domenica 16 novembre 2014

Liberi di fare ciò che vogliono

"Se chiediamo il biglietto ci sputano addosso". Aggressione selvaggia a Treviso nei confronti di un'autista di bus. Malmenato da quaranta ragazzini. Denunciato un 17enne marocchino di Angelo Scarano

Ha solo fatto il suo dovere, chiedendo di timbrare il biglietto a un passeggero del bus di linea. Per questa ragione l'autista Luca Dal Corso è stato aggredito e malmenato da decine di giovani. La vicenda è accaduta a Treviso. Un 17enne marocchino lo sbeffeggia con un biglietto non valido. L'autista gli chiede di scendere dal veicolo, ma si becca degli schiaffi. Allora Luca scende dal bus per acciuffare l'aggressore, ma viene inseguito da una quarantina di giovani che erano sul bus. Lo accerchiano e lo riempiono di calci e pugni. Due giorni di prognosi. "Ci sfidano. Se gli chiediamo il biglietto, ci sputano addosso. È la generazione dei nostri figli, e ci trattano come pezze ai piedi. Ogni giorno, ogni notte, basta, non ne possiamo più", ha raccontato un conducente di Mom a La Tribuna di Treviso.

Preso a calci e pugni per il parcheggio: “Mi ha detto che in Congo sarei morto“. San Francesco, violenza fuori da un locale a Jesi: vittima un 31enne di Sara Ferreri

Jesi (Ancona), 16 novembre 2014 - Un parcheggio forse troppo vicino al furgone e scattano calci, pugni e insulti: 31enne jesino aggredito venerdì sera, alle 22,45 davanti alla chiesa di San Francesco accanto al circolo omonimo, noto a tutti come il «club». Una tranquilla serata finisce al pronto soccorso per S.A. che racconta quei minuti da incubo, appena uscito, dolorante, dall’ospedale a ritirare i referti.

«Ho parcheggiato accanto alla chiesa, a circa mezzo metro dal furgone. Nello scendere ho controllato che lo sportello non fosse troppo vicino al furgone a bordo del quale stavano salendo due stranieri e poi mi sono avviato verso il bar. Uno dei due mi ha detto: Che cosa hai da guardare?’ Ma io ho fatto finta di nulla, avendo capito che quella persona cercava lo scontro. Ma mi ha raggiunto, strattonato e tirato un pugno in faccia, poi un calcio alle gambe che mi ha fatto cadere a terra. Mi sono trovato in mezzo alla strada, mezzo nudo, con la maglia strappata e con le auto che mi passavano accanto senza fermarsi. Qualcuno ha tentato di intervenire ma lui insultava e minacciava tutti. Ha seminato il panico. Ad un certo punto mi ha detto: «Se eri in Congo eri morto». Ma il giovane jesino arrivato sul posto assieme a due amici (una ragazza ha dato subito l’allarme col cellulare) non ha reagito, il perché lo spiega lui stesso: «Quel giovane, anche fisicamente ben messo, era mosso da una furia incredibile, avrebbe potuto davvero ammazzarci. Non ho reagito in alcun modo. Lui per provocarmi diceva anche di conoscermi ma io non l’avevo mai visto. Poi mi hanno detto che ha già aggredito senza motivo altre persone».

Si tratta di A.K. 25enne congolese da tempo residente in città. Avrebbe diverse denunce per reati analoghi. E venerdì sera la sua furia si è concentrata anche contro alcuni avventori del bar, fino all’arrivo degli agenti del locale commissariato e dell’ambulanza. A luglio al campo da basket in via Jugoslavia, in pieno giorno, il 25enne aveva aggredito un ragazzo che stava giocando. «Mi chiedo perché racconta il ragazzo picchiato (sei i giorni di prognosi) come si possa consentire ad una persona così di continuare liberamente ad aggredire chiunque abbia la sfortuna di incontrarlo». Circa un mese fa ad essere stato massacrato di botte un 22enne di Filottrano, solo per aver difeso il suo amico più piccolo dal furto del cellulare davanti alla discoteca Miami di Monsano. Pestato a sangue da una banda di rom (tre sono stati presi), Francesco si sta riprendendo egregiamente dal brutto incubo vissuto.

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