sabato 1 giugno 2013

Idiozie comunitarie

L'oscena Convenzione di Davide Giacalone

Spiace mettersi a fare il bastian contrario su una cosa che la Camera dei deputati ha approvato all’unanimità, ma la “Convenzione sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica” è una roba oscena. Che, oltre tutto, fa a cazzotti con la nostra Costituzione. Solo chi non l’ha letta può applaudire, accontentandosi dei riassunti fatti da altri che non l’hanno letta e dei titoli dei giornali, improntati alla più soave superficialità. Accetto il rischio di passare per un fautore della violenza sulle donne, tanto lo corro solo presso gli analfabeti.

Per cominciare, stiamo parlando del Consiglio d’Europa (mica l’Onu!), quindi è escluso in partenza che la logorrea contro la discriminazione sessuale vada a incidere sui paesi che la praticano abitualmente. Nell’ambito del Consiglio è già vigente, dal 1950, la “Convenzione europea dei diritti dell’uomo”, che largamente ricomprende la condanna della violenza sugli altri. Non conosco la legislazione interna di tutti e 47 gli stati membri (non ho idea di come si regolino in Bosnia o Azerbaigian), ma se sono stati ammessi è ragionevole supporre che quel genere di violenza è già reato, grave. Certamente lo è da noi, come nella totalità dei paesi civili. E il punto centrale è proprio questo: la violenza di un essere umano sull’altro è sempre non solo esecrabile, ma perseguibile. Cosa succede, però, se creo una categoria particolare, quella della violenza sulle donne? Le difendo meglio? No, intanto violo l’articolo 3 della nostra Costituzione, che stabilisce l’uguaglianza di ciascuno, senza distinzione alcuna. Poi metto il piede su un terreno scivolosissimo: se è particolarmente nefanda la violenza del maschio sulla femmina, al punto da richiedere una legislazione specifica, ciò significa che il maschio che picchia (o ammazza) la femmina commette un reato più grave della femmina che picchia (o ammazza) il maschio? La violenza del cittadino A su quello B è più grave (al netto delle aggravanti già previste dalla legge) dell’identica violenza messa in atto dal cittadino B su quello A. Stupendo. E, visto che la Convenzione di Istanbul precisa della violenza contro il “partner” (articoli 3, 36 e 46), giusto per non limitarsi ai coniugi e restare nel politicamente corretto, come considero la violenza fra due omosessuali maschi? Irrilevante? E quella fra due omosessuali femmine? Doppiamente aggravante, o vale l’esimente? Per reati quali le mutilazioni sessuali o la costrizione all’aborto vale la procedibilità d’ufficio. Significa che il reato è perseguito anche se la vittima non lo denuncia. Ma posto che la Convenzione ricomprende anche lo stalking (a noi vecchi studenti insegnavano che si chiamavano “molestie”), e posto che già il presidente di Telefono Rosa ne chiede l’eguale procedibilità, vuol dire che ti ritrovi il giudice a casa sol perché l’amico, l’amica, il cugino o i suoceri ritengono che il proprio caro sia stato maltrattato o insolentito? E se la “vittima” non si ritiene tale si contesta l’aggravante della subornazione?

Visto che si scende nei particolari di ogni possibile imposta inferiorità alle femmine, è lecito chiedere perché non si condanna la poligamia? Faccio osservare che, ove la si pratica, è solo maschile. Fra i festanti ratificatori e i giubilanti compilatori di articoli, temo non sappiano due cose. La prima: si stabiliscono regole nuove anche per la cittadinanza, l’asilo e il divieto di respingimenti. Quelli che si riempiono la bocca facendo i “duri” manco lo sanno, mentre quelli che si fanno belli facendo i “buoni” dovrebbero spiegarlo ai cittadini. La seconda: grazie alla Convenzione, con i soldi dei contribuenti, dovremo anche finanziare le Organizzazioni non governative (Ong) che s’incaricano di proteggere le donne. Voi ne avete notizie? Bé, pagherete lo stesso. Così come pagherete il risarcimento alle donne che hanno subito violenza, ove i violenti non abbiano soldi per pagarli. La solita bontà messa in conto ad altri. Non perdetevi il meraviglioso articolo 4, quarto comma: ai fini di questa Convenzione non sono discriminatorie le norme che servono a evitare la discriminazione. Così s’introduce il concetto di discriminazione buona, a fin di bene. E potrei continuare per pagine, anche perché il testo è scritto con i piedi. Mi prendo tutti gli insulti che volete, ma questo luogocomunismo buonista mi dà l’orticaria. Passi per la retorica, che tanto va via un tanto al chilo, ma in questo modo si scardina il diritto e si crea discriminazione, vale a dire l’opposto dell’unica cosa che i parlamentari approvanti hanno letto della Convenzione: il titolo. Fin qui l’hanno ratificata solo il Montenegro, l’Albania, la Turchia e il Portogallo. Si sentiva proprio il bisogno dell’accorre italico. Ora vediamo se al Senato ce almeno un parlamentare capace di leggere.

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