sabato 27 luglio 2024

La cerimonia delle olimpiadi

Precisazione che dovrebbe essere superflua ma che non lo è mai in questa epoca di propaganda perpetua e di cervelli adagiati su schemi basici dove esiste solo il dualismo fra ideologie contrapposte. Il problema non è la presenza della diversità o dei diritti civili in una cerimonia che abbraccia (o dovrebbe farlo) la totalità delle tematiche di una realtà di certo complessa. La questione è legata ad una evidente forzatura che soddisfi il pensiero che definiamo "woke". Banalizzo e semplifico: "Devo far vedere che siamo una società progressista e, siccome non ho le capacità per dirigere una scena con originalità e che miri a rappresentare la realtà con tutte le sue ovvie criticità, costruisco una passerella e piazzo sopra una cinquantina fra transessuali, neri nudi, personaggi ambigui sui tacchi che destino scalpore abbracciando minorenni". Meryl Streep, nel film "Il diavolo veste Prada", guarderebbe inorridita, semplicemente per la mancanza di originalità e reciterebbe la battuta "avanguardia pura!" per sottolineare il compitino svolto in fretta e furia. Vuoi descrivere la Francia di oggi? Allora metti in piedi un rappresentazione prepotente sulla avanzata dell'Islam nel Paese, sulla creazione di ghetti di stampo nordafricano, descrivi la bellezza dell'architettura deturpata da vandali, narra le grandi lotte interne che hanno forgiato l'anima di questa Nazione gloriosa, abbi il coraggio di ammettere le falle indiscutibili del multiculturalismo, inebria il pubblico con la meraviglia della storia e delle rivoluzioni con lo sfondo di una città eternamente magica ma solo nei sogni o nei ricordi o nei film, in totale contrasto con la durezza del vivere, con il fenomeno della sostituzione etnica, spiegami la selezione dei cadaveri ucraini che portano all'esclusione della Federazione Russa rispetto ai cadaveri palestinesi che lasciano una scia macabra di indifferenza come quella che si trascina la barca su cui viaggia la delegazione israeliana. Ecco, è complicato mettere in scena il brutto che un Paese ha da offrire? Lo è, ne sono consapevole. Questa però sarebbe una bella cerimonia, coraggiosa, all'avanguardia tanto che la stessa Meryl Streep, nella vesti del personaggio di cui sopra, rimarrebbe senza le sue proverbiali argute risposte. Dunque, a mio giudizio, pur salvando il finale emozionante con il ricordo di quella immortale artista che fu Edith Piaf, ho assistito ad un compendio di menzogne e di retorica scarna di bellezza, di luce, di coraggio. Ad ognuno il suo.


Giovy Novaro

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