Se non è un furto, poco ci manca di Niram Ferretti
Eccolo tornare sulla proprietà privata, papa Francesco. Lo aveva già chiaramente esplicitato nel suo manifesto programamtico travestito da encliclica, "Fratelli Tutti". Non si era spinto a dichiarare che essa è un furto, questo no, ma che il suo diritto non è "intoccabile", questo sì. In che senso, in quali circostanze non lo sarebbe, non venne specificato, ma basta questa affermazione per creare una premessa che poi, ci si incaricherà di riempire fattivamente, quando e se sarà necessario.Dunque il papa, durante la Messa in occasione della Festa della Divina Misericordia, commentando il passo degli Atti degli Apostoli in cui è scritto che nelle prime comunità cristiane "nessuno considerava una proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune", giunge alla conclusione che per il cristianesimo la proprietà privata non è un diritto fondamentale da salvaguardare. Essa sarebbe un diritto naturale secondario rispetto al "principio della destinazione universale dei beni creati".
Ma in cosa consisterebbe questa destinazione universale, e come implementarla? E le merci, che di fatto sono non beni creati, ma prodotti umani, in che senso andrebbero destinate universalmente? Come si coniuga lo spirito del libero mercato, del lecito arricchimento individuale, dalla non intoccabilità della proprietà privata? E soprattutto, come coniugare queste parole con ciò che è scritto nella Gaudium et Spes, uno degli ultimi documenti conciliari, in cui è esplicitato (Capitolo III, punto 71) chiaramente quanto segue: "La proprietà privata o un qualche potere sui beni esterni assicurano a ciascuno una zona indispensabile di autonomia personale e familiare e bisogna considerarli come un prolungamento della libertà umana. Infine, stimolando l'esercizio della responsabilità, essi costituiscono una delle condizioni delle libertà civili. Nonostante i fondi sociali, i diritti e i servizi garantiti dalla società, le forme di tale potere o di tale proprietà restano tuttavia una fonte non trascurabile di sicurezza".
La proprietà privata sarebbe secondo il documento conciliare, niente di meno che "un prolungamento della libertà umana". Come, dunque considerare, in questa prospettiva, la proprietà privata un diritto naturale secondario?, poichè, per un altro genere di proprietà, quella transitiva, sarà necessario considerare anche la libertà umana nella medesima ottica. Solo che, se la libertà umana diventa un diritto naturale secondario, ciò può significare solo che, alla luce della destinazione universale dei beni creati (e non creati, come le merci), potrà essere cura di qualcuno prendersene cura, in modo da sottomettere la proprietà privata, prolungamento della libertà umana, a politiche di espropriazione e collettivizzazione dei beni. Infatti, è già successo, in tutti i regimi comunisti.
1 commenti:
Questo Usurpatore si è incontrato coi Rothschild e con Schwab al forum di Davos aderendo alle sue tesi del "comunismo per miliardari": espropri della piccola proprietà, ecologismo alla Gretina e immigrazionismo non stop. Cosa aspettano a rispedirlo nella Pampas?
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