mercoledì 20 dicembre 2017

Lo schifo PD

Mentre stamattina c'è stato il taglio del nastro dell'azienda di Diego Della Valle ad Arquata del tronto, (con tanto di video in diretta e applausi a scena aperta) il presidente del consiglio con le forbici in mano, ripeteva che le zone terremotate stanno ripartendo. Tempo 3 anni al massimo (finiti gli sconti fiscali per i neo assunti) e l'azienda, chiuderà. Arquata e non solo, si è spopolata...


Non saranno incidenti nelle centrali nucleari, come ironizza il governatore delle Marche, Luca Ceriscioli, ma uccidono ugualmente. Perché feriscono a morte la dignità delle persone già provate da una sequenza sismica devastante, dalle macerie ancora sotto i loro occhi, dalla perdita della casa, degli affetti, dei parenti e degli amici. Perché le Sae, le soluzioni abitative d’emergenza, che cadono a pezzi questo vogliono dire: che lo Stato non è stato in grado di assicurare, nemmeno dopo più di un anno, una sistemazione decente in cui provare a ricostruire l’esistenza. Ed è impossibile farlo a Borgo d’Arquata. Al punto che c’è chi, esasperato da una situazione intollerabile, si dice pronto a riconsegnare le chiavi e ad andarsene. Dopo più di due mesi di malfunzionamenti. «Prima la caldaia, poi mancava la corrente. Le tubature gelavano, la mattina non avevamo l’acqua, hanno dovuto rifare i tubi mettendoci una protezione. E ancora, i boiler sono montati all’esterno, non è la posizione più adatta considerando che la notte il termometro scende fino a otto gradi sotto lo zero. E infine, l’acqua che entrava dal tetto dove hanno messo la carta catramata che però col freddo si stacca». Questo è il drammatico racconto di Luigia D’Annibale, residente nell’area di Borgo d’Arquata raccolto da “Il Resto del Carlino” (articolo completo qui: http://www.ilrestodelcarlino.it/…/casette-terremotati-1.361…). Un lungo elenco di problemi che certifica come «queste casette, fatte senza nessun rispetto per chi doveva andarci a vivere», mostrano tutte le loro pesantissime lacune. «La notte tra domenica e lunedì - prosegue la denuncia - ho sentito un rumore di acqua. Pensavo che fosse pioggia. Mi sono poi resa conto che invece usciva a fiotti dalla cassetta dello scarico. Così ho sistemato come meglio potevo, poi la mattina ho chiamato un idraulico e ho pagato di tasca mia un intervento da 100 euro». Il tutto in soli due mesi. Due mesi da incubo, causati evidentemente da lavori fatti male, che metterebbero a dura prova chiunque. «Se continua così dobbiamo andarcene, siamo costretti. Si cerca di superare ogni cosa, - ammette Luigia - e si prova ad andare avanti, nonostante tutto. Ma adesso, non abbiamo la forza di sopportare anche questo». Perché questo è il problema: precarietà che si somma a precarietà, sofferenza che si somma a sofferenza. Proiettili di inefficienza sparati dalle istituzioni al cuore della dignità dei terremotati. E a proposito di dignità questa mattina a Ussita hanno consegnato le prime 31 casette, nell'area Pieve. Così 31 famiglie, per un totale di 72 persone torneranno in paese. Ma, sempre a Ussita, c’è anche chi sotto la neve e in camper, aspetta ancora la sua Sae. Ma si è unito ugualmente alla piccola festa. Perché «io devo ancora aspettare, ma va bene così, è importante che le persone tornino, io qua già ci sono». L’ennesima dimostrazione di quanto grande sia il cuore di questa «gentaccia». La «gentaccia» più bella che c’è.

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