martedì 4 giugno 2013

Mangeremo brioches e ius soli


Roma - 4 giugno 2013 – Il momento è adesso. E guai a farselo sfuggire. Alla Camera dei Deputati la riforma della cittadinanza per le seconde generazioni trova sostenitori in tutti gli schieramenti, Lega Nord esclusa. E ci mettono la faccia, come hanno fatto stamattina partecipando a una riunione dell’intergruppo parlamentare promosso dal deputato del Pd Khalid Chaouki, nel corso della quale ognuno ha spiegato la sua proposta. Le formule sono diverse, ma non distanti come si potrebbe immaginare. Ruotano intorno all’anzianità di residenza regolare dei genitori e alla frequenza della scuola. E hanno l’obiettivo comune di riconoscere anche per legge quella che è ormai la realtà del Paese, fatta anche di nuovi italiani. Fuori dalle ideologie, senza scontri strumentalmente politici, puntando sul lavoro del Parlamento e non su un’iniziativa del governo che comunque, attraverso la ministra dell’integrazione Cècile Kyenge, garantisce appoggio esterno al dibattito e un’opera di “sensibilizzazione”.

“È indispensabile un confronto tra le forze politiche, anche per dare al Paese un messaggio di concretezzza e consapevolezza” dice Khalid Chaouki, creatore dell’intergruppo e promotore dell’incontro di oggi. “Siamo in una fase di maturità e disponibilità diversa rispetto alla scorsa legislatura, noi crediamo che la riforma possa andare in porto. E vogliamo che ci siano dentro tutti, anche il Popolo della Libertà e il Movimento cinque Stelle, perché è un tema nazionale che riguarda la sorte, l’identità del futuro dell’Italia”.

“L’Italia è già cambiata e questa legge è una necessità nazionale, siamo alla fine di un lungo percorso finalmente arrivato a maturazione” sottolinea Mario Marazziti (Scelta Civica). La proposta che ha presentato insieme alla collega Milena Santerini prevede che sia italiano chi nasce qui da genitori residenti da almeno cinque anni o chi arriva da piccolo e conclude un ciclo di studi. Proprio il passaggio attraverso la scuola, sostiene l’ex portavoce della Comunità di sant’Egidio, “è una risposta alla predicazione della paura, secondo la quale la riforma distruggerebbe l’italianità. Invece la forza d’attrazione della cultura italiana ha un valore fondamentale, e quindi si finisce per accrescere l’italianità”. “Questa battaglia – aggiunge Marazziti – si vince solo se non diventa scontro ideologico. Non è materia della quale si deve occupare il governo, che è vincolato a un programma dove c’è convergenza e ne uscirebbe indebolito. Serve quindi un percorso che nasca dal Parlamento, magari con un testo già condiviso da portare in commissione. Se perdiamo questa possibilità non so quando potrà ripetersi”.

Renata Polverini (Popolo della Libertà) parla di “battaglia principe per l’integrazione”, in nome di “ragazzi che si considerano già italiani e che i nostri figli e nipoti considerano italiani come loro”. “Il Paese deve confrontarsi con la realtà, vedo che per la prima volta ci stiamo indirizzando verso qualcosa di concreto”. Anche l’ex governatrice del Lazio ha presentato una proposta di legge, secondo la quale è italiano “chi è nato nel territorio della Repubblica”, ma la cittadinanza va “confermata entro il sedicesimo anno di età, o, in alternativa, il diciottesimo, con assolvimento dell’obbligo scolastico”. Chi nasce in Italia, si trasferisce all’estero e poi torna, dovrà sostenere un “approfondito esame che attesti la conoscenza della cultura, della lingua e delle regole basilari del nostro ordinamento”. Polverini sottolinea che la sua è “un’iniziativa personale”, ma rivela che nel Pdl ci sono altri pronti ad appoggiare pienamente la riforma (cita ad esempio Laura Ravetto, ma anche Carlo Giovanardi ha presentato una sua proposta). “Credo che questo governo ha un programma faticoso, però il Parlamento può accompagnare con garbo, con discrezione, ma anche con forza la sua azione. E non credo che il governo si romperà sulla cittadinanza”.

La riforma raccoglie consensi tra i banchi dell’opposizione. Sinistra Ecologia Libertà è da sempre schierata su questo fronte, ma è in arrivo anche una proposta del Movimento Cinque Stelle. “Dobbiamo riconoscere anche per legge come è cambiato il Paese e quanto viene arricchito dalle differenze. L’Italia è un fiume al quale affluiscono tanti torrenti che lo ingrossano. Dobbiamo farlo capire alla gente con una grande operazione culturale, spiegare bene che non vogliamo uno ius soli secco e che parliamo di diritto di cittadinanza alle seconde generazioni” dice Giorgio Girgis Sorial, deputato del M5S figlio di immigrati egiziani. Senza quel diritto, “bambini e adolescenti possono essere costretti a lasciare il loro Paese, quello in ci sono nati o cresciuti, per tornare in quello dei genitori, che non conoscono. Oppure devono fare le file in Questura, sentendosi violentati, estromessi dalla società” sottolinea Sorial, che vorrebbe anche un’azione dell’Italia nell’ue per aprire un dibattito europeo sulla cittadinanza.

Cosa prevederà la proposta dei Cinque Stelle? “Italiano chi nasce qui da genitori residenti regolarmente da almeno tre anni. Poi cittadinanza per formazione: chi è arrivato a tre, quattro anni, quando ne ha dodici ed è andato a scuola è già italiano al cento per cento. E può festeggiarlo con orgoglio. A diciotto anni deve esserci poi la possibilità di rinunciare alla cittadinanza”. “Non inventiamoci paure degli italiani. Sul territorio c’è grande consenso e i sondaggi dicono che quattro italiani su cinque sono favorevoli allo ius soli” sottolinea Filippo Miraglia (Arci), intervenuto insieme a Mohamed Talimoun (Rete G2) in rappresentanza dei promotori della campagna l’Italia sono Anch’io. La loro proposta di legge popolare, che ha raccolto oltre 100 mila firme, dice che è italiano chi nasce qui da un genitore straniero regolarmente residente da almeno un anno e chi arriva da piccolo ma completa un ciclo scolastico. Ma l’Italia sono anch’io punta anche a una riforma che affidi le competenze ai Comuni, e che passi dalla “concessione”, che dipende dalla valutazione di questo o quel funzionario, al “diritto soggettivo” alla cittadinanza.

“Noi spingeremo perché la riforma assomigli alla nostra proposta” dice Miraglia. “Certo servirà una mediazione, ma non vorremmo compromessi al ribasso che non modifichino, di fatto, la situazione delle seconde generazioni: se potranno diventare italiani a sedici anni anziché diciotto non avremo ottenuto nulla. La mediazione guardi al futuro del Paese e non al presente degli equilibri politici”. Khalid Chaouki, spiega che la proposta del Partito Democratico ( italiano chi nasce in italia da genitori residenti regolarmente da almeno cinque anni) “è una mediazione che punta al radicamento familiare e permetterebbe comunque ai bambini di arrivare all’iscrizione alla scuola dell’obbligo già con la cittadinanza”. “È anche l’antidoto all’obiezione abusata dell’”Italia-sala parto”, che tra l’altro lede la dignità delle donne” sottolinea. Per chi arriva da piccolo si richiederebbe il completamento di un ciclo scolastico o di formazione professionale. Che ne sarà del lavoro dell’intergruppo? “Nei prossimi giorni dovremo vedere come incardinare al più presto la discussione sulla riforma in Parlamento. Credo che dovremo stilare un documento che definisca le priorità e affermi la necessità di un cambiamento, raccogliere firme in Aula e presentarlo ai capigruppo e alla presidente della Camera, per far iniziare subito i lavori della commissione affari costituzionali. Laura Boldrini – nota Chaouki - si è già dimostrata molto sensibile a questo tema”.

10 commenti:

Maria Luisa ha detto...

è in gioco il futuro dell'Italia, infatti.

none ha detto...

Delirante e spaventoso.
Stanno per compiere uno degli atti finali di uccisione di questo paese.

Eleonora ha detto...

Leftleft, avevamo forse qualche dubbio? Il peggio è che non possiamo difenderci in nessun modo.

Maria Luisa ha detto...

sono un po' arruginita col mio francese, ma la tipa dimostra tutto il suo amore per l'italia:
https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=NM3zTIHc5R0

Josh ha detto...

http://voxnews.info/2013/06/05/delirio-a-modena-i-poliziotti-devono-imparare-larabo-per-non-urtare-gli-immigrati/

Maria Luisa ha detto...

chissà che ne penserebbero Sandron e la Pulonia.

Già trovavo demenziali i cartelli indicatori in arabo dentro all'Arcispedale S.Anna a Ferrara,adesso saltano fuori pure i corsi di lingua araba.Forse dovrebbero partecipare anche gli insegnanti:in un paese della provincia in alcune classi ci sono più pakistani che italiani. Pakistani che non parlano l'italiano, né hanno intenzione di farlo, e che se ne fregano altamente di studiare o meno

Eleonora ha detto...

Josh, sto leggendo una notizia meglio dell'altra. Se non è lavaggio del cervello questo, non so come altro chiamarlo.

Maria Luisa, lo so. Succede anche dalle mie parti. Come sopra, lavaggi del cervello. E soprattutto, da parte loro sconfinato amore per l'italia visto che non vogliono imparare a parlare manco l'italiano.

Maria Luisa ha detto...

Sul come pensare multiculturalmente":
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=11926


Benissimo allora io, discendente dei Galli Lingones, posso tranquillamente bruciare nell'uomo di vimini chi mi è antipatico per festeggiare Lughnasad

Eleonora ha detto...

L'avevo già letto quell'articolo. Ma parliamo di coglioni, vero? Comunque, hai ragione sulla cosa dei galli.

Maria Luisa ha detto...

sì, parliamo di coglioni