giovedì 10 ottobre 2024

Il favoloso mondo di chi non vive per strada…




Quanto deve essere bello il mondo visto con gli occhi del Comandante Generale dei Carabinieri... Lontano dal tanfo di strade rabbiose, ormai prossimo al congedo e sicuramente pronto ad assumere nuovi e prestigiosi incarichi, il bonario generale si concede ad un'intervista a tutto campo per il Corriere della Sera.Inutile sperare in un moto di passione, un guizzo carismatico, un flato di coraggio per evidenziare, seppur sommessamente, le gravi difficoltà operative affrontate ogni giorno dai suoi uomini, costretti a subire aggressioni e vilipendi ad opera di un crimine sempre più sfrontato e impunito. No, il mondo visto con gli occhi del Comandante è edulcorato, sereno, quasi fiabesco. E infatti, a suo dire, dovremmo essere ottimisti, poiché «abbiamo un quadro normativo avanzato e una grande sensibilità della magistratura». Non so a quale magistratura si riferisca, visto che la nostra, sondaggi alla mano, ha una credibilità che rasenta lo zero assoluto. Ma, soprattutto, non capisco a quale “sensibilità” faccia cenno, dato che non si contano le assoluzioni, con motivazioni assurdamente acrobatiche, di soggetti imputati di aver aggredito, sputato in faccia e vilipeso i suoi Carabinieri. Arriva addirittura ad affermare che: «da noi non esistono banlieue dove le forze di polizia non possono entrare». 


Non so se sia più grave che non sappia o che faccia finta di non sapere che in realtà in alcuni campi rom le forze di polizia non possono entrare affatto, limitando la loro presenza ad alcuni presidi statici con una volante all’ingresso. Più di una volta la cronaca ha sbeffeggiato le pattuglie di agenti che, in seguito al furto di auto il cui rilevatore satellitare ne segnalava la presenza all’interno di campi rom, non procedevano all’intervento. E quando sono stati costretti ad intervenire l’hanno con le mani alzate prendendo sberle e ingiurie senza reagire. Ma di tutte queste miserie poliziesche nel mondo ovattato del Comandante Generale non c’è traccia. Ed Egli vanta progressi e avamposti conquistati: «a Palermo, allo Zen, siamo riusciti a far accettare la stazione dei Carabinieri. I nostri lì fanno attività sociale». Attività sociale? Cioè? Fanno la spesa alle vecchiette? Portano a spasso il cane a chi è indisposto? Tirano giù i gattini dagli alberi? Che cacchio significa “attività sociale”? Perdonatemi, sto fuori dal giro da un po’ di anni, io ero rimasto ai Carabinieri che facevano attività di Polizia Giudiziaria e di Sicurezza… sta cosa mi scompensa. Ma anche nel mondo fatato del Comandante c’è la questione spinosa delle periferie, anche se Egli sa come affrontarla: «Nelle periferie non basta la risposta securitaria. Servono scuole e decoro urbano». Embè, certo. Peccato che la “risposta securitaria” non basta perché praticamente non c’è.


Gli agenti, demoralizzati dal continuo vanificarsi dei loro sforzi da parte della magistratura (sensibile, per carità), e sapendo che ad ogni loro intervento c’è il rischio di finire sotto processo, sotto procedimento disciplinare e sotto gogna mediatica, fanno quel possono. E quel che possono è niente rispetto ad una delinquenza multietnica dilagante e dominante. Paradossalmente oggi non è più il Maresciallo che offre sicurezza, bensì…Cicalone! E senza un minino di sicurezza il decoro urbano non serve assolutamente a nulla. Ma la ciliegina sulla torta è nel finale dell’intervista, e riguarda la legge sulla cittadinanza. E qui è presto detto: «Gli stranieri nati qui? Italiani! Ci vuole la legge sulla cittadinanza. Quella attuale non è più aderente al cambiamento che c’è stato».  Non ho capito se preferisca lo ius soli o lo ius scholae e, sinceramente, poco mi importa. Noto, però che non ha problemi ad esprimere tranquillamente un’opinione che, in questo momento, più politica non è possibile immaginare, tra l’altro in palese contrasto con l’attuale governo. E lo fa nel mentre ai Carabinieri in servizio, circolari su circolari vietino di esprimersi pubblicamente su tematiche online che qualifichino l’orientamento ideologico. Com’era quella del marchese del Grillo?... Ma politica a parte, confesso di invidiare il Comandante Generale. No, non invidio la posizione economica o di potere, ma il suo modo di vedere, o meglio…di non vedere. Invidio il suo mondo. Vorrei vivere nell’Italia della sua visione. Un paese sicuro, con forze di polizia così efficienti che oltre alla sicurezza offrono anche servizi sociali, con una magistratura equa e finanche sensibile, con periferie sicure e addobbate a festa, con stranieri integratissimi che anelano al tricolore, con campi rom che all’arrivo dei Carabinieri gli fanno festa (e non la festa)… Che bello un mondo del genere. Ma i sogni muoiono all’alba… e a Novembre gli scade pure il mandato.


Salvino Paternò 

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