giovedì 9 ottobre 2025

Cercansi sovranisti

Sottraendo Ilaria Salis al suo processo per un voto (quello dell’interessata, si suppone), il Parlamento europeo ha certificato che l’Ungheria non è uno Stato di diritto. Quindi, per coerenza, dovrebbe espellerla dall’Ue e chi la fece entrare nel 2004 (commissione Prodi) dovrebbe ammettere l’errore. Non solo per l’Ungheria, ma anche per altri Paesi dei nove spensieratamente imbarcati nella stessa infornata: Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Cekia, Slovacchia, Slovenia. Il principio circense “Più gente entra, più bestie si vedono” ha prodotto disastri e altri ne produrrà. Tipo la guerra mondiale in cui tentano di trascinarci non l’Ungheria (che anzi è il primo freno), ma i tre Baltici e la Polonia. Estonia, Lettonia e Lituania hanno poco più degli abitanti di Roma, ma controllano in Ue l’Economia (Dombrovskis), gli Esteri (Kallas) e la Difesa (Kubilius); la Polonia il Bilancio (Serafin). E non passa giorno senza che inventino, spesso in combutta con Zelensky, un attacco russo per giustificare il riarmo e l’escalation e regolare vecchi conti. La Merkel ha appena ricordato le responsabilità di baltici e polacchi nel troncare il dialogo Ue-Mosca fino all’agognata guerra in Ucraina. Gli stessi baltici, polacchi e ucraini si opposero ai gasdotti Nord Stream che rifornivano mezza Europa di metano russo a poco prezzo, contribuendo alla nostra prosperità. Quando un commando di terroristi li fece saltare, il primo a esultare fu l’attuale ministro degli Esteri polacco Sikorski: “Thank you Usa!”. Ma si scordò di coordinarsi con Kiev, che tentava di attribuire l’attentato a Putin.


Poi i giudici tedeschi scoprirono che il più grave attacco a un’infrastruttura europea dal 1945 era opera di terroristi di Stato ucraini, con complicità polacche: uno fu individuato in Polonia, ma fuggì in Ucraina su un’auto blu dell’ambasciata di Kiev; un altro è in carcere in Italia in attesa di estradizione; un terzo, Volodymyr Z. (tutto vero), l’hanno arrestato l’altro giorno in Polonia. Ma ora il premier polacco Tusk dichiara che “il problema del Nord Stream non è che sia stato fatto saltare, ma che sia stato costruito”. Chissà se quel fantoccio di Merz gli risponderà, visto che la Germania è in ginocchio anche per quell’attentato. Tusk aggiunge che “non è nell’interesse della Polonia consegnare questo cittadino a un altro Stato”: cioè eseguire l’ordine di cattura internazionale. Che però spetta ai giudici, non al governo: bell’esempio di Stato di diritto. Però Tusk è un noto “liberale”, quindi può fare impunemente come e peggio del “sovranista” Orbán: anche esaltare e proteggere i terroristi. Ma dove sono i nostri “sovranisti”? Che aspettano a fuggire a gambe levate da un’Europa dominata da questi manigoldi?


Marco Travaglio