giovedì 14 luglio 2016

E mò, come la mettiamo?

Dopo la condanna di razzismo ad un intero territorio (devastato in tutti i sensi dal dominio indisturbato del pd) e ad una intera popolazione che allo straniero ha regalato praticamente tutto, dopo la passerella di politici traditori(fonzarelli compreso), dopo le manifestazioni e il lutto cittadino (imposto), dopo il prete imprenditore e politico che voleva cancellare la scienza (dell'autopsia) imponendo il suo volere, dopo il regalo di alfano alla vedovella allegra dello status di rifugiata e dopo l'idea del grigio mattarella di regalarle anche una pensioncina, adesso che si comincia a conoscere la verità, che famo? La rimandiamo a casa con le accuse di calunnia e falsa testimonianza? O dobbiamo tenercela e lasciare Mancini in carcere perchè il gip (mondialista pure lui) ha deciso che "quel razzista violento" potrebbe reiterare il reato? I serial killer reiterano il reato, non uno come Mancini che s'è trovato dentro ad una cosa più grande di lui.

I testimoni la smentiscono, così Chiniery fa marcia indietro sulla morte del marito a Fermo: “Non parlo bene italiano”. Rischia incriminazione per calunnia. La notizia è questa: la vedova di Emmanuel Chidi Nnamdi, Chiniary, ha fatto marcia indietro. Quello che ha raccontato nei giorni successivi alla morte di suo marito era sostanzialmente falso. O almeno nella parte più importante: quella che descrive chi ha fatto iniziato la rissa a Fermo. I verbali dei 6 testimoni che confermano la versione di Amedeo Mancini, l’ultrà arrestato per omicidio preterintenzionale, hanno messo all’algolo Chiniary. E così davanti ai magistrati ha dovuto correggere le sue dichiarazioni. I pm, infatti, hanno voluto ascoltarla di nuovo martedì. Il motivo? Le testimonianze a favore di Mancini sono ritenute “attendibili” e concordano nel dire che ad aggredire per primo è stato proprio Emmanuel. Come scrive oggi Libero, la vedova si è giustificata così: “Ho problemi con la lingua italiana e quando ho dato le due precedenti versioni ero sotto choc”.
 
La morte del nigeriano a Fermo: la ricostruzione

Bene. Partiamo da qui per ricostruire tutta la vicenda, giudiziaria e mediatica. I due dati certi sono la morte di Emmanuel e l’offesa che Mancini ha rivolto alla moglie del nigeriano: “Scimmia africana”. Nella prima versione la vedova sosteneva che a far scattare la rissa fosse stato lo stesso ultrà, che dopo averla insulta avrebbe attaccato il marito picchiandolo, afferrando lei per il collo e scagliando un cartello stradale contro il marito. “Emmanuel – ha sempre spiegato Chiniary – si liberava dalla stretta, si allontanava e nel frattempo l’uomo bianco afferrava un segnale stradale…e con tale arnese colpiva mio marito all’altezza della testa lato posteriore al contempo gli dava calci alle gambe. Quindi Emmanuel è caduto all’indietro”.
 
I sei testimoni contro la vedova

Ma a contraddirla ci sono ben 6 testimoni, che non si conoscono tra loro, che hanno assistito alla scena e che avvalano la versione di Mancini. Il quale ha sempre sostenuto di essere stato aggredito: “Ho visto gli immigrati armeggiare intorno alla macchina – ha detto l’ultrà – e ho usato quell’espressione offensiva”. Due testimoni hanno visto la rissa dall’inizio e hanno messo a verbale che, dopo l’insulto, hanno visto “Emmanuel afferrare il cartello stradale con base circolare di ferro e lo scaraventarlo contro Mancini colpendolo e facendolo cadere a terra”. Altre due testimoni, due operatrici umanitarie, hanno fatto sapere che mentre Mancini era a terra “l’uomo di colore cercava di colpirlo con i piedi mentre la donna tentava di attingerlo (colpirlo, Ndr) brandendo una scarpa in mano”.

A quel punto, raccontano i teste, l’amico di Mancini ha cercato di riportare tutto alla calma, ma è stato aggredito dalla moglie di Emmanuel con una scarpa. Una delle testimoni chiama la polizia, mentre altri tre immigrati circondano Mancini. “Ho visto l’uomo di colore che indirizzava all’altro calci e manate in faccia e la donna lo aiutava con la scarpa – dicono i testimoni nelle loro deposizioni incrociate – Poi ho visto l’uomo dalla carnagione bianca colpire con un pugno l’uomo di colore che cadeva a terra”.

Il nigeriano batte la testa e, come ha attestao l’autopsia, è proprio il colpo sul marciapiede che lo porta alla drammatica morte. All’arrivo dei vigili, però, Emmanuel è ancora in piedi, urla nella sua lingua, mentre Mancini spiega alle forze dell’ordine di essere stato aggredito e Chiniary di essere stata apostrofata come “scimmia”.

3 commenti:

Massimo ha detto...

Gli antirazzisti hanno una tal faccia di bronzo che sono già passati ad una nuova storia per loro più gratificante. Sarebbe il caso che il povero Mancini venga rimesso in libertà ...

Nessie ha detto...

Brava, ci voleva questa storiaccia a farti scrivere in proprio e a non fare più la rilanciatrice di post altrui. :-)

Eleonora ha detto...

Ahahah, Nessie, io amo più rilanciare gli altrui post perchè non so scrivere di mio.

Massimo, non credo che lo rilasceranno presto. Intanto, nessuno ha avanzato l'idea di chiedere scusa alla popolazione fermana. Ma un avvocato dice che proverà a fare una class action contro il prete. Se porterà avanti la cosa, visto che ora è di moda costituirsi parte civile, lo farò anche io.