sabato 1 marzo 2025

Zelensky e la figura da peracottaro

C’è un’immagine che più di tutte dà la misura di ciò che è avvenuto nel famoso incontro alla sala ovale tra Trump e Zelensky, quella dell’ambasciatrice ucraina che sgomenta assiste a ciò accade di fronte ai suoi occhi, il suo presidente è colpito dai potenti fendenti trumpiani. Zelensky stretto nell’angolo, lo sguardo perso di chi non si rende conto di ciò che gli accade intorno, lui che fino a poco fa era esibito come un eroe, scompostamente pietisce un po’ di considerazione. L’ambasciatrice, Oksana Makarova, è riversa sulla sedia, avvilita, con la testa tra le mani, quasi piangente. Con Vance che rafforza la dose e ricorda a Zelensky: avete preso un sacco di soldi, ci avete raccontato un sacco di baggianate. E poi ancora Trump: la tua gente sta morendo e tu non vuoi che finisca la guerra, fosse per te andremmo alla terza guerra mondiale. Lo Zelensky di ieri era la plastica rappresentazione dell’Utile Idiota, infine bastonato dal padrone. Utile agli Usa innanzitutto, poi anche ai suoi padrini europei, con questi, ora che gli americani hanno altro da fare, a cianciare di  difesa europea e sostegno all’Ucraina fino alla vittoria. Molti commentatori ricordano che gli Usa non sono nuovi a questi scenari di abbandono repentino del campo di guerra divenuto scottante o non più fruttifero: il veloce ripiego da Saigon nel 1975, l’altrettanto veloce quanta indecorosa fuga da Kabul nel 2021… Con Trump certo le cose hanno subito un’accelerazione impressionante, si è aperto un tavolo di pace, che ovviamente non può includere l’isterica Europa a trazione baltica, e la brutalità con la quale il presidente americano ha trattato il servo Zelensky ad alcuni, deboli nelle emozioni, può essere sembrata addirittura odiosa, ma la storia non procede per forme galanti e garbate, solo che il tutto ora è avvenuto in visione mondiale. A Zelensky che insolentisce Putin Trump risponde con voce sonante che il presidente russo non rispettava né Obama né Biden, ma rispetta lui; che Putin è un leader saggio che vuole solo la sicurezza del proprio paese e che non avrebbe iniziato nessuna guerra se solo fosse stato rispettato. L’approccio di Trump è brutale perché lui sa di aver messo al tappeto non la Russia ma l’Europa, durante l’amministrazione Biden convinta a investire nella guerra per procura ucraina. Gli americani sono riusciti a privare delle risorse a buon mercato provenienti dalla Russia gli europei – rendendoli ancor più subalterni agli Usa – i quali ora pensano di poter contare sulle risorse russe solo a condizione di una sua sconfitta strategica, la qual cosa non fa che incoraggiare la propria partecipazione al conflitto in Ucraina. Insomma, gli americani dopo hanno ottenuto l’obiettivo strategico di ridimensionare l’Europa possono ora dedicarsi ad altro, in un mondo già diventato multipolare. L’odio del mondo globalista per Trump non è odio ideologico ma odio per chi rappresenta la fine della stagione globalista, con le sue guerre e le sue follie. 


Antonio Catalano