martedì 29 settembre 2015

Ci sono ancora...

Ci sarebbero tante, troppe cose da dire ma mi limito a leggere i blogs altrui. I giornali, si confermano ancora una volta, peccato per loro, carta straccia a parte qualche rarissimo caso. La tv con la propaganda pro-immigrazione e soprattutto di stampo renziano, peggio ancora... e ci si lamentava del "regime berlusconiano" mai esistito? Niente, robe da piano Kalergi, tanti articoli significativi sul blog di Maurizio Blondet (e ogni volta che lo leggo, ho il mal di stomaco), il blog di Nessie con uno dei suoi ultimi articoli... siamo in mano a dei veri criminali peggiori di Hitler e non possiamo fare niente.

giovedì 17 settembre 2015

Il lurido vaccaro fonzarelli

Campagna acquisti di Renzi: regala poltrone e va alla conta. Il premier se ne infischia del bon ton e raschia il fondo del barile a caccia di voti: offerte a verdiniani, autonomisti e pure Tosi di Roberto Scafuri

Lo schiacciasassi è partito, come annunciato. Matteo Renzi non va per il sottile e punta l'intera sua posta (fin d'ora perdendo credibilità) sulla riforma costituzionale da condurre in porto entro metà ottobre. A farne le spese non solo la minoranza del Pd, ancora irremovibile, e costretta alla conta alla prossima direzione, convocata dal segretario per lunedì, giusto alla vigilia dell'approdo in aula del testo, che il capogruppo Zanda chiederà per il 22 settembre. Muro contro muro. Renzi sfonda anche il rituale, che mai finora aveva consentito che su questioni del genere si esprimesse, votando, la direzione del partito. Non è però questa, l'unica e la più eclatante delle forzature della rischiosissima mano di poker a carte scoperte. Il premier decide di infischiarsene del bon ton e raschia il fondo del barile nella sua oscena campagna acquisti stile-calcio. Il motivo è racchiuso nel bluff mediatico, che lo staff di comunicazione di Palazzo Chigi porta avanti fin da giugno: ora premendo sui ribelli del Pd, ora dando per scontati i numeri in aula e commissione, ora additandoli al pubblico ludibrio (come il Corsera di qualche giorno fa, con tanto di faccine di chi è sospettato di non votare un caloroso «sì» al ddl Boschi). Invece il Re è nudo, e lo si vede miseramente ora che il premier è riuscito - a che prezzo? - a riconquistarsi i diciannove voti degli autonomisti di Karl Zeller (non a caso il tenore di vita e i privilegi cittadini nella Provincia di Bolzano da decenni sono splendidi). Ieri nel primo pomeriggio è stata la volta del sindaco di Verona, Flavio Tosi, ricevuto in pompa magna a Palazzo Chigi. «Renzi aveva previsto già sabato un colloquio con Tosi a Verona a margine di altre iniziative poi annullate per la partenza del pdC per la finale degli Us Open a New York», recita un zelante comunicato stampa. Ma la realtà si manifesta poche ore dopo, quando Patrizia Bisinella, componente della commissione Affari costituzionali, nonché compagna ufficiale di Tosi da qualche settimana, dice d'esser pronta a votare «sì». Del «cerchio magico» tosiano dovrebbero far parte anche le senatrici Emanuela Munerato e Raffaela Bellot, da ieri votate fieramente alla causa delle riforme «per cambiar verso».

L'8 settembre scorso il (da poco) separato Tosi e la Bisinella erano stati avvistati e fotografati nelle acque salentine di Guagnano in atteggiamenti affettuosi dai paparazzi di riviste rosa. Particolare evidentemente non sfuggito ai disperati bird-watcher renziani, in questi giorni alla caccia d'ogni voto. Tra i recuperi nelle ultimissime ore dovrebbero esserci anche un pugno di seguaci di Alfano, considerato che il trio Formigoni-Giovanardi-Compagna è ancora irremovibile. I cinque (probabilmente pescati tra i calabresi di Gentile con in aggiunta, forse, il molfettese Azzollini) avrebbero avuto rassicurazioni sul futuro. Qualcuno la promessa di uno strapuntino da sottosegretario nel prossimo rimpasto, che Renzi prevede di fare solo a risultato raggiunto (masssima ottimizzazione del do ut des ). Nel frattempo, sono sguinzagliati in queste ore anche i verdiniani, che parrebbero in trattative con un paio di azzurri: si tratta di senatori già in procinto di seguire Verdini nel gruppo di Alleanza liberal-popolare, ma poi frenati dalla paura. Anche in questo caso, sono fioccate promesse di poltrone più o meno confortevoli. Renzi va così alla sua partita finale con il pallottoliere che da ieri sera segna stabilmente quota 160. Al punto da consentire ai dirigenti dem di rilassarsi davanti a un prosecchino con mandorle sgusciate, alla buvette: «Sui numeri siamo sicuri, ormai ci sono». Lo spergiurano da mesi, ma va ricordato tuttavia che la maggioranza da raggiungere è dei presenti. Quando si tratterà di votare molti avranno impellenti urgenze fuori aula.

Intanto quelli di Malta, poi tutti gli altri che non vuole nessuno

Adesso l'Italia si prende anche i profughi che Malta non vuole. Il ministro Abela: "C'è un accordo con Roma". E infatti l'arcipelago accoglie solo 93 migranti di Fausto Biloslavo

L'Italia salva tutti nel Mediterraneo e li porta a casa, anche i migranti sui barconi che dovrebbero venire recuperati da Malta finendo sull'isola. La conferma arriva da alcuni frasi che martedì si è fatto sfuggire con la stampa locale il ministro dell'Interno maltese, Carmelo Abela. Fra Roma e La Valletta esiste un'«informale collaborazione» sul recupero da parte italiana dei migranti. «C'è stata una matura decisione dell'Italia di occuparsi di tutti gli sbarchi», ha aggiunto il ministro. Poche ore dopo ha fatto marcia indietro, ma oramai la frittata era fatta. «I nostri centri di accoglienza sono praticamente vuoti. Sapevamo che c'era un accordo segreto con Roma per far sbarcare i migranti a casa vostra, ma è la prima volta che salta fuori ufficialmente», spiega una fonte del Giornale a Malta. E in cambio l'Italia avrebbe ottenuto l'inconfessabile. «Nessuno l'ha mai ammesso - spiega la fonte - ma si sospetta che riguardi le trivellazioni off shore dei giacimenti petroliferi al largo della Sicilia, che si sovrappongono alla zona di interesse maltese». L'unico dato certo è che attualmente l'isola dei Cavalieri ospita 93 migranti arrivati via mare. Nonostante la posizione di Malta e la sua area di ricerca e soccorso si estenda su 250mila chilometri quadrati fra la Sicilia e la Libia fino alla Grecia. In pratica ogni barcone passa in questo trapezio, ma a recuperarli sono le navi italiane ed europee, che li portano casa nostra (da gennaio 121.139 arrivi). Anche nave Phoenix, di una Ong di filantropi americani con base a Malta, sbarca in Italia i migranti recuperati in mare.

Il giornale maltese Indipendent ha scritto che la flotta maltese «è rimasta praticamente all'ancora tutta l'estate e non ha partecipato ai più imporntati e recenti soccorsi». Il ministro Abela, prima di far marcia indietro, aveva spiegato che l'accordo sui migranti con l'Italia «non è scritto sulla pietra» e può cambiare a secondo delle circostanze. Uno di questi fattori, secondo la stampa, è «il cambiamento di governo in Italia». Negli ultimi due anni, da quando è stato nominato premier Matteo Renzi, l'isola dei Cavalieri accoglie sempre meno migranti. Nel 2014 con il boom dei barconi sono stati salvati solo 569 e da gennaio appena 93. Gli stessi migranti che partono dalla Libia vogliono farsi recuperare dagli italiani, che li portano sulla terraferma europea. Il tempo degli accesi scontri con Malta sulla spartizione dei soccorsi è finito. I barconi li prendiamo tutti noi. I buoni rapporti fra i due governi di centro sinistra a Roma e La Valletta hanno giocato un ruolo chiave. Matteo Renzi ha incontrato l'ultima volta il premier maltese Joseph Muscat lo scorso 3 settembre a Firenze, ma non risulta che abbia chiesto come mai a Malta fossero arrivati 93 migranti malgrado sia sulle rotte della Sicilia e da noi oltre 100mila. Nella serata di martedì il ministro dell'Interno maltese ha fatto marcia indietro sostenendo «che non c'è alcun accordo informale sull'immigrazione con l'Italia» ma solo «una stretta collaborazione per salvare i migranti in mare». Nell'isola gli addetti ai lavori sono convinti che l'accordo esista e riguardi il petrolio come contropartita. Nel dicembre 2012 l'allora ministro Corrado Passera del governo Monti dimissionario allargò la zona marina per le trivellazioni petrolifere off shore sovrapponendola a quella de La Valletta. La faccenda ha aperto una controversia internazionale, ma forse verrà risolta grazie a tutti i migranti che sbarcano in Italia e non a Malta.

martedì 15 settembre 2015

Tutto all'incontrario

Il paese dell'incontrario di Marco Cedolin

Ascoltando la cacofonia schizofrenica dell'universo massmediatico in queste ultime settimane, continua a ronzarmi nella testa il gingle di uno sciocco carosello degli anni 70 "Il paese dell'incontrario, dove sia non si sa, io lo so ma non lo dico", dal momento che proprio in un "paese dell'incontrario", assai meno idilliaco di quello della pubblicità di 40 anni fa, ho la sensazione di ritrovarmi a vivere in questo mio presente ricco di tinte fosche e scampoli di realtà dai toni drammatici... Gli Usa e la Ue, nel bel mezzo di una crisi economica che sta scarnificando la dignità delle famiglie e violentando il futuro delle nuove generazioni, fingono che non sia successo nulla e si dedicano ad altri problemi, secondo loro più impellenti. Dopo avere distrutto e gettato nella barbarie l'Afghanistan, l'Iraq e la Libia, violentato la Siria e ridotto in miseria buona parte dell'Africa, gli stessi "distruttori di mondi" si scoprono improvvisamente "amici" degli africani, degli afgani, degli iracheni, dei siriani, ma soltanto qualora gli stessi abbandonino il proprio paese, per correre in occidente sotto forma di migranti che anelano ad un futuro migliore. Il tutto senza considerare minimamente il fatto che costoro un futuro migliore lo avevano già in patria, prima che le "volenterose" bombe della Nato lo mandassero in frantumi. Nè il fatto che nella maggior parte dei paesi occidentali il futuro sta diventando un incubo per le stesse popolazioni locali, anche grazie al dumping sociale che la politica dell'immigrazione indiscriminata senza dubbio favorisce. Nel delirio dell'elitè mondialista e dei suoi figli che si tolgono per un paio d'ore le Tods per marciare a piedi scalzi contro Orban e tutti coloro che si oppongono all'immigrazione (o deportazione che sarebbe più corretto) in Europa di milioni di persone, il nemico principe è quello che ancora resta degli stati sovrani. Le identità, le tradizioni, le peculiarità dei singoli popoli, sono mostri che vanno espiantati, all'insegna di un mondo nuovo, senza frontiere, ma anche senza diritti. Il mondo McDonald's, una distesa appiattita di "sopravviventi" apolidi, deprivati di qualsiasi identità e costretti a lavorare e consumare come ossessi per riuscire a tirare avanti la propria esistenza. A Monaco ed a Vienna migliaia di profughi entrano trionfalmente in città fra gli applausi della popolazione, reggendo in mano la foto della Merkel, senza che a nessuno dei giornalisti impegnati ad immortalare l'evento venga in mente di domandarsi chi ha creato quei profughi e per quale ragione lo abbia fatto. Al largo delle coste siciliane, spesso più vicino a quelle africane che all'Italia, quasi quotidianamente naufragano barconi carichi di migranti, i più fortunati dei quali vengono tratti in salvo dalla marina nostrana, evitando di annegare come invece accade a molti altri. La "buona stampa" altrettanto quotidianamente documenta le tragedie con dovizia di particolari, senza però mai chiedersi chi stia inducendo, per ingrassare il proprio tornaconto, masse sempre più cospicue di disperati a salire sui quei barconi, alla ricerca di un Eldorado che non esiste, nè esisterà mai. Come se tutto questo teatrino dell'assurdo non fosse già abbastanza disperato e disperante di suo, i professionisti della comunicazione, mai come oggi specializzati nell'orientamento del pensiero, non lesinano di condire il tutto con lo sciacallaggio sulle foto di bambini morti e sui migranti deceduti nelle circostanze più raccapriccianti, additando chiunque osi mostrare scetticismo verso la globalizzazione mondialista come il depositario di una colpa universale. Gli economisti che attraverso la propria professionalità ci hanno condotti nel baratro di una crisi irreversibile, ci informano che nei prossimi 40 anni l'Europa dovrà accogliere 250 milioni di migranti che alla luce di un curioso ragionamento cervellotico dovrebbero servire (così come serve una merce) a pagare le pensioni degli europei. Ma nessun giornalista in carriera ha pensato bene di domandare a costoro quali prospettive di lavoro avranno gli europei nei decenni a venire, nè cosa ne sarà dei paesi di provenienza dell'immigrazione di massa. Il bestiario politico non si mostra certo migliore del reparto orientamento del pensiero. Matteo Renzi afferma di ritenere una bestia chiunque non condivida il pensiero del PD e alla luce dei risultati elettorali del suo partito trasforma l'Italia in un paese di animali. La Merkel si trasforma da satanasso in fatina buona. Il premio Nobel Obama dimentica le proprie responsabilità nella distruzione di almeno una mezza dozzina di stati sovrani, continua a coccolare l'Isis e si scaglia contro il presidente Assad, uno dei pochissimi leader che sta davvero combattendo il terrorismo. Il paese dell'incontrario, dove i carnefici si trasformano nei "buoni" da ammirare, le bestie da macello vengono addittate come lupi assassini ed i radical chic marciano scalzi in segno di protesta, mentre chi scalzo lo è per davvero si suicida compostamente, senza che il circo mediatico ed i radical chic lo ritengano meritevole della propria attenzione.

martedì 8 settembre 2015

Madonna Boldrini ordina...

Boldrini: "L'Italia migliori l'accoglienza dei profughi". La presidente della Camera: "Servono gli Stati uniti d'Europa" di Chiara Sarra

"Dobbiamo migliorare l'accoglienza". È il diktat di Laura Boldrini che, intervistata da SkyTg24 tira le orecchie al Belpaese, reo di non fare abbastanza per l'emergenza migranti. "L’Italia ha quaranta commissioni che decidono sullo status del rifugiato, quindi l’Italia è un paese che dal punto di vista della procedura d’asilo è molto strutturato. Si deve sviluppare di più sull’accoglienza, che è quello che ci rimproverano i nostri partner europei", ha detto la presidente della Camera, "Nei paesi dove si chiede asilo ci sono delle commissioni che fanno delle audizioni e decidono, sulla base delle audizioni, se quella persona che chiede asilo ha diritto di ottenerlo oppure no. In Italia ci vuole del tempo, ma c’è anche un grande sforzo".

Si, sono una bestia

Caro Renzi, sono una bestia. E ne sono fiero di Francesco Maria Del Vigo

Sono una bestia. Mi era già capitato che me lo dicesse qualcuno, ma in altri contesti e per altri motivi. Adesso che me lo ha detto il presidente del Consiglio è ufficiale, ne prendano nota anche gli animalisti e quelli del Wwf. Va a finire che in quanto appartenente al regno animale avrò anche più vantaggi che come essere umano. Sicuramente più che come italiano. Magari sono anche esentasse. Sì, sono una bestia e me ne vanto. Meglio essere una generica bestia che essere sciacallo.  Che pur sempre bestia è, ma tra le peggiori, quelle che si nutrono di cadaveri. Perché oggi Renzi, nel suo lungo e sudato comizio alla festa dell’Unità ai giardini Montanelli (che è come organizzare il festival anticlericale a San Pietro), lo ha detto chiaro e tondo: “Non c’è Pd contro le destre, ma umani contro bestie”. Insomma se non sei del Pd sei una bestia. Anzi, se sei di destra sei una bestia. Altro che emergenza cinghiali, abbiamo scoperto che in Italia ci sono decine di milioni di bestie. Ditelo alla Protezione Civile. Il tutto corroborato dall’ostensione delle slide, tipiche dell’era renziana, che, in questa occasione, erano le immagini di Aylan, il bambino morto nel mare greco. Il caro leader, coi sondaggi a picco, per raccattare due voti non esita a sfruttare l’immagine di una tragedia. Hugh Hefner a confronto ha una moralità superiore agli stampatori della Bibbia. Prima esibiva i grafici del pil, ora i morti. Mala tempora currunt, anche al Nazareno. Uno sciacallo, insomma. Come tanti altri, come molte delle anime belle che in questi giorni si sono abbandonati a riflessioni onanistiche sulla pubblicazione della sopraccitata immagine (pubblicazione sacrosanta). Se avete un antiemetico a portata di mano leggetevi il pezzo di Stefano Feltri, vicedirettore del Fatto Quotidiano, sulla foto di Aylan (se non ne trovate uno a portata di mano vi anticipo il titolo: “Perché una foto ha sconfitto Salvini”). Perché tutto fa brodo, anche i cadaveri di pochi chili, per fare propaganda politica. Tutto è lecito. Certo, se la boiata la fa un giornalista è un conto. Siamo tutti liberi di scrivere sciocchezze. Ma se lo dice un politico che, oltre a essere il leader del Pd, è anche il presidente del Consiglio, cambia tutto. Perché Renzi dovrebbe essere anche il mio presidente, anche se sono una bestia. Non solo quello degli “umani” di sinistra. E il comizio milanese di Renzi è stato il punto più basso della sua breve e vincente parabola politica. Lo dice uno che non si può ascrivere alla lista degli antirenziani doc: più volte su questo blog ho difeso le sue rottamazioni, la carica – ormai persa – di innovazione, la sua insofferenza all’etichetta sclerotizzata della politica, il suo spirito pop. Ma questo è un Renzi snob e razzista, così vecchio che a confronto Mattarella sembra Fedez, un Renzi che chiama “compagni” i suoi colleghi del Pd e che nel tentativo di recuperare due vecchi arnesi di sinistra in libera uscita tira pure in ballo il 25 aprile e la Resistenza, come un Bersani qualunque. Sono una bestia e sono fiero di esserla. Criticare l’immigrazione clandestina, affermare che non c’è posto per tutti, dire che i morti dei barconi sono vittime del buonismo e di chi li illude, difendere gli interessi degli italiani, denunciare il business dell’accoglienza, ricordare che questa ondata migratoria trasformerà per sempre il volto del nostro Continente, smascherare l’ipocrisia di chi spalanca le porte senza coscienza delle nostre reali possibilità di accoglienza, ricordare che la stupida politica contro Assad è stata controproducente e affermare che non tutte le culture possono convivere è da bestia? Allora barrisco, nitrisco, raglio, abbaio, miagolo, ruggisco, grufolo. Sono una bestia e ne sono fiero: perché non ne posso più dell’ipocrisia e del razzismo di sinistra, di questa superiorità morale, di questo apartheid ideologico, di questo ricatto del politicamente corretto. Sono una bestia ma senza guinzaglio, caro Matteo. Tu probabilmente vorresti mandarmi allo zoo. Ma se continui così è più facile che tu finisca al circo. A fare il clown.

lunedì 7 settembre 2015

Il punto di vista di Maurizio Blondet

E’ una manipolazione di troppo? di Maurizio Blondet    

E’ proprio un’operazione. Come aveva annunciato  il direttore della Stampa, Mario Calabresi, pubblico la foto del bambino perché “questa foto farà la storia. È l’ultima occasione per vedere se i governanti europei saranno all’altezza della Storia”. Sono le stesse parole di Bernard Henry Levy: “Questa immagine farà muovere quelli che ci governano”.

Insomma, è un ordine.

Di colpo, tutti d’accordo. Il governo belga caccia i suoi senzatetto dai ricoveri per metterci i rifugiati. Il premier finlandese Sipila offre ai profughi dalla Siria la sua casa di campagna. Mattarella non offre niente (e sì che ne ha di metri quadri) ma ci dà tutte le lezioni del caso: quell’immagine è “straziante e confligge con i valori d’Europa” (devono averglielo scritto). La Mogherini: “Finito il tempo dello scaricabarile”. Persino Cameron, che fino a ieri no e poi no: “Piuttosto che prendere altri rifugiati, fare la pace in Siria”, adesso ha capito. Forse qualcuno gli ha telefonato, ed ora: “Prendiamo migliaia, migliaia di rifugiati”, e stanzia 100 milioni di sterline. E la Germania? “Ne prediamo ottocentomila, anzi senza limiti”: va bene che ha un problema di demografia e scarsezza di forza-lavoro, ma qui qualcosa puzza. Che la Merkel sia stata commossa dalla foto del bebé, è lecito nutrire qualche dubbio. Su Hollande – che ha deriso i cittadini poveri di Francia chiamandoli “i senza denti” – il dubbio è certezza. Eppure i due compari, vista la foto di Aylan, hanno indetto un vertice urgente ed hanno imposto le quote: quote obbligatorie per tutti e ciascun paese d’Europa. Ora, alzare una sola critica espone ad accuse di disumanità, insensibilità, durezza di cuore. Ma tuttavia, le quote, che senso hanno? E perché obbligatorie? Perché devono essere intimate dalla Commissione e i suoi funzionari, a scanso di multe agli Stati membri? E’ un nuovo atto di forza contro le sovranità nazionali. L’idea stessa di una quota obbligatoria è ripugnante, perché va nel senso di una Europa diretta sempre più da un “diritto” che scavalca le volontà democratiche dei popoli. L’ennesimo golpe della tecnocrazia, che ha già celebrato la sua trista vittoria sulla Grecia. Ma inoltre, in uno spazio Schengen senza frontiere, fissare ‘quote’ per ogni paese è una idea stolta, inane: appena ottenuto asilo poniamo in Italia o Spagna, i profughi se la filano in Germania.

La Germania avrà bisogno di 6 milioni di abitanti in più fra 15 anni; si sceglie i profughi “migliori”, siriani probabilmente mediamente istruiti e più facilmente integrabili; ha un’esperienza in proposito visti i milioni di turchi emigrati. Berlino agisce con un senso ben capito del suo interesse (come ha sempre fatto). Ma perché tutta questa messinscena? A che bisogno risponde questa lacrimazione mediatica, questo volerci strappare il pianto e la commozione ad ogni costo? La manovra della commozione – che in ogni momento si rivolta in un’accusa di disumanità per gli “insensibili” – ha chiaramente il senso di stroncare in Europa ogni dibattito su questo tema. Perché, probabilmente, c’è dietro uno scopo politico più grosso. Su questo, alcune ipotesi:

“Israele vuole gettarci qui i palestinesi di Gaza”

E’ la tesi di Udo Ufkotte, il giornalista di Frankurter Allgemeine Zeitung dove ha lavorato per 17 anni come notista politico, prima di diventare famoso denunciando di essere stato a libro-paga dei servizi Usa, e smascherando il controllo che sui media europei  esercita Washington, pagando i cari colleghi. Adesso Ufkotte indica un rapporto dell’Onu (Unctad) appena uscito, dove si afferma che “entro meno di cinque anni la striscia di Gaza diverrà inabitabile”. La popolazione vive ancora accampata sulle macerie prodotte dalle forze armate israeliane nel 2008 e poi ancora nel 2014. Il 72% delle famiglie di Gaza è in situazione di insicurezza alimentare, la disoccupazione è al 44%, il Pil della striscia è calato del 15 per cento. “La guerra (quella del 2014, a senso unico) ha eliminato ciò che restava della classe media – scrive il rapporto UNCTAD – relegando la totalità della popolazione alla miseria e alla dipendenza dall’aiuto umanitario internazionale”:
 
http://www.theguardian.com/world/2015/sep/02/gaza-becoming-uninhabitable-as-society-can-no-longer-support-itself-report

In breve: Israele ha ottenuto ciò che voleva. Rendere impossibile la vita ai palestinesi, per impadronirsi anche di quella Striscia , sacro suolo di Sion. . Secondo Ufkotte, la Merkel avrebbe stretto un accordo segreto con i giudei per prendere in Europa qualcosa come un milione e mezzo almeno di palestinesi. La grancassa sui rifugiati siriani sarebbe solo il pretesto per imporre “direttive” pan-europee – ecco il motivo delle quote – che liberino i giudei dai loro peso di sub-umani. Così finalmente Israele avrà sloggiato i goym e recuperato l’intero territorio biblico di re David. La perfetta ed ultima pulizia etnica.

http://info.kopp-verlag.de/hintergruende/deutschland/udo-ulfkotte/soll-deutschland-1-8-millionen-palaestinenser-aufnehmen-.html

Ha ragione Ufkotte? Io riferisco, staremo a vedere. La grancassa potrebbe anche essere mirata, magari come effetto secondario, ad un altro scopo politico: Provocare un “regime change” in Ungheria. Basta vedere e ascoltare le torme di giornalisti inviati sul posto, che sputano nei loro reportages alla lacrima e all’indignazione, contro i poveri poliziotti di Budapest, contro il cattivissimo Orban, colpevole d far rispettare le frontiere anche con l’esercito, se del caso. “Non ha capito che l’epoca delle frontiere è finita”. E soprattutto, i giornalisti non dimenticano mai di insinuare che Orban è un nazionalista, un autoritario, che in Ungheria la popolazione vota per i fascisti. Allora è necessaria una “primavera magiara”. Orban dovrà essere sostituito da un Mario Monti ungherese, uno al servizio della Commissione. Da segnalare che l’enorme grancassa mediatica, forse perché tanto esagerata, non ha convinto l’opinione pubblica. In Francia per esempio un sondaggio di Figaro mostra un forte scarto tra il sentimento popolare e la commozione mediatica pagata . Il popolo non la beve, “la maggioranza dei francesi rifiuta la quote di immigranti”; una maggioranza che tocca il 91% tra i simpatizzanti del Front National. A tal punto che Le Figaro si domanda se ciò “non segnali una frattura fra il popolo e le elites”. Il popolo non si lascia commuovere, sfida le elites che piangono sul bambinello siriano affogato a Bodrum . Un sentimento “che si è intensificato in questi ultimi anni, una diffidenza verso i governanti” ma anche “gli intellettuali, i grandi imprenditori, i giornalisti…”.

http://www.lefigaro.fr/vox/medias/2015/09/04/31008-20150904ARTFIG00268-quotas-de-migrants-quand-l-opinion-publique-ne-suit-pas-l-emotion-mediatique.php

Attenzione a questa frattura nella società: le “elites”, non solo francesi, stanno giocando col fuoco. La gente annusa la sopercheria e rigetta il ricatto morale a tal punto, che qua e là esprime un dubbio sul povero bambino fotografato sulla spiaggia. Era vero? E la “narrativa” che circonda la sua morte, è autentica? Il papà di Aylani, che ha perso l’intera famiglia quando il suo canotto, con cui tentava di raggiungere Kos, s’è rovesciato, adesso non vuole più emigrare, vuole tornare a Kobane, dove abitava (dice) per seppellire i suoi: anzi ci è già tornato, i media hanno mostrato il seppellimento. In quella Kobane  da cui è fuggito per la guerra che vi combattono l’ISIS e i curdi. E’ tanto facile tornare in una città in guerra da cui si è fuggiti, con tre salme? In realtà, dal Wall Street Journal si apprende che il disperato padre ha lavorato a Damasco come barbiere, poi la guerra civile lo ha spinto a spostarsi a Kobane; ma da tre anni viveva in Turchia, lavorando come muratore. Ha un sito Facebook dove ha postato sue foto con la famigliola, mentre danno da mangiare ai piccioni di una famosa moschea di Istanbul. Ma guadagnava troppo poco, racconta (17 euro al giorno), e così ha pensato ad emigrare. Ha una sorella in Canada che ha fatto la richiesta per lui. Le autorità canadesi l’hanno rifiutato, considerandolo un profugo per ragioni economiche. E poi: “Passare dalla Siria in Turchia, pagare dei trafficanti per traversare il mare, sbarcare in Europa per prendere alla fine un aereo per il Canada? Difficile credere a un tale progetto”: così “Egalité et Réconciliation”. D’accordo, un  sito “Populista”: Ma dice il clima come si respira sui social di mezza Europa. Miriadi di vignette rivelano il dubbio sulla soperchieria. La gente non la beve. Una manipolazione di troppo? Attenti, politici, alla frattura che state aprendo fra voi e i vostri popoli.

Punti di vista

La falsa "crisi dei rifugiati" di Thierry Meyssan

Un'ondata di emozioni ha brutalmente sommerso le persone che vivono nello spazio della NATO. Improvvisamente si sono rese conto del dramma dei profughi nel Mediterraneo; una tragedia che durava da anni nella loro indifferenza permanente. Questa inversione è dovuta alla pubblicazione d'una fotografia che mostra un bimbo annegato, derelitto su una spiaggia turca. Non importa che questa immagine sia in sé una montatura grossolana: il mare rigetta i corpi parallelamente alle onde, mai perpendicolarmente. Poco importa che essa sia stata immediatamente riprodotta in prima pagina da quasi tutti i giornali dell'area NATO in meno di due giorni. Vi è stato già detto che la stampa occidentale è libera e pluralista. Proseguendo sulla stessa falsariga, le televisioni hanno moltiplicato i servizi concernenti l'esodo di migliaia di siriani, a piedi, attraverso i Balcani. Particolare attenzione è stata rivolta alla traversata dell'Ungheria, che dapprima ha costruito un'inutile barriera in filo spinato, poi ha moltiplicato delle decisioni contraddittorie di modo che si potesse riprendere delle moltitudini marciare lungo le ferrovie e prendere d'assalto i treni. "Reagendo" all'emozione che hanno causato presso i loro concittadini, i dirigenti europei "sorpresi" e addolorati si tormentano su come portare aiuto a questi rifugiati. Antonio Guterres, ex presidente dell'Internazionale socialista e attuale Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, s'invita al loro dibattito perorando «la partecipazione obbligatoria di tutti gli Stati membri dell'UE. Secondo le stime preliminari, i paesi europei hanno una potenziale necessità di accrescere le opportunità di reinsediamento a 200mila posti», dichiara. Qual' è il problema reale, chi lo strumentalizza e per quale scopo?
 
I rifugiati del Mediterraneo

Sin dalla "primavera araba" nel 2011, il numero di persone che cercano di attraversare il Mediterraneo e di entrare nell'Unione europea è aumentato considerevolmente. È più che raddoppiato e si è innalzato nel 2014 fino a 626mila unità. Tuttavia, contrariamente a un diffuso luogo comune, non si tratta di un'onda nuova e ingestibile. Nel 1992, quando l'Unione comprendeva solo 15 dei 28 stati attuali, ne riceveva ancora di più: 672mila per 380 milioni di abitanti. Vi è quindi un notevole margine prima che i migranti possano destabilizzare l'economia europea e i suoi attuali 508 milioni di abitanti. Questi migranti sono per più di due terzi uomini. Secondo le loro dichiarazioni, più della metà di loro sono tra i 18 ei 34 anni. In generale, non si tratta quindi di famiglie. Contrariamente all'idea attualmente diffusa dai media, solo meno di un terzo sono rifugiati in fuga dalle zone di guerra: il 20% sono siriani, il 7% afghani e il 3% iracheni. Gli altri due terzi non provengono da paesi in guerra e sono principalmente migranti economici. In altre parole, il fenomeno delle migrazioni è solo marginalmente legato alla "primavera araba" e alle guerre. I poveri lasciano il proprio paese e cercano fortuna nei paesi ricchi in virtù dell'ordine post-coloniale e della globalizzazione. Questo fenomeno, dopo il calo avutosi nel periodo 1992-2006, ha ripreso e sta aumentando progressivamente. Attualmente rappresenta solo lo 0,12% annuo della popolazione dell'UE, ovvero - se viene gestito correttamente - non rappresenta alcun pericolo a breve termine per l'Unione.
 
I migranti rappresentano un problema?

Questo flusso di migranti riguarda popolazioni europee, ma viene celebrato dal padronato tedesco. Nel dicembre 2014, il "capo dei capi" tedeschi Ulrich Grillo, dichiarava a DPA mascherando ipocritamente i propri interessi dietro buoni sentimenti: «Siamo da molto tempo un paese di immigrazione, e dobbiamo rimanerlo.» «In quanto paese prospero e anche per l'amore cristiano per il prossimo, il nostro paese dovrebbe permettersi di accogliere più rifugiati». E ancora: «Mi distanzio molto chiaramente dai neonazisti e dai razzisti che si radunano a Dresda e altrove.» Più seriamente: «A causa della nostra evoluzione demografica, assicuriamo la crescita e la prosperità con l'immigrazione» [1]. Questo discorso riprende i medesimi argomenti del padronato francese degli anni '70. Oggi ancora di più, le popolazioni europee sono relativamente istruite e qualificate, mentre la stragrande maggioranza degli immigrati non lo sono e possono facilmente occupare certi tipi di posti di lavoro. A poco a poco, l'arrivo di una forza lavoro non qualificata, nell'accettare condizioni di vita inferiori a quelle degli europei, ha sollevato tensioni nel mercato del lavoro. Il padronato francese spinse a suo tempo al ricongiungimento familiare. La legge del 1976, la sua interpretazione da parte del Consiglio di Stato nel 1977 e la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo hanno largamente destabilizzato la società. Lo stesso fenomeno può essere osservato in Germania, dopo l'adozione delle stesse disposizioni con l'iscrizione, nel 2007, del ricongiungimento familiare nella legge sull'immigrazione. Contrariamente a un diffuso luogo comune, i migranti economici non pongono alcun problema di identità in Europa, ma mancano ai loro paesi d'origine. Per contro, pongono un problema sociale in Germania, dove, a causa della particolare politica instillata da Ulrich Grillo, la classe operaia è già vittima di uno sfruttamento brutale. Altrove, non sono i migranti economici, ma il successivo ricongiungimento familiare a porre problemi.

Chi costruisce l'immagine attuale di una "crisi dei rifugiati"?

Dall'inizio dell'anno, il passaggio dalla Turchia all'Ungheria, che costava 10.000 dollari, è sceso a 2.000 dollari a persona. Mentre certi contrabbandieri sono degli schiavisti, molti stanno semplicemente cercando di fornire un servizio a persone in difficoltà. In ogni caso, chi paga la differenza? Inoltre, se all'inizio della guerra contro la Siria, il Qatar stampava e distribuiva agli jihadisti di al-Qa'ida dei passaporti siriani falsi in modo che potessero convincere i giornalisti atlantisti che erano «ribelli» e non mercenari stranieri, dei falsi passaporti siriani sono ora distribuiti da certi contrabbandieri ai migranti non siriani. I migranti che li accettano pensano a buon titolo che questi documenti falsi faciliteranno la loro accoglienza nella UE. In effetti, poiché gli Stati membri dell'Unione hanno chiuso le loro ambasciate in Siria - tranne la Repubblica Ceca e la Romania -, non è loro possibile verificare l'autenticità di questi passaporti. Sei mesi fa, mi sorprendevo della cecità dei leader dell'Unione che non comprendevano la volontà degli Stati Uniti di indebolire i loro paesi, anche attraverso la «crisi dei rifugiati» [2]. Il mese scorso, la rivista Info Direktha affermato che secondo i servizi segreti austriaci, il passaggio in Europa dei rifugiati siriani è stato organizzato dagli Stati Uniti [3]. Questa imputazione resta da verificare, ma costituisce già un'ipotesi solida. Inoltre, tutti questi eventi e queste manipolazioni non sarebbero gravi se gli Stati membri dell'Unione europea mettessero un termine al ricongiungimento familiare. L'unico vero problema non sarebbe allora l'ingresso dei migranti, ma il destino di coloro che muoiono lungo la rotta, attraversando il Mediterraneo. L'unica realtà che però non mobilita alcun governante europeo.
 
Che prepara la NATO?

Attualmente, la NATO, ossia il braccio militare internazionale degli Stati Uniti, non si è tirata indietro. Ma, secondo le sue nuove missioni, l'Alleanza atlantica si riserva la possibilità d'intervenire militarmente quando ci siano migrazioni significative. Sapendo che solo la NATO è nota per avere la capacità di diffondere un'intossicazione informativa sulla prima pagina di tutti i quotidiani dei suoi Stati membri, è altamente probabile che sia essa a organizzare la campagna in corso. Inoltre, l'assimilazione di tutti i migranti a dei rifugiati che fuggono dalle zone di guerra e l'insistenza sulla presunta origine siriana di questi migranti suggerisce che la NATO stia preparando un'azione pubblica legata alla guerra che essa conduce segretamente contro la Siria.
 
Traduzione a cura di Matzu Yagi

NOTE:
[1] «Allemagne: le patronat veut plus de réfugiés», AFP, 23 décembre 2014.

[2] «La cecità UE di fronte alla strategia militare USA», di Thierry Meyssan, Megachip, 27 aprile 2015.

[3] "Insider: Die USA bezahlen die Schlepper nach Europa!", Info Direkt, 5. August 2015. «Les USA accusés de financer l'envoi de réfugiés en Europe», Réseau Voltaire, 13 août 2015

domenica 6 settembre 2015

E infine, arriva lui... il filantropo...

Del fatto che tutti indistintamente avete rotto i coglioni nel darci lezioni di coglioneria terzomondista e poi fate pagare i biglietti dei vostri concerti a caro prezzo? Perchè, per voi "filantropi" che vivete blindati lontano dalla massa di comuni mortali, è tutto semplice. E' semplice additare noi come qualunquisti, populisti, analfabeti e senza cuore nè cervello. Scendete da quei cazzo di piedistalli, aprite le porte delle vostre ville e regalate le vostre ricchezze a chi cazzo vi pare, poi ne riparliamo. E dire che amavo anche Bono Vox... ma è stato tanto tempo fa.

Anche Bono ci fa la predica: "Non chiamateli più migranti". Il cantante sale sul pulpito: "Queste persone non lasciano le loro case perchè vogliono vivere in Italia. Lasciano i loro Paesi perchè non hanno casa". Poi la sviolinata: "Vi sono leader nel mondo, come la Merkel e Renzi, che stanno facendo enormi sforzi in questo senso" di Sergio Rame

"È sbagliato usare la parola 'migranti'. La parola giusta è 'rifugiati'". L'ultimo solo del politicamente corretto è Bono Vox. Che, in visita al sito di Expo 2015 con tanto di codazzo governativo, fa il predicozzo agli italiani sulla crisi in corso nel mondo. "Queste persone - ha detto - non lasciano le loro case perchè vogliono vivere in Italia o in Irlanda. Lasciano i loro Paesi perchè non hanno casa. Dunque è sbagliato usare la parola migranti. La parola giusta è 'rifugiati'". Poi la sviolinata: "Vi sono leader nel mondo, come Angela Merkel e Matteo Renzi, che stanno facendo enormi sforzi in questo senso".

A Expo 2015 va di scena il festival del qualunquismo. Frasi fatte, slogan buonisti e propositi terzomondisti sono gli ingredienti della serata. Tra Renzi e Bono è una gara a chi la spara più grossa. Il premier torna a calcare la mano sulla morte del piccolo Aylan: "Noi siamo in un momento di snodo della vita europea. Lo pensiamo tutti noi europei che guardiamo alle organizzazioni internazionali ma guardiamo anche a casa nostra. Non basta commuoversi quando vediamo quelle immagini di quel bambino che potrebbe essere nostro figlio, è giusto commuoversi, ma poi è arrivato il momento di mettersi in movimento". Il cantante degli U2 non è da meno. Si presenta come una sorta di salvatore delle genti e del mondo. Anche il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi fa di tutto per esserci. Il ministro dell’agricoltura irlandese Simon Coveney, che ha organizzato insieme all’Italia l’incontro sulla lotta alla fame all’esposizione universale, lo paragona addirittura al Santo Padre. "Portare Bono all’Expo è un po' come portare il Papa - dice - tutti vogliono vederlo, parlargli, fare una foto con lui". Il clima è un po' quello. E l'omelia che Bono Vox ci rifila è degna di questa domenica. Durante l’evento It begins with me. How the world can end hunger in our lifetime (Comincia da me. Come il mondo può porre fine alla fame nell’arco della nostra vita), organizzato a Expo 2015 per il sostegno alle iniziative del World food programme, l’agenzia delle Nazioni Unite specializzata nell’assistenza alimentare, Bono è un profluvio di lodi per Renzi. Tanto da ringraziarlo pubblicamente per essere andato a Bruxelles a dire che "risolvere il problema migranti è un dovere morale". "Dopo queste parole Angela Merkel ha aperto le frontiere - continua il cantante degli U2 - per questo voglio ringraziare la leadership del presidente Renzi".

Dopo la sviolinata a Renzi, Bono si lancia a tenere una lezione sulla fame nel mondo. "C'è abbastanza cibo per sfamare il mondo - pontifica - il problema è come distribuirlo e che manca la volontà di distribuirlo". Quindi definisce "incredibile" il fatto che "nel mezzo della crisi dei rifugiati il World Food Programme debba ridurre gli aiuti perché non ci sono fondi". Così, rivolgendosi poi alla direttrice Ertharin Cousin, dice: "Sono molto arrabbiato per il fatto che questa donna debba andare in giro a chiedere aiuti. Lei è un vero eroe, io sono solo una rockstar". Infine, citando il suo amico Johnny Rotten dei Sex Pistols, chiude: "La rabbia è un’energia che se usata bene può produrre effetti positivi".

Poi c'è il Ber(C)oglione

Ma per entrare in vaticano, ci vogliono i documenti altrimenti si viene scacciati via. Tuttavia, restano le parole famose di Buzzi, quelle, valgono anche per il vaticano...

Papa Francesco: "Ogni parrocchia ospiti una famiglia di profughi". Durante l'Angelus Bergoglio torna a predicare la politica dell'accoglienza: "Ogni parrocchia ospiti una famiglia di profughi". Il Vaticano ne accoglierà due di Sergio Rame

"In prossimità del Giubileo della Misericordia, rivolgo un appello alle parrocchie, alle comunità religiose, ai monasteri e ai santuari di tutta Europa ad esprimere la concretezza del Vangelo e accogliere una famiglia di profughi". Mentre l'Europa affronta la piuù grande emergenza migratoria degli ultimi anni, papa Francesco torna a chiedere di accogliere gli immigrati che stanno arrivando in Europa. E, durante l'Angelus, annuncia che "anche le due parrocchie del Vaticano accoglieranno in questi giorni due famiglie di profughi". "Ogni parrocchia, ogni comunità religiosa, ogni monastero, ogni santuario d’Europa - è l'appello lanciato da Bergoglio - ospiti una famiglia, incominciando dalla mia diocesi di Roma". Il Santo Padre si rivolge a tutti i vescovi d’Europa affinché "nelle loro diocesi sostengano questo mio appello, ricordando che Misericordia è il secondo nome dell’Amore: 'tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me'". Nel breve discorso pronunciato prima dell'Angelus, papa Francesco accusa i fedeli di essere spesso "ripiegati e chiusi in noi stessi" fino a creare "tante isole inaccessibili e inospitali" e rileva che "persino i rapporti umani più elementari a volte creano delle realtà incapaci di apertura reciproca: la coppia chiusa, la famiglia chiusa, il gruppo chiuso, la parrocchia chiusa, la patria chiusa". "Questo non è Dio - puntualizza - è il nostro peccato". Eppure, ricorda il Papa commentando l’episodio evangelico della guarigione del sordomuto, "all’origine della nostra vita cristiana, nel Battesimo, ci sono proprio quel gesto e quella parola di Gesù: 'Effatà! - Apriti!'". "Questo Vangelo - sottolinea il Santo Padre - ci parla anche di noi stessi".

Le bestie, gli sciacalli e i buoni del pd (che rubano)

Ricordiamoci le parole di Buzzi di quella famosa telefonata: "Con gli immigrati ci si fanno più soldi che con la droga"... e poi, riflettete sul chi sono gli sciacalli, chi sono le bestie e chi i buoni... Il peggio è che quei soldi che qualcuno si intasca, sono soldi nostri. Soldi delle nostre tasse che DOBBIAMO pagare.

Migranti, lo sciacallaggio di Renzi: "Noi umani contro voi bestie". Renzi, a Milano per chiudere la Festa dell'Unità, usa la foto di Aylan per fare campagna elettorale. Salvini: "Io sono una bestia? Tu un clandestino" di Andrea Indini

"Trasmettete quella foto lì...". Matteo Renzi fa passare sul mega schermo della Festa Nazionale dell'Unità a Milano la foto del piccolo Aylan, ventre a terra sulla spiaggia di Bodrum. La morte di un bambino viene così strumentalizzata per fare campagna elettorale a favore dell'immigrazione e, soprattutto, contro il centrodestra. "C’è un livello di umanità sotto il quale non bisognerebbe scendere - tuona il premier - davanti alle dichiarazioni di chi dice, davanti alle immagini del corpo del bimbo siriano che è un problema di questo governo, io dico che non c’è una destra contro una sinistra, ma umani contro bestie".

Nell’intervento che chiude la Festa Nazionale del Pd a Milano, Renzi prova a ricucire con il proprio partito ("Basta con le discussioni interne, parliamo dei problemi veri") e manda, soprattutto, un messaggio chiaro a un'Italia che non ha più fiducia in lui. Gli ultimi sondaggi danno il Movimento 5 Stelle a un passo dal Partito democratico e un drastico calo del sentiment degli elettori nei confronti del premier. E così, dopo aver ciancionato sul futuro delle aree Expo e del Comune di Milano, Renzi entra a gamba tesa in quello che è il tema caldo dell'estate: immigrazione. "Se si dice che il modello è l’Ungheria di Orban noi rispondiamo che siamo orgogliosi di essere una cosa diversa", attacca senza però dire qual è il modello che intende seguire l'Italia per affrontare l'emergenza. Perché, oltre a ripetere che "le vite vanno salvate", non spiega come sistemerà i 180mila clandestini sbarcati nel 2104 e i 120mila già sbarcati quest'anno. Né dice come farà ad arginare i barconi che nei prossimi mesi continueranno a partire alla volta delle coste italiche.

Nel profluvio di parole pronunciate alla Festa dell'Unità Renzi non manca di affrontare anche le riforme che porterà in parlamento nelle prossime settimane. E anche qui è uno slogan via l'altro. Conferma l'abolizione della Tasi e dell'Imu ("A casa nostra le tasse sono troppo alte. Dobbiamo dirlo da sinistra") ma non dice dove troverà le coperture economiche né tantomeno come la farà digerire ai tecnici di Bruxelles. Poi, rilancia le unioni civili ("Lo facciamo per noi, per la dignità del nostro paese"), ma evita abilmente di affrontare lo spigoloso tema degli alleati alfaniani. E persino sulla riforma costituzionale si mette a fare il grosso: "Non accetteremo veti". Ma di tutte le chiacchiere, al termine dell'intervento, rimangono gli insulti al centrodestra e il vile sciacallaggio sulla morte di un bimbo di tre anni. "Sono una 'bestia' perchè difendo gli italiani? Allora sì, sono una bestia - replica Matteo Salvini - Renzi clandestino".

sabato 5 settembre 2015

Ah, parla il bianconiglio appoggiato alla bianca parete...

No, giustamente la colpa è sempre dei populisti e nazionalisti. Mai di chi foraggia e di chi incassa su tali e strane migrazioni. Ah, a proposito del bambino sulla battigia... chissà perchè ci raccontano una storia un tantino diversa da ciò che probabilmente è...

Pure Mattarella ora dà lezioni: "L'Europa dei muri e dei veti insegue populismi e nazionalismi". Il capo dello Stato interviene a Cernobbio e sferza duramente Bruxelles: "Illusorio il tentativo di chiusura delle proprie frontiere" di Sergio Rame

"La logica emergenziale sta rendendo l’Europa più debole". E, invece, "la crisi non deve paralizzarci". In video collegamento con il Forum Ambrosetti, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sale sul pulpito per fare una lezioncina sull'accoglienza e sferzare l'Unione europea accusandola di "inseguire populismi e nazionalismi". Secondo il capo dello Stato, l’Europa "si trova ora in un passaggio storico" e deve attrezzarsi. Da qui l'appello a raggiungere un'azione inserita "in una visione di lungo periodo adeguata". "L’immagine straziante del piccolo Aylan confligge con i valori dell’Europa e con il senso stesso di umanità". Parlando della crisi delle migrazioni, Mattarella dice che le "chiusure illusorie" di certi Paesi dell'Unione europea "smentiscono i valori della nostra civiltà". "Lo spettro che compare a volte in Europa è la paura - continua - e così facendo si innalzano muri e veti e si insegue e si alimentano nazionalismi e populismo". Indica, quindi, la sua ricetta per superare l'impasse dentro cui è scivolata l'Ue: "Servono regole comuni sul diritto d’asilo per superare con regole nuove e condivise l’accordo di Dublino". "È un’illusione immaginare che sospendere le regole di Schengen, o dare vita a un loro ambito di serie A o di serie B, possa garantire a una parte d’Europa la sicurezza se è minacciata - continua il capo dello Stato - il tentativo di chiusura delle proprie frontiere si sta rilevando, come era inevitabile, illusorio, a fronte delle dimensioni dei frutti migratori. Si tratta di un fenomeno di portata inedita con la prospettiva di flussi sempre più imponenti senza adeguate risposte strategiche". Ed è per questo che, accodandosi agli appelli di alcuni Paesi fondatori, anche Mattarella ha richiamato l'intera Unione ad "assumere un’azione comune ed efficace".

venerdì 4 settembre 2015

Gli ameriCani hanno deciso per tutti

Hanno deciso che la crisi durerà vent’anni di Eugenio Orso   

Siano maledetti per l’eternità i vertici politici e militari degli stati uniti d’America, a partire da Obama e dal pentagono, con tutti i capi degli stati-canaglia coinvolti in questo Risiko mondiale, giocato sulla pelle di milioni di innocenti a esclusivo vantaggio delle aristocrazie del denaro e della finanza. La crisi scatenata dalle guerre, dalla destabilizzazione degli stati e dalla supremazia dell’economia finanziaria globale, come rivela “candidamente” il pentagono, è stata programmata per durare un ventennio:

http://www.repubblica.it/esteri/2015/09/04/news/migranti_il_pentagono_una_crisi_che_durera_almeno_20_anni_-122174999/

Estratto dall’articolo di repubblica:
“Dobbiamo affrontare sia unilateralmente che con i nostri partner questa questione come un problema generazionale, e organizzarci e preparare le le risorse ad un livello sostenibile per gestire (questa crisi dei migranti) per (i prossimi) 20 anni”. Lo ha dichiarato alla Abc il capo degli Stati maggiori riuniti degli Stati Uniti (il più alto ufficiale in grado) il generale Martin Dempsey che ha anche auspicato che la drammatica fotografia di Aylan “abbia un simile effetto a quella del 1995 del mortale attacco con i mortai alla piazza del mercato di Sarajevo, che spinse verso l’intervento della Nato in Bosnia”.

Son cazzi amari, come si direbbe senza troppi complimenti nei bar di periferia… Il richiamo a Sarajevo fa tremare i polsi, preoccupa un pentagono che scalpita e la nato che si mette “in marcia”. Contro chi? Non è che, per caso, si agirà militarmente contro Assad, in Siria, e il cielo non voglia, contro Putin in Europa? Fra l’altro, l’esternante generale d’alto rango Martin Dempsey, ha partecipato al “fiasco” statunitense in Iraq, durante la seconda guerra americana del Golfo che, guarda caso, ha “dato i natali” all’organizzazione criminale dello stato islamico, anche se allora non si chiamava così. In ogni caso, saranno venti lunghi anni di guerre, di ondate di profughi, di stermini di massa e di crisi economica indotta. Vent’anni con la disoccupazione galoppante in casa e lo stato islamosunnita alle porte, se non scoppia prima un conflitto nucleare con la Russia, tanto desiderato dagli americani e dalle loro comparse masochiste nell’est europeo, come l’ucraina euronazista e i baltici anti-russi. Vent’anni di annegamenti in massa nel mare e colonne di disperati che cercheranno di raggiungere, attraverso il sud dell’Europa e i Balcani, la spocchiosa germania arricchitasi grazie all’euro, ai trattati e al saccheggio dell’Europa meridionale. Vent’anni di stragi di innocenti, di distruzione delle infrastrutture e del patrimonio storico in Medio Oriente e in Africa settentrionale, per opera degli assassini islamosunniti molto utili al pentagono, molto efficienti nel seminare morte e distruzione, molto abili nel generare nuove ondate di profughi.

Sono certo che fin dai prossimi mesi potremo osservare il “fronte del conflitto” che si avvicinerà pericolosamente a noi, a causa di un’avanzata islamista che non si arresta, dalla Siria alla Libia. Tunisia e Algeria saranno a rischio… e l’Italia meridionale e insulare? E’ proprio quello che vogliono i signori del denaro e della finanza, che controllano anche il pentagono, ed è proprio per questo che la “coalizione internazionale” a guida americana non interviene con decisione contro i macellai della sunnah. Qualche bomba su edifici vuoti e qualche drone bastano e avanzano. L’Europa deve esser messa alle strette per cedere definitivamente sovranità e risorse a loro beneficio. I vertici dell’alleanza atlantica e il pentagono, in situazioni di guerra, la faranno da padroni. A quel punto, tutto sarà chiaro, e persino i Renzi, gli Hollande e i Tsipras non serviranno più, a Lor Signori, perché saranno le armi, e chi le controlla (cioè loro stessi), a dettar legge ai popoli. Se scoppierà un conflitto nucleare con la Federazione Russa, dopo tutte le provocazioni orchestrate per arrivare a questo limite, loro s’illuderanno di vincerlo per il controllo dell’intero continente europeo – o di ciò che ne rimarrà in piedi – fino al ventiduesimo secolo. Destabilizzeranno nei prossimi mesi anche un importante stato-canaglia, la turchia islamista di Erdogan, che non ha più governo stabile e se ne va verso le elezioni d’autunno, fra attentati e attacchi ai curdi? E’ possibile che lo sacrificheranno cinicamente, per calcolo strategico, generando altre, spaventose ondate di profughi che avranno come unica e sola meta l’Europa. Inoltre, se non hanno mostrato scrupoli a scatenare il satanismo sunnita contro le popolazioni di Siria, Iraq e Libia, causando centinaia di migliaia di morti e più di dieci milioni di profughi, avranno qualche remora a spalancare davanti a noi le porte dell’inferno, per poi “salvarci” e dominarci a piacimento?

Chiedetevelo, anche se non potete far nulla e vi sentite impotenti davanti a una dura realtà, perché questa crisi durerà venti anni. Lo dice il pentagono, che se ne intende…