giovedì 10 dicembre 2020

I criminali del mes

CHI HA VOTATO LA RIFORMA DEL MES HA VOTATO CONTRO L'ITALIA


La pandemia sembrava aver cambiato i paradigmi dell’Unione europea. Con il lockdown, e quindi con le chiusure generalizzate, la Bce ha iniziato a comprare i titoli del debito pubblico sul mercato secondario (praticamente senza limiti), mentre la Commissione europea ha sospeso il Patto di Stabilità per il 2020 e il 2021, forse anche per il 2022. Spesa a deficit altissima e spread ai minimi storici: i vecchi dogmi rigoristici che vedevano nel deficit la causa dell’instabilità finanziaria sono stati severamente smentiti. I “sovranisti” avevano ragione. Sembrava l’alba di una nuova Europa, ma l’illusione è durata pochi mesi. Si poteva pensare finalmente ad una modifica dei trattati europei, superando definitivamente gli anacronistici vincoli di bilancio, e invece si è preferito intervenire con la vecchia logica dei meccanismi estranei ai trattati della Ue. Il Mes, nato come trattato intergovernativo nel 2012, viene ora riproposto come nuovo trattato intergovernativo – estraneo al diritto originario della Ue - con modifiche che rafforzano l’antica logica del rigore finanziario, una logica superata dalla scienza economica e dai fatti. Ma imperterriti, burocrazia europea e governi nazionali, continuano ad insistere con gli errori del passato. 


In breve. 


Il Mes del 2012, attualmente in vigore, prevede una linea di credito per gli Stati che non riescono a piazzare i propri titoli di stato sul mercato primario per via della loro instabilità finanziaria, ovvero vi riescono ma con tassi di interessi troppo alti per la sostenibilità del debito. Società di diritto pubblico sotto giurisdizione lussemburghese, il Mes interviene nell’acquisto dei titoli del debito pubblico dello Stato in difficoltà che ne facesse richiesta, in cambio di riforme strutturali (riduzione sistematica del debito pubblico e tagli continui alla spesa corrente) concordate in un “memorandum” politico sottoscritto dall’organismo e dallo Stato richiedente. La riforma non supera questo sistema, lo rafforza: da un lato interviene una sorta di ombrello contro gli attacchi speculativi, dall’altro lo Stato che si trovasse in difficoltà sui mercati potrà ricorrere al Mes solo a determinate condizionalità molto più pesanti di quelle del Mes originario, attuando cioè una ristrutturazione del debito pubblico e del deficit prima di poter accedere alla linea di credito e non durante. Insomma, una cura da cavallo non a seguito dell’intervento del Mes ma addirittura prima. 


Un ritorno all’Europa del rigore, quando invece sarebbe stato molto più logico intervenire sullo statuto della Bce – che è un protocollo allegato ai trattati istitutivi dell’Unione – e rendere la Banca centrale europea prestatrice illimitata di ultima istanza, come di fatto sta facendo da fine marzo in avanti ma solo fino al termine dell’emergenza. Con un intervento di questo tipo il Mes, quello vigente e quello nuovo, non servirebbe a nulla. La riforma del Meccanismo europeo di stabilità manda dunque in soffitta ogni buona intenzione di cambiare l’Europa. Eppure tutti gli shock più importanti della storia hanno sempre prodotto dei miglioramenti per i popoli: Roma istituì i tribuni della plebe dopo le rivolte contro la classe patrizia, la Francia di fine Settecento condivise i poteri dei re coi parlamenti borghesi dopo la rivoluzione francese, gli Stati dell’Europa occidentale partorirono le Costituzioni democratiche dopo le due guerre mondiali del secolo scorso. L’attuale pandemia avrebbe dovuto dar vita ad una Unione diversa, democratica e dei popoli, e invece si ripresenta col vecchio copione del rigore a tutti i costi. 


Un’occasione persa.


Se l’Italia avesse mantenuto la sua posizione contraria alla riforma del Mes, così com’era stato (seppur timidamente) col primo governo Conte, forse oggi la Ue si sarebbe vista costretta a virare verso una modifica dei trattati in un’ottica più democratica, e invece il secondo governo Conte – addirittura con l’assenso del M5S – resuscita la Ue che strozza i popoli in nome della stabilità di bilancio. Chi ieri ha votato la risoluzione parlamentare di maggioranza che dà il via libera dell’Italia alla riforma del Mes, non ha votato per l’Europa, ma contro l’Europa. Ha votato per tenere in piedi un governo che è la rovina del Bel Paese e che tra uno o due anni ci porterà la vecchia Troika in casa, ma più forte e più invasiva di prima. Nel 2011-2012 bastò Monti, dopo dieci anni saremo commissariati dallo straniero. Che fine ingloriosa. Non per mano di Monti e del Pd, ma del Pd e del M5S.


Paolo Becchi e Giuseppe Palma

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