di travolgere il suo demiurgo e i suoi favoriti.

Le rivelazioni del Consorzio Internazionale del Giornalismo Investigativo si aggiungono all'inchiesta, già aperta dall'ex commissario per la Concorrenza Joaquin Almunia, che puntava a far luce sulle operazioni di elusioni fiscale realizzate da Fiat, Apple, Starbucks e Amazon sfruttando i «buchi neri» di Olanda e Lussemburgo. E così ieri la compunta signora Margrethe Vestager, erede di Almunia alla Concorrenza, ha pensato bene di reagire alle rivelazioni sulla cosiddetta «Luxleak» chiedendo al Lussemburgo informazioni sulle pratiche delle multinazionali arricchitesi grazie alla sua piattaforma fiscale. Un intervento degno della peggior ipocrisia di Bruxelles visto che l'ideatore di quella «piattaforma» - e il grande custode dei suoi segreti legali - altri non è se non il numero uno della Commissione di cui la Vestager fa parte. Nonostante le commedie dell'assurdo inscenate nel mellifluo clima di Bruxelles il presidente Juncker rischia comunque grosso. Se le rivelazioni di Luxleak si faranno ancora più pressanti neppure gli «euro-ipocriti» potranno fingere d'ignorare che il gran demiurgo dell'elusione alloggia uno scranno sopra il loro. E allora le richieste di dimissioni, avanzate già ieri da un'implacabile euroscettica come Marine Le Pen, potrebbero diventare inesorabile realtà.

2 commenti:

Huxley ha detto...

Fino a quando farà gli interessi delle varie lobbies sarà anche bello e profumato, oltre che astemio

Eleonora ha detto...

Ahahaha, astemio!