venerdì 18 luglio 2014

Intesa, Mps e Unicredit

Intesa, UniCredit e Mps battono cassa da Draghi. Chiederanno alla Bce 34 miliardi. Le maggiori banche italiane ricorreranno a piene mani alle iniezioni di liquidità decise dall'Eurotower in giugno e subordinate alla concessione di prestiti all'economia reale. Ghizzoni e Viola hanno chiesto, per ora in via informale, 14 e 6 miliardi. Mentre Carlo Messina ha fatto sapere che ne prenderà 13. E li girerà ai clienti solo "parzialmente"

Fino a 34 miliardi di euro. È la cifra che le banche italiane chiederanno alla Banca centrale europea nel quadro della maxi-iniezione di liquidità decisa da Mario Draghi il 5 giugno. Gli amministratori delegati di UniCredit e Mps, Federico Ghizzoni e Fabrizio Viola, hanno già fatto le loro richieste informali, pari rispettivamente a 14-15 miliardi e 6 miliardi. Mentre il consigliere delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, giovedì ha fatto sapere di voler battere cassa per circa 13 miliardi. La prima tranche arriverà già a settembre, quando è prevista la prima delle due aste per complessivi 400 miliardi con l’obiettivo finale di aumentare il flusso dei crediti all’economia reale dell’Eurozona.

“Abbiamo intenzione di ricorrere ai Tltro (Targeted longer-term refinancing operations, cioè appunto l’immissione di liquidità negli istituti condizionata ai prestiti a famiglie e imprese, ndr) della Bce per altri 13 miliardi e il beneficio di questi verrà parzialmente girato sui nostri clienti”, ha detto Messina durante la presentazione di un accordo con Confindustria. Solo “parzialmente”, dunque, nonostante i nuovi prestiti con scadenza a 4 anni e tassi di interesse molto favorevoli siano stati studiati apposta perché le banche li utilizzino per fare prestiti. E non, come accaduto dopo l’operazione di rifinanziamento da oltre 1000 miliardi varata tra 2011 e 2012, per riempirsi di titoli di Stato o rifinanziare obbligazioni in scadenza. Peraltro le banche italiane, al contrario delle concorrenti europee, devono ancora restituire all’Eurotower gran parte di quei fondi. Solo Intesa ha chiuso i conti con Francoforte, ma convertendo una parte dell’ammontare residuo in strumenti di finanziamento con scadenza più ravvicinata.

Intanto, sempre da Francoforte sono arrivate nuove indicazioni in vista dell’asset quality review e degli stress test sulle 128 grandi banche dell’Eurozona. La Bce ha fatto sapere che gli istituti che hanno ammanchi nei bilanci avranno solo due settimane di tempo, in autunno, per preparare un piano finalizzato a trovare i fondi necessari.

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