martedì 22 ottobre 2024

La profilazione del razzismo delle forze dell’ordine

Sì, lo so, il rapporto di questo estraneo organo anti-razzismo e intolleranza del Consiglio d'Europa che oggi se ne esce accusando le Forze dell’Ordine italiane di razzismo, mi dovrebbe fare incazzare di brutto. Ma che vi devo dire? I loro deliri sono così paradossali che invece di suscitarmi rabbia mi generano incontenibile ilarità. Sarà forse la classica reazione di chi ride per non piangere, ma nel leggere l’apodittico enunciato di questo comitato, denominato ECRI, sono rimasto semanticamente disorientato. Affermano infatti gli Ecritini: «In Italia le forze dell'ordine fanno profilazione razziale durante le attività di controllo, sorveglianza e indagine, soprattutto nei confronti della comunità rom e delle persone di origine africana». …“profilazione”? che cacchio significa “profilazione”? Ammetto la mia ignoranza e vado a cercare su google il significato, apprendendo trattarsi di un termine commerciale usato nel marketing per elaborare i dati dei clienti in base ai gusti. Capisco, così, che questi scienziati colpevolizzano le Forze di Polizia di eseguire i controlli su strada sulla base del “profilo” dei soggetti.


Ne consegue che, secondo le loro testoline profilate e profilattiche, se la polizia, per esempio, svolge un servizio anti-borseggio nella metropolitana, non deve tenere sotto controllo le donne rom solitamente dedite a tale crimine. Eh no, sarebbe profilazione! Deve controllare le suore orsoline che stanno tornando in convento, gli operai che la mattina si sono svegliati all'alba per andare a lavorare, le mamme con il passeggino. Se esegue un’operazione contro le baby-gang, non deve controllare i documenti ai giovani di seconda generazione che si raggruppano spavaldamente schiamazzanti in piazza infastidendo i passanti. Eh no, sarebbe profilazione! Deve controllare e perquisire i ragazzi che si stanno facendo un aperitivo, o quelli che passeggiano tranquillamente per il corso. Se svolge un servizio antidroga nel parco di notte, non deve pedinare quel gruppetto di nigeriani che offrono droga ai passanti. Eh no, sarebbe profilazione! Deve pedinare quelli che portano il cane a pisciare... E io già mi immagino, quando sta minchiata prenderà piede, le proteste che verranno mosse agli agenti in servizio da parte dei soggetti infastiditi dai controlli: «Maresciallo, lei mi sta profilando! Io la denuncio!».


Prepariamoci anche alla nuova etichetta che verrà affibbiata allo sbirro, che oltre che razzista e xenofobo ora sarà anche… profilatore. Probabilmente la Cucchi sta già preparando un disegno di legge per aggiungere al reato di tortura anche quello di profilazione molesta. Il Governo ha già alzato gli scudi presentando le sue rimostranze contro quelle che ritiene delle vere e proprie ingiurie. Sono certo che anche le opposizioni non faranno mancare il sostegno alle Forze di Polizia. Forse non proprio oggi. Probabilmente domani… dopodomani… a babbo morto.


Salvino Paterno’

lunedì 21 ottobre 2024

Magistratura democratica

Eh no, come sostengono i pretoriani della magistratura, colti da lancinanti bruciori anali: l’email del giudice Patarnello va letta e analizzata nella sua interezza. E mica si può fare un taglia e cuci! Altrimenti, come dice il presidente dell’associazione nazionale magistrati, si suscitano “maliziose interpretazioni”. E poiché non vogliamo essere maliziosi, vediamola sta "interezza"... La missiva inizia con il ritratto della Meloni che, secondo il giudice: «non ha inchieste giudiziarie a suo carico e, quindi, non si muove per interessi personali ma per visioni politiche. E questo la rende molto più forte e anche molto più pericolosa». E qui c’è da porsi una domanda logica e non maliziosa: Per quale motivo secondo l'alto magistrato, un capo di governo, a suo stesso dire onesto, al di sopra di ogni sospetto e con degli ideali politici, dovrebbe essere pericoloso? Anzi, in quanto scevro da inchieste giudiziarie, “più pericoloso”? Dovrebbe essere il contrario. Pericoloso lo è un corrotto, un disonesto, un ignavo voltagabbana, un meschino egoista, egocentrico, arrivista e senza valori.  Qual è la logica tortuosa e contorsionista del ragionamento del giudice?


E’ malizioso pensare che la forza e la pericolosità paventata dal magistrato consiste proprio nella rettitudine e, conseguentemente, nell’inattaccabilità del premier? Perché, se così fosse, presupporrebbe una subdola voglia ricattatoria, realizzabile con l’apertura di una o più inchieste giudiziarie. E questo sarebbe gravissimo. Significherebbe ammettere che la magistratura fa una vera e propria opposizione politica. Ma non dobbiamo essere maliziosi, anche perché il buon Patarnello lo smentisce apertamente: «Non dobbiamo fare opposizione politica ma dobbiamo difendere la giurisdizione. Senza timidezze». Oh! Nessuna lotta politica! Mi pare chiaro! Certo, detto da un rappresentante di una corrente sinistra della magistratura che si dichiara orgogliosamente politica, fa un po’ ridere, ma meglio tardi che mai. Ora basta solo renderlo chiaro a tutti gli altri magistrati e dovremmo stare apposto.Dovremmo dirlo alla Apostolico, per esempio, che se ne va saltellando alle manifestazioni anti governative insieme ai centri sociali, urlando contro le forze dell’ordine, e poi sentenzia avverso le stesse leggi per le quali protesta. Al giudice Degni, della Corte dei Conti, che, senza remora alcuna, si definisce un “economista di sinistra” e auspica il default per il nostro Paese solo per avere la soddisfazione di vedere i membri del governo “schiumare di rabbia”.


E in ultimo alla Silvia Albano, la giudice che ha riportato i migranti dall'Albania, e che è proprio il presidente di magistratura democratica, colei che raccoglie fondi per le ONG, comprese quelle rinviate a giudizio per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, e che dichiara tranquillamente che: “il giudice le sue idee e le sue convinzioni le mette nelle interpretazioni della legge”. Che ce vò? Convinciamoli tutti che finora hanno fatto delle minchiate e torniamo alla normalità… o no? Ma al netto di paradossi, stramberie e bizzarrie varie, qual è il cuore della missiva? Perché Patarnello scrive questa email? Ecco il passaggio fondamentale: «L’esecutivo intende riscrivere l'intera giurisdizione. A questo dobbiamo assolutamente porre rimedio. Possiamo e dobbiamo farlo». Ecco qua il vero pericolo che si profila all’orizzonte! L’apocalisse in arrivo! L’Armageddon che incombe! La riforma della giustizia. 


Una riforma che potrebbe limitare lo strapotere della magistratura, rendendola più imparziale con la separazione delle carriere, più giusta con la responsabilità civile per i magistrati che sbagliano, più indipendente dalla politica con la riforma del CSM. Tutte questioni che fanno tremare le vene ai polsi delle toghe siano esse rosse, gialle o arcobaleno. Sì, i diritti umani, i paesi sicuri tutto quello che vi pare… ma il vero motivo per cui il governo è pericoloso e va fermato è questo. E qui Patarnello lancia un chiaro appello per contrastare il pericolo, per cercare strategie atte a sventarlo. E come? Facendo gli scongiuri? Cercando una fattucchiera per fare il malocchio? O, forse, utilizzando il loro potere giudiziario? Si può essere d’accordo o meno sulla riforma della giustizia, ma la divisione dei poteri è la base di un sistema democratico. Questo governo è stato legittimamente eletto per attuarla (semmai ci riuscirà) tramite il potere legislativo ed esecutivo che detiene. Chiamare a raccolta il potere giudiziario per tentare di bloccare l’azione di un governo che sta democraticamente svolgendo i suoi compiti, fa intravedere una vera e propria azione eversiva.


Fossi in Patarnello più che convocare adunate, mi concentrerei invece su una sola sua frase, tanto dirompente quanto veritiera: «La magistratura è isolata nella società». Mi fa piacere che si renda conto del terrificante calo di fiducia che i cittadini nutrono oggi nei loro confronti. Ed è un aspetto questo sul quale dovrebbero ragionare. E’ proprio qui che andrebbe “posto rimedio”. Ignorarlo è sconsiderato e deleterio per tutti. Soprattutto per coloro che sentenziano… in nome del popolo italiano


Salvino Paterno’ 

domenica 20 ottobre 2024

L’Albania, immigrazione e respingimenti. I crimini della UE

Vorrei avvisare tutti quegli imbecilli, ebbri di citrulla felicità, convinti che oggi l'eroica magistratura italiana ha condannato il "modello Albania", che non hanno capito una ceppa! In quella sentenza non c'entra niente la deportazione, i lager, Guantanámo, i soldi sprecati e tutto il cucuzzaro di stronzate blaterate in questi giorni. La situazione è ben peggiore e se in quei cervellini oggi festeggianti ci fosse un minimo di raziocinio dovrebbero anche loro preoccuparsi. L’Albania non c’entra nulla. Forse non vi è chiaro che la sezione immigrazione del tribunale di Roma, che non ha convalidato il trattenimento dei migranti all’interno del centro di permanenza per il rimpatrio in Albania, avrebbe fatto la stessa cosa anche se quei migranti fossero stati trattenuti in qualsiasi centro di permanenza in Italia.


E’ ovvio che la prima reazione è quella di scagliarsi tanto furiosamente, quanto inutilmente contro lo strapotere eversivo della nostra magistratura palesemente politicizzata. Ma ritengo che stavolta le toghe purpuree abbiano avuto gioco facile e la strada spianata dalla corte di giustizia europea. Il provvedimento giudiziario, infatti, non colpisce il trasferimento e la permanenza dei migranti in Albania, bensì il respingimento della loro richiesta d’asilo e la conseguente espulsione nei loro paesi d’origine. Paesi che, a dire dei magistrati italici, “non sono paesi sicuri”, malgrado compaiano come “sicuri” in una lista stilata dal Governo.


Detta così, parrebbe un’invasione di campo del potere giudiziario sul potere esecutivo e legislativo. Una delle tante irruzioni destabilizzanti alle quali la magistratura ci ha tristemente abituato.  Se il Governo ha legiferato che quei paesi sono sicuri, ci chiediamo ingenuamente, con che diritto i magistrati non applicano le disposizioni? Ma purtroppo non è così. Non lo è del tutto. La lista dei paesi “sicuri”, formulata con decreto interministeriale, in cui compare anche l’Egitto e il Bangladesh (ove i migranti in questione erano stati espulsi), era stata regolarmente compilata prima del fatidico 4 ottobre scorso. In quella maledetta data, però, ha fatto irruzione la pronuncia della corte di giustizia europea che all’improvviso ha cambiato le carte in tavola.  Se prima si consideravano “sicuri” quei paesi che erano tali, anche se avevano alcune porzioni di territorio che registravano condizioni inumane e degradanti (nelle cui aree ovviamente i migranti non potevano essere rimpatriati), ora, secondo la corte europea, i criteri per designare un paese di origine sicuro devono essere tali in tutto il suo territorio. Per cui, anche se un paese ha un piccolo settore di territorio non sicuro, è insicuro in tutta la sua essenza. E come tale l’immigrato non vi può essere rimpatriato.


Ne consegue che la lista del Governo non ha più validità. Figurarsi l’incontenibile gioia per i giudici “democratici” a cui non è parso vero avere un solidissimo appiglio giuridico per disporre l’immediata liberazione. Ma quel che è peggio sono le disastrose conseguenze future di tale pronuncia europea. Dato che tutti i migranti che approdano nelle nostre coste provengono da paesi oggi dichiarati non più sicuri, nessuno di loro potrà essere più trattenuto e tantomeno rimpatriato. Nessuna politica di difesa dei confini sarà possibile. Nessun respingimento ipotizzabile. Superflui gli accertamenti sui requisiti per i diritti d’asilo.Inimmaginabili i flussi regolamentati. Inutili gli accordi bilaterali con i paesi di origine o qualsivoglia soluzione creativa. Tutti dovranno essere accolti indiscriminatamente. Il sogno apocalittico della sostituzione etnica che finalmente si realizza. Nell’avvenire caotico che ci si prospetta, possiamo nutrire una sola speranza: quella di essere alla fine esclusi tra i porti di accoglienza in quanto dalla catastrofe che ne deriverà saremo catalogati anche noi tra i paesi… non sicuri. 


Salvino Paterno’

La questione Albania

Riassumo il discorso "Albania" che nulla ha a che fare con l'Albania. Se l'UE stabilisce che nessun Paese africano sia sicuro (di fatto l'Egitto è uno di quelli con la situazione politica più stabile oltre ad essere meta turistica fra le principali al Mondo) e che oltre metà dei paesi del Medioriente e dell'Asia non siano sicuri (come se io mettessi bocca sulla disposizione dei mobili di casa vostra), sostanzialmente sta dicendo che centinaia di milioni di persone sono legittimate a venire e restare in Italia che, in tutta risposta, non potrà attuare i respingimenti. Questa situazione va bene alla magistratura da sempre in linea con le politiche progressiste di "sinistra", va bene all'opposizione che dell'immigrazione ha fatto un pilastro ideologico ed economico (vedasi il caso Soumahoro), va bene a gran parte della stampa servile e, soprattutto (lo sottolineo), va bene a milioni di italiani che sono in minoranza ma pur sempre milioni. Tutti questi soggetti, tolta la quota degli analfabeti (una buona fetta), sono nemici del Paese perché permettere l'invasione quotidiana del terzo mondo, senza regole, senza una selezione (e qui ricordo la presenza di tanta brava gente che accoglieremmo volentieri e senza fiatare, se ci limitassimo a trattenere queste persone) è, in buona sostanza, un favoreggiamento alla criminalità. Dunque il problema è la magistratura? Certamente, ma non solo. I problemi sono diversi: ad esempio c'è la mancanza di coraggio di Giorgia Meloni che, nel suo certamente complicato ruolo di mediazione, dovrebbe imporre un sovranismo che mai le è appartenuto ad una Europa che si è da tempo disintegrata ma che continua a dettare legge, come un vecchio Re aggrappato al suo trono mentre il regno brucia. Questo è.


Giovy Novaro

giovedì 17 ottobre 2024

Il dizionario gender dell’Oms

[Premessa necessaria] L’organizzazione mondiale della sanità e un’agenzia dell’Onu, gli stati membri contribuiscono al suo finanziamento per il 20%, il resto è frutto di “contributi volontari” destinati a programmi specifici decisi dal donatore, i quali decidono anche come e in quali paesi devono essere attuati. Stando così le cose questo organismo è, nei fatti, una struttura privata. Basti sapere che la fondazione “filantropica” di Bill Gates è il maggior contribuente. L’Oms non è quindi, come molti invece sono portati a credere, un organismo al di sopra delle parti, esso agisce secondo logiche privatistiche, le stesse che sono riuscite a imporre la salvifica soluzione di siero sperimentale dopo aver impedito sia ricerca che terapie di cura. Nel 2011 l’Oms pubblicava il primo manuale di “Integrazione di genere per i manager sanitari”, una guida “user friendly” (facile da usare) per «aumentare la consapevolezza e a sviluppare competenze di genere sull’analisi di genere e sulla pianificazione gender responsive nelle attività del settore sanitario». Si noti l’uso del solito disturbante linguaggio, tipico degli ambienti globalisti (che ahimè! imperversa nella scuola). Bisogna sapere che il gruppo incaricato dall’Oms per scrivere le linee guida per i transgender è composto da 21 membri, buona parte dei quali attivisti transgender. Difficile quindi pensare che vi sia una certa “obiettività” sul tema. Molti di questi sono membri e dirigenti della “WPATH” (l’organizzazione che promuove approcci medici affermativi – si è quel che si crede di essere – di genere), tra i quali è ampiamente diffusa l’idea che l’identità transgender abbia addirittura una base biologica immutabile e che gli interventi di “affermazione di genere” (bloccanti ormonali, amputazione del seno, taglio dei genitali…) siano sempre sicuri ed efficaci. 


Provate a domandarlo ai cosiddetti detransizionisti (quelli che disperatamente provano a tornare indietro), molti dei quali hanno assunto l’impegno morale e civile di raccontare il calvario che hanno subìto quando troppo giovani si sono lasciati condizionare dalla macchina propagandistica della “transizione di genere”. Provate a domandarlo alla ventiduenne americana Luka Hein, che a soli 13 anni subì il fascino della narrazione transgender e grazie alla forte pressione di medici e psicologi compiacenti a soli 16 anni fu sottoposta al taglio dei seni (mastectomia) e poi a un’intensa terapia ormonale a base di testosterone tanto che oggi, a 22 anni, teme di non poter più avere figli. Oggi Luka va in giro per il mondo (in questo periodo è in Italia, fino al 27 ottobre) non solo per parlare del suo profondo dolore e della sua esperienza ma principalmente per dire che «nessuno nasce nel corpo sbagliato». Nel manuale di “Integrazione di genere per i manager sanitari” c’è scritto che si ritengono dannosissime e discriminatorie le “terapie di conversione”, quelle cioè mirate a recuperare un equilibrio interiore che allontani dai percorsi di transizione di genere. Dannosissime e discriminatorie sicuramente per quel mondo che lucra da questo schifoso commercio giocato sui minori. 


Poteva mancare in questo manuale l’attacco alla “eteronormativita’”, ossia alla «presunzione che ognuno sia o debba essere eterosessuale, che l’eterosessualità sia la norma e che la società debba essere organizzata attorno ai bisogni delle persone eterosessuali»? L’Oms vuole ottenere finanziamenti pubblici tesi a sostenere percorsi di “affermazione di genere” al fine di assecondare il “desiderio dei pazienti” che dichiarano di appartenere al sesso opposto, affermazione di genere che comporta il ricorso a bloccanti della crescita sessuale e spesso a interventi chirurgici di modificazione del corpo (mastectomia, taglio dei genitali, costruzione di organi sessuali). Gli Usa hanno il pacchetto finanziario di maggioranza dell’Oms, per il tramite sia dello Stato che dei grandi interessi privati, non deve quindi meravigliare che il centro propulsore di simili pratiche criminali sia concentrato lì, ed è da lì che si irradia ovunque trovi terreno fertile ad accettare l’idea che l’essere umano possa (e debba) essere costruito in laboratorio. Non è un caso, si sappia che l’eugenetica è nata negli Usa nell’‘800. Gli ambienti “progressisti” sono i migliori diffusori di queste logiche (e pratiche) anti-umane, si riconoscono subito per il linguaggio usato, infarcito di richiami alla non discriminazione e all’inclusione. Ambienti nei quali sembra del tutto naturale parlare di “affermazione di genere” e di “assegnazione di genere”, come se fossimo noi a stabilire se si nasce femmine o maschi.


17 ottobre 2024 


Antonio Catalano

giovedì 10 ottobre 2024

Il favoloso mondo di chi non vive per strada…




Quanto deve essere bello il mondo visto con gli occhi del Comandante Generale dei Carabinieri... Lontano dal tanfo di strade rabbiose, ormai prossimo al congedo e sicuramente pronto ad assumere nuovi e prestigiosi incarichi, il bonario generale si concede ad un'intervista a tutto campo per il Corriere della Sera.Inutile sperare in un moto di passione, un guizzo carismatico, un flato di coraggio per evidenziare, seppur sommessamente, le gravi difficoltà operative affrontate ogni giorno dai suoi uomini, costretti a subire aggressioni e vilipendi ad opera di un crimine sempre più sfrontato e impunito. No, il mondo visto con gli occhi del Comandante è edulcorato, sereno, quasi fiabesco. E infatti, a suo dire, dovremmo essere ottimisti, poiché «abbiamo un quadro normativo avanzato e una grande sensibilità della magistratura». Non so a quale magistratura si riferisca, visto che la nostra, sondaggi alla mano, ha una credibilità che rasenta lo zero assoluto. Ma, soprattutto, non capisco a quale “sensibilità” faccia cenno, dato che non si contano le assoluzioni, con motivazioni assurdamente acrobatiche, di soggetti imputati di aver aggredito, sputato in faccia e vilipeso i suoi Carabinieri. Arriva addirittura ad affermare che: «da noi non esistono banlieue dove le forze di polizia non possono entrare». 


Non so se sia più grave che non sappia o che faccia finta di non sapere che in realtà in alcuni campi rom le forze di polizia non possono entrare affatto, limitando la loro presenza ad alcuni presidi statici con una volante all’ingresso. Più di una volta la cronaca ha sbeffeggiato le pattuglie di agenti che, in seguito al furto di auto il cui rilevatore satellitare ne segnalava la presenza all’interno di campi rom, non procedevano all’intervento. E quando sono stati costretti ad intervenire l’hanno con le mani alzate prendendo sberle e ingiurie senza reagire. Ma di tutte queste miserie poliziesche nel mondo ovattato del Comandante Generale non c’è traccia. Ed Egli vanta progressi e avamposti conquistati: «a Palermo, allo Zen, siamo riusciti a far accettare la stazione dei Carabinieri. I nostri lì fanno attività sociale». Attività sociale? Cioè? Fanno la spesa alle vecchiette? Portano a spasso il cane a chi è indisposto? Tirano giù i gattini dagli alberi? Che cacchio significa “attività sociale”? Perdonatemi, sto fuori dal giro da un po’ di anni, io ero rimasto ai Carabinieri che facevano attività di Polizia Giudiziaria e di Sicurezza… sta cosa mi scompensa. Ma anche nel mondo fatato del Comandante c’è la questione spinosa delle periferie, anche se Egli sa come affrontarla: «Nelle periferie non basta la risposta securitaria. Servono scuole e decoro urbano». Embè, certo. Peccato che la “risposta securitaria” non basta perché praticamente non c’è.


Gli agenti, demoralizzati dal continuo vanificarsi dei loro sforzi da parte della magistratura (sensibile, per carità), e sapendo che ad ogni loro intervento c’è il rischio di finire sotto processo, sotto procedimento disciplinare e sotto gogna mediatica, fanno quel possono. E quel che possono è niente rispetto ad una delinquenza multietnica dilagante e dominante. Paradossalmente oggi non è più il Maresciallo che offre sicurezza, bensì…Cicalone! E senza un minino di sicurezza il decoro urbano non serve assolutamente a nulla. Ma la ciliegina sulla torta è nel finale dell’intervista, e riguarda la legge sulla cittadinanza. E qui è presto detto: «Gli stranieri nati qui? Italiani! Ci vuole la legge sulla cittadinanza. Quella attuale non è più aderente al cambiamento che c’è stato».  Non ho capito se preferisca lo ius soli o lo ius scholae e, sinceramente, poco mi importa. Noto, però che non ha problemi ad esprimere tranquillamente un’opinione che, in questo momento, più politica non è possibile immaginare, tra l’altro in palese contrasto con l’attuale governo. E lo fa nel mentre ai Carabinieri in servizio, circolari su circolari vietino di esprimersi pubblicamente su tematiche online che qualifichino l’orientamento ideologico. Com’era quella del marchese del Grillo?... Ma politica a parte, confesso di invidiare il Comandante Generale. No, non invidio la posizione economica o di potere, ma il suo modo di vedere, o meglio…di non vedere. Invidio il suo mondo. Vorrei vivere nell’Italia della sua visione. Un paese sicuro, con forze di polizia così efficienti che oltre alla sicurezza offrono anche servizi sociali, con una magistratura equa e finanche sensibile, con periferie sicure e addobbate a festa, con stranieri integratissimi che anelano al tricolore, con campi rom che all’arrivo dei Carabinieri gli fanno festa (e non la festa)… Che bello un mondo del genere. Ma i sogni muoiono all’alba… e a Novembre gli scade pure il mandato.


Salvino Paternò