venerdì 11 ottobre 2013

Il controllo della libera informazione...

Il caso sollevato in Estonia. Strasburgo: «I portali che pubblicano commenti offensivi degli utenti possono essere multati». La Corte Europea dei Diritti Umani stabilisce la responsabilità dei gestori dei siti riguardo i post dei loro utenti

Un commento di un lettore insulta la persona o la società citata in un articolo? Il responsabile è il sito che lo pubblica. L’ha stabilito la Corte europea dei diritti umani in una sentenza con cui ha assolto l’Estonia per aver multato uno dei più grandi portali d’informazione del Paese.

LA RESPONSABILITA’ DEI GESTORI - Il portale aveva pubblicato un articolo sulle scelte controverse operate da una compagnia di navigazione, cui i lettori avevano risposto con commenti ritenuti estremamente offensivi e diffamatori, arrivando anche a minacciare i proprietari della compagnia di navigazione. Nella sentenza la Corte sottolinea che la responsabilità per i commenti pubblicati sul portale, in ultima analisi, è dei gestori del sito. I gestori sono infatti gli unici che potevano impedire o cancellare i commenti in questione, cosa che non poteva essere fatta né dagli utenti, né dalla parte offesa. Inoltre, i giudici affermano che sono gli stessi gestori ad aver fissato le regole per postare i commenti e che avendo permesso agli utenti di rimanere anonimi si sono di fatto assunti la responsabilità del contenuto dei loro giudizi.

giovedì 10 ottobre 2013

Enrico Letta e Mps

Mps: udienza, chiesta nullita' processo. Legali imputati contestano anche competenza territoriale

SIENA, 10 OTT -
Terza udienza del primo processo al Tribunale di Siena nato sull'acquisizione di Antoveneta da parte dei Mps. Non sono presenti l'ex presidente Giuseppe Mussari e l'ex dg Antonio Vigni. Presente l'ex capo area finanza di Mps Gianluca Baldassarri. I legali della difesa hanno sollevato eccezione di nullita' del processo contro gli ex vertici di Mps. La difesa degli imputati ha anche contestato la competenza territoriale del Tribunale sulla materia chiedendo il trasferimento del processo a Roma.

Scandaloso: il governo Letta verserà altri 2 miliardi di euro a Montepaschi!

Il governo che non trovava 1 miliardo e mezzo di euro per evitare l’aumento dell’IVA, trova altri 2 miliardi per il Monte dei Paschi: e il conto dei soldi sborsati dai cittadini sale a ben 6 miliardi di euro!  Ci permettiamo un piccolo ‘appunto’ all’articolo che segue, secondo il quale l’aumento dell’IVA sarebbe servito per reperire questi 2 miliardi di euro da devolvere al Monte dei Paschi: ebbene in realtà l’aumento dell’IVA non produrrà alcun gettito per l’erario: bensì provocherà PERDITE, dovute alla contrazione dei consumi e al conseguente fallimento/chiusura di altre aziende, che già versavano in una situazione di difficoltà e per le quali l’aumento dell’IVA rappresenta la mazzata finale.

IL GOVERNO MONTI HA EROGATO UN ANNO E MEZZO FA CIRCA 4 MILIARDI DI EURO ALLA STESSA BANCA. ORA ARRIVA UN ALTRO ‘REGALO’. COSI’ VENGONO SPESE LE TASSE DEGL’ITALIANI: PER FORAGGIARE BANCHE FALLITE E SOTTO INCHIESTA DA PARTE DELLA MAGISTRATURA

Al via la nazionalizzazione del Monte dei Paschi di Siena? A giudicare da quello che sul sito Basta casta sembrerebbe proprio di sì. O, quanto meno, dopo il ‘prestito’ di 4 miliardi alla banca senese erogato dal Governo di Mario Monti (a proposito, questo prestito è stato restituito? A noi sembra di no), arriva un altro ‘regalo’, questa volta dal Governo Letta. “La toppa al buco di bilancio – leggiamo sul siti Basta casta – la mette lo Stato. Sarà il Tesoro a puntellare le vacillanti fondamenta del Monte dei Paschi di Siena, la storica banca senese, piegata dalla gestione di Giuseppe Mussari, oggi presidente dell’Associazione bancaria italiana, sotto la cui guida è stata acquisita Antonveneta”. “Il patrimonio della banca dilapidato per rilevare l’istituto veneto dal Santander, sarà puntellato attraverso l’emissione di altri 2 miliardi di ‘Tremonti bond’. Il nuovo sostegno pubblico al Monte dei Paschi, infatti, arriverà fino a 2 miliardi attraverso nuovi strumenti finanziari di patrimonializzazione assimilabili a obbligazioni speciali simili ai Tremonti bond”. Lo ha deciso il Consiglio dei Ministri in una nota in cui spiega che sottoscriverà nuovi strumenti finanziari emessi dalla banca fino a 3,9 miliardi e saranno contestualmente sostituiti i vecchi Tremonti bond per 1,9mld.

Insomma, gl’italiani pagano le tasse, ma i soldi, invece di andare a sostenere le imprese e a finanziare i servizi, finiscono nelle ‘casse’ di una banca fallita sulla quale indaga la magistratura. “La Banca d’Italia – leggiamo ancora sul sito Basta casta – ha comunicato che per raggiungere il target di 3,3 miliardi di capitale richiesto dall’Eba entro il 30 giugno la banca senese stima un fabbisogno di capitale di 1,3-1,7 miliardi”. A questo punto ci chiediamo: a che titolo la Banca d’Italia interviene in questa storia? Ricordiamo che la Banca d’Italia non è più pubblica, ma privata. E, da banca privata, dovrebbe occuparsi di altre cose, ma non si quello che, di fatto, è un intervento finanziario pubblico in favore in favore di una banca privata con attuato con i soldi scippati dalle tasche degl’italiani. “Si tratta di fatto di una nazionalizzazione dell’istituto – leggiamo sempre su Basta casta – visto che in Borsa la banca non vale più di 2,5 miliardi di euro”. Dunque lo Stato sta intervenendo in favore di una banca che è stata gestita con i piedi con un’iniezione di capitali pari a una volta e mezzo i valore di tale banca in Borsa! Tutto questo riempendo di tasse i cittadini! Ci chiediamo e chiediamo: è per questo che il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, ha aumentato di un punto l’Iva, appesantendo la situazione di imprese e famiglie e, di conseguenza, deprimendo i consumi del nostro Paese? Era quiesta la sua missione, come blaterava dai microfoni della tv di Stato quando sdi cercava di sventare quest’ennesma ingiustizia? Sapete da dove arriva il signor Saccomanni? Dalla Banca d’Italia, una delle peggiori istituzioni del nostro Paese: quella Banca d’Italia che ha lasciato mezza parte del nostro Paese – il Sud, ovviamente – senza un sistema creditizio di riferimento per sostenere banche del Centro Nord Italia che erano uguali, se non messe peggio, delle banche meridionali. “Nel 2007 – conclude la nota di Basta casta – Mps, spese ben 9 miliardi per comprare i mille sportelli di Antoveneta. L’intervento dello Stato dovrebbe però essere “eccezionale e temporaneo” e solo per consentire alla banca di raggiungere un coefficiente patrimoniale core tier 1 del 9 per cento, secondo quanto chiesto dall’Eba, l’Authority bancaria europea”.
Ovviamente, siamo senza parole!

Lettera a Papa Francesco

Vergogna?!? di Piero LaPorta

Beatissimo Padre, per l’ennesimo naufragio al largo di Lampedusa, Lei esecrò: «È una vergogna!» D’altronde se Lei avesse detto “è una tragedia”, l’evento sarebbe parso indipendente da cause umane. Poiché «È una vergogna!» v’è necessariamente chi deve vergognarsene, visto che «Ciò che è accaduto è un peccato davanti a Dio», come Lei aggiunse, tacendo tuttavia chi fosse il peccatore da svergognare. Additò dunque il peccato, non il peccatore, applicando una volta ancora la categoria “chi sono io per giudicare?”, tanto cara a S.Em. Rev.ma il cardinale Carlo Maria Martini. In tal modo la pur significativa espressione «È una vergogna!» rimane un esercizio retorico che fa velo a chi invece dovrebbe vergognarsi. Il Vicario di Cristo indulge nella retorica per ossequio alla mondanità? Pensiamoci. I popoli migrano tanto più precipitosamente quanto più i conflitti sono devastanti, come ferro rovente a spingerli da tergo verso contrade più sicure, come l’Italia. Quanto non riesce alla guerra, lo completano i Cavalieri rimanenti: Morte, Malattia e Fame, incalzando i sopravvissuti a spostarsi verso di noi. Siano benvenuti e noi abbiamo il dovere di non mascherare le cause delle loro traversie. Esprimo dunque apprezzamento a Giorgio Napolitano quando coerentemente confessa: «Provo vergogna e orrore». Egli mandò infatti forze militari italiane contro la Libia e ben sa che tutto l’infiammarsi dell’Africa e del Vicino Oriente, dall’Oceano Atlantico al Golfo Persico originò le migrazioni e la vergogna. È bene dunque che egli confessi: «Provo vergogna e orrore»; davvero encomiabile. D’altronde è inaccettabile che Napolitano sia lasciato solo a vergognarsi, come sembrerebbe conseguire, Beatissimo Padre, alle Sue esecrazioni senza responsabili.

Chi deve vergognarsi? Tutto il popolo italiano, secondo taluni stravaganti giornalisti, vocati alla genuflessione, per i quali deve vergognarsi il signor Carlo, assiduo a pagare il biglietto sul tram mentre Muhammad, suo vicino di casa, mena vanto di non averlo mai pagato, fin da quando arrivò in Italia, dieci anni fa. Storie lunghe, come può vedere. Dubito pure debba vergognarsi la signora Luisa, la cui pensione sociale fu sforbiciata da Mario Monti da 620 a 600 euro, mentre Muhammad ogni mese, coi contributi statali (Stato italiano o quel che ne rimane) ed elargizioni caritatevoli, incassa il doppio senza lavorare. Non dimentichiamo che il padre di Muhammad percepisce a casa sua una pensione di 300 euro, gentilmente inviatagli dallo Stato italiano (o quel che ne rimane) con neppure quindici anni di contributi. Noi qui però introducemmo il sistema contributivo. Curioso, no? Dubito che debba vergognarsi Patrizia, figlia della signora Luisa, che non può mandare il bambino all’asilo nido comunale: il suo reddito infatti, di ben 865 euro mensili, la pone in graduatoria dietro tutti gli extracomunitari e gli zingari del paese, tanti come Lei sa. Né le cose vanno meglio quando Patrizia si reca al pronto soccorso, dov’è in coda a una lunghissima fila di Muhammad, che saranno curati, bene e naturalmente gratis, cure odontoiatriche incluse, quelle che Patrizia si sogna.

Forse deve vergognarsi il conducente dell’autobus romano minacciato e picchiato da un marocchino. Il bravo immigrato s’irritò perché il mezzo non s’arrestò, com’egli esigeva, ben prima giungere alla fermata. Non si vergogna Il Messaggero, in prima fila a gridare “Vergogna!”, attento a nascondere le ferite del povero autista in un angolo della cronaca locale. Dicono che così non attizzano odio. Li si direbbe dunque buoni cristiani. Un quarto degli italiani, Beatissimo Padre, vive con meno di 10mila euro per anno, cioè meno di 850 euro per mese, presto falcidiate grazie alle ulteriori tasse, così esercitandosi nella povertà che Lei sovente gioiosamente richiama. Dubito che questi debbano vergognarsi per quel barcone carico di disperati ai quali qualcuno promise uno zero virgola della povertà dilagante in Italia, sebbene quegli italiani con meno di 10mila euro annui siano a loro modo fortunati, pagando poca o nessuna IRPEF (è una delle centinaia di tasse italiane). Difficile tuttavia confidare nella vergogna dei rimanenti 30milioni di contribuenti, i più tartassati d’Europa, i cui versamenti al famelico fisco nazionale assicurano un futuro a Mohammad mentre lo tolgono a Carlo, a Luisa, a sua figlia e al nipotino. Nelle ultime ore pare debbano vergognarsi gli equipaggi delle Capitanerie di Porto, messi sotto accusa da pescatori che non hanno mai trafficato illeciti sul mare, non è vero? Cosicché finora, Beatissimo Padre, la graduatoria di quanti debbono vergognarsi è composta solo da un illustre autoaccusato come Napolitano e dagli equipaggi delle Capitanerie di Porto. Curioso, non le pare?

Tutta colpa della legge Bossi-Fini? Questa è certamente una pessima legge, se così affermano le signore Laura Boldrini e Cécile Kyenge. Eppure, se tale legge fosse cancellata del tutto, come le due autorevoli e pacate signore auspicano con tutta la capacità di intelligente, profonda e onesta riflessione che da tempo le distingue, i naufragi rimarrebbero tal quali, anzi aumenterebbero. I barconi naufragano infatti perché sono vecchi e sgangherati; i barconi naufragano perché gli scafisti li lasciano in balia del mare; i barconi naufragano perché sono sovraccarichi. Nessuna di tali cause consegue alla legge Bossi-Fini, la cui abolizione non causerà alcuna contrazione dei flussi migratori, anzi li incoraggerà, come sono aumentati – lo abbiamo appena visto – dopo che Lei, Beatissimo Padre, davanti alle mondane telecamere di Lampedusa, assicurò che avrebbe messo a disposizione le strutture ecclesiastiche vuote per colmarle di migranti. Non un metro cubo, dei 18milioni di metri cubi vuoti e sottratti all’IMU, è tuttora a disposizione dei migranti, mentre tivvù e internet anche al di là del mare diffondono quella che dopo tutto è pubblicità ingannevole e, alla prova dei fatti, esiziale. Non un metro cubo, dei 18milioni di metri cubi vuoti e sottratti all’IMU, è tuttora a disposizione dei migranti, mentre tivvù e internet anche al di là del mare diffondono le immagini della ribellione nel Centro di accoglienza di Lampedusa, esplosa dopo due notti di pioggia.

Dettagli, questi, sfuggiti anche alla signora Boldrini, la cui vasta e corrucciata fronte fu al servizio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, mentre sembra volersi ancora perpetuare nell’antico incarico, preceduto tuttavia da una permanenza in tivvù in un programma alquanto ardito. Da questa esperienza nello spettacolo leggero trasse forse la disinvoltura per discettare d’accoglienza sebbene, quando fu nell’Altissimo Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, mai esecrò spagnoli che sparano sui barconi, francesi che li affondano, greci che li riportano in mare aperto, maltesi che interdicono i propri porti, inglesi che sogghignano dalla Rocca di Gibilterra. Neppure redarguì costoro per la severità delle loro sanzioni contro gli immigrati clandestini. Inutile aspettarsi la vergogna della signora Boldrini; mi domando tuttavia perché dal suo perenne broncio non uscì mai neppure una sillaba per la polizia statunitense che spara a raffica sui profughi messicani e stese un muro sul confine, gettando in galera chiunque osi varcarlo senza le dovute autorizzazioni. Necessita pure osservare che ai confini col Messico la Bossi-Fini non c’è eppure i migranti sono incessanti e altrettanto le repressioni, le morti e le vessazioni. Neppure giunse l’eco del Suo: ”E’ una vergogna”. Non giunse, né la signora Boldrini si prodigò per echeggiarlo in qualche modo.

Appare singolare che fra Marocco, Spagna e Gibilterra, dov’è un braccio di mare infinitesimo rispetto al fatale e vasto Canale di Sicilia, pochissimi osino attraversare. La signora Boldrini, già zelantissimo funzionario dell’Altissimo Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, potrebbe spiegarci quali siano le capacità persuasive di Marocco, Spagna e Gran Bretagna – celebri per il loro amorevole trattamento dei migranti – così che noi si possa confezionare una legge a similitudine delle loro umanissime. Altro che Bossi-Fini, non crede, Beatissimo Padre? Come Lei sa, Beatissimo Padre, il Parlamento italiano studia intensamente una legge che sanzioni il reato di “omicidio stradale”, al fine di cancellare la colposità delle morti per incidenti d’auto, con zelo solo inferiore a quello che produsse la sanzione del femminicidio, urgentissima e assolutamente necessaria, come si sa. Nessuno invece propone di reprimere il reato di migranticidio, la cui urgenza non appare inferiore a quella usata per il femminicidio. Nessuno. Curioso, no? Chi deve vergognarsi? La signora Kyenge s’è commossa nel capannone dei funerali di Lampedusa, non ha dunque di che vergognarsi. Figlia d’un notabile del Congo Kinshasa, un notabile e, in quanto tale, corresponsabile della miseria di quel popolo, giunse in Italia come fosse una poveretta, quantunque il suo genitore numero 1 sia un benestante in mezzo a una moltitudine di miserabili. La signora studiò gratis, a spese dell’inospitale Italia, s’intrufolò fra i clandestini; oggi discetta d’accoglienza. Vuole l’abolizione della Bossi-Fini, anzi esige l’abolizione del reato d’immigrazione clandestina, esattamente quanto auspicano gli scafisti. Fra una lacrima e l’altra, la signora Kyenge invoca l’imperturbabile Europa, dimenticando che in tutti, proprio in tutti gli altri paesi – e specialmente in Germania, in Francia e in Belgio, tanto amato da suo padre – il reato d’immigrazione clandestina è punito con severità. La signora Kyenge infatti fu clandestina in Italia, non altrove. Non deve dunque vergognarsi, non Le pare, Santità?  In conclusione, se il popolo non deve vergognarsi, se i politici non devono vergognarsi, non rimangono che gli uomini delle Capitanerie di Porto, ai quali s’accostano gli unici due che hanno confessato vergogna: Napolitano e Lei, Beatissimo Padre. Che vuole farci? Questo accade quando il Vicario di Cristo è francescano con la tivvù e gesuita col popolo di Dio.

mercoledì 9 ottobre 2013

Alla facciaccia nostra (ossia dei disoccupati italici)

Ringrazio infinitamente il signor Giovannini per tali affermazioni. Firmato: Una disoccupata che non sa vivere nel mondo in cui vive. Tuttavia, a sostituire me e milioni di altri italiani, ci sono sempre i barconi che arrivano dall'africa, no? Infondo si sa, sono risorse migliori di noi. no?

Governo contro disoccupati: “Sono inoccupabili, inutile investire su di loro”

Enrico Giovannini, ministro del governo Letta afferma: “L’Italia esce con le ossa rotte dai dati dell’Ocse diffusi ieri, dati che ci mostrano come gli italiani siano poco ‘occupabili’, perché molti di loro non hanno le conoscenze minime per vivere nel mondo in cui viviamo e non costituiscono capitale umano su cui investire per il futuro”. Affermazioni pesanti di per sé, ancora di più se a pronunciare è il ministro del Lavoro. Ma il ministro non fa marcia indietro: “Quelle cifre – ha aggiunto – ci mostrano quanto siamo indietro in termini di capitale umano e di occupabilità. La responsabilità di questa situazione – ha concluso – è di tutti”. .Insomma, se siete disoccupati non è, perché abbiamo distrutto il tessuto socio economico con l’euro e le tasse, ma perché siete scemi. Ma qui, gli scemi, sono tutti al governo. E poi, non è certo importando feccia africana e da tutto il mondo che miglioreremo il ‘capitale umano’ su cui investire. Perché è proprio strano, questo giudizio dell’Ocse viene al culmine della presenza di immigrati in italia.

martedì 8 ottobre 2013

Liberi tutti?

Carceri: Colle, serve amnistia-indulto.Prima incide su numero, secondo su efficienza Giustizia

ROMA, 8 OTT
- Il combinato disposto di amnistia e indulto potrebbe favorire una significativa riduzione della popolazione carceraria. Lo afferma il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, nel suo messaggio alle Camere chiarendo che l'indulto incidera' sulla popolazione carceraria mentre l'amnistia potrebbe avere come effetto l'accelerazione dei tempi della giustizia e incidere anche sulla custodia cautelare.

Scalfari, Letta, Napolitano e Draghi

L'Ue trama un altro golpe in italia per prorogare lo "stato di necessità"

Enrico Letta ha superato il voto di sfiducia di mercoledì anche grazie ai meccanismi di "stabilizzazione" politica messi in atto da Bruxelles. Tali meccanismi sono atti ad assicurare che saranno prese decisioni conformi allo "stato di necessità" decretato dall'UE. Ciò significa che le elezioni vanno evitate a tutti i costi e che il golpe avviato con la nomina di Mario Monti deve proseguire, per assicurare che gli italiani si immolino per salvare l'euro. La strategia è stata messa a punto in una cena privata il 20 settembre a Roma, che ha visto attovagliarsi a casa di Eugenio Scalfari Mario Draghi, Enrico Letta, Giorgio Napolitano e Laura Boldrini, tutti membri della corrente spinelliana del partito britannico. Due giorni dopo, Scalfari ha impartito gli ordini di marcia in un editoriale su La Repubblica. Dopo aver sentenziato in puro stile fascista illuminato che "la massa non fa progressi", Scalfari lancia l'allarme: si sta cercando di mettere in discussione "l'esistenza dello stato di necessità" che giustificò il governo UE-diretto di Mario Monti prima, e di Enrico Letta poi, scrive il fondatore del giornale di De Benedetti. C'è il rischio che Letta sia costretto dai ricatti di Berlusconi ad adottare una politica di anti-austerità (anti-euro). Ma, conclude Scalfari, Letta, Napolitano e Draghi "sono i nostri tre punti di forza, che hanno l'Europa come obiettivo preminente per l'avvenire di tutti. Se questa realtà è chiara, occorre operare, ciascuno nell'ambito delle sue competenze, affinché si realizzi”.

Ciò che il partito britannico teme è che il sentimento anti-austerità nella popolazione italiana – che Berlusconi sicuramente sfrutta per salvarsi, ma questo è solo una complicazione per gli smarriti – possa sfociare in un definitivo voto anti-euro in caso di nuove elezioni. Già il fronte anti-euro si sta organizzando su scala pan-europea. Il 23 settembre a Roma si è tenuto il primo incontro degli euroscettici del nord e del sud. Hans-Olaf Henkel dalla Germania e Brigitte Granville (Francia e UK), si sono uniti ai prof. Giuseppe Guarino, Alberto Bagnai, Claudio Borghi e altri accademici in una conferenza pubblica. Il prof. Guarino, relatore principale e presidente del convegno, ha denunciato il fatto che la politica di zero deficit dell'UE non solo è sbagliata, ma è illegale persino sotto la stessa legge dell'UE. (Nota CdC: Qui è il resoconto dell'incontro.) Per giustificare l'illegalità, l'UE ha costantemente usato l'argomentazione dello "stato di necessità", che secondo Karl Schmitt autorizza a sospendere la costituzione. Lo stato di necessità è dettato dall'imperativo di salvare il sistema oligarchico. Nell'estate del 2011, l'UE ha creato uno stato di necessità per l'Italia manipolando il valore dei suoi titoli di stato. La BCE ha prima lasciato cadere i titoli, ed è intervenuta successivamente ad acquistarli per sostenere il governo Monti. Si ripeterà il giochetto con Letta? È questo che Draghi ha discusso nella cena delle trame? Il suo annuncio al Parlamento Europeo che la BCE è pronta ad un'altra mega-iniezione di liquidità per le banche (LTRO) ha a che fare con questo? Che ha chiesto Draghi in cambio ai suoi commensali?  Il Financial Stability Assessment del FMI per l'Italia, rilasciato il 27 settembre, raccomanda l'applicazione del bail-in (prelievo forzoso) per soccorrere le banche italiane. È quanto ha chiesto Draghi? O si è limitato a sollecitare le privatizzazioni, in consueto "stile Britannia"?

lunedì 7 ottobre 2013

Opinioni

Ci concederanno l’ora d’aria? di Gabriele Adinolfi

In Grecia una forza politicamente scorretta conta 18 deputati, è terza nei sondaggi, non si riesce a contenere. Nessun problema: la si scioglie per legge arrestando tutti i dirigenti. In Italia un industriale non è disposto a fare pubblicità per i matrimoni gay? Nessun problema: si boicottano i suoi prodotti in attesa che la legge contro l’omofobia vieti a chiunque di esprimere anche solo un parere contrario all’adozione dei bambini da parte di coppie omosessuali. In Italia. Sempre in Italia, dove con la collaborazione della Bce si è fatto un colpo di Stato mediante la manipolazione dello spread e le ingerenze delle agenzie di rating, si mette fuorilegge il capo della coalizione populista mentre si strangolano le sue imprese per impedirgli di agire. In Italia, come in gran parte d’Europa, si sta scrivendo una legge sulla storia. Una legge che, prevedendo condanne pesantissime, vieta a chiunque di indagare sulla fondatezza anche solo parziale dell’Olocausto e che, guarda guarda, si estende talmente da minacciare di arresto e di condanna chiunque esalti un semplice fatto di guerra commesso dalla “parte sbagliata”. Insomma anche chi si permetta di andare in visita a El Alamein o di commemorare le vittime di un bombardamento angloamericano. E, perché no, quelle delle foibe. Sempre in Italia si chiudono d’arbitrio le curve di calcio per punire indiscriminatamente le tifoserie per eventuali cori di qualcuno giudicati razzisti. In Europa. In tutta Europa, dove ormai è vietato fumare e mangiare in modo non insipido né asettico, è proibito anche solo pretendere di battere sovranamente moneta, di difendere lingua, identità e cultura. L’Ungheria che va controcorrente ha una stampa occidentale che la tratta molto peggio dei pedofili. I quali, del resto, da tempo non sono inquietati. In Italia. In Italia i diktat politicamente corretti vengono particolarmente accentuati da un’allegra coppia femminile. Da una parte abbiamo la ministra dell’integrazione, Kyenge, che anziché trattarci con educazione e con modestia come avviene da che mondo e mondo da parte di chi è cittadino acquisito di una nazione che si ritiene ami e rispetti, passa invece il suo tempo a dare pagelle agli italiani, bocciandoli quasi regolarmente sui suoi metri di giudizio. Vuole cambiarci la ministra. E lo stesso fa la presidentessa della Camera. Che, quando riesce a trovare un minuto tra una segnalazione e l’altra alla polizia postale degli utenti di facebook che lei ritiene si debbano reprimere per le loro opinioni scorrette, ci spiega come si deve vivere in famiglia, come le donne devono evitare di servire a tavola (a lei non deve costare molto perché quando non è al ristorante userà la servitù) e soprattutto come siamo arretrati rispetto agli inglesi. Cambiate, italiani, cambiate. Per amore o per forza. La memoria torna al proclama che accompagnò lo sbarco del liberale Dom Pedro nel Portogallo “oscurantista” del 1832: “Portoghesi non costringetemi a liberarvi con la forza!” Italiani, Europei: cambiate tutti e subito, altrimenti, ci dicono questi qui, usiamo la forza. Qualcuno ha capito qualcosa? Oramai siamo in piena dittatura, una dittatura che si fonda sul terrorismo psicologico e giudiziario e che non ha più alcun limite. Men che meno quello del buon senso. Come avevano annunciato da tempo una serie di dissidenti sovietici, la mentalità comunista che lì è stata debellata si è impadronita totalmente dell’Europa occidentale e la sta paralizzando. L’impressione è che nessuno abbia colto esattamente la portata di questo liberticidio e di questa sovversione antropologica ed esistenziale che non si riesce a comparare con nulla del passato; a stento, forse, con il pieno del Terrore giacobino e di quello sovietico. Che però furono forse più brutali ma alla fin fine meno totali e persino meno deliranti di questo a cui siamo confrontati oggi. Che non se ne abbia percezione lo attestano le reazioni generali contrassegnate dalla contrapposizione tra chi tiene le parti dei criminalizzati e chi quelle dei criminalizzatori. Per tutti, per gli uni e per gli altri, la scelta di campo dipende da quello che essi dicono o rappresentano. Sicché se per esempio ho antipatia per i gay sto dalla parte di Barilla e se mi sono simpatici sto contro. Nulla di più sbagliato e demenziale. Non ha alcuna importanza se si è favorevoli o contrari al matrimonio gay, se si è per o contro la reazione all’immigrazione di Alba Dorata, se si ritiene necessaria o meno la libera investigazione sull’Olocausto, se si pensa o no che le donne debbano servire a tavola o meno. Non ha importanza se si ami fumare o meno, né se si ritiene essenziale o irrilevante stampare autonomamente valuta. Tutto questo, nella contingenza, ha valore relativo. Quello che invece ha un valore assoluto è che si permetta a chiunque di affermare quello che pensa senza che sia perseguitato per il suo pensiero, qualunque esso sia. Nel mondo. L’Europa – e l’Italia con una celerità particolare – sprofonda nel terrorismo dittatoriale e nella follia mutazionista. La libertà intanto si trasla altrove, in regioni, nazioni, paesi che prima avevano logiche satrapiche e autocratiche e che oggi godono di più ampie garanzie e partecipazioni di quante ne rimangano a noi. Intanto una lezione ci viene dal presidente somalo che ci ricorda come laggiù si stesse meglio al tempo del fascismo. Anche l’Africa – dove persino da papà Kyenge è venuto un messaggio molto più autentico e rispettabile di quelli che c’invia sua figlia – palesa più buon senso e amor della libertà di quello che mostriamo noi. Non è una primizia. Rammento negli anni settanta quando una delle tante riforme della scuola ispirate dalla libido sovvertitrice tolse praticamente di mezzo l’apprendimento del greco e del latino: nello stesso giorno un paese centrafricano li rese invece obbligatori nelle proprie scuole. Buon fin settimana italiani ed europei. Io non so che fine farà Alba Dorata ma so perfettamente che se non cambiate i vostri riflessi condizionati e la vostra passività psicologica e mentale per voi sarà molto peggio che un cupo tramonto. Poi non prendetevela con i cinesi o con i marziani: se non avete cervello né palle i responsabili siete voi.

Il picconatore era lucido

Uccise tre persone a picconate. "Kabobo era capace di intendere". I risultati della perizia hanno confermato che il 31enne ghanese Mada Kabobo potrà essere processato di Lucio Di Marzo

Mada Kabobo, il ghanese che lo scorso 11 maggio uccise tre persone a Milano, aggredendole armato di un piccone, sarà processato. È infatti caduta, con i risultati della perizia ordinata dal Giudice per le indagini preliminari, la tesi della difesa, che puntava a salvare l'uomo dal carcere sostenendo che al momento dell'aggressione non era in grado di intendere e di volere. I periti nominati dal gip Andrea Ghinetti hanno parzialmente dato ragione ai legali del 31enne ghanese, riconoscendo che al momento dell'aggressione "la capacità di intendere" di Kabobo "era grandemente scemata", ma hanno anche sottolineato che non era "totalmente assente". Viene dunque smentita l'anticipazione riportata a luglio dal quotidiano Il Giorno, che sosteneva gli psichiatri avrebbero confermato l'incapacità di intendere dell'immigrato. Attualmente, secondo i periti, Kabobo "è capace coscientemente di partecipare al procedimento". Rimane "la pericolosità sociale psichiatrica". Domenico Musicco, il legale di Cristian Carella, fratello di una delle vittime, ha espresso "soddisfazione" per i risultati della perizia, spiegando che sulla base di questa si "arriverà ad una sentenza e ad una pena certa".

Non basterebbe votare contro?

Il M5S denuncia: «Nel decreto anti femminicidio c’è la misura salva province». Il consigliere comunale dei Cinque Stelle Bugani: «Il Pd ha presentato emendamento per annullare la riforma»

La denuncia arriva dal blog di Grillo. Ed è firmata dal consigliere comunale del M5S di Bologna Massimo Bugani. Nel decreto che contiene le misure in materia di prevenzione e contrasto della violenza di genere, oltre ad altri provvedimenti, al Capitolo IV vengono affrontate le norme in tema di gestioni commissariali delle province e viene confermata l’intenzione di abolirle . Ma il Pd ha introdotto un emendamento firmato da Gianclaudio Bressa (PD) che vanifica l’ultima proroga, bloccandola al 31 dicembre 2013.

QUARAQQUAQUA - Una mossa che non è piaciuta ai Cinque Stelle, sensibili in materia di costi della politica. Scrive Bugani: «E fu così che nel decreto sul femminicidio i furbacchioni di PD e PDL inserirono l’emendamento che annulla la riforma delle Province. Anni ed anni a riempirsi la bocca di paroloni sulla riduzione dei costi e sulla abolizione delle province e poi, come sempre, la dura realtà: fanno tutto il contrario di quello che dicono. Sono solo dei quaqquaraquà, tutti chiacchiere e distintivo, solo chiacchiere e distintivo. In un solo colpo hanno sporcato l’importantissima legge sul femminicidio e hanno rilanciato enormi costi che graveranno ovviamente sulle tasche degli italiani. L’Iva al 22%, l’Imu la pagheremo con una salata service-tax, la Tares a cifre da capogiro, la benzina a costi mostruosi, luce acqua e gas sempre in aumento e la disoccupazione a livelli drammatici»

IL GOVERNO MONTI - Con il governo Monti era stato stabilito il commissariamento dei consigli provinciali in scadenza nel 2012; venne poi un secondo decreto, che prorogò il commissariamento nel 2013. Venne infine l’articolo 12 del decreto legge 14 agosto 2013, che propagò ulteriormente tale regime fino a giugno 2014. Ma l’emendamento blocca a fine 2013 la proroga. La mossa era già stata denunciata dal M5S (per voce di Danilo Toninelli) e da Sel (per voce di Nazzareno Pilozzi).

domenica 6 ottobre 2013

Ipocrisie

Lampedusa, recuperati dal mare altri 84 corpi. Kyenge: «Rivedere il reato di clandestinità». Migliorate le condizioni meteo-marine. I sub tornano in azione. Marazziti (Sant’Egidio): «Migranti in condizioni disumane»

LAMPEDUSA
– Recuperati dal mare i corpi di altri 74 migranti. Salgono così a 195 le vittime accertate nel naufragio di Lampedusa. Le ricerche dei cadaveri intrappolati nel relitto del barcone carico di eritrei e somali affondato davanti all’Isola dei Conigli sono riprese domenica mattina. Verso le 13 sono arrivate le prime motovedette con i corpi. Ad attenderle sul molo, il ministro per l’integrazione Cecile Kyenge e il sindaco Nicolini, che per l’occasione hanno annullato la conferenza stampa che era stata prevista in precedenza. Il ministro ha affrontato il tema caldo della riforma della Bossi Fini: «Ora metteremo sul tavolo di lavoro - ha aggiunto la ministra - strumenti per rivedere le norme sull’immigrazione e il reato di clandestinità. Spero che questa strage ci possa far riflettere sulla nostra posizione, sulle nostre frontiere, il nostro mare e soprattutto chiedere che questo dramma non deve essere affrontato da soli ma insieme all’Europa».

IL RECUPERO DEL BARCONE - I sommozzatori sono stati coadiuvati nelle ricerche in mare da robot che in acqua hanno fatto rilievi sull’assetto della barca. Inoltre si sta valutando se la struttura del barcone di legno possa reggere la risalita in superficie. L’imbarcazione dovrebbe essere sollevato e riportato in superficie da palloni gonfi d’aria. La barca, infatti, è colata a picco in posizione di navigazione. A terra sono stati messi in posizione due tir frigoriferi vuoti che serviranno per conservare i corpi che il mare sta restituendo. «Questi camion sono necessari perché prima di mettere i corpi nelle bare vanno compiuti i rilievi della polizia scientifica e occorre quindi conservare le salme, già in fase di decomposizione, in un ambiente refrigerato», spiega il sindaco Giusi Nicolini. Il primo cittadino conferma anche la strategia scelta per il recupero del relitto: «Se tutto andrà bene, già oggi il barcone sarà portato in superficie con il suo carico di morte».

IL GIORNO DEL LUTTO - Sabato era stato il giorno del lutto. Le bare dei 111 migranti scomparsi giovedì tra le onde al largo di Lampedusa sono state allineate nell’hangar dell’aeroporto per una cerimonia di commemorazione a cui ha preso parte il presidente della Camera Laura Boldrini e molti dei superstiti al naufragio. Nel frattempo è divampata la polemica. Da un lato sui soccorsi, che per alcuni testimoni, sono stati ritardati da burocrazia e dall’eccessiva cautela della Capitaneria di Porto. Dall’altro per le indagini, condotte dalla Procura di Agrigento. È infatti stato confermato che saranno presto iscritti sul registro degli indagati i 152 immigrati sopravvissuti al naufragio. Un atto dovuto secondo i magistrati, per via della modifica alla legge Bossi-Fini del 2009 che impone certi provvedimenti. Ma non di meno suscita clamore e proteste nel mondo politico di fronte una simile strage. Per il presidente del Senato, Piero Grasso, si tratta di «conseguenze inumane». Secondo il leader di Sel, Nichi Vendola è invece «una vergogna».

LA VISITA DI MARAZZITI - La notte dei profughi l’hanno invece raccontata i tweet di Mario Marazziti, portavoce della Comunità di Sant’Egidio. Tra sabato e domenica sull’isola si è abbattuto un forte temporale, la temperatura è scesa sensibilmente. Ma le condizioni sono ulteriormente peggiorate poco prima dell’alba. «Ore 5 e 20. Grande pioggia, fulmini vicini. Mille profughi nel centro di accoglienza: da polvere e caldo al fango. Non si può può», ha scritto Marazziti in tempo reale. Più tardi, quando il nubifragio è ormai iniziato, la situazione è precipitata: «Pioggia torrenziale nella notte. Impossibile ripararsi. Materassi fracidi e persone ammucchiate». Marazziti, sabato è entrato nel centro di accoglienza. Per «parlare con i sopravvissuti eritrei indagati per immigrazione clandestina. Vergogna! Cambiamo la legge subito», ha scritto sempre su Twitter. E così ha descritto le condizioni in cui sono costretti a «sopravvivere» le mille persone, uomini, donne e bambini: «materassi di gommapiuma nuda nel sudore e nella polvere e’ una vergogna. Perché?».

Tre notizie

Ma come sono cari i professionisti dell'accoglienza. L'emergenza sbarchi comporta un giro vorticoso di denaro pubblico. Che si ripete senza soluzione di Stefano Filippi

Dietro l'orrore, la pietà, lo scandalo, il buonismo, le tragedie del mare nascondono il business che non t'aspetti. Il giro d'affari del primo soccorso e dell'accoglienza. Da una parte i milioni di euro stanziati dall'Europa e dall'Italia, dall'altra la pletora di personaggi in attesa di incassare. Un migrante dorme nel Centro di prima accoglienza di LampedusaOnlus, patronati, cooperative, professionisti dell'emergenza, noleggiatori di aerei e traghetti, perfino i poveri operatori turistici di Lampedusa: abbandonati dai vacanzieri si rassegnano a riempire camere d'albergo, appartamenti e ristoranti con agenti, volontari, giornalisti, personale delle organizzazioni non governative, della Protezione civile, della Croce rossa. L'emergenza sbarchi comporta un giro vorticoso di denaro pubblico. Nel 2011, l'anno più drammatico, gli sbarchi provocati dalle sanguinose rivolte nordafricane sono costati all'Italia un miliardo di euro. Ogni giorno le carrette del mare da Libia e Tunisia hanno scaricato in media 1.500 persone. Il governo dovette aumentare le accise sui carburanti per coprire parte di queste spese. E a qualcuno che sborsa corrisponde sempre qualcun altro che incassa.

Bisogna gestire la prima accoglienza: acqua, cibo, vestiti, coperte, farmaci. Vanno organizzati i trasferimenti sul continente ed eventualmente i rimpatri; si aggiungono spese legali, l'ordine pubblico, l'assistenza (medici, psicologi, interpreti, mediatori culturali). Ma questo è soltanto l'inizio, perché moltissimi rifugiati chiedono asilo all'Italia. E l'Italia se ne fa carico, a differenza della Spagna che ordina di cannoneggiare i barconi e di Malta che semplicemente abbandona i disperati al loro destino. Nel triennio 2011/13 le casse pubbliche (ministero dell'Interno ed enti locali) hanno stanziato quasi 50 milioni di euro per integrare 3000 persone attraverso il Sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati. A testa fanno più di 5.000 euro l'anno. L'Europa soccorre soltanto in parte. Il finanziamento più cospicuo arriva dal Fondo europeo per le frontiere esterne destinato alle forze di sicurezza di confine (capitanerie di porto, marina militare, guardia di finanza): 30 milioni annui. Altri 14,7 milioni arrivano dal Fondo per l'integrazione, non riservato all'emergenza. Dal Fondo per i rimpatri piovono 7 milioni di euro. Poi c'è il Fondo per i rifugiati, che nel 2012 ha stanziato 7 milioni in via ordinaria più altri 5 per misure di emergenza. Tutti questi denari vanno considerati come co-finanziamento: si aggiungono cioè ai soldi che l'Italia deve erogare. Il fondo più interessante è quello per i rifugiati, che è tale soltanto di nome perché i veri destinatari dei 12 milioni di euro (sono stati 10 milioni nel 2008, 4,5 nel 2009, 7,2 nel 2010 e addirittura 20 nel fatidico 2011) sono Onlus, Ong, cooperative, patronati sindacali e le varie associazioni umanitarie che si muovono nel settore dell'immigrazione. Dal 2008, infatti, l'Europa ha stabilito che quel fiume di contributi vada «non più all'attività istituzionale per l'accoglienza, ma ad azioni complementari, integrative e rafforzative di essa». Anche queste, naturalmente, co-finanziate dal governo italiano.

Le organizzazioni operano alla luce del sole, sono autorizzate dal ministero dell'Interno che deve approvare progetti selezionati attraverso concorsi pubblici. I soldi finiscono in fondi spese destinati non ai disperati ma a vitto e alloggio delle truppe di volontari e professionisti. Per la felicità degli albergatori lampedusani. Gli operatori sociali spiegano ai nuovi arrivati i loro diritti. Li mettono in contatto con interpreti, avvocati, mediatori da essi retribuiti. Organizzano la permanenza, li aiutano a restare in Italia o a capire come proseguire il loro viaggio della speranza. Fanno compilare agli sbarcati, che per la legge sono clandestini, un pacco di moduli per avere assistenza legale d'ufficio. Pochissime organizzazioni, e tra queste Terre des hommes e Medici senza frontiere, si fanno bastare i denari privati. A tutte le altre i soldi italo-europei servono anche a sostenere i rispettivi apparati, come gli uffici stampa, gli avvocati e gli attivisti per i diritti umani, per i quali martellare i governi finanziatori è una vera professione. E magari usano l'emergenza immigrazione come trampolino verso la politica.

Aiutiamo gli immigrati a rimanere nel loro paese. Il miglior alleato del razzismo è il buonismo isterico che produce chiacchiere e non soluzioni. L'unica strada è il realismo solidale di Angelo Mellone

Noi meridionali, di qualunque parte del Sud, siamo abituati a vivere sul confine d'acqua del Mediterraneo. Da quando l'Italia è diventata terra di immigrazione, abbiamo visto quel confine continuamente attraversato, giorno dopo giorno, da migliaia di disperati alla ricerca di pane e lavoro. L'arrivo degli albanesi sulle coste di Puglia, che mi vide giovanissimo volontario, ormai è archeologia dei flussi migratori. Sappiamo accogliere, a Meridione, noi che siamo multirazziali per storie e per definizione, meticci che nel sangue abbiamo i normanni e i saraceni, i celti e le genti di Bisanzio. Dunque, dare del razzista a un italiano di Meridione è ridicolo, e se esiste un qualche meridionale razzista (razzista, dico, non uomo spaventato dalle invasioni) è un pover'uomo che non ha coscienza delle proprie radici, e non sa da dove viene. Personalmente, da destra sono sempre stato un sostenitore dell'idea di un'Italia e di specialmente di un Sud multiculturale, sapendo che l'italianità è un concetto culturale e non biologico o razziale, anzi l'esatto contrario, perché è l'incrocio di razze, popoli e culture che ha reso grandissima ed enormemente ricca la nostra storia patria, e così variopinto il nostro popolo. In poco più di vent'anni abbiamo accolto una quantità enorme di immigrati, caso unico continentale. Ma proprio noi italiani di Sud, più di altri, che ovunque andiamo troviamo subito fratellanza con i popoli del Sud del mondo, sappiamo che i confini sono importanti, e la sovranità di una nazione si misura sulla capacità di presidiarli, di decidere chi sta dentro e chi sta fuori, chi è cittadino e chi no, chi sta dentro le maglie della solidarietà e chi non ha diritto di stare sul suolo nazionale come un fantasma privo di identità.

L'esistenza del confine è il presupposto della solidarietà vera. Per questo trovo imbarazzante, autolesionista, surreale, la piega che il dibattito pubblico avviene ogni qual volta si abbatte sulle coste e, come pugno, sui nostri stomaci occidentali l'ennesima tragedia del mare che inghiotte decina, e stavolta centinaia di clandestini. Solo un animo bestiale può rimanere impassibile di fronte ai cadaveri, ai corpi e corpicini ripescati davanti a Lampedusa, è naturale che la Chiesa e il volontariato, oltre alle strutture pubbliche, si mobilitino per risolvere l'ennesima, drammatica, emergenza. Ma tutto questo non c'entra niente con il dopo, con il «che fare», con l'assurdità di una nazione sovrana lasciata da sola a gestire gli sbarchi, l'accoglienza, le espulsioni, a fare da porta scorrevole per l'ingresso in Europa. Tutto questo non c'entra nulla con la verità che anche e soprattutto di fronte alle tragedie va raccontata: se esiste l'Occidente, se ancora resistono le nazioni occidentali, il problema dei flussi migratori illegali deve essere affrontato e gestito dove partono le rotte dei disperati, non al punto d'arrivo. Gli scafisti non devono solo essere arrestati: non devono partire. Tornare in Africa, e rimediare ai danni che una gestione dissennata e poco lungimirante degli accordi transfrontalieri continua a provocare alle nazioni dell'Europa meridionale, è l'unica strada per evitare morte e illegalità, per impedire che l'industria dello sfruttamento continui a mietere vittime e depositare sulle nostre coste un'umanità che solo in piccola parte riuscirà a trovare reali strumenti di integrazione, e in gran parte finirà nelle mani del caporalato o delle reti di commercio illegale. Intolleranza? No, realismo solidale. Il miglior alleato del razzismo è l'utopismo umanitarista che produce chiacchiere, e non soluzioni. Noi, come italiani e come meridionali, non abbiamo proprio nulla di cui vergognarci.

Kyenge: "Triplicare i posti letto per l'accoglienza"

Dopo l'ecatombe, è il giorno della visita: Cécile Kyenge a Lampedusa, dove è arrivata intorno alle 11 di domenica mattina. Il ministro dell'Interno, poche ore prima, rilascia un'intervista al Corriere della Sera. Scontato l'attacco alla Bossi-Fini: "La legge sull'immigrazione non può essere punitiva". Quindi, in scia al premier Enrico Letta, l'appello all'Europa: "Serve l'intervento della comunità interazionale".  

"Triplicare i posti letto" - Poi Kyenge snocciola la sua personale ricetta. Premette: "Questo flusso migratorio mette in ginocchio l'accoglienza. Occorre rafforzarla". Come? "Ho in programma - spiega - di portare prima a 16mila e poi 24mila gli attuali posti letto per l'accoglienza degli immigrati (oggi sono 8mila). Dobbiamo renderci conto di quanto sia difficile la vita per chi fugge da un inferno". Quindi Kyenge ribadisce: "Le leggi italiane si devono adeguare decidendo di mettere al centro la persona e non basandosi sulla punizione".

sabato 5 ottobre 2013

C'è che può e chi non può

Amburgo, 300 profughi inviati dall’Italia. Ma la Germania vuole rimandarli indietro. I migranti arrivati con un pass e 500 euro concessi da Roma per lasciare la Sicilia. Berlino: «Treni gratis per tornare nella penisola»

Sbarchi e stragi continuano a funestare le coste italiane, ma un altro dramma si sta consumando apparentemente lontano da noi, ma che ci riguarda invece da vicino. Trecento profughi, esuli da Libia, Togo e Ghana sono giunti ad Amburgo con un pass e 500 euro a testa concessi dall’Italia a chi avesse lasciato l’isola siciliana, ormai sovraffollata. Ora attendono in Germania una soluzione alla loro situazione precaria .

SOSPESI - La legittimità dell’operazione è stata messa in dubbio dalle autorità tedesche e dal quotidiano Die Welt, che giudica irresponsabile il comportamento dell’Italia. Il nostro Ministero dell’Interno Angelino Alfano ha ribadito la regolarità dell’intervento, ma il ministro tedesco Detlef Scheele sottolinea: «Non hanno nessun diritto legale a un alloggio né a un’assistenza economica, sarebbe folle dar loro false speranze di un futuro lavorativo qui» . Scaduti i permessi temporanei, gli immigrati dovrebbero tornare in Italia, e le autorità tedesche hanno già messo a disposizione biglietti del treno gratis per riportarli nella penisola. In questo palleggiarsi le responsabilità tra i due Paesi, in trecento ad Amburgo attendono una risposta dalla Cancelliera Merkel.

giovedì 3 ottobre 2013

Immigrazione clandestina e integrazione

 Un paio di commenti: "Chiunque in un turpe loro paese può chiedere un visto turistico per l'italia (e le ambasciate li concedono a tutti, cani e porci). Poi basta pagare un biglietto aereo che costa la decima parte di quello che costa un passaggio sui barconi clandestini ed il gioco è fatto. Appena arrivati in Italia basterebbe chiedere protezione che ovviamente sarà valutata (ma tanto, aventi diritto o non aventi diritto tutti rimangono a bighellonare o a delinquere sulle nostre spalle). Questa è la trafila normale. Tanti anni fa, quando le leggi erano più serie, si preferiva correre il rischio di un barcone per il timore poi di essere espulsi e/o rimpatriati (a spese nostre). Invece per tramite dell'aereoporto (dove è ovvio che il controllo è sistematico per chiunque) senza correre rischi, era, ed è il mezzo utilizzato senza problemi da chi "REALMENTE" è un perseguitato e fugge dal suo paese e avrà diritto ad una forma di protezione internazionale. Questi possono definirsi "migranti" come poeticamente piace ai sinistrati, più semplicemente richiedenti asilo o immigrati. I barconi sono invece il mezzo di chi "NON AVENDO REALMENTE ALCUN DIRITTO" (ovvero nessuna persecuzione nei propri confronti), utilizza a suo rischio e pericolo, sperando di aggirare controlli e/o detenzione. E questi sono "clandestini". Da un pò di tempo comunque, le "risorse" avvertono già dalle acque internazionali i porti e le capitanerie italiane con costosi telefoni satellitari, nulla temendo in caso di fermo e identificazione. A volte si sono anche indispettiti se non siamo accorsi immediatamente. Sanno che ci possono prendere impunemente per il culo, si fanno una risata e telefonano agli "imbecilli italiani" (è così che ci chiamano). E' così semplice che quasi non ci si crede. Ovviamente i catto/sinistrati hanno più gusto e più piacere degli arrivi via mare. Fremiti e brividi gli prendono quando dalla riva vedono i barconi avvicinarsi, le manine tese, gli occhioni sgranati, catene umane, si buttano a mare per soccorrerli, spesso li riscaldano con i loro corpi. Molto più complicato, ma vuoi mettere l'epica, il pathos. I sinistrati hanno innata una dose di romanticismo tragico che li guida in tutto e per tutto. Ma aprite gli occhi imbecilli, invece di limitarvi ad accogliere chiunque senza se e senza ma. Purtroppo vedrete che questa tragedia servirà agli utili idioti per allargare ancora di più le maglie della legge".

"E' l'Italia che dovrebbe mettere sotto accusa la Ue per aver fomentato l'immigrazione clandestina, come vogliono le sinistre. Tragedie come queste potrebbero essere evitate se la Marina intercettasse i barconi quando sono ancora vicini alle acque territoriali africane costringendoli a tornare indietro, chiedendo la collaborazione dei Paesi interessati. Ma chi dovrebbe prendere provvedimenti simili? Letta? Figuriamoci. In quanto ai governi di centrodestra dovrebbero vergognarsi per non aver fatto nulla al fine di arginare questa invasione. E il grande capo ancora va blaterando anziché ritirarsi finalmente a vita privata."

Immigrati, tragedia senza fine: braccio di ferro sulle politiche migratorie. Bonino inerme davanti alla strage: "Non c'è soluzione miracolosa". La Ue accusa mette l'Italia sul banco degli imputati. Kyenge: "Con la Lega punto di non ritorno" di Andrea Indini

La tragedia di Lampedusa, la più devastante strage di immigrati a cui l'Italia abbia mai assistito inerme, riaccende un'emergenza che l'attuale governo sembra non voler vedere. Non appena è arrivata la notizia, la politica è accorsa sull'isola siciliana primo avamposto italiano preso di mira dagli scafisti che riversano sulle coste italiane migliaia di clandestini e profughi. "Gli esodi non hanno una soluzione miracolosa - commenta il ministro degli Esteri Emma Bonino - altrimenti l’avremmo già trovata". Se da una parte il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano invita a mettere mano alle politiche migratorie rivedendo le leggi che regolamentano l’asilo, la Lega Nord ha accusato il presidente della Camera Laura Boldrini e il ministro dell'Integrazione Cecile Kyenge di avere una "responsabilità morale" sula strage. In realtà il vero colpevole di questa inenarrabile strage è proprio quell'Unione europea che non sa fare altro che scaricare le responsabilità e muovere accuse al governo italiano.

Il Paese ammutolisce. Il numero dei morti che cresce di ora in ora, le immagini dei cadaveri stesi lungo la spiaggia, le lacrime dei soccorritori che davanti alle centinaia di immigrati in mare hanno iniziato a scorrere. Il premier Enrico Letta convoca subito il ministro dell'Interno Angelino Alfano. "È una tragedia immane", dice il capo del governo. Alfano fa saltare la riunione con i ministri pidiellini, convocata all'indomani del voto di fiducia che ha messo in crisi il Pdl, ed è subito volato a Lampedusa per coordinare i primi soccorsi. A Montecitorio il capogruppo del Pdl Renato Brunetta anulla l'assemblea del gruppo. "È una tragedia troppo grande per poterci dedicare alle vicende interne al nostro partito - spiega Silvio Berlusconi - siamo addolorati". A Palazzo Madama i senatori si chiedono come mai l'Italia non sia "più nemmeno in grado di garantire la carità cristiana" mentre l’Unione europea rinfaccia a Roma di "non avere mezzi adeguati". Da Bruxelles non mancano le dichiarazioni di vicinanza e cordoglio. Dichiarazioni tardive che non cancellano un dolore senza precedenti. Il centrodestra non usa mezze parole nel rinfacciare all'Unione europea le proprie colpe: da mesi gli euroburocrati assistono impassibili a tragedie che ormai hanno una spaventosa cadenza quotidiana e coinvolgono persone innocenti. Da diversi mesi, infatti, il Pdl chiede un intervento più deciso lungo le coste del Nord Africa. Berlusconi chiama in causa "l'ignavia di un'Europa assente e perfino indifferente di fronte a un dramma che l'Italia è lasciata sola ad affrontare".

Da qui l'invito mosso da Schifani al governo italiano affinché porti avanti, a livello europeo, un’iniziativa forte per fermare le stragi. Eppure l'Unione europea non vuole sentire ragioni. Giusto ieri il Consiglio d'Europa ha rinfacciato all'Italia di aver preso misure "sbagliate o controproducenti" er gestire i flussi migratori. In un rapporto approvato all'unanimità, Strasburgo ha criticato i rimpatri forzati dei clandestini, la gestione dei centri di prima accoglienza, la linea di dichiarare sempre lo stato d'emergenza per "adottare misure straordinarie al di la dei limiti fissati dalle leggi nazionali e internazionali". Non solo. Pur ammettendo che l'Italia è ormai una vera e propria calamita per l'immigrazione clandestina, ha anche rinfacciato al governo di aver preso misure che "non hanno convinto gli altri paesi membri della Ue a condividere la responsabilità". Un'ammissione di lassismo e inefficienza che lascia a dir poco esterrefatti.

Dopo lo sgomento, in parlamento monta anche la rabbia. Raccogliendo l'invito lanciato da papa Francesco proprio dall'isola siciliana, Rosy Bindi chiede al governo e al parlamento di intraprendere "un’iniziativa politica di ampio respiro" che coniughi "l'accoglienza alla lotta alla tratta degli esseri umani". Una richiesta ampiamente condivisa anche da entrambi i presidenti delle Camere, Grasso e Boldrini. Mentre la sinistra invoca nuove politiche di accoglienza, il leghista Gianluca Pini, chiama in causa proprio la Boldrini e la Kyenge accusandole di avere "sulla coscienza tutti i clandestini morti in questi ultimi mesi". "La loro scuola di pensiero ipocrita che preferisce politiche buoniste alle azioni di supporto nei paesi del terzo mondo - tuona - porta a risultati drammatici come questi". Dopo aver stigmatizzato duramente le dichiarazioni di Pini ("Sono il punto di non ritorno"), il ministro all'Integrazione coglie subito al volo l'occasione per invitare a "non aspettare altre tragedie" prima di "dare una risposta" all'emergenza umanitaria. In realtà, come invita la deputata Mara Carfagna, il problema dovrebbe essere affrontato al più presto, "senza pregiudizi ideologici né convenienze elettoralistiche". Insomma, i morti di Lampedusa non devono essere il vessillo per abolire la Bossi-Fini, ma la spinta ad aprire un dialogo costruttivo con l'Unione europea che ha il dovere (politico e morale) di intervenire.

Il record delle case popolari Una su due va agli stranieri. Ecco le graduatorie per avere accesso agli alloggi di edilizia residenziale Più del 50% delle domande vengono da immigrati. E i milanesi aspettano di Chiara Campo

Ci sono Aba Hassan, Abad, Abadir. Ventisette cognomi su ventisette solo nella prima pagina (e almeno 17 idonei). Ma scorrendo il malloppo delle 1.094 pagine che in ordine alfabetico formano le graduatorie per accedere alle case popolari del Comune, almeno il 50% dei partecipanti è di provenienza straniera. Basta leggere i primi dieci fogli per avere l'impressione che, tra gli Abderrahman e gli Abebe, gli italiani siano dei «panda» in estinzione. Le graduatorie pubblicate in questi giorni da Palazzo Marino si riferiscono al bando aperto fino a fine giugno a chi ha bisogno di appartamenti di edilizia residenziale. Chi entra nell'elenco non ha automaticamente la casa perché la lista d'attesa è lunga, ma tra i criteri per avanzare in classifica ci sono ovviamente reddito (basso) e numero di figli (alto). Le proteste dei leghisti sono note: «Gli immigrati lavorano in nero e fanno tanti figli». Nel 2012 (sono dati del Sicet) su 1190 assegnazioni nel capoluogo lombardo 495, quasi la metà 455, sono state a favore di immigrati. A vedere gli elenchi l'impressione è che la percentuale possa alzarsi ancora, a scapito di tante famiglie milanesi che probabilmente versano tasse da più tempo e nella crisi avrebbero altrettanto bisogno di una casa a basso costo. «Sono per l'integrazione - commenta Silvia Sardone, consigliera Pdl della Zona 2 - ma questa non si può realizzare con una potenziale discriminazione per gli italiani. Probabilmente il sistema di costruzione delle graduatorie ha bisogno di essere reso più equo». Ci tiene a sottolineare: «Non sono razzista, non lo sono mai stata e non lo sarò. Non sono nemmeno perbenista né figlia di un buonismo di sinistra cieco della realtà. Ho molto amici italiani con cognomi stranieri, hanno un lavoro ed un mutuo sulla casa». Ma «nelle prime pagine degli elenchi in ordine alfabetico si fa fatica a trovare un cognome italiano e complessivamente sono tantissimi i cognomi stranieri. Indipendentemente da chi ha studiato i criteri di partecipazione e assegnazione e di quando siano stati creati penso che oggi, nel 2013, debbano essere rivisti. Perché sono stanca di pagare delle tasse per servizi che spesso godono gli altri». Anche il capogruppo milanese della Lega torna a chiedere agli enti (Regione per prima) di rivedere i criteri di accesso, alzando ad esempio i 5 anni d residenza minima: «Serve una norma che difenda la nostra gente da chi, si dice, “porta ricchezza” ma invece rappresenta un costo».

L'emergenza immigrati

... solo ieri, succedeva questo. Europa chiama, italia risponde sissignore, 'gnorsì, sissignore. Si, risolviamo dando asilo, jus soli e accoglienza a tutta l'africa (e non solo) ma evitiamo di perseguire o fermare i contrabbandieri di carne umana... non sia mai che la Ue non dovesse più guadagnarci così come non potrebbero guadagnarci tutte le associazioni (a delinquere) che girano attorno all'immigrazione clandestina. E creiamo ad oc una nuova emergenza per farci ingoiare anche quest'altro orrido rospo.

Immigrazione: Napolitano, rivedere asilo

ROMA - "La tragedia di Ragusa con 13 morti vittime di criminali scafisti scuote le nostre coscienze e impone a noi tutti di porre in essere le misure necessarie per evitare il ripetersi di queste tragedie. Il drammatico crescere di fenomeni di fuga da paesi in guerra e da regimi oppressivi ci obbliga ad affrontare specificamente con assai maggiore sensibilità i problemi di una politica dell'asilo".
E' quanto scrive Giorgio Napolitano in occasione della presentazione del Rapporto della Fond. Migrantes.

Grasso, rivedere leggi immigrazione. Tutte avvertano richiamo a responsabilita' e accoglienza

ROMA, 3 OTT - "Il richiamo alla responsabilita', all'accoglienza e al soccorso di chi fugge da situazioni disperate deve essere sentito da tutte le forze politiche e deve portare a una revisione della nostra legislazione in materia e a una piu' attenta gestione dei flussi migratori".
Cosi' Pietro Grasso, che parla di "tragedia enorme" di Lampedusa.

mercoledì 2 ottobre 2013

Un paio di notizie

Immigrati: Consiglio Europa boccia Italia. Su gestione flussi "politiche sbagliate o controproducenti"

STRASBURGO, 2 OTT
- Tutte le misure prese in questi ultimi anni dall'Italia per gestire i flussi migratori sono state "sbagliate o controproducenti".Cosi' il rapporto approvato all'unanimita' dalla commissione migrazioni dell'assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa boccia la politica migratoria italiana. Nel documento si sottolinea che quanto fatto sinora non ha messo "l'Italia in grado di gestire un flusso che e' e restera' continuo". Anche oggi arrivato un altro barcone:in 130 soccorsi in Sicilia.

Ps: è interessante leggere i commenti.

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Famiglia Cristiana:"retromarcia su Roma"del Cav. Settimanale cattolico: in Pdl caos, faide, intrighi, lotte di potere

ROMA, 2 OTT - "La retromarcia su Roma"
. Con quest'ironico gioco di parole Famiglia Cristiana titola la decisione di Berlusconi di far votare a tutto il Pdl la fiducia al governo. "Ora Berlusconi e' diventato diversamente alfaniano", scrive poi citando una "battuta" ricorrente. Quindi parla di "incredibile mattinata politica contrassegnata dal caos che regna nel Pdl, la creatura del Cavaliere, ormai divisa da polemiche, faide, defezioni, dichiarazioni al veleno, litigi, intrighi, fuoriuscite, lotte di potere".