venerdì 24 agosto 2018

Lo stato contro Salvini


Per la prima volta nella storia, quantomeno dall’Unità d’Italia in poi, abbiamo un governo privo non solo del sostegno di giornaloni e Tv, ma addirittura con gli apparati e gli ingranaggi dello Stato intrisi di uomini che remano contro. È il caso, ma non è il solo, della nave Diciotti della Guardia costiera. Già, la Diciotti, sempre lei. Sarà un caso? Crediamo proprio di no. Sono cinque giorni ormai che girovaga al largo delle coste di Lampedusa con ben 177 migranti a bordo (tutti uomini e solo 11 donne). La nave chiede di poter sbarcare in Italia, ma il governo le ha risposto di no, chiedendo – sia per bocca del ministro dell’Interno che per quella del ministro degli Esteri – l’intervento dell’Unione europea per una redistribuzione pro-quota delle persone a bordo, esattamente come accaduto in un caso analogo qualche settimana fa.

CATENA DI COMANDO

Se l’Ue non interviene, Matteo Salvini ha già detto che il governo manderà la nave in Libia, con i migranti a bordo. Intanto Antonello Ciavarelli, delegato Cocer della Guardia costiera, prova a difendere l’operato della Diciotti sulla base del «diritto del mare», cioè quell’insieme di regole che impongono a ogni imbarcazione di salvare la gente in mare. Vero, ma qui non si tratta più di salvare naufraghi, siamo di fronte ad un business miliardario sulla pelle della povera gente, una vera e propria tratta di esseri umani che arricchisce falsi filantropi alla Soros e parecchie cooperative e organizzazioni di casa nostra. Quindi la Diciotti dovrebbe fare meno di testa sua e osservare di più le direttive impartite dal governo. La nave Diciotti è un’imbarcazione della Guardia costiera, quindi della Marina militare italiana. E i militari devono obbedire agli ordini del ministero, cioè del governo. Diversamente, si verificherebbe un’insubordinazione militare e gerarchica, punita secondo le leggi militari in tempo di pace (giurisdizione speciale). Chiarito questo presupposto, i 177 migranti si trovano a bordo di una nave della Guardia costiera e sono giuridicamente già in territorio italiano. Se nei prossimi giorni l’Ue non dovesse intervenire, il governo italiano dovrà comunque agire. Ed è quello che nel frattempo ha deciso di fare, visto che la nave attraccherà a Catania. Ma sia l’ultima volta! Il governo dovrebbe riunire con urgenza il Consiglio dei ministri e varare un decreto legge, quindi con effetti immediati, che preveda il divieto per qualsiasi imbarcazione con a bordo migranti di sbarcare sulle coste italiane senza l’autorizzazione del governo. In caso contrario, se si tratterà di navi della Marina (e della Guardia costiera) si dovrà procedere nei confronti dei responsabili per insubordinazione con relativo giudizio davanti agli organi della giustizia militare. Se, invece, si tratterà di Ong o di navi mercantili, si dovrà procedere col sequestro preventivo dell’imbarcazione con un inasprimento delle misure accessorie, prevedendo la confisca. Passerà a tutti la voglia di fare i fenomeni e i buonisti col culo degli italiani. Nessun militare rischierà il licenziamento e processo, così come nessun armatore correrà il rischio di vedersi prima sequestrate e poi confiscate le proprie navi con grosse perdite economiche. In questo modo verrebbe risolto una volta per tutte il problema degli sbarchi. Rimarrebbe comunque un problema serio: nello Stato ci sono uomini che remano contro lo Stato stesso.

GLI INFILTRATI

Negli ultimi 24 anni hanno governato il Paese centrodestra e centrosinistra. Se Berlusconi sul punto era thatcheriano (un nuovo assunto nella pubblica amministrazione ogni cinque che vanno in pensione), i post-comunisti hanno seguito scrupolosamente gli insegnamenti sovietici: occupare lo Stato attraverso i suoi uffici. E così è successo. Il Pd ha nella macchina amministrativa statale parecchi dei suoi uomini ai posti di comando e molti sono persino finiti nel sottogoverno, nel Csm, etc. Tutto questo è stato sinora sottovalutato dal nuovo governo.

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