~Giulia
domenica 29 settembre 2019
Reddito di cittadinanza
L’ex brigatista Saraceni, percepisce il reddito di cittadinanza. Quando la tetta di stato, nasconde sempre le serpi in seno.
20 maggio 1999, Massimo D’antona - giuslavorista- viene ucciso in via Salaria. Tra i sette componenti delle Nuove Br, autori del gesto, c’è Federica Saraceni a cui vengono contestati i reati di partecipazione a banda armata e concorso in omicidio. Viene condannata in via definitiva a 21 anni e 6 mesi e dal 2005 usufruisce dei domiciliari. E già ci sarebbe tanto da dire ma andiamo avanti. Il padre della novella brigatista è nientemeno che Luigi Saraceni, toga rossa e uno dei fondatori di Magistratura Democratica. Luciano Violante, che Magistratura Democratica la lasciò dopo averla fondata, dichiarò anni fa:” Ho lasciato MD per l’insopportabile ambiguità nei confronti del fenomeno terroristico. MD era spaccata al suo interno e c’era una componente esagitata- il gruppo romano- che considerava il brigatismo rosso come una montatura ad opera di apparati dello Stato. Questa fazione faceva capo a Luigi Saraceni, padre di una terrorista”.
Questa premessa è doverosa ed importante per sottolineare come l’ex (?) brigatista FEDERICA SARACENI dal mese scorso percepisca 623 euro di reddito di cittadinanza nonostante sia tutt’ora ai domiciliari. Peccato che tra i requisiti richiesti per ottenere il rdc ci sia proprio quello di non essere sottoposti a misura cautelare personale. Per quanto riguarda la condanna invece tra le condizioni vi è quella non essere condannati in via definitiva per reati gravissimi nei 10 anni precedenti la richiesta. La Saraceni è stata condannata a giugno 2007 e quindi sarebbe in regola. Incredibile questa clausola vero? Anche voi non capite come questa ex brigatista ai domiciliari possa essere mantenuta dallo Stato contro cui si è rivoltata? Non siamo i soli nemmeno a chiederci come possa essere indirizzata ad un lavoro essendo ai domiciliari.
È ben vero che purtroppo molti soffrano di memoria corta ma D’Antona collaborava proprio con il Ministero del Lavoro, ministero che ha ideato una misura mal espressa, peggio applicata e ridotta ad assistenzialismo di nostrana fattura. E dovrà rendere conto insieme all’INPS- ente erogatore- di questa inspiegabile concessione. Ci auguriamo che qualcuno di realmente competente metta mano a questo provvedimento nella sua interezza in modo da trasformarlo in un aiuto serio e non in un allattamento alla tetta di mamma Stato. Naturalmente non è l’unica. La Faranda nel 2016 tenne un corso per la formazione dei magistrati.
Roberto Del Bello, ex brigatista della colonna veneta, ha lavorato al Viminale come segretario particolare del rifondarolo Francesco Bonato. Pagato coi soldi dello Stato, lo stesso Stato che in passato voleva annientare.
Maurizio Iannelli, uno dei componenti della colonna romana condannato a due ergastoli, dal 1999 ha iniziato a lavorare in Rai come autore di documentari impegnati e di programmi tv.
La Balzerani ha lavorato con la coop «Blow Up» ed ha dichiarato: “Io non sono e non sarò mai un ex brigatista, sono sempre io con le mie idee. Nessuno può chiedermi di dissociarmi dalle mie idee. Nel libro racconto la mia storia e ammetto di essere colpevole di tanti reati, ma penso che ci siano tante responsabilità in quel pezzo di storia d'Italia”.
Susanna Ronconi ha avuto consulenze da Asl, Comuni e dal ministro Livia Turco.
E come dimenticare i responsabili dell’omicidio di SERGIO RAMELLI. Ferrari Bravo è diventato giornalista di “Liberazione”, quotidiano di Rifondazione Comunista. Antonio Belpiede da qualche anno è primario a Canosa, in Puglia. Dal 1 gennaio 2015 anche Claudio Scazza è arrivato all’apice della sua carriera: è primario del reparto di Psichiatria 3 di Niguarda. E così la tetta di mamma Stato in realtà ospita le serpi in seno.
~Giulia
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