venerdì 13 giugno 2014

Quando si scandalizzavano per il M5S

Caso Mineo, Renzi tira dritto: "Non mi rassegno alla palude". Ma Mauro fa ricorso a Grasso. Il premier: "La sostituzione non è epurazione". Mauro, altro sostituito nella Commissione, fa ricorso al presidente del Senato di Nico Di Giuseppe

L'ultima grana per Matteo Renzi si chiama Mauro Mauro. Il senatore dei Popolari per l'Italia ha infatti presentato ricorso a Pietro Grasso in merito alla sua rimozione dalla commissione Affari costituzionali. Mauro, come Vannino Chiti e Corradino Mineo del Pd, è tra i "dissidenti" rispetto al Ddl del Governo sulle riforme istituzionali ed è stato sostituito nei giorni scorsi quale componente della Commissione che sta esaminando il provvedimento. Il senatore dei Popolari per l’Italia Tito Di Maggio ha poi spiegato in una dichiarazione che "dopo aver affidato lo studio della rimozione del senatore Mario Mauro a illustri giureconsulti, non solo ci viene confermata la palese violazione del dettato costituzionale ma, fatto ancora più grave, che il provvedimento è stato adottato in totale spregio delle norme che riguardano la vita del Senato e quella dei gruppi parlamentari. Il ricorso presentato in data odierna al presidente del Senato nella sua qualità di presidente della Giunta del regolamento è volto a dimostrare, se ce ne fosse ancora bisogno che il Renzi-Casini pensiero in materia costituzionale è attuato in palese violazione della normale dialettica democratica e parlamentare. I loro sgherri sono avvertiti". L' ultima parola adesso spetta al presidente del Senato Pietro Grasso chiamato a fare da arbitro. Intanto, il peso della maggioranza è aggrappato a un solo senatore in più: 15 a 14. Nell'attesa della decisione di Grasso.

Intanto Renzi tira dritto e durante la conferenza stampa di illustrazione del Cdm sul ddl della Pa è tornato a parlare del caso Mineo. "Ho letto un po' di resoconti che trovo sorprendenti: la sostituzione di singoli parlamentari dalla commissione dove la maggioranza ha un voto di scarto può essere considerata in tutti modi, ma non certamente come un esercizio dittatoriale. Non è in gioco la libertà di coscienza che in Aula verrà rispettata. Ma la sostituzione non è epurazione, ma coerenza con il gruppo parlamentare". Poi il priemier ha rincarato la dose: "Non mi rassegno all’idea che vinca la palude".

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