Come si arrabbiano se non si fa come dicono loro!
Mentre qui da noi le anime belle dell’antirazzismo si accaniscono contro quei calciatori azzurri che hanno “osato” non genuflettersi prima della partita contro il Galles e il buon Enrico Letta si indigna perché «francamente l’ho trovata una scena pessima», la Ursula von der Leyen dichiara di essere «molto preoccupata» per la legge “omofoba” contro la pornografia approvata la settimana scorsa dal parlamento ungherese. Ma lasciamo stare il calcio e il conformismo antirazzista per provare a capire da dove originano le preoccupazioni della signora Ursula, presidente della Commissione Ue. La legge ungherese parla di «inasprimento delle misure necessarie a combattere la pedofilia» e della «modifica di alcune leggi in materia di protezione dei minori». Il passaggio che fa infuriare i nostri accusatori di omofobia è quello relativo all’obbligo dello Stato di «stabilire norme che tutelino lo sviluppo fisico, mentale e morale dei minori e proteggano la loro identità biologica acquisita al momento della nascita». Non sia mai che i minori non possano – “opportunamente” indirizzati – avviare un percorso di transizione di genere!
La legge inoltre vieta di pubblicizzare e mettere a disposizione dei minori «materiale pornografo e contenuti che raffigurino la sessualità in maniera decontestualizzata, o che promuovano la deviazione dell’identità di genere, la riassegnazione di genere e l’omosessualità». Determinati contenuti devono essere «messi a disposizione dei bambini solo in un momento appropriato alla loro età, per il loro sano sviluppo mentale e spirituale». Semplice buon senso. Ma il punto che letteralmente fa imbestialire i nostri liberisti manipolatori di bambini è quello in cui la legge dice di voler contrastare il fenomeno di «rappresentanti di alcune organizzazioni che tentano di influenzare lo sviluppo sessuale dei bambini attraverso particolari progetti». Per questo si prevede la necessità di «garantire che la cura dei bambini sia limitata a persone o organizzazioni iscritte in un registro ufficiale e costantemente aggiornato». Insomma non possono essere le organizzazioni arcobaleniche i responsabili istituzionali dell’educazione dei bimbi. Loro così abili nel camuffare i propri interventi manipolatori dietri progetti dai nomi “inclusivi”. Come osano questi omofobi impedire la propaganda gender nelle scuole come purtroppo già accade nelle nostre scuole, figuriamoci se dovesse passare il ddl Zan?
Antonio Catalano
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