sabato 21 dicembre 2013

Salvare il soldato DeBenedetti

Dalle slot machine a Sorgenia: tutte le porcate del governo. Ieri l'ok definitivo della Camera al provvedimento. Forza Italia contro Letta e Alfano: non hanno votato, testo senza padri. Brunetta: perché il Nuovo centrodestra fa il tifo per le slot machine? di Gian Maria De Francesco

Roma - «Bloccheremo in corsa quella porcata», si indignò Matteo Renzi, una volta appreso che il decreto salva-Roma avrebbe penalizzato gli enti locali che adottano misure restrittive anti-slot. Nel passaggio alla Camera il governo prima ha incassato la fiducia sulla Stabilità con 350 sì, mentre il via libera finale alla manovra è arrivato a tarda sera con altri 258 voti, tuttavia il numero legale è stato raggiunto solo grazie alle opposizioni. Il dl molto probabilmente sarà emendato della norma che prevede un taglio dei trasferimenti statali per Comuni e Regioni che hanno dato una stretta a macchinette, videopoker et similia. L'interrogativo, però, è un altro: quante volte il sindaco di Firenze dovrà (o sarebbe dovuto intervenire) per arginare quella pericolosa tendenza del premier Enrico Letta e del suo vice Angelino Alfano ad assecondare lobby, amici degli amici e notabilati vari. Certo, il caso delle slot è stato di sicuro molto eclatante perché si trattava di una «stangata» contro coloro che cercano di limitare nei modi consentiti dalla legge la possibilità di un aumento delle dipendenze da gioco d'azzardo. Che, tra l'altro, è una fonte di ricavo per l'erario. Una domanda se l'è posta anche il capogruppo di Fi alla Camera, Renato Brunetta: «Possono spiegare Alfano, Lupi e compagnia in cosa consiste, in riferimento a questa proposta, il loro ancoraggio alla dottrina sociale cristiana e ai valori del Ppe? O sono altri valori in gioco?», ha chiesto l'ex ministro denunciando la discordanza tra dichiarazioni di principio e atti politici. Distonie che costarono parecchio in passato ad altri «transfughi» come Gianfranco Fini.

Ma che cosa avrebbero dovuto dire allora Renzi e Brunetta della legge di Stabilità? In fondo, l'emendamento cosiddetto «salva-Sorgenia» non è proprio un esempio di trasparenza cristallina. Con un colpo di spugna è stato cancellato per le società energetiche che installano impianti a ciclo combinato l'obbligo di corrispondere ai Comuni gli oneri di urbanizzazione e per coloro che hanno avviato un contenzioso si apre la possibilità della transazione. È il caso dell'utility controllata dai figli dell'Ingegner Carlo De Benedetti, editore di Repubblica e sostenitore politico di Renzi. È vero: Sorgenia ha vinto il ricorso al Tar contro il Comune di Turano Lodigiano che pretendeva 22,77 milioni di euro, ma i giudici amministrativi hanno ribadito che quando si costruisce un edificio, gli oneri di urbanizzazione si pagano. Punto e basta. Poi, si può dire che del provvedimento beneficeranno tutte le utility e che Sorgenia ha un piano di investimenti per il territorio in cui opera, ma il sospetto di un favore (tema per il quale i repubblicones sono sempre pronti ad alzare il sopracciglio) offusca anche le miglior intenzioni.

E che dire, sempre per rimanere in tema di Stabilità del divieto di cumulo tra pensioni d'oro e stipendi per i «boiardi» della pubblica amministrazione. È stato fissato un tetto: 302mila euro, la retribuzione del primo presidente della Cassazione, ma la norma non riguarda i contratti in essere. Grazie alla postilla alcuni super-stipendi sono salvi, un sollievo per baroni universitari e magistrati (in carica ed ex) . Non a caso sempre Brunetta ieri ha sottolineato come alla Camera né Alfano né Letta si siano palesati per votare la manovra definendola «senza padri». Ma solo il premier era assente giustificato perché a Bruxelles. Il buon Matteo che inveisce contro le «porcate» avrebbe dovuto ricordarsi quando un emendamento alla legge di Stabilità resuscitò Federconsorzi? La strana maggioranza Pd-Ncd ci ha provato per ben tre volte al Senato. Poi, la norma è ricomparsa in Aula alla Camera. In pratica, si volevano attribuire alla federazione i crediti spettanti ai singoli consorzi agrari «per gli ammassi svolti nell'interesse dello Stato», rivitalizzando il vecchio carrozzone. La mossa non è riuscita, ma sicuramente si tornerà alla carica se Cia, Confagricoltura e Alleanza delle Coop hanno gridato, tanto per stare tranquille, «Non ci provate più!».

2 commenti:

Nessie ha detto...

E non dimenticare anche questa: un povero imprenditore che ha bisogno di quattrini in prestito, non può fare impresa, perché le banche non gli danno un centesimo da inguercirsi un occhio, mentre a questo gli prestano miliardi senza garanzie:

http://www.ilgiornale.it/news/interni/i-debiti-dei-de-benedetti-fanno-tremare-banche-977451.html

Eleonora ha detto...

Eh, lo so Nessie, gli altri piccoli imprenditori non fanno di cognome DeBenedetti.