sabato 27 settembre 2014

Gli aiuti per chiudere le aziende

Così il micidiale mix Imu-Tasi mette in ginocchio le imprese. In tre Comuni su quattro la tassazione sui capannoni aumenta rispetto al 2013. Bortolussi: "Incrementi spaventosi" di Sergio Rame

L'azione combinata di Imu e Tasi ha prodotto un ulteriore aggravio fiscale per le imprese italiane. Secondo uno studio degli analisti della Cgia di Mestre, infatti, in tre Comuni capoluogo di provincia su quattro la tassazione sui capannoni aumenta rispetto allo scorso anno. In termini percentuali, gli incrementi più "pesanti" si registrano a Pisa dove gli imprenditori hanno dovuto far fronte a rincari del 31%, circa 791 euro in più. Non se la passano meglio a Brindisi, dove si ha avuto una recrudescenza del 18% per un aggravio di 2.314 euro. A Treviso, poi, c'è stato un balzo 17% che si è tradotto in un rincaro di 321 euro. Gli imprenditori che, invece, beneficiano della riduzione fiscale più significativa sono quelli che possiedono il capannone nel Comune di Nuoro (-14%, pari a -147 euro), in quello di Modena (-15% che si traduce in un risparmio di 309 euro) e in quello di Siracusa (-15%, pari a 463 euro).

La Cgia di Mestre ha esaminato le decisioni prese dagli ottanta Comuni capoluogo di Provincia che per l’anno in corso hanno stabilito e pubblicato sul sito del Dipartimento delle Finanze (entro il 24 settembre 2014) le aliquote Imu e Tasi da applicare ai capannoni (categoria catastale D1). "Da un punto di vista metodologico - fa sapere l’ufficio studi della Cgia - gli importi versati sono al netto del risparmio fiscale conseguente alla parziale deducibilità dal reddito di impresa dell’Imu (pari al 30% dell’imposta nel 2013 e al 20 per cento dal 2014) e alla totale deducibilità della Tasi e della maggiorazione Tares". Inoltre, sono state utilizzate le rendite catastali medie presenti in ciascun Comune capoluogo. "Per l’anno in corso - fa notare la Cgia - l’aliquota Imu sui capannoni può oscillare da un valore minimo del 7,6 per mille a un valore massimo del 10,6 per mille". Quella della Tasi, invece, da zero al 2,5 per mille. Il legislatore, comunque, ha stabilito che la somma delle aliquote Imu più Tasi da applicare agli immobili strumentali non può superare il valore massimo dell’11,4 per mille.

"Negli ultimi anni - dichiara Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia - l’incremento della tassazione a livello locale è stato spaventoso". Dalla metà degli anni Novanta ad oggi, l’impennata è stata del 190%. Per quanto riguarda la tassazione sugli immobili, con l’Imu e, da quanto si è capito fino a ora, anche con la Tasi, i sindaci hanno cercato, nel limite del possibile, di non penalizzare le abitazioni principali a discapito delle seconde e terze case e, in parte, degli immobili ad uso strumentale. Bortolussi ci ha tenuto, comunque, a far notare che "un ulteriore aumento del carico fiscale sugli immobili produttivi e commerciali rischia di mettere fuori mercato molte aziende, soprattutto quelle di piccole dimensioni, che sono sempre più con l’acqua alla gola per la mancanza di liquidità".

1 commenti:

Nessie ha detto...

E' la cura del Bimbominkia: quello di trascinarci nel fallimento delle imprese e dei cittadini.