mercoledì 26 marzo 2025

Il kit di sopravvivenza

Mentre ci si trastulla con la storia di Prodi, è volutamente passato inosservato qualcosina di più importante e cioè un video di Hadja Lahbib, commissario europeo per la parità, la preparazione e la gestione della crisi (carica che non significa nulla come per il 90% dei ruoli ricoperti in UE). Video in cui la signora, vestita come una invitata ad un matrimonio, ci mostra il "kit di sopravvivenza" in caso di un ipotetico pericolo. In pratica un agente di validazione che prova a galvanizzare le proprie truppe, già indottrinate, sul fatto che la Russia stia per invaderci, spianando la strada affinché figure come lei intaschino mazzette sui contratti per la Difesa.


Ma cosa è presente in questo kit? Se per un attimo ho temuto sbucassero gli assorbenti per Paolo che si percepisce Maria, troviamo una bottiglia d'acqua con tappino rigorosamente attaccato, un accendino, un coltellino svizzero per richiamare il tema delle armi (utile contro le pale dei russi), medicine varie (in discarica potete reperire gratuitamente fiale di vaccino Pfizer), barrette proteiche (a momenti ho creduto estraesse due manubri da 12 kg per fare alzate laterali e allenare i deltoidi), un carica batteria per il cellulare (altrimenti sarebbe impossibile combattere i russi con i tweet), carte napoletane per distrarsi (che poi è quello che in sostanza fa il commissario tutto il giorno a Bruxelles) e, venendo alla cosa più importante, soldi in contanti perché "cash is king" e "le vostre carte di credito potrebbero essere semplici pezzi di plastica".


Al netto dell'opportunità di ricordare che i cittadini europei stiano combattendo due guerre parallele e che nessuna delle quali vede la Russia come nemico: una contro i clandestini, l'altra contro l'élite a capo dell'Unione Europea che si serve, in uno schema piramidale, di altri agenti di validazione come Carlo Calenda o Pina Picierno per dipingere un quadro di pericolo frutto del pensiero magico, vi invito a notare l'ammissione implicita della supremazia del mondo reale in cui è il denaro contante a comandare mentre quello digitale si rivela un bluff che in questi anni è stato tenuto in piedi esclusivamente grazie ad altre agenzie di validazione. Emergenze inventate (pandemia, cambiamento climatico, invasione russa) che chiamano in causa soluzioni scenografiche e atte esclusivamente a riciclare denaro impiantando una struttura di controllo sociale della popolazione attraverso la leva del terrore costante. 


Crollato quindi il muro che portava la coscienza a provare imbarazzo per certe uscite politiche, probabilmente perché persino la coscienza ha deliberatamente optato per dissolversi, il solo motore che muove gli europarlamentari assoggettati al pensiero progressista è quello di "far credere" che è alla base della discipline politica. Non ha importanza esporre se stessi ad ingiurie e schernimento: ogni tentativo di consolidare le menzogne e stringere il collare del pubblico eccitato all'idea del sacrifico diviene valido: persino quello di uscire un mazzo di carte per giocare a briscola. Tale è l'epoca che ci vede fendere la follia come coltello nel burro nell'arrendevole assimilazione di una anormalità divenuta la sua antitesi. Come sempre ognuno valuti e lo faccia guardando il video:


https://x.com/hadjalahbib/status/1904858985972351264 


Giovy Novaro

venerdì 21 marzo 2025

Criminali e guitti

Sta crollando tutto e credono di tenere insieme il muro che viene giù rafforzandolo con la melassa. Senza manco capire che oramai la melassa genera disgusto, vomito. A quel giullare del potere che è Benigni bisogna ricordare che la UE, quella reale e non quella dei suoi deliri, ha significato:


1) compressione salariale (ammesso dallo stesso Draghi)


2) smantellamento dello stato sociale, dei diritti alla salute, del lavoro.


3) soppressione della sovranità popolare, dato che la UE è servita a spostare le decisioni importanti verso centri sottratti al controllo democratico


4) svuotamento della democrazia, dato che tutte le decisioni erano prese altrove, e qualsiasi governo eletto si doveva muovere entro quelle coordinate (vi ricordate quei vermi cge giustificavano tutto con "ce lo chiede l'Europa"?)


5) crimini contro l'umanità in Grecia, perché tre lire non si potevano tirare fuori, mentre ora scopriamo che fare un baratro di debiti per favorire l'industria delle armi e salvare l'industria tedesca di può fare 


Ora ve ne venite fuori con quel guitto, o con discussioni su Ventotene. Ma lo avete letto? Un insieme di chiacchiere che mai nessuno ha preso sul serio, dato che la UE, nei suoi trattati fondativi, delinea una direzione opposta. Idee confuse, buone per fare propaganda, ma che si disfano non appena devi fare i conti con la realtà, con le differenze di cultura, di interessi, di tradizioni. Un manifesto che ignora del tutto la discussione sull'Europa che già all'epoca era ricca, sul rapporto tra culture nazionali e identità europea, sugli strati che compongono la storia dell'Europa. Si potrebbe parlare di quel manifesto, non con coloro che ne fanno un feticcio, quelli gne gne, oddio contessa, critica Spinelli. E chi è Spinelli? Mose? Perché lo hanno imbalsamato e trasformato in Mose', solo che le acque non si aprono e manna dal cielo non ne è venuta. Si potrebbe discutere, lo si faccia senza le regole celebrative, salottiere, da perditempo e da signora la contessa. Ma in fondo sarebbe del tutto inutile, è tempo perso, perché mai nessuno ha preso sul serio Spinelli. Spinelli e' sempre stato e sempre sarà un'arma di distrazione di massa. Serve a parlare del sesso degli angeli per non parlare della realtà.


Qualcuno crede che Ursula bomber leyen lo abbia letto? Forse neanche sentito mai nominare. Il manifesto di Ventotene è un nulla che serve solo come foglia di fico per non parlare delle politiche antidemocratiche e antipopolari che hanno caratterizzato trent'anni di UE. Destra e sinistra ci costringono a parlare del nulla per non parlare della realtà, di un'Europa al servizio delle banche, vi ricordate Draghi? Spinelli serve alla Meloni come serve a Fornaro: un'evasione nel mondo delle ideologie, per coprire quello che sta accadendo. Parliamo di un manifesto di cent'anni fa per non parlare delle sfide attuali. Il guitto Benigni serve a questo: a nascondere la realtà sotto una massa di retorica. Il potere sta perdendo la testa, capisce che sta crollando tutto, e allora ha scatenato una guerra di propaganda che manco le SS. Tutto inutile, perché, signori, siamo al capolinea e tra poco si scende. Il castello sta crollando perché i costruttori  erano pessimi, perché l'edificio è senza fondamenta. Perché la UE nasce come tentativo di cancellare l'Europa, i suoi strati, le sue radici, le sue differenze, la sua ricchezze, per annullare la tradizione Europea. E noi, eredi dell'Europa e della sua cultura, difendiamo l'Europa contro quella macchina per fare il vuoto che è la UE.


Vincenzo Costa

sabato 15 marzo 2025

La manifestazione di Michele Serra

Ho sentito diversi interventi della manifestazione di Piazza del Popolo. Mi hanno colpito molte cose. Anzitutto l’impreparazione dei relatori. Non mi riferisco solo allo stile sommario, approssimativo e un po’ cialtronesco. Trovo assai sconcertante che i relatori non abbiano saputo esprimere alcuna cultura politica. I loro interventi sono stati un carosello di luoghi comuni: gli ottant’anni di pace in Europa, come se l’ex Jugoslavia fosse in Oceania… il primato della democrazia europea, dopo che per tre anni gli italiani si sono espressi contro l’invio di armi e per tutta risposta i governi che si sono succeduti hanno trasgredito questa indicazione senza nemmeno degnarsi di fornire al parlamento la lista degli armamenti dati all’Ucraina… e poi la celebrazione della “cultura” europea. Vecchioni, che tra tutti ne era evidentemente il più sguarnito, si è pure messo a elencare i nomi di scrittori che ci renderebbero superiori, facendo della cultura un vessillo esteriore, un mezzo di esibizione folkloristica. Per me che insegno letteratura è stato un momento disarmante. Mi ha colpito molto anche il discorso di Michele Serra, sempre con la battutina, la capriola retorica che sostanzialmente lasciava trasparire il nulla. Ho provato molta vergogna quando gli ho sentito evocare la crisi greca. Ma dov’erano lui e il suo giornale quando l’Ue umiliava quel paese e faceva carne di porco dei suoi beni? Io la loro manifestazione non me la ricordo. A un certo punto Serra ha tirato poi fuori la lagna moralistica secondo cui noi italiani (perché quando c’è da parlar male torniamo ad essere italiani) saremmo dei viziati con la pancia piena e impigriti dal benessere. Mezza Italia che vive con poco e si ammazza per sbarcare il lunario, anche per colpa di trent’anni di austerity, per questo signore imbolsito semplicemente non esiste. Pensa che siano tutti privilegiati come lui.


Ma ripeto il più sconcertante era Vecchioni, con la sua “cultura” da salottino, la finta citazione, il tocco fascinoso sui capelli... A un certo punto ha pure affermato che non tutte le paci sono accettabili. Bene, dico io, e dunque? Cosa intende fare? Esattamente cosa dovrebbe accadere, come dovremmo comportarci? Se dovessimo seguire questi pazzi, cosa ne dovrebbe venire fuori? Dichiariamo guerra alla Russia? Iniziamo a combatterla direttamente noi, con i nostri soldati? È militarmente possibile? E soprattutto, gli italiani e gli europei (in nome dei quali questa gente è scesa in piazza senza che se ne accorgessero) sono d’accordo? Serra ha del resto menzionato più volte la parola “rappresentanza”. Chi si è schierato contro l’invio di armi, che rappresentanza ha avuto in Italia? Cosa risponde il democratico Serra? Tra le altre cose che mi hanno colpito c’è poi l’assenza della parola diplomazia. È chiaro che per avere diplomazia occorre avere cultura politica, occorre avere una qualche idea di cosa sia uno stato, cosa è un esercito, cosa è un tavolo di trattativa. Per parlare di diplomazia occorre anche avere un’idea di cosa sia l’Ue. In ogni caso non c’è stato nemmeno un accenno. Eppure con la diplomazia si possono fare tante, tantissime cose, anche trasformare una vittoria militare, come quella di Putin, in una sconfitta strategica. Vaglielo a spiegare a questi assatanati! Un po’ meno arroganza, un po’ meno superbia non farebbero male a questa borghesia salottiera e insipiente di benestanti avariati.


Paolo Desogus 

mercoledì 12 marzo 2025

Criminali

La libertà stessa è in pericolo, non solo la democrazia. In pochissimo tempo abbiamo visto, tra tante altre cose


1) l'annullamento delle elezioni in Romania, che non erano state contestate dal candidato europeista che le aveva perso, il quale ha considerato anzi quell'annullamento un colpo al cuore della democrazia. Il fatto che il candidato non piaccia a qualcuno di noi non può essere motivo per annullare elezioni democratiche. Ora gli viene addirittura impedito di partecipare, per impedire che il popolo rumeno si esprima. Per farlo si usa la magistratura, ledendo il principio della separazione dei poteri, minando la credibilità degli stessi principi liberali. La separazione tra poteri e' oramai una favola cui nessuno più crede perché l'uso politico della magistratura la ha privata di credibilità. 


2) La Picierno chiede e ottiene che un giornalista non possa parlare perché putiniano. Il pluralismo cessa di essere un valore, si invita a volte qualcuno solo per mantenere un simulacro di pluralismo, che è ben altra cosa. Questa persecuzione si moltiplica. Chiunque dissente diventa, d'ufficio, puntiniano, viene escluso da tutto ciò che è nelle mani dei progressisti per la guerra. Già ora tutta la stampa e i media sono nelle mani di un sistema totalitario, le manifestazioni per la guerra e le adunate vengono promosse dai giornali che fanno capo a grandi gruppi industriali e finanziari, e ci possono scrivere solo progressisti per il capitale. Tra poco neanche potremo pubblicare un post su fb, forse rischieremo il lavoro. I progressisti non sentono alcuna censura. E certo, neanche i nazisti sentivano una privazione di libertà durante il regime nazista. 


3) il parlamento europeo, già inconsistente, viene privato di ogni funzione. La baronessa pretende che il suo piano da 800 miliardi di euro non venga sottoposto al voto parlamentare. Per motivi di urgenza dice. Ma quel piano, per essere implementato, richiede anni e anni. Davvero qualche settimana di dibattito parlamentare avrebbe ritardato in maniera gravissima le misure? A sostenere ciò sono poi persone che da noi urlano al fascismo per la riforma sul premierato, che depontezierebbe l'istituto parlamentare. Di fatto molti hanno abolito anche il principio di non contraddizione. Non è solo la democrazia ad essere minacciata: è la libertà stessa, di tutti noi. La minaccia reale è qui, il nemico reale è questo. La libertà la stiamo perdendo.


PS. Giunge notizia di Calenda paladino delle nostre libertà. Risultati elettorali che non piacciono potranno essere cancellati.


Vincenzo Costa

 


L’ oligarchia finanziaria va in guerra

Con il voto favorevole del parlamento europeo al piano di riarmo (419 SI, 204 NO, 46 astenuti) credo si possa dire che, simbolicamente, con oggi, la democrazia in Europa è andata; appassita prima, oggi i petali secchi sono caduti. Non è stata sostituita, come molti temevano, da una dittatura. La storia prende sempre forme diverse e sorprendenti. No, questa volta la democrazia è stata sopraffatta dalla conquista delle istituzioni e dei media, dall'interno, da parte dell'oligarchia finanziaria e dei suoi stipendiati. Oramai la manovra di aggiramento è compiuta. I canali a disposizione per la popolazione per esprimersi in termini politicamente significativi sono stati tutti o chiusi o neutralizzati. Un po' è avvenuto con modifiche delle leggi elettorali, un po' rendendo il processo democratico contendibile solo a chi aveva finanziamenti signifcativi a disposizione, un po' occupando a tutti i livelli il sistema mediatico (ed espellendo chi non si adeguava a scrivere sotto dettatura), un po' sopprimendo la terzietà della magistratura, capillarmente politicizzata. Ora i colpi possono susseguirsi in maniera progressivamente sempre più violenta e sfacciata. Aggirare con decreti le discussioni parlamentari è già e sarà sempre più la nuova normalità. Come lo è impedire agli outsider di partecipare al dibattito pubblico prima, ai processi elettorali poi. Che sia stato progettato così o semplicemente avvenuto, de facto la vicenda pandemica ha rappresentato le prove generali della militarizzazione della società e dell'informazione: una sorta di legge marziale senza guerra.


Questa svolta era stata preceduta da molti passi intermedi, da molte lamentele intorno all'inefficienza dei tempi della politica, dei rituali della democrazia. Poi, dal 2022 la guerra russo-ucraina è divenuta l'occasione per ribadire gli ultimi chiodi sulla bara della democrazia. D'ora in poi aspettiamoci che i passaggi diventino sempre più veloci. Tra la grande espropriazione di risorse pubbliche della crisi subprime (2008-2011) e la grande espropriazione di risorse pubbliche della crisi Covid (2020-2022) erano passati una decina d'anni. Ora, e sono passati solo 3 anni, si passa ad una terza colossale espropriazione nel nome dell'emergenza bellica. L'esito di questo passaggio è trasparente e chiarissimo. Pilastri sociali fondamentali come il sistema sanitario e il sistema pensionistico verranno stroncati. Per parare il colpo gran parte del residuo risparmio privato verrà drenato dai cittadini in beni difensivi (assicurazioni private, pensioni private, ecc.). Il patrimonio immobiliare privato, dove, come in Italia, ancora rilevante, diverrà dapprima il collaterale necessario per l'erogazione di finanziamenti indispensabili per far fronte ad esigenze inderogabili (la salute, lo studio dei figli, la sopravvivenza una volta usciti dalla sfera produttiva). L'ultimo passo sarà naturalmente la sottrazione stessa delle proprietà immobiliari, che diventeranno invece il collaterale per le erogazioni di prestiti ad interesse da parte dei gruppi finanziari.

 

Alla fine del processo una cittadinanza variamente indebitata sarà di fatto in catene anche se formalmente libera: condizionata e ricattabile ad ogni passo. Fine pena, mai. L'indebitamento economico irreversibile sarà la nuova forma della coazione. Non più gli antiquati modelli dell'asservimento violento, della schiavitù, ma un sistema pulito, contrattualmente ineccepibile, e tuttavia assai più stringente e dettagliato di qualunque passato rapporto servo-padrone. Se poi con questa leva si deciderà di mandare debitori/colpevoli (Schuld) a fare la carne fresca in guerra o l'ingranaggio a vita per una multinazionale, questi saranno dettagli. Questo è il futuro che bussa alle porte, e gli spiragli in cui si presentano ancora possibili margini di reazione - posto che ancora ci siano - si vanno chiudendo rapidamente.


Andrea Zhok

sabato 8 marzo 2025

Le emergenze della Ue

Emergenza bellica = emergenza sanitaria 2.0, o emergenza finanziaria 4.0 o 11 settembre reloaded per l'ennesima volta. Insomma, un pretesto che la UE mette in atto per far ricoprire di cambiali gli Stati membri, facendo la debita pressione sull'opinione pubblica affinché acconsenta ma i media mainstream servono a quello, e legare sempre più strettamente e sempre più a lungo quegli Stati straindebitati al suo dominio. L'Esercito europeo serve quanto servivano le benedizioni acquistate dalla Von der Leyen coi messaggini oscurati, e quanto servì lo spread nel 2011, e l'11/9 nel 2001... Do you remember o'spread? Do you remember Osamabbbinladénnn? "Binladén nun te scurdà a' casa e Ferlaino'" dissero i tifosi del Napoli in quel 2001 con un memorabile striscione appeso alle gradinate dello Stadio San Paolo. Bene, adesso siamo punto e accapo. Siamo nel 2001, con 24 anni in più sul groppone ma perculati allo stesso modo con il ricatto, la schiavitù e la minaccia del debito. E anche questa volta saremo lì, con la faccia come il di dietro, a firmare 25 kg di cambiali scadenza tre mesi con comode dilazioni se però ci intesti la casa, la macchina, ci consenti "l'uso di tua moglie" (cit. Gianni Agus nell'episodio "Il Veggente" di "Culo e Camicia" con Pozzetto & Montesano, 1980) e balli pure il charleston a richiesta per far divertire i signori cravattari. Ma annoi checcefrega, tanto teniamo a felpa e' Zelensky e il 15 marzo manifestiamo con tutto il circo barnum per chiedere ancora "più Europa", cioè più debiti, più interessi da pagare e più emergenze che fanno fare tanti soldi ai soliti noti e tanto odiens ai nostri talk show preferiti... In attesa, e la aspetto con ansia non sto scherzando, della già annunciata e in fase di ingresso dietro le quinte (sta al trucco ma ha quasi finito) emergenza alimentare.


Paolo Borgognone 

sabato 1 marzo 2025

Zelensky e la figura da peracottaro

C’è un’immagine che più di tutte dà la misura di ciò che è avvenuto nel famoso incontro alla sala ovale tra Trump e Zelensky, quella dell’ambasciatrice ucraina che sgomenta assiste a ciò accade di fronte ai suoi occhi, il suo presidente è colpito dai potenti fendenti trumpiani. Zelensky stretto nell’angolo, lo sguardo perso di chi non si rende conto di ciò che gli accade intorno, lui che fino a poco fa era esibito come un eroe, scompostamente pietisce un po’ di considerazione. L’ambasciatrice, Oksana Makarova, è riversa sulla sedia, avvilita, con la testa tra le mani, quasi piangente. Con Vance che rafforza la dose e ricorda a Zelensky: avete preso un sacco di soldi, ci avete raccontato un sacco di baggianate. E poi ancora Trump: la tua gente sta morendo e tu non vuoi che finisca la guerra, fosse per te andremmo alla terza guerra mondiale. Lo Zelensky di ieri era la plastica rappresentazione dell’Utile Idiota, infine bastonato dal padrone. Utile agli Usa innanzitutto, poi anche ai suoi padrini europei, con questi, ora che gli americani hanno altro da fare, a cianciare di  difesa europea e sostegno all’Ucraina fino alla vittoria. Molti commentatori ricordano che gli Usa non sono nuovi a questi scenari di abbandono repentino del campo di guerra divenuto scottante o non più fruttifero: il veloce ripiego da Saigon nel 1975, l’altrettanto veloce quanta indecorosa fuga da Kabul nel 2021… Con Trump certo le cose hanno subito un’accelerazione impressionante, si è aperto un tavolo di pace, che ovviamente non può includere l’isterica Europa a trazione baltica, e la brutalità con la quale il presidente americano ha trattato il servo Zelensky ad alcuni, deboli nelle emozioni, può essere sembrata addirittura odiosa, ma la storia non procede per forme galanti e garbate, solo che il tutto ora è avvenuto in visione mondiale. A Zelensky che insolentisce Putin Trump risponde con voce sonante che il presidente russo non rispettava né Obama né Biden, ma rispetta lui; che Putin è un leader saggio che vuole solo la sicurezza del proprio paese e che non avrebbe iniziato nessuna guerra se solo fosse stato rispettato. L’approccio di Trump è brutale perché lui sa di aver messo al tappeto non la Russia ma l’Europa, durante l’amministrazione Biden convinta a investire nella guerra per procura ucraina. Gli americani sono riusciti a privare delle risorse a buon mercato provenienti dalla Russia gli europei – rendendoli ancor più subalterni agli Usa – i quali ora pensano di poter contare sulle risorse russe solo a condizione di una sua sconfitta strategica, la qual cosa non fa che incoraggiare la propria partecipazione al conflitto in Ucraina. Insomma, gli americani dopo hanno ottenuto l’obiettivo strategico di ridimensionare l’Europa possono ora dedicarsi ad altro, in un mondo già diventato multipolare. L’odio del mondo globalista per Trump non è odio ideologico ma odio per chi rappresenta la fine della stagione globalista, con le sue guerre e le sue follie. 


Antonio Catalano



mercoledì 19 febbraio 2025

Ue, Russia e Usa

Ci sarebbe da ridere, se non fosse tragico. Ci sarebbe da ridere nel vedere annaspare scoordinatamente leader e burocrati di Bruxelles sconvolti e inorriditi dal micidiale attacco al cuore dell’europa sferrato dall’America Trumpiana. Un’offensiva al conformismo del politicamente corretto, all’indottrinamento gender, alla pulizia etnica e sessuale del linguaggio. Un assalto alla barriera censoria eretta negli anni contro le opinioni, e addirittura i voti, che vanno in direzione contraria alla visione del mondo unipolare immaginato dalle élite illuminate. E ora, a raccapricciarsi, negando l’evidenza, sono proprio coloro che dopo aver annullato elezioni non gradite, preannunciano di farlo nuovamente. Gli stessi che, allorquando si prefigurava la vittoria della destra in Italia, sventolavano appositi “strumenti” tesi a neutralizzarne gli effetti. A sgomentarsi è chi ha messo il guinzaglio alle idee, la museruola alle parole, le etichette disumanizzanti ai dissidenti. Chi ipotizzava i reati di opinione per i negazionisti climatici o per i critici delle teorie sull’identità di genere. Ci sarebbe da ridere se non fosse tragico nel vedere i grandi strateghi europei, dopo tre anni, migliaia di morti e miliardi di euro di danni, esclusi dal tavolo delle trattative di pace e condannati all’ininfluenza. Guardarli bruscamente risvegliarsi da un delirio collettivo di massa. Un vaneggiamento che li aveva resi così ciechi da non vedere una guerra tra Russia e America per interposta nazione. 


Una guerra iniziata anni e anni prima della condannabilissima invasione russa, che, aldilà di tutte le retoriche, aveva lo scopo di interrompere i rapporti commerciali con la Russia. Un conflitto che l’Europa aveva tutto l’interesse di evitare e, una volta iniziato, di interrompere al più presto con l’intermediazione. E, invece, sono stati spremuti come limoni per poi essere gettati in un angolo… come è solita fare l’America. Ci sarebbe da ridere se non fosse tragico nel vederli oggi assembrati malamente in una riunione convocata d'urgenza dal presidente della Repubblica francese. Uno con le ore contate, che a malapena riesce a tenere insieme il suo Parlamento. Una riunione dove viene convocata la presidente della commissione europea, la stessa che avrebbe dovuto convocarla. Una riunione dove, allo scopo di dare un segno di unità... vengono esclusi i leader non graditi. Ci sarebbe da ridere se non fosse tragico nel vedere un Europa affetta da labirintite rispolverare Draghi. Proprio colui che, appena il conflitto scoppiò, si spese anima e core per gettarvisi a capofitto, ottenendo tributi e onori… dagli americani. Più che un uomo, un mistero gaudioso, le cui mega puttanate ancora riecheggiano nell'etere insieme agli applausi scroscianti dell'ebete mainstream genuflesso. «Se non ti vaccini, contagi e muori». «Volete la pace o il condizionatore acceso?» Ebbene, costui dinanzi a questo accrocco di unione monetaria malamente costruita, auspica l'annullamento di qualsivoglia sovranità nazionale residua. Ci sarebbe da ridere… ma c’è ben poco da ridere. Perché, bisogna essere intellettualmente onesti.


Se, infatti, ieri non ci piaceva che l’Europa andasse a rimorchio dell’America, non può piacerci neanche oggi. Se un’Europa deve esistere, pur inglobata in un patto Atlantico, forte della sua potenza economica, deve maturare una sua fisionomia e personalità. Dinanzi, poi, allo scenario che si va delineando, di fronte alle potenze mondiali che si stanno compattando in blocchi contrapposti, l’isolamento dei singoli stati è improponibile. E proprio ieri ho avvertito una brutta sensazione che voglio condividere. Anche io ho ritenuto le parole di Mattarella sulla Russia inopportune, oggettivamente offensive e storicamente bislacche. La conseguente replica della portavoce del ministero degli esteri russo era nell’ordine delle cose. Ma l’attacco hacker a trasporti e finanza, quello no! Quello è stato un vero e proprio atto ostile contro il nostro paese. Lo so, non è il primo, ma mai così spudorato, diretto e palese come ora. Ebbene, in questo momento in cui ci si "percepisce" abbandonati dall’America, facenti parte di un’Europa alla sbando, quell’attacco ci fa sentire vulnerabili, indifesi e isolati. E su questo dovremmo tutti riflettere. Dovrebbe essere una riflessione che spinga alla creazione di un’Europa finora mai nata nel cuore degli europei. I cui valori costitutivi siano la libertà e la sovranità del popolo. Un Europa dei popoli e mai più delle élite


Salvino Paternò 

sabato 15 febbraio 2025

Il caso Mattarella

Come leggere la polemica che mette d'accordo tutti i furbacchioni, da Benigni a Meloni? Trattandosi di Mattarella, dobbiamo tenere a mente le leggi ferree con cui egli si regola senza eccezione alcuna.


1) Sergio Mattarella non improvvisa MAI: se un suo discorso fa effetto, è perché voleva provocare esattamente quell'effetto. Pertanto, se dice che trattare con Putin è come trattare con Hitler proprio nel momento in cui si prospetta un vero negoziato globale, lo dice esattamente per affondarlo, anche al prezzo di una menzogna storica e una crisi diplomatica acuta.


2) I passi dell'Inquilino Permanente del Quirinale si muovono sulla base di informazioni privilegiate sulle volontà di altri potenti del suo livello precluse ai livelli inferiori della politica: quando Mattarella prende una posizione sa già cosa ne pensano gli ambienti con cui concorda le sue azioni e i suoi silenzi. Si tratta di ambienti sovranazionali che hanno determinato ogni passo della NATO e della UE negli ultimi decenni, e che oggi sono investiti (minacciati) dal ciclone Trump ma non hanno ancora esaurito tutto il loro potere e lo vogliono spendere in una sfida esistenziale.


Se le leggi matarellesche sono così inesorabili, la domanda è una ma articolata: cosa ha deciso il suo ambiente di riferimento per il futuro dell'Europa? È una domanda scomponibile a sua volta in diverse sotto-domande: questo "ambiente" vuole continuare la guerra con la Russia con un maggiore livello di scontro? Vuole riconvertire tutto in un'economia di guerra votata a un rapidissimo riarmo? Intende superare la NATO e la UE che conosciamo creando una nuova istituzione che disobbedisce a Washington e serra le fila attraverso una nuova "governance" militarista che forza autoritariamente e avventuristicamente la mano fino a schiacciare le resistenze? I due recentissimi discorsi europei del vicepresidente USA, J.D. Vance, sono stati a loro volta schiaffoni non improvvisati, delle sberle mirate che hanno umiliato e coperto di disprezzo le classi dirigenti europee proprio sul punto della libertà. Li ha trattati come i tristi regolatori di un sistema sempre più dittatoriale e orientato a conculcare chi dissente. In sostanza, Mattarella, Starmer, Macron avevano già chiaro che c'era un nuovo sceriffo in città e hanno deciso di dare il segnale di voler reagire con un azzardo che contraddirebbe un'intera vita scandita da movimenti felpati in stanze ovattate. Oggi - anche se non hanno certo il fisico del ruolo - puntano a ucrainizzare lo spazio pubblico europeo. Magari poi pensano di trovare un accomodamento con gli americani, ad esempio comprando armi Made in USA. Ma intanto la guerra civile in seno alle élite dell'Occidente collettivo è iniziata. Anche Zelensky - un ex (?) pagliaccio - non aveva il fisico del ruolo, ma ha avuto tempo per creare le condizioni di una guerra catastrofica. I pagliacci europei non vedono l'ora di far danno su una scala più grande. Benigni applaude. Meloni e Schlein pure.


Pino Cabras

venerdì 14 febbraio 2025

Storie

Breve riassunto di questi ultimi anni, altrimenti rischiamo di perderci per strada. La pandemia è stata una opportunità per riciclare denaro e far arricchire case farmaceutiche e politici corrotti come la Von Der Leyen (sostenuta dai governi occidentali) in parallelo alla volontà di testare forme di largo controllo sociale. La transizione energetica è stata una opportunità per riciclare denaro e far arricchire l'élite globalista con sussidi che hanno tenuto in piedi un mercato morto in partenza tranne che per Tozzi. Il programma DEI è stato una opportunità per riciclare denaro ed arricchire le lobby lgbt assecondando le perversioni dei malati di mente woke a certo discapito del merito. Il programma USAID è stato una opportunità di riciclare denaro e, con la scusa della beneficenza, veicolare miliardi di dollari in Fondazioni come quella della Clinton per piegare la realtà a proprio piacimento con ingerenze sistematiche nelle dinamiche elettorali delle democrazia occidentali. La guerra in Ucraina è stata una opportunità per riciclare denaro ed arricchire le aziende belliche ed il governo USA che trae beneficio dal flusso di gas in Europa in sostituzione di quello russo a basso costo, portando vantaggi anche alla classe politica ucraina fra le più corrotte al mondo. L'immigrazionismo è una opportunità per riciclare denaro, arricchendo le ONG della sinistra progressista, in modo da creare caos sociale e, attraverso la sostituzione etnica, una base irrinunciabile di nuovi elettori facilmente controllabili grazie a politiche a loro favorevoli. Tutto questo grazie ad agenzie di validazione quali stampa, media, virologi, vaghi esperti di guerra e la Chiesa.


Giovy Novaro

domenica 9 febbraio 2025

Trump e l’usaid

Mettiamoci l’anima in pace, finisce un’epoca. Attrezziamoci a modo per quella che si sta aprendo


L’attacco dell’amministrazione Trump agli apparati colonne portanti del globalismo è l’espressione di una feroce guerra intestina al potere capitalistico, che solo nella testa dei semplici è unitario. Contraddizioni che consentono di utilizzare gli spazi che si aprono non certo per tifare una delle parti in gioco, ma ignorare che i nuovi scenari prescindano da questa conflittualità è, nel migliore dei casi, miopia, che in politica è colpa grave. Se Trump smantella il colossale apparato USAID non è certo per umanitarismo, evidentemente questo apparato muove contro gli interessi che la sua amministrazione tende privilegiare. Ma ciò consente di dar forza a chi finora ha messo in guardia sulla strumentalità di una politica che all’insegna dell’umanitarismo, della filantropia, della inclusività (il buonismo che ha contrassegnato quest’ultimo quarto di secolo) ha sostenuto invece una filiera di interessi che nulla aveva a che vedere con le intenzioni dichiarate. 


Molti non sanno che cos’è l’USAID. Ufficialmente è l’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale. Nella sostanza delle cose si tratta di un gigantesco apparato che ha consentito al potere globalista americano di penetrare nelle più intime fibre le popolazioni che andavano educate al verbo iper liberista, che non predica solo libertà illimitata di merci, capitali e persone (con l’immigrazionismo strumento di ricatto dei popoli) ma libertà assoluta da qualsiasi vincolo. Si spiega così l’attacco isterico alle tradizioni e alle stesse leggi della natura, con tanto di negazione di evidenze biologiche incontestabili. Per non parlare di tutte le rivoluzioni colorate in sua busta paga e dei conseguenti cambi di regime (“regime change”). Insomma, un imperialismo totalitario al cui cospetto i vecchi imperialismi impallidiscono. USAID gestiva intorno ai 50 miliardi di dollari per sostenere attività a favore della «democrazia nel mondo» e per questa finalità finanziava una miriade di organismi. Il bilancio USAID registrava cospicue somme per sostenere l’enorme sforzo democratico di educazione dei popoli attraverso media, giornalisti (6.200), con tanto di “verificatori di informazioni” – fact checker – (vero, Mentana?), ONG di qualsiasi natura, organizzazioni woke tese a ribaltare il rapporto di realtà. Il rovesciamento del sentire comune secondo i parametri woke è stato uno degli sforzi più consistenti. Per esempio, l’USAID ha contribuito per 1,5 milioni di dollari per far crescere le politiche DEI (Diversità, Equità, Inclusione) in Serbia, 70.000 dollari per un musical Lgbt in Irlanda, 2.5 milioni per auto elettriche in Vietnam, 47.000 euro per un’«opera trans» in Perù. Solo per fare qualche esempio tra i mille. Pensate un po’ quante iniziative “spontanee” tese a sovvertire il senso comune (film, cartoni, serie, social, canzoni, fiere letterarie, mostre, sport…) erano in conto paga di questo imperialistico ente per diffondere verbo green, politicamente corretto, transessualismo, vaccinismo, riscaldamento globale su base antropica… Che si smantelli questo mostruoso ente è un fatto sicuramente positivo, per cui finalmente si esce dal tunnel dell’infamante accusa di complottismo a chiunque osasse mettere in discussione certe tematiche. Ma bisogna esser consapevoli che questo ritorno alla realtà non risolve la questione sociale e la tendenza alle guerre, e quindi la pace tra i popoli, che la rappresentanza politica di questa nuova fase non è la nuova benefattrice dell’umanità. Semplicemente: il mondo si apre a una nuova fase storica, quella del multipolarismo, nella quale le battaglie probabilmente saranno anche più aspre e pesanti di quelle sostenute contro lo sguaiato e osceno effimero del “mondo alla rovescia”, ma almeno non ci si prenderà per il culo. 


Antonio Catalano 

sabato 1 febbraio 2025

La riforma della giustizia

Con la coccarda appuntata sul fiero petto e la Costituzione sventolata qual drappo ribelle, patetiche figure togate lanciano striduli strali, prefigurando desolanti scenari giuridici e vitali, semmai la famigerata riforma sulla nefasta separazione delle carriere venisse approvata. Vorrei allora tentare l’ardua impresa di spiegare, in parole semplici e chiare, ai non addetti ai lavori, la sostanza e gli scopi della riforma…per chi avrà la voglia e la pazienza di seguirmi. La Riforma verte su tre punti:

1) la SEPARAZIONE DELLE CARRIERE tra magistratura requirente e magistratura giudicante;


2) la nomina per accedere al CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA, finalizzata ad eliminare il potere delle correnti politiche;


3) la nuova procedura per le VIOLAZIONI DISCIPLINARI dei magistrati.


Per quanto riguarda la SEPARAZIONE DELLE CARRIERE, la riforma mira a separare la figura del Pubblico Ministero – magistratura requirente (colui che formula l’accusa), da quella del Giudice – magistratura giudicante (colui che valuta se quell’accusa è fondata o meno). Le due figure non compaiono solo nel processo, ma anche nel corso delle indagini. Se, per esempio, il Pubblico Ministero vuole intercettare un indagato deve chiedere al Giudice il decreto.  Se vuole che l’indagato sia arrestato deve inoltrargli una richiesta di ordinanza di custodia cautelare in carcere.  Se i termini delle indagini sono scaduti e vuole continuarle, deve proporre al Giudice una proroga. A conclusione delle indagini gli chiederà di processarlo e al termine del processo di condannarlo. Ebbene, un Giudice imparziale non dovrebbe avallare ciecamente qualsiasi richiesta del PM, bensì vagliare obiettivamente le fonti di prova raccolte, comprese quelle individuate nel corso delle indagini difensive, e prendere le sue decisioni. Ma esiste questa equidistanza tra accusa e difesa? Assolutamente NO!


PM e Giudici sono indissolubilmente legati tra loro e i ruoli sono finanche, seppur in rari casi, intercambiabili. Fanno lo stesso concorso, la stessa carriera, spesso appartengono allo stesso sindacato, alla stessa corrente, ma soprattutto appartengono… allo stesso Consiglio Superiore della Magistratura! Ed è nel CSM, organo di autogoverno della magistratura, che si decidono i trasferimenti, le promozioni, le nomine ai gradi apicali, le sanzioni disciplinari. Tale perverso connubio può quindi portare inevitabilmente il Giudice a soddisfare le richieste del PM… di quello stesso PM che un domani, lui o la sua corrente, potrà assurgere agli scranni del CSM e decidere la sua promozione, il suo trasferimento, la sua punizione disciplinare. Ecco che, per evitare ciò, la riforma si pone l’obiettivo di separare le due figure creando due CSM differenti: uno per i PM, l’altro per i Giudici. In tal modo i Giudici avranno il loro organo di autogoverno e saranno del tutto indipendenti dai PM.


La netta distinzione tra le due figure, oltre che a garantire vera parità tra accusa e difesa e finalmente la presenza di un giudice terzo e imparziale, potrà inoltre migliorare la professionalità dei magistrati. Si stratta, infatti, di due funzioni completamente diverse, con un'impostazione differente. Tanto deve essere partecipe il primo, quanto distaccato l'altro. Il PM non solo deve saper seguire le indagini della Polizia Giudiziaria, ma, una volta concluse, deve imbastire la strategia processuale. Essere capace di presentare in udienza il materiale probatorio in maniera convincente. E stare in udienza è un'arte che spesso i nostri PM non conoscono affatto. Il Giudice, invece, deve essere un profondo giurista. Abile nel dirigere con equità la fase pre-processuale e il dibattimento. Saper valutare con distacco le fonti di prova raccolte da accusa e difesa e motivare con rigore logico ogni sua decisione. Perché il diritto è logica. E in certe sentenze la logica spesso latita. Come tutto ciò possa fa “perdere autonomia ed indipendenza” ai magistrati non è dato sapere. Per quanto riguarda LA NUOVA COMPOSIZIONE DEL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA, del cui potere abbiamo parlato, la domanda da porsi è la seguente: 


Come si viene nominati oggi al CSM? Un magistrato che voglia candidarsi deve raccogliere dalle 25 alle 50 firme dei suoi colleghi. Pare facile, ma non lo è. In una piccola procura non c'è neanche la metà dei magistrati a cui chiedere la firma. Ne consegue che l’unico ente in grado di raccogliere il numero di firme necessarie è la “corrente” (Magistratura Democratica, Unicost, Area, Magistratura Indipendente e via cantando). Ogni corrente fa riferimento ad una ideologia politica… e già basterebbe questo per farci rabbrividire. Se un magistrato, seppur bravo e stimato dai colleghi, non ha l’appoggio di una corrente, non ha speranza alcuna di far planare le proprie terga su quegli scranni. E così, tali associazioni politicizzate divengono veri centri di potere in grado di condizionare l’intera macchina della giustizia, con le disastrose conseguenze che il clan Palamara ci ha insegnato. Ebbene, la riforma mette la parola fine a questa oscenità. Ogni magistrato, anche quello apolitico e non inserito in alcuna corrente, si potrà candidare nei due CSM poiché l’elezione avverrà per sorteggio. Non essere d’accordo significa o essere complici o, peggio, beneficiari della politicizzazione nella magistratura.


E ora l’ultimo punto: LE VIOLAZIONI DISCIPLINARI.


In linea di massima un magistrato, per la veste che ricopre, se sbaglia dovrebbe essere giudicato più severamente di un qualunque cittadino. Invece oggi accade l’esatto contrario. La valutazione disciplinare, come abbiamo detto, è compito del CSM che, essendo composto nella quasi totalità da magistrati, fa le cose in famiglia seguendo la prassi costante dell'indulgenza. E così, non si contano i casi eclatanti di magistrati che ne hanno combinate di ogni, senza pagare conseguenza alcuna. Potrei citare il caso di un giudice che fece scarcerare una persona con un ritardo di sei giorni ma non ebbe alcuna sanzione disciplinare poiché “viveva una situazione familiare critica, che gli procurava preoccupazione”. O di un altro che guidava ubriaco, ma la sua condotta non fu ritenuta “degna di nota”. Per finire con un altro ancora che dimenticò un minore in cella oltre la scadenza dei termini, ma per la sezione disciplinare del Csm si trattò di un fatto “scarsamente rilevante”. Basti analizzare il numero delle azioni disciplinari avviate nel 2023. Su 90 richieste di provvedimenti, solo 15 magistrati sono stati condannati in sede disciplinare dal Csm, di cui 8 con la “censura”, la sanzione più lieve che non incide sulla carriera. Ebbene, la riforma mette una pietra tombale su questo obbrobrio.


Non sarà più il CSM, anzi i CSM, ad avere competenza sui provvedimenti disciplinari, bensì l’ALTA CORTE DISCIPLINARE, composta oltre che da sei magistrati, anche da sei professori ordinari di università in materie giuridiche e avvocati con almeno venti anni di esercizio (ovviamente tutti estratti a sorte). Ora, se avete avuto la pazienza di leggere fino a qui, conoscete nel merito la riforma che fa tanto indiavolare le toghe incoccardate che sventagliano i fumi della rabbia con la Costituzione. Quei giudici che hanno sdegnosamente e con supponenza voltato le spalle ai rappresentanti del governo, sono gli stessi che da anni le hanno voltate al popolo italiano. Ed è il momento che il popolo le volti a loro. E lo faccia per ricordargli che non sono una casta privilegiata e neanche un potere sovrastante, intoccabile e insindacabile. Sono solo pubblici ufficiali, appartenenti ad un ordine dello Stato chiamato ad applicare le leggi.. anche quelle che non gli piacciono.


Salvino Paternò 

domenica 26 gennaio 2025

La guerra freddissima

Si parla assai in queste ore della telefonata con cui il presidente USA Donald Trump ha rovesciato sulla premier danese Mette Fredriksen ogni forma di sgradevolezza che un boss spietato e potentissimo potrebbe rovesciare su un picciotto indisciplinato ma debolissimo. Le ha significato la pretesa di papparsi la Groenlandia, un'isola con una popolazione uguale a quella di Cuneo ma con una superficie di oltre 7 volte l'Italia, risorse naturali formidabili e la posizione geostrategica giusta per prendersi metà dell'Artico. Prevedo che entro breve tempo la Groenlandia sarà soggetta alla sovranità di Washington senza che Copenaghen né nessuno in UE possa opporre resistenza militare. I danesi raccolgono quel che hanno seminato. Nel 2003 parteciparono all'aggressione all'Iraq sulla base di pretesti inventati. Nel 2008 riconobbero la secessione del Kosovo, con conseguente menomazione della Serbia come esito finale dell'aggressione alla Jugoslavia da parte della NATO. In entrambe le occasioni era primo ministro Anders Fogh Rasmussen, che poi divenne segretario generale della NATO, impegnandosi nella sua espansione aggressiva verso Est, nell'intensificazione della russofobia del dibattito europeo, nell'aggressione diretta alla Libia e in quella indiretta alla Siria. Rasmussen poi, come un Di Maio qualsiasi, è diventato consulente politico ben remunerato, con incarichi anche presso i presidenti ucraini Poroshenko e Zelensky, ossia i terminali corrotti del più concentrato, opaco e gigantesco trasferimento di denaro pubblico degli ultimi decenni. In questi anni, la signora Fredriksen è stata tra le più generose personalità politiche impegnate a sguarnire i propri arsenali per partecipare al suicidio geostrategico continentale dell'Europa Occidentale. Il boss d'Oltreoceano ha potuto fare perciò una cosa semplice: ha telefonato a un'emerita nullità che rappresentava una classe dirigente - quella danese - senza alcun credito morale, etico, politico, senza armi, senza peso, senza relazioni politiche significative, desertificate da decenni di abusi occidentali a cui si è prestata con la più squallida ipocrisia (sai, "l'ordine internazionale basato sulle regole", come no?). Trump, nel quadro di un racket planetario conclamato dove gli europei tanto innocenti non sono, sa che c'è del marcio in Danimarca e si perita di ricordare chi è che sta in cima alla catena alimentare. È appena l'antipasto.


Pino Cabras

venerdì 3 gennaio 2025

Mattarella e i patrioti esteri

Ogni volta che Mattarella parla declamando le virtù dell'immigrazione, un immigrato sfodera una lama e cerca di affettare qualcuno. E ogni volta che accade, qualche tutore delle forze dell'ordine è costretto a sparagli. E ogni volta che lo fa, quell'agente finisce sotto processo.Questa catena infausta di eventi è ormai divenuta una legge della fisica e della dinamica italica. Accadde nel dicembre scorso, allorquando il presidente, vantando la rilevanza costituzionale del diritto d'asilo, si scagliò contro le sirene del "settarismo nazionalistico, etnico, se non finanche religioso", del tutto desuete nella nostra società "globale e interconnessa". Poche ore dopo, a Padova, un immigrato nigeriano, molto poco interconnesso, armato d'ascia seminava il panico. Toccava a due agenti della Polizia affrontarlo. Nel corso della violenta e concitata aggressione, uno dei due si vedeva costretto a sparare dei colpi d'arma da fuoco che lo ferivano ad una gamba. Nel mentre rimbombava ancora nella notte l'eco dello sparo, già era scattata in automatico l'indagine a suo carico. Nell'omelia di fine anno, il copione si è ripetuto. Qui il presidente si è spinto addirittura ad appellare "patrioti" i migranti che si integrano, arricchendo così la nostra comunità.


E quasi fosse un richiamo della foresta, a Rimini, un egiziano, messo coltello e corano in tasca, è uscito in strada e ha scatenato l'inferno. Stavolta è toccato ad una pattuglia dei Carabinieri arrivare sul posto quando il mancato "patriota" aveva già accoltellato 4 passanti. Stessa scena, stessa foga, stesso epilogo con l'inevitabile esplosione di colpi di pistola che stavolta, però, hanno causano il decesso del folle aggressore. E mentre noi brindavamo al nuovo anno, un Carabiniere viveva il turbinio di sensazioni contrastanti: la soddisfazione di aver salvato delle vite, il cruccio di averne spenta una, la preoccupazione per la propria, inghiottita da un lungo e complesso processo. Ma purtroppo di tristi storie di clandestini fuori controllo, cittadini terrorizzati e poliziotti allo sbaraglio ne abbiamo viste tante e tante ancora ne vedremo, così come di sermoni umanitari, progressisti e mondialisti tanto soavi, quanto irresponsabili tanti ancora ne ascolteremo. L'unica nuova vera dissonanza cognitiva che spicca nella predica presidenziale sta invece nell'anomalo e stonato termine "patriota" affibbiato agli extracomunitari che, bontà loro, non vogliono tagliarci la gola, ma rispettano le leggi. Ma d'altronde per l'esimio presidente patrioti sono anche gli studenti che studiano, medici, insegnanti e imprenditori che svolgono regolarmente il loro lavoro. Beh, a questo punto, qualcuno regali un dizionario al presidente! E quel qualcuno gli spieghi che coloro che lui descrive, di qualunque nazionalità siano, sono dei buoni cittadini, delle persone rispettabili. Non dei patrioti. Il patriota è qualcosa di diverso, qualcosa di più. È una "persona che ama la patria e mostra il suo amore lottando o combattendo per essa". Non basta rispettare le leggi e fare il proprio dovere per definirsi tale. Quella dovrebbe essere la regola.


Si dica soprattutto al presidente che amare la patria è un sentimento che inevitabilmente ti lega ad un suolo patrio. Una terra con dei confini, delle tradizioni, una lingua, dei cibi, una storia, una costituzione e, per chi ci crede, finanche una religione. È dunque paradossale per il patriota accettare che la propria terra venga invasa e deturpata da un'immigrazione incontrollata che si sa impossibile da integrare. Lo si informi, però, che i patrioti sanno benissimo che gli immigrati possono arricchire la comunità, ma solo se giungono tramite dei flussi regolari gestiti dagli Stati e non dai mercanti di uomini. E, infine, a proposito di uomini che lottano per amore della patria, si faccia sommessamente presente al presidente che nell'elenco sciorinato dei presunti patrioti, si è stranamente scordato di menzionare proprio le forze dell'ordine. Le stesse forze dell’ordine che nell’anno che abbiamo appena salutato hanno subito un aumento di aggressioni del ben 122%.. Insomma, per evitare paradossali contradizioni logiche e disarmonie semantiche, quel qualcuno consigli al capo dello stato di evitare in futuro, nelle sue esternazioni, l’uso di termini che… non appartengono affatto al suo glossario.


Salvino Paternò 

mercoledì 1 gennaio 2025

Discorso di fine anno

Premetto che io ero al ristorante per la cena e quindi, non ho ascoltato il discorso del “presidente”, o meglio, sono anni che non ascolto tale discorso perché ormai retorico e completamente vuoto ma c’è chi masochisticamente, lo fa per me. Ecco il sunto:


Breve riflessione sul discorso del presidente Mattarella


I temi toccati dal Presidente Mattarella sono tanti: pace e guerra, libertà di stampa, diseguaglianze Nord/Sud, femminicidi, cambiamenti climatici, emigrazioni, disagio giovanile, sovraffollamento delle carceri, ottantesimo “Liberazione”.  Con un conclusivo: «Siamo chiamati a consolidare e sviluppare le ragioni poste dalla Costituzione alla base della comunità nazionale».


Non è mia intenzione entrare nel merito dei (tanti) punti toccati dal Presidente, mi limito qui a mettere in evidenza lo “spirito” che ispira il discorso di fine anno. Una certa genericità è comprensibile, non si può chiedere un’analisi dettagliata dei tanti temi in un saluto di fine anno alla nazione. Ma ciò che colpisce è la postura (come dicono quelli colti), del tutto schiacciata al pensiero dominante del nostro Occidente che si esprime attraverso le sue principali figure istituzionali (UE-NATO).

 

Un discorso, quindi, privo, nella sostanza, del requisito della sovranità. Non lasci ingannare l’appello finale alla Costituzione, quando ormai questa non è assolutamente più fonte primaria della nostra nazione essendo essa in subordine dell’Unione Europea e dei suoi trattati. Ce lo spiegano da anni che i vincoli europei richiedono una cessione continua di sovranità nazionale. Cessione consumata all’insegna del trionfo dei mercati (con il suo anti-sociale iper liberismo) e delle guerrafondaie logiche suprematiste atlantiste.


- Come si può parlare di Gaza senza accennare alla criminale partecipazione del nostro Occidente al genocidio perpetrato ai danni del popolo palestinese?


- Come si può parlare di libertà di stampa quando questa viene continuamente negata ai nostri giornalisti indipendenti e si accetta come normale l’arresto di un cittadino iraniano sul nostro territorio su ordine dell’FBI.


- Come si può parlare di pace se continuiamo a mandare armi e denaro all’Ucraina su ordine americano per una guerra (assolutamente non nostra) che la potenza stellata ha giocato per procura ucraina (in scherno alla vita della popolazione ucraina) innanzitutto contro i popoli europei?


Non menziono gli altri punti, trattati tutti con la (fintamente) innocente banalità del politicamente corretto (patriottismo degli immigrati, cambiamenti climatici…) Non si poteva sperare in un ruggito da leone del nostro ossequioso Presidente, il quale mandato è stato rinnovato, nonostante la Costituzione, tre anni fa. 


Buon anno a tutti!


1° gennaio 2025 ore 12.23


Antonio Catalano