sabato 30 dicembre 2017

Le figurine renziane

Ci sono le figurine Panini. E ci sono (di nuovo) le figurine Renzi. Non avendo contenuto ma solo forma, e peraltro pure bruttina, il renzismo è costretto a inventarsi ogni volta qualcosa per abbellire la fuffa. Ecco così l’idea, assai trita, di affidarsi alle prossime elezioni a volti più o meno noti. I primi saranno Roberto Burioni (medico anti No vax), Lucia Annibali (in prima linea contro la violenza sulle donne) e Paolo Siani (pediatra anti camorra e fratello di Giancarlo). Candidati civici per battaglie chiave: un’altra supercazzola? Di sicuro la solita zuppa del Renzi. Analizziamo l’ennesima trovata epocale del Pacioccone Mannaro di Rignano.

Errore. Scegliere facce note, in politica, non ha portato bene quasi mai. Non è accaduto quando si è cercato di allargare il bacino elettorale (il Calearo di Veltroni, che portò voti da destra ma ne tolse da sinistra). Ed è andata ancor peggio a chi ha giocato con la politica provenendo da tutt’altri mondi: Boldi, Zanicchi, Cicciolina, Brass, Pozzetto, Vezzali, Barbareschi, Flavia Vento (sì, la Vento), Fabrizio Bracconieri (sì, Bracconieri). Eccetera. Un’idea sbagliata in partenza. Quindi un’idea perfetta per Renzi.

Incompetenza. Prendere persone note ma estranee alla politica, per catapultarle poi in Parlamento, significa puntare su candidati impreparatissimi. In questo senso, va detto, i requisiti per essere “renziani perfetti” ci sono già tutti.

Casting. Sono mesi che Renzi, anche col suo trenino, fa casting per scegliere la nuova “classe dirigente”. I risultati trasudano leggenda, infatti tra i nomi di punta dei “Millennials” (eh?) figurava un tipino che di lì a poco ha preso a cazzotti un arbitro: daje. Per essere graditi a Renzi, occorre avere il poster in camera di Nardella con la cresta di Travis Bickle in Taxi Driver; essere più brutti di lui (di Renzi, ma se volete pure di Nardella); avere l’abbonamento alla imperdibile fanzine Democratica; avere fondato un fan club di Claudio Cerasa; e ritenere Virginia Raggi la derivazione terrena di Satana. Tali requisiti si sono però rivelati troppo impegnativi, al punto che alla fine le candidature si sono ridotte a tre: Genny Migliore, Rondolino e Andrea Romano.

Annibali & Co. Nulla da dire su Burioni e Siani. Ancor meno su Lucia Annibali, la cui storia è straziante e insostenibile. Buona fortuna. Riguardo poi alla sua comprensibilissima sensibilità su (palesi) battute che contemplano il termine “acido”, sarebbe stata forse opportuna una reazione analoga quando tal Maria Teresa Meli ebbe a sostenere (in tivù) che “l’Ordine dei Giornalisti va sciolto nell’acido”. Invece non disse nulla. Forse perché, come tutti, se ne frega di quel che dice la Meli. O forse perché, quando a parlare sono i renziani, si infastidisce di meno. In quest’ultimo caso sarebbe un peccato: non per questo giornale, che legittimamente la Annibali non ama, ma per le sue comprovate sensibilità, intelligenza e onestà intellettuale.

Piciernidi. Per quanto Renzi si sforzi a trovar stratagemmi (bolsi) per tamponare l’erosione di consensi, se da una parte proponi i Siani e dall’altra le Picierno, lontano non vai. E se poi ricandidi pure la Boschi, che secondo i sondaggisti garantisce un milione di voti (in meno), allora te le cerchi proprio. E dunque buona catastrofe.

Giornalisti. Il rapporto tra giornalisti e politica non è quasi mai stato felice. Renzi può però invertire la rotta: se candiderà le Meli e i LaVia, le Fusani e gli Iacoboni, ci sarà la ressa ai seggi per votare. Contro Renzi.

Dissociati. C’è stato un tempo in cui Renzi pareva piacere a tanti artisti e vip. Fabio Volo, Jovanotti, Pif, Benigni, Sorrentino, Lapo Elkann. Ora son scappati quasi tutti e lo stesso Elkann, a Otto e mezzo, l’ha zimbellato definendolo “provinciale” e un “Micron” italiano paragonato al Macron francese. A Renzi piacciono le figurine, ma alle figurine non piace (più) Renzi. Ahi.

Imprenditori. Se Veltroni puntò su Calearo, Renzi può sperare in qualche Marchionne minore, piluccando magari dall’esaltante “modello Amazon”. C’è poi il sempiterno Farinetti. E magari Walter Massa, maestro del vino Timorasso convinto (pare) che anche il Parlamento renziano possa divenire una bella vigna. Auguri.

Scrittori. Edoardo Nesi, in Parlamento, non si è trovato benissimo: molto meglio scrivere. Non è da escludere che Renzi punti ora sul Sommo Recalcati. In quel caso, si spera che la sua efficacia politica risulti direttamente proporzionale alle banalità profferte: in tal caso, il Sommo Recalcati potrebbe assurgere a nuovo Churchill. Con agio.

Sportivi. Ci provò Rivera. Ci provò Mennea. E adesso? Renzi pensa forse a Buffon, prossimo alla pensione agonistica. È vero, è juventino e Renzi fiorentino, ma pur di vincere Renzi farebbe di tutto. Anche un corteo per la Champions bianconera con Idris ed Evelina Christillin.

Masterchef. Bottura non sa darsi pace dopo la vittoria del “no”. Cracco è sempre lì a urlare in tivù. Perfino Cannavacciuolo, dopo le incursioni dei Nas grillini, pare un po’ accigliato. In Parlamento, a cucinare il brodino per Rosato, non starebbero poi male.

Gentilonidi. Renzi, in tivù come nei collegi, finirà forse col puntare su figurine tipo Gentiloni. Personaggi anonimi e tutto sommato rassicuranti, atti a far dimenticare all’elettore che dietro quelle amene carampane da Prima Repubblica c’è lui. Sempre lui. Solo lui: Matteo Renzi. L’uomo che, ormai, riuscirebbe a perdere anche se giocasse da solo a burraco.

Siamo una squadra fortissimi

Dal facebook di fonzarelli, deliri a gogo. Due degli ultimi posts.

Quando abbiamo iniziato a governare l'Italia, il Paese era a un passo dalla bancarotta. In questi anni le cose sono cambiate. E stanno ancora cambiando.
Ci vuole tempo e serietà per rimettere a posto l'Italia.
Per questo in campagna elettorale noi del PD saremo seri e coerenti. Non parteciperemo al torneo di "Chi la spara più grossa".
Vogliamo prendere sul serio i nostri avversari:
- Berlusconi e Salvini propongono reddito di dignità a mille euro per tutti, pensioni minime a mille euro per tutti, flat tax al 20% e no tax area fino a 13 mila euro. Costo totale: circa 157 miliardi di euro. Ripeto: 157 miliardi di euro.
- Di Maio e Grillo propongono il reddito di cittadinanza di 780 euro al mese per 9 milioni di italiani. Costo totale: circa 84 miliardi di euro. Ripeto: 84 miliardi di euro.
Per dare un'idea comparativa: il costo dell'abolizione dell'IMU prima casa è di circa 4 miliardi di euro, quello del bonus 18enni meno di 400 milioni, quello degli 80 euro al ceto medio circa 9 miliardi di euro.
Proporre manovre da 157 o 84 miliardi di euro significa sparare cifre iperboliche prendendo in giro gli italiani. Oppure significa scegliere di riportare l'Italia al tempo dello spread, della crisi, del baratro. O ci stanno prendendo in giro o ci vogliono portare al disastro: preferisco la prima ipotesi, temo che sia la seconda.
Noi saremo seri e affidabili, nei numeri, nelle idee, nei candidati e non permetteremo che si svolga l'ennesima campagna elettorale giocata sulla pelle dei cittadini. Ma proprio per questo è nostro dovere dire subito, oggi, che le proposte dei nostri avversari hanno coperture meno credibili dei soldi del Monopoli. E che siamo davanti al trionfo della demagogia allo stato puro. Spero che i nostri avversari tornino a ragionare di proposte concrete. Lo spero per loro, ma lo spero soprattutto per l'Italia.
Noi andiamo avanti, concreti e coerenti.

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Dunque, si parte davvero. Voteremo il 4 marzo.
Da un lato ci sono le promesse mirabolanti di Berlusconi e Salvini, il tandem dello spread e del populismo. Dall'altro Di Maio e Grillo, che vogliono referendum su euro e vaccini, promettendo assistenzialismo e sussidi.
E poi ci siamo noi. Che in questi anni abbiamo lavorato tanto e sbagliato qualcosa ma che siamo una squadra credibile e affidabile.
In questi anni tutti gli indicatori economici hanno cambiato verso, nessuno escluso. Presentiamo dei risultati, allora: il Paese sta meglio di prima. Ma presentiamo soprattutto idee per andare ancora avanti, perché siamo i primi a non accontentarci.
Vogliamo più futuro, vogliamo più vita, vogliamo più qualità. E pensiamo all'Italia che vuole creare lavoro, non assistenzialismo. L'Italia dei diritti, del sociale, della cultura. L'Italia che non esce dall'Euro, ma porta umanità in Europa. Questi siamo noi. Siamo oggettivamente tutta un'altra storia rispetto al populismo a cinque stelle e all'estremismo di questa destra leghista.
Mancano 65 giorni. Non lasceremo questo Paese a chi vive di rancore e di rabbia. Mettiamoci al lavoro, amici, senza paura.
Perché il 4 marzo sia una bellissima giornata, avanti.

giovedì 28 dicembre 2017

28 dicembre 2017

E finalmente, dopo 7 anni di governi che non si augurerebbero a nessuno, si chiude il sipario. Non infierisco ulteriormente con parolacce e improperi perché la distruzione della nazione è sotto gli occhi di tutti. Chi non vede ciò che è successo o è cieco o è in malafede. Gentiloni dice che l'Italia è ripartita dopo una profonda crisi e, dice che non ha tirato a campare... Un centinaio di fiducie, infatti, non è tirare a campare. Aziende che chiudono, poveri raddoppiati, debito pubblico triplicato, risparmiatori truffati, si, siamo fuori dalla crisi, certo, certo. E che Dio ce la mandi buona il 4 marzo.

mercoledì 27 dicembre 2017

Le SAE

Stanno arrivando alcune casette di legno. Ecco in quali condizioni sono. Qui.

sabato 23 dicembre 2017

Corridoi umanitari

Non bastano i clandestini accolti in ogni anfratto italiano possibile. Non bastano i clandestini criminali a scorrazzare per le vie di ogni città e paesino italiano. Minniti, ha deciso di cominciare ad aprire i corridoi umanitari (sarà perchè forse adesso le coop possono assumere i rifugiati?). L'altro ieri, sono arrivati i primi (???) 162 rifugiati ufficiali... e di rimandare a casa i clandestini e i criminali nordafricani non se ne parla nemmeno... Ma sorridono anche i santi porporati e il vaticano. Si tratta sempre comunque di soldi incassati...

L'Italia accoglie 162 migranti, arrivati in volo dalla Libia. Ad attendere il primo volo umanitario da Tripoli all'aeroporto militare di Pratica di Mare il ministro Minniti: "Giorno storico" di Luca Romano

In Italia i primi 162 migranti dalla Libia, tra cui minori non accompagnati e donne. Un volo dell'Aeronautica Militare è giunto da Tripoli all'aeroporto militare di Pratica di Mare con circa un centinaio di rifugiati. Gli altri arriveranno nelle prossime ore, con un secondo aereo. Le operazioni sono coordinate dal Comando Operativo di Vertice Interforze (Coi). Presente all'arrivo dei migranti allo scalo di Pratica di Mare il ministro dell'Interno Marco Minniti. L'iniziativa è nata da un'operazione congiunta tra il Ministero dell'Interno e la Conferenza Episcopale Italiana (Cei) che, in stretta coordinazione con l'Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite (Unhcr), hanno individuato in Libia dei migranti in condizioni di vulnerabilità e in grado di ottenere la protezione internazionale.

Attraverso anche il coinvolgimento del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, la richiesta di provvedere al trasporto del personale è pervenuta al Ministero della Difesa, che, ricevuta dal capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Claudio Graziano, la piena fattibilità operativa dell'attività, ha dato il suo assenso. "Per la prima volta, abbiamo potuto evacuare rifugiati estremamente vulnerabili dalla Libia direttamente in Italia. Un evento eccezionale e uno sviluppo accolto con grande favore che non sarebbe stato possibile senza il grande impegno delle autorità italiane e il supporto del governo libico. Speriamo davvero che altri paesi possano seguire lo stesso percorso", ha dichiarato Vincent Cochetel, inviato speciale dell'Unhcr per il Mediterraneo centrale.

"Questo è un giorno storico, per la prima volta è stato aperto un corridoio umanitario dalla Libia verso l'Europa". Così il ministro dell'Interno Marco Minniti che ha accolto sulla pista dell'aeroporto di Pratica di Mare il primo gruppo di migranti arrivati dalla Libia. Un altro aereo, si legge sul sito del Viminale, sta per arrivare, con altri 51 migranti, per un totale di 162 persone. "Questo è un inizio continueremo con l'Unhcr secondo il principio di combattere l'illegalità per costruire la legalità", ha detto il ministro sottolineando che la stragrande maggioranza delle persone arrivate sono donne e bambini. "È una prima volta storica perché la Libia non aveva mai firmato la convenzione di Ginevra - ha spiegato il ministro -. Tuttavia, con la collaborazione del governo libico, che vorrei ringraziare, si è potuto aprire questo corridoio umanitario per accogliere donne e bambini che scappano dalla guerra, e che ora in Italia troveranno accoglienza e una mensa dove mangiare". Minniti ha voluto ringraziare anche "chi ha acceso questa nostra iniziativa, ovvero il cardinale Bassetti, presidente Cei, che ha costruito con noi questo percorso. Per noi è solo l'inizio, ha concluso, continueremo a lavorare per i corridoi umanitari". A sua volta il cardinale Gualtiero Bassetti ha detto: "Un'antivigilia del Natale bellissima a favore di creature innocenti. Senza l'impegno di Minniti l'operazione sarebbe stata impossibile".

venerdì 22 dicembre 2017

Auguri!

Nessie ha scritto un bellissimo post. E quel post mi fa stare male. Tutto mi fa stare male ultimamente. Ma daltronde, l'italia sta facendo la "più migliore" risalita della china dopo essere stata sprofondata in una crisi senza precedenti, no? Parola della plurilaureata ministra dell'istruzione e dell'ex premier Fonzarelli e in ultimo, del presidente della repubblica... E mi fermo qui. Probabilmente tornerò a postare o forse ci rileggeremo nel 2018, però, un augurio lo lascio più che volentieri perchè, siete come una seconda famiglia, quindi, intanto, Buon Natale a Voi e ai Vostri cari. Con grande affetto. Io, mangerò pesce, carne, dolci fatti in casa e pandori veri.


Auguri anche da parte di Messer Pipino... momentaneamente occupato...

mercoledì 20 dicembre 2017

Lo schifo PD

Mentre stamattina c'è stato il taglio del nastro dell'azienda di Diego Della Valle ad Arquata del tronto, (con tanto di video in diretta e applausi a scena aperta) il presidente del consiglio con le forbici in mano, ripeteva che le zone terremotate stanno ripartendo. Tempo 3 anni al massimo (finiti gli sconti fiscali per i neo assunti) e l'azienda, chiuderà. Arquata e non solo, si è spopolata...


Non saranno incidenti nelle centrali nucleari, come ironizza il governatore delle Marche, Luca Ceriscioli, ma uccidono ugualmente. Perché feriscono a morte la dignità delle persone già provate da una sequenza sismica devastante, dalle macerie ancora sotto i loro occhi, dalla perdita della casa, degli affetti, dei parenti e degli amici. Perché le Sae, le soluzioni abitative d’emergenza, che cadono a pezzi questo vogliono dire: che lo Stato non è stato in grado di assicurare, nemmeno dopo più di un anno, una sistemazione decente in cui provare a ricostruire l’esistenza. Ed è impossibile farlo a Borgo d’Arquata. Al punto che c’è chi, esasperato da una situazione intollerabile, si dice pronto a riconsegnare le chiavi e ad andarsene. Dopo più di due mesi di malfunzionamenti. «Prima la caldaia, poi mancava la corrente. Le tubature gelavano, la mattina non avevamo l’acqua, hanno dovuto rifare i tubi mettendoci una protezione. E ancora, i boiler sono montati all’esterno, non è la posizione più adatta considerando che la notte il termometro scende fino a otto gradi sotto lo zero. E infine, l’acqua che entrava dal tetto dove hanno messo la carta catramata che però col freddo si stacca». Questo è il drammatico racconto di Luigia D’Annibale, residente nell’area di Borgo d’Arquata raccolto da “Il Resto del Carlino” (articolo completo qui: http://www.ilrestodelcarlino.it/…/casette-terremotati-1.361…). Un lungo elenco di problemi che certifica come «queste casette, fatte senza nessun rispetto per chi doveva andarci a vivere», mostrano tutte le loro pesantissime lacune. «La notte tra domenica e lunedì - prosegue la denuncia - ho sentito un rumore di acqua. Pensavo che fosse pioggia. Mi sono poi resa conto che invece usciva a fiotti dalla cassetta dello scarico. Così ho sistemato come meglio potevo, poi la mattina ho chiamato un idraulico e ho pagato di tasca mia un intervento da 100 euro». Il tutto in soli due mesi. Due mesi da incubo, causati evidentemente da lavori fatti male, che metterebbero a dura prova chiunque. «Se continua così dobbiamo andarcene, siamo costretti. Si cerca di superare ogni cosa, - ammette Luigia - e si prova ad andare avanti, nonostante tutto. Ma adesso, non abbiamo la forza di sopportare anche questo». Perché questo è il problema: precarietà che si somma a precarietà, sofferenza che si somma a sofferenza. Proiettili di inefficienza sparati dalle istituzioni al cuore della dignità dei terremotati. E a proposito di dignità questa mattina a Ussita hanno consegnato le prime 31 casette, nell'area Pieve. Così 31 famiglie, per un totale di 72 persone torneranno in paese. Ma, sempre a Ussita, c’è anche chi sotto la neve e in camper, aspetta ancora la sua Sae. Ma si è unito ugualmente alla piccola festa. Perché «io devo ancora aspettare, ma va bene così, è importante che le persone tornino, io qua già ci sono». L’ennesima dimostrazione di quanto grande sia il cuore di questa «gentaccia». La «gentaccia» più bella che c’è.

venerdì 15 dicembre 2017

L'affaire Boschi


giovedì 14 dicembre 2017

Le belle notizie...

Gentiloni non si dimettera', nel caso in cui, dalle urne, non uscirà nessuna maggioranza, lui tornerà in carica. In un modo o nell'altro, se anche non hanno la maggioranza, questi criminali (della pseudosinistra) torneranno comunque al governo. Allora, che andiamo a votare a fare?

lunedì 11 dicembre 2017

Il secondo Natale


lunedì 4 dicembre 2017

Del rendersi ridicoli...

Dunque, la dottoressa del turno di notte che venne stuprata e denunciò l'accaduto dopo 9 mesi dal fatto, si vede ai domiciliari il proprio stupratore. Il ragazzo che uccise e portò in giro in auto la sua ragazza morta, esce dal carcere e va ai domiciliari col braccialetto elettronico. A due passi dal duomo, succede questo. Gli immigrati fanno letteralmente ciò che vogliono, l'italia prova rancore, la classe media è stata cancellata, così come istruzione, sanità, welfare, conti in banca, ecc, ecc e, sulle prime pagine dei giornali esce la notizia della bandiera... "nazista". Pinotti che chiede la testa di chi l'ha esposta... Il problema in italia, quello che fa danni peggiori è il neonazismo... inesistente.

A proposito di fake news: la bandiera “nazista” nella caserma dei carabinieri di Firenze I media italiani hanno trovato finalmente un altro argomento con cui martellarci i... neuroni per una settimana buona. A Firenze un prode passante ha fotografato, di nascosto, una bandiera “nazi” del “Reich” tedesco attaccata al muro di un alloggio di sevizio di un militare della caserma (in barba ad ogni principio di riservatezza), la stessa che vedete qui in foto.  Apriti cielo: sdegno e sconcerto dal mondo politico, la Magistratura apre un’inchiesta, i giornalisti piantonano la caserma per intercettare il novello Himmler, ma sopratutto, udite udite, il ministro della difesa Pinotti dall’alto della sua laurea in lettere moderne (quindi si suppone che la storia l’abbia studiata) parla di “fatto vergognoso” e minaccia “provvedimenti severi”. Peccato che questa sia la bandiera di guerra dell’impero tedesco, in uso fino alla fine della prima guerra mondiale (1918). Al centro vi è l’aquila prussiana (ancora oggi emblema della repubblica tedesca), mentre in alto a sinistra la croce di ferro sopra la bandiera imperiale tricolore.  Col nazismo, insomma, non ha niente a che fare, ed è molto probabile che sia stata acquistata per motivi di interesse storico o per chissà quale altro, visto che è uno stato dissolto un secolo fa. Eccola la non-notizia preconfenzionata pronta a scatenare indignazione un tanto al chilo e a far gridare al ritorno del fascismo. Eccola in tutta la sua maestosa inesistenza, in perfetto stile Ministero della Verità Orwelliano. E a farne le spese sarà come al solito il povero cristo di turno che perderà il lavoro e la dignità.

sabato 2 dicembre 2017

Rancore

rancore

ran·có·re/ sostantivo maschile Risentimento, avversione profonda, tenacemente covata nell'animo in seguito a un'offesa o a un torto ricevuto: nutrire, serbare r.; sordo r.; deporre, dimenticare i vecchi r.; lo dico senza r.

Dice il censis che l'Italia prova rancore. Nel 2008 c'è stata una crisi indotta. Dal 2011, si sono susseguiti governi non eletti atti a distruggere il ceto medio inducendo la povertà, il welfare, la sanità, la scuola, sogni e ambizioni, lavoro, diritti umani e sociali, hanno pilotato una invasione incontrollata, seguito stupide normative europee e il problema è l'Italia che prova rancore? Io spero che dopo il rancore, l'Italia provi anche a distruggere tutto l'apparato che ha creato questo schifo.

lunedì 27 novembre 2017

De Micheli e il sisma

Ok, hanno la pretesa di combattere le fake news perchè LORO sono i detentori della verità. E non ci provano nemmeno più a raccontarla la verità... Posto il link del commissario straordinario alla ricostruzione del sisma 2016 e vi chiedo di perdere qualche minuto per leggere i commenti prima che questi svaniscano magicamente. Il post è questo.

#leopolda8 Ho conosciuto altre ricostruzioni come L'Aquila e l'Emilia, ma mai prima un #governo aveva proposto subito, nei mesi successivi al #sisma2016, un impianto normativo adeguato e un poderoso finanziamento. Siamo stati noi in un momento difficile di emergenza dare le necessarie certezze per la #ricostruzione. Ora il tessuto sociale sta rinnovandosi e lentamente sta riprendendo la vita normale


venerdì 24 novembre 2017

Parte la Leopolda...


Ci siamo: è il gran giorno. Oggi comincia la Leopolda 8, imperdibile sin dal nome: “L8”. Per sceglierlo, i renziani hanno preso tre mesi di ferie. Certo, forse non sarà l’edizione migliore. Non ci sarà la regista Simona Ercolani, stranamente non confermata dopo le edizioni precedenti e la gloriosa campagna referendaria del 4 dicembre. Non ci saranno vip. A dirla tutta, non ci vuole andare nessuno. Non importa: se c’è Renzi, c’è spettacolo. Garantisce Eugenio Scalfari. La Leopolda 8, anzi “L8”, si preannuncia imperdibile. Lo staff renziano sta selezionando le nuove leve da sfoggiare per le prossime elezioni. Il “Renzi Casting” è partito da alcune settimane nel RenziTrain, che sta attraversando l’Italia con straordinario insuccesso e trasversale ignominia. Il Fatto Quotidiano, grazie a un’operazione di hackeraggio ordita dai sommamente vili Marco Lillo e Davide Vecchi, può qui anticipare i requisiti che l’Amena Lince Goffa di Rignano chiederà ai suoi sudditi. Vediamoli in dettaglio.
 
- Età. I candidati non dovranno avere più di 40 anni, per ostentare sin dall’anagrafe quel senso di nuovo e rottamatorio che esonda – come noto – da tutto ciò che è renziano. Coloro che oseranno candidarsi pur essendo nati prima del 1977 verranno, se va bene, passati per le armi. Se invece andrà loro male, saranno abbonati a forza a “Democratica”, la pubblicazione clandestina diretta da Andrea Romano. Che non legge neanche Andrea Romano.
 
- Bruttini. I candidati dovranno essere bruttini. Ciò si ritiene necessario per far sì che Renzi possa continuare a coltivare l’illusione di non essere la copia stinta di Mister Bean, ma la variante aitante di Johnny Depp. E’ per questo che il Diversamente Statista si fa circondare dai Nardella, Lotti, Faraone, Anzaldi e Filippo Sensi. Nei rari casi in cui ad accompagnarlo c’è uno appena più guardabile (e non ci vuol molto), Renzi si cruccia. E a quel punto infierisce. E’ il caso di Matteo Richetti, zimbellato settimane fa in una diretta Instagram perché “stai perdendo i capelli.” Richetti ci è rimasto malissimo, ma non ha detto nulla: fedele al Duce, fino alla fine. Eia Renzi alalà.
 
- Carfagne Deboli. Le candidate dovranno corrispondere allo stereotipo, da tempo sdoganato in tivù, delle droidi invasate. Meglio ancora, delle “Carfagne che non ce l’hanno fatta”. Carucce, ma poi non così tanto. Fedelissime al Capo, ma ancor più impreparatissime. Quelle che, quando ti ci imbatti, pensi: “Accidenti, in confronto Mara Carfagna pare Rosa Luxemburg”.
 
- Gessati. Il look dei puledri renziani dovrà uniformarsi ai gessati di Ernesto “Ciaone” Carbone, affinché il quadro d’insieme ricordi Goodfellas di Martin Scorsese.
 
- Poster. Tutti i candidati dovranno avere in camera il poster di Dario Nardella vestito da John Wayne ne Il grinta. I poster sono in vendita nel sito ufficiale di Maria Teresa Meli a 600 euro l’uno. Scontati.
 
- Frasi forti. I candidati dovranno improvvisare alcune frasi da usare qualora fossero ospiti in radio o tivù. Qualche esempio: “Noi siamo per il futuro”. “Il cambiamento è Salvezza”. “Chi dice no è un gufo”. “Renzi è Luce, Boschi è Vita, Orfini è il nuovo Ardiles”. “Kennedy l’ha ammazzato Di Maio”. “La Gualmini mi ricorda Nilde Iotti, però io ci ho poca memoria”. E via così.
 
- Voodoo Raggi. I Balilla Renziani più dotati verranno premiati con “Voodoo Raggi”, un bambolotto cucito a mano da Pina Picierno grazie al quale si potrà metaforicamente infilzare il sindaco di Roma. Per portarle sfiga, o anche solo per passare il tempo.
 
- Filosofo di riferimento: Mario Lavia.
 
- Programma preferito: La ruota della fortuna, ma solo perché è lì che ha iniziato Renzi. E tutto sommato, almeno come preparazione, lì è rimasto.
 
- Artisti preferiti: Bono Vox. Però solo quello recente.
 
- Giornalista preferito: Claudia Fusani. Che forse non è neanche una giornalista. Quindi è perfetta.
 
- Scrittore preferito: Massimo Recalcati. Anche se non lo si è mai letto. Soprattutto se non lo si è mai letto.
 
- Momento più bello della vita. Cenare a Eataly a lume di candela con Gozi, ascoltando Il Volo e riguardando Dirty Dancing, magari immaginando che “Baby” sia Alessia Morani e Patrick Swayze quel rubacuori impenitente di Genny Migliore.

sabato 18 novembre 2017

Di fake news, testate e rai

Nel frattempo, con questo giochetto idiota, un tizio viene rinchiuso dentro ad un carcere di massima sicurezza perchè la testata è un gesto di stampo "mafioso"... Inoltre, per tutto questo tempo, è circolata una "fake news" (di quelle che la Boldrini vuole debellare) e chi sapeva, ha taciuto.


Spuntano nuove verità sulle botte al giornalista Rai di Nemo picchiato dal clan Spada a Ostia. "Nel corso delle audizioni di oggi in Commissione Vigilanza Rai è emerso che Daniele Piervicenzi, giornalista colpito a Ostia da Roberto Spada, non solo non ha un contratto con la Rai, bensì con la Fremantle, ma anche che lavora come programmista-regista e non come giornalista". Lo dichiara in una nota Michele Anzaldi, deputato del Partito democratico e segretario della Commissione Vigilanza Rai. "Questo fatto è doppiamente grave. Primo perché, a milioni di italiani, è stato fatto credere che quello ferito a Ostia fosse un giornalista Rai, quando, in realtà, si tratta di un precario sotto contratto con un'azienda che ha a sua volta un appalto con la Rai. In altre parole, per una settimana è stata data e ripetuta migliaia di volte una notizia falsa". "In secondo luogo", continua il piddino, "se tutti i giornalisti che vengono mandati, come Daniele Piervincenzi, a fare interviste in periferie o aree pericolose come Ostia, non come giornalisti ma come programmisti-registi o ancora peggio come consulenti a Partita Iva, si pone un serissimo problema di tutele. I lavoratori come Daniele Piervincenzi, infatti, non godono di alcuna garanzia in caso di infortuni". Piervincenzi, in quanto esterno alla Rai, sarebbe pagati il 50% in meno di un lavoratore assunto. Tanto basta per fare urlare (alcuni) allo scandalo. "Sarebbe opportuno e ora che (..) la Rai mettesse fine una volta per tutte all'odiosa e illegale pratica di contrattualizzare lavoratori come programmisti registi per poi far svolgere loro un lavoro da giornalisti", conclude.

Dal fronte immigrazione

Altre notizie sulla salvifica immigrazione qui e anche qui... poi, fate voi se si può andare avanti così, invasi da migliaia e migliaia di clandestini e in moltissimi casi, avanzi di galera...

Via da Conetta, vincono i profughi: il Viminale ne trasferisce 248. Tensione in Veneto. I profughi hanno deciso di svuotare il campo di accoglienza che da due anni li ospita e ci sono riusciti di Serenella Bettin

Venezia - Alla fine hanno vinto loro: i profughi. Quello che sta accadendo a Conetta, nel veneziano, probabilmente rimarrà nella storia. I profughi hanno deciso di svuotare il campo di accoglienza che da due anni li ospita e ci sono riusciti. Ieri pare sia arrivato anche l'ok dal Viminale per ricollocare 248 migranti scappati da Conetta, di cui ora cinquanta, almeno fino a ieri, sembrerebbero non trovarsi più. E c'è il rischio che anche gli altri ottocento, dei 1.119 totali, seguano i loro compagni.

È da lunedì che i richiedenti asilo ospitati nell'ex base militare di Conetta manifestano per le strade, bloccano i centri dei paesi, protestano, urlano, gridano; gridano che a Conetta non ci vogliono più stare, che se ne vogliono andare e così martedì hanno deciso. In centoventi hanno preso le loro cose e si sono messi in viaggio, chi a piedi, chi in bici, tutti a marciare verso Venezia per incontrare il prefetto. È da martedì che i paesi sono invasi dal codazzo dei migranti ed è da martedì che tutti seguono il loro corteo: poliziotti, carabinieri, il patriarca di Venezia che spalanca le porte delle chiese, questori, sindaci, prefetti, giornalisti e parroci. Tutti a seguire i migranti che avanzano nel loro cammino. Perché ora a decidere sono loro. Intere strade bloccate e volanti e lampeggianti delle forze dell'ordine a tutto spiano. Martedì sono partiti da Conetta, poi dopo diciotto chilometri, si sono fermati a «dormire» in un parcheggio di un bar di Codevigo nel padovano, nonostante le proteste della titolare. Il giorno dopo sono ripartiti, ma fatti pochissimi chilometri, si sono fermati davanti la chiesa di Codevigo; qui, gettati davanti le porte della casa di Dio, hanno montato le cucine da campo, si sono tolti le scarpe e si sono accampati. Ma passa qualche ora, e uno di loro, un ivoriano di trentacinque anni, Sadif Laore, mentre fuggiva da Conetta e andava a raggiungere i suoi amici, viene investito, travolto da una monovolume e muore. Un volo di una decina di metri, il cranio fracassato e un telo verde che lo copre. La notizia arriva in Diocesi a Padova e la Diocesi batte i pugni: aprite le porte della chiesa.

Così i profughi, il cui numero intanto era salito a quasi duecento, dal piazzale sono migrati dentro la struttura religiosa e qui, tra banchi e inginocchiatoi hanno dormito. Il giorno dopo hanno ripulito e se ne sono andati, sempre alla volta di Venezia. Sono arrivati a Mira, con dei pullman, ma qui la situazione era diventata ormai ingestibile e il patriarca di Venezia, Francesco Moraglia dà disposizioni alle parrocchie per accoglierli. Da lì è una corsa contro il tempo, i profughi vengono sistemati per una notte in quattro parrocchie di un comune veneziano e in un istituto di missionari nel rodigino. Da ieri sera invece li hanno smistati verso altre strutture sparse nella regione del Veneto. Questo fino a oggi, quello che verrà dopo sarà l'inizio di una nuova odissea. Amen.

giovedì 9 novembre 2017

Da Marte alle zone terremotate...


Meglio tardi che mai. Anche se forse è già troppo tardi. Ieri, infatti, anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si è accorto che qualcosa non va nella ricostruzione, anzi nella non ricostruzione. «Ma qui siamo fermi al 30 ottobre?» con questa domanda, rivolta al vicesindaco di Visso Luigi Spiganti Maurizi, il presidente ha da un lato manifestato tutta la sua preoccupazione, ma dall’altro ha evidenziato il distacco, ormai evidente, tra Istituzioni e cittadini. Già, perché il fatto che sui Sibillini le cose siano sostanzialmente ferme al 30 ottobre, non può non essere cosa nota al presidente della Repubblica. Certo le responsabilità non sono sue, è chiaro, ma essere al corrente di quanto accade nel suo Paese dovrebbe essere un fatto scontato. Specialmente nel caso di una serie di terremoti devastanti. Che hanno piegato case, strade e anime. Quelle della gente che si è sentita abbandonata e, purtroppo, non ha retto. Ieri, a Favalanciata, è stato un ragazzo a decidere di farla finita. Con lui sale a 8 il numero delle persone che, prostrate dalla situazione, hanno deciso di dire basta. Perché il terremoto, i suoi danni e le difficoltà hanno aumentato il dolore. Un dolore accresciuto dalla rappresentazione distorta degli eventi, con le false promesse dei politici e la negazione della sofferenza che, al contrario, è fortissima. Così si è uccisa la speranza. Che muore insieme ai paesi. Troppo. Troppo forse per questo ragazzo. Si era comprato un camper pur di restare nel suo paese. E aveva 38 anni. La mia stessa età. 

 

venerdì 3 novembre 2017

I terremotati devono pagare le tasse


Questa è un’azienda terremotata. O meglio quello che ne rimane. Non è importante il nome, né il luogo. Perché è una storia che si ripete in tutto il cratere. Lì, dove c’era un capannone crollato ora non c’è quasi niente. Rimane una base vuota che attende la ricostruzione. Questa è un’azienda terremotata. Danneggiata pesantemente ma, per fortuna, non completamente. E per questo ancora attiva. Negli spazi risparmiati dal sisma si lavora. Con il caschetto di sicurezza a portata di mano. Perché non si sa mai. Perché le scosse continuano. Puntuali. Come puntuale è arrivata un’altra mazzata sulle spalle dei terremotati. A mezzo lettera, infatti, il commissario straordinario per la ricostruzione, Paola De Micheli, ha comunicato che «dal 16 dicembre i terremotati devono tornare a pagare le tasse». Niente da fare per i «titolari di reddito d' impresa e di lavoro autonomo e le attività agricole»: la riscossione dei tributi riprenderà dalla metà del mese prossimo, per le imposte dovute nel periodo dall' 1 dicembre 2017 al 31 dicembre 2017 che erano state sospese dopo la scossa del 24 agosto. Da qui la rabbia: perché l’economia di quei luoghi è ancora in ginocchio, con decine di migliaia di sfollati ancora alla ricerca di una soluzione e tanti piccoli imprenditori esasperati da ritardi e assenza di interventi in loro favore. Ma non è solo questo ad irritare gli imprenditori terremotati. Nella missiva del commissario nominato dal Governo infatti si suggerisce, infatti, di attivare dei mutui con le banche per dilazionare i pagamenti. In pratico lo stesso Governo che non ha fatto niente per loro, o nel migliore dei casi ha fatto molto poco, ora chiede il conto, invitandoli ad indebitarsi. Dimenticando, come denuncia un imprenditore, «che per un’azienda colpita dal sisma il danno non è solo quello strutturale, bensì anche il mancato pagamento dei crediti per via della cancellazione di colpo di una fascia di clienti come bar, ristoranti, pizzerie, hotel ed altre strutture ricettive inagibili». Con l’aggiunta che l’accensione di un mutuo da parte di una azienda già inginocchiata e che si trova magari in piena zona rossa, rappresenta solo ed esclusivamente un ulteriore costo a fronte di zero entrate». Non capire questo, caro commissario De Micheli, significa solo una cosa: ignorare deliberatamente la gravità della situazione. 


sabato 21 ottobre 2017

Ecatombe

Martedì, fonzarelli è arrivato nel distretto calzaturiero col suo treno carico di supercazzole. Ha incontrato, blindato (hanno sequestrato persino uno striscione con scritto "non vi lasceremo soli"), il patron di una grande ditta (azienda che lavora per Gucci calzature), una delegazione di sodali PD e un paio di industriali per parlare di difesa del made in italy e rilanciare il suo industria 4.0. I lacchè, continuano a chiamarlo "presidente"... non si sa di che, ma così lo hanno chiamato dal suo arrivo finchè non se n'è andato. Il problema, non è solo la delocalizzazione, il problema è il lavoro che ormai non c'è più e noi che viviamo col distretto calzaturiero, scendiamo ogni giorno di più nel girone dell'inferno. Intanto, a pochi chilometri dall'azienda che ospitava fonzarelli, succedeva questo (ed è la seconda grande azienda che chiude nel giro di pochi mesi, altre aziende più piccole, stanno licenziando dai 20 ai 60 operai): 

Montecosaro, crisi Alma: ora è ufficiale. Annunciata la mobilità per 40 lavoratori

Alla storica azienda di Montecosaro, stretta nella morsa della crisi, non sono stati sufficienti fusione tra Manas ed Alfiere, la prima tornata di licenziamenti di fine 2015 e l'applicazione del contratto di solidarietà dello scorso aprile per rimettere i conti in ordine e nella giornata di giovedì 19 ottobre sono comparse nelle bacheche aziendali le copie della dichiarazione di avvio di procedura di mobilità. L'azienda di via Tangenziale occupa attualmente 92 dipendenti, divisi in 40 impiegati, 46 operai e 6 intermedi e la procedura di licenziamento collettivo riguarda 27 operai, 12 impiegati e 1 intermedio.

Anche se la notizia era nell'aria già da parecchio tempo, vederlo scritto nero su bianco ha gettato nello sconforto quanti si sono riconosciuti tra i profili professionali in eccedenza (al momento non figurano i nomi) che a meno di un salvataggio in extremis per qualcuno, andranno inesorabilmente ad ingrossare le fila dei disoccupati, già numerose, mettendo in difficoltà molti nuclei familiari della zona.

venerdì 20 ottobre 2017

La Bonino e il calo demografico italico

Dice la Bonino che siccome in Italia c'è un calo demografico, allora è giusto fare lo ius soli per tutti gli immigrati. Sentirla parlare di calo demografico quando qualche tempo fa, con tutta probabilità, praticava aborti clandestini... fa un tantino ribrezzo. Inoltre, continua a berciare sull'importazione degli immigrati pur sapendo che esistono famiglie italiane che vorrebbero avere figli ma non possono averne perchè per loro, non ci sono politiche adatte. Chè certe politiche, vanno come quasi sempre, agli immigrati.

mercoledì 18 ottobre 2017

L'armata brancaleone nelle marche...

E mentre la desertificazione del lavoro e del territorio continua e il pugno in faccia della non ricostruzione post terremoto è ferma, il trenino PD passa anche da qui... a fare cosa, non è dato di sapere. Perchè fonzarelli (e il suo partito), poteva fare qualcosa quando era premier, qualcosa di positivo, non il jobs act con la totale cancellazione dei diritti dei lavoratori...

Fermo, la crisi del calzaturiero e le proposte di Confindustria. Melchiorri: “Siamo una piccola Ilva, bisogna riconoscere la crisi del settore”

Fermo, 16 ottobre 2017“Anche se la meccanica, l’agroalimentare, i gioielli e la chimica hanno ripreso a correre, la crescita nel Fermano è una chimera, specialmente per il comparto calzaturiero”. L’analisi del presidente di Confindustria Fermo, Giampietro Melchiorri, è drammatica. Ma non mancano le proposte.

L’oggetto è un settore che rappresenta il 10% dell’economia fermana. “Seguiamo ogni giorno la situazione – spiega Melchiorri -, ma la questione va affrontata con politiche industriali mirate, bisogna far capire a Roma che siamo una piccola Ilva”.

Il leader degli industriali fermani individua i motivi per i quali la situazione è precipitata: “Un calo dei mercati di riferimento, la perdita di alcune griffe che hanno portato via il lavoro dal nostro distretto, la perdita di appeal per i marchi che producono per la grande distribuzione”. E, sullo sfondo, “un problema di costo del lavoro, che rende il distretto fermano-maceratese meno competitivo”.

Cosa fare, allora? “La vera necessità, appunto, è ridurre il costo del lavoro, perché altrimenti è impossibile incidere sul prezzo delle calzature e concorrere con i Paesi dell’Est Europa e con gli altri distretti italiani”. Melchiorri, però, si rivolge anche agli associati: “Noi imprenditori dobbiamo fare qualcosa a cominciare dalle nostre dimensioni, troppo piccole per reggere il mercato”. Serve un salto culturale, la ricetta è questa: “Fare sistema anche tra imprese concorrenti, ad esempio comprando materie prime con un unico ordine, prendendo consulenti comuni, partecipando a stand unici nelle fiere all’estero”.

lunedì 16 ottobre 2017

Fin dove possono arrivare...

Pesaro, vietato fotografare i profughi. Bufera sul diktat del prefetto. Nel documento si chiede alle forze dell'ordine di controllare i cittadini "con rigore" di Alessandro Mazzanti

Pesaro, 15 ottobre 2017
- Quella circolare sui migranti, firmata pochi giorni fa dal prefetto di Pesaro Urbino, Luigi Pizzi, e recapitata ai vertici delle forze dell’ordine, è diventata in un attimo una specie di bomba a grappolo che mentre deflagra coinvolge la politica, l’animo della gente e i rapporti cittadini-istituzioni. Venti righe pesanti in cui la massima autorità del governo sul territorio ordina due cose ‘semplici’ ai colonnelli di carabinieri e Finanza e al questore: bisogna impedire che i residenti di Borgo Santa Maria e Pozzo Alto (due quartieri alla periferia di Pesaro che si erano lamentate dell’eccessiva presenza di migranti sul loro territorio, ndr) facciano foto ai migranti e chiedano loro le generalità. Perché se continuiamo così, argomenta il prefetto, se la logica insomma resta quella della ‘schedatura’ e del conflitto strisciante, rischiamo che dagli scontri verbali si passi a quelli fisici. Il clima è già teso, evitiamo di incancrenirlo definitivamente. Quindi? "Disponete servizi di vigilanza e di controllo del territorio, con impiego di tutte le forze di polizia, onde prevenire e reprimere con rigore qualunque condotta del tipo sopra segnalati".

Apriti cielo. La circolare, che era ‘segreta’, diventa pubblica esattamente il giorno dopo che una delegazione proprio, guarda caso, del quartiere di Borgo si era recata da Pizzi con una lettera che diceva: "Signor prefetto, qui i migranti sono troppi: da 92, vorremmo che ne rimanessero solo 15". In contemporanea, i residenti leggono sul giornale le venti righe esplosive: chi fa foto o chiede un nome a un profugo rischia un procedimento per esercizio abusivo di pubbliche funzioni. Ma è davvero così? Dice Francesco Coli, legale espertissimo, già difensore di Lucia Annibali: "Uno può tranquillamente chiedere il nome a un’altra persona, senza incorrere in nessuna violazione. E l’altra può rifiutarsi di dare le generalità, a meno, ovviamente, che a chiederle non sia un pubblico ufficiale. Sulla privacy, poi, non ci vedo estremi di violazione facendo una foto, se è in luogo pubblico. Chiaro, che se poi ne faccio un uso diffamatorio, il discorso cambia". Ma, diritto a parte, come l’avranno presa, la circolare, a Borgo Santa Maria e dintorni? La prima risposta: "Una cosa molto grave".

Poche ore dopo, gli stessi residenti diramano una nota ufficiale: "Siamo delusi. Qui non vogliamo creare allarmismo, ma segnalare un disagio sentito da tutta la comunità del quartiere. La problematica dei migranti è reale, vogliamo creare un dialogo costruttivo con le Istituzioni per risolverla". Sono i politici i più avvelenati. Il centrodestra, i cui sindaci (di 13 comuni di questa provincia) sono già entrati in collisione con lo stesso prefetto giorni fa sempre sulla questione migranti, prende la palla al balzo: "Fare foto ai profughi è vietato – argomenta il consigliere comunale di Pesaro della Lega Nord, Giovanni Dallasta –. Anche mettere 110 immigrati in un quartiere dovrebbe essere vietato. Perché chi fa le foto agli ospiti deve essere perseguito e chi sistema in maniera irrazionale i profughi no?".

Ma il problema, poi, è: come possono le forze dell’ordine controllare e impedire che nessuno faccia foto o chieda nome e cognome a un migrante? E non era un dogma – è il ragionamento di tanti, vedi Stefano Pollegioni carabiniere a riposo – il fatto che la gente debba collaborare con le forze di polizia, se necessario anche informandosi su chi sono i volti nuovi che girano per i quartieri, o documentando, anche con foto, se si creano situazioni sospette? Il segretario provinciale del Siulp, il sindacato di polizia, Marco Lanzi: "La nostra priorità è la caccia ai criminali, non ai cittadini che fanno foto. Dove troviamo gli uomini, risicati come siamo, con una Volante sola per notte sul territorio?". Eppure solo a fine agosto gli animi si erano stemperati in un maxi-provino fatto ai profughi calciatori proprio sul campo di Vallefoglia, zona calda. Gli unici contrasti erano sulla linea del fallo. Ma evidentemente mancava un tempo supplementare.

giovedì 12 ottobre 2017

"Non vi lasceremo soli"...


C’è una sola parola che ci viene in mente: «ricatto». E se questo è l’esordio del commissario alla ricostruzione Paola De Micheli il rischio è di dover rimpiangere Vasco Errani. Parlando con “Il Messaggero”, nelle scorse ore, la De Micheli ha chiarito la sua posizione, che evidentemente è anche quella del Governo, sulle cosiddette “casette fai da te”. Eccola: «Il provvedimento contempla due possibilità - sottolinea la De Micheli, al quotidiano romano - : la prima prevede che chi si è organizzato con una casa mobile, la potrà tenere se rispetta tutti i vincoli, paesaggistici e di edificabilità, quindi rinuncia alla casetta e al contributo di autonoma sistemazione. Una volta realizzata la ricostruzione della sua abitazione, la casa mobile sparisce. Il secondo caso riguarda le strutture fisse per le quali è possibile chiedere una regolarizzazione rinunciando alla casette e al contributo per la ricostruzione. Ma devono sempre rispettare i criteri edilizi e paesaggistici». Fuori dal politichese, e ci permettiamo noi di tradurre, il succo è questo: ogni terremotato che esasperato dai ritardi della Sae, o addirittura non inserito in coloro che hanno diritto alle casette d’emergenza, potrebbe costruirsi a sue spese, e ripetiamo a sue spese, una casetta. Magari l’unica soluzione possibile per non abbandonare la propria terra. Ma così facendo, cioè provvedendo di tasca sua a dotarsi di un tetto, dovrà dire addio ad ogni contributo statale per la ricostruzione di quella che una volta era la sua vera abitazione. Perchè se vuoi fare da solo sarai abbandonato a te stesso. In pratica, e se a qualcuno viene in mente un altro termine ce lo suggerisca pure, un autentico ricatto.

martedì 10 ottobre 2017

Senza altre parole...

lunedì 9 ottobre 2017

Fare di tutto per lo ius soli

Nel frattempo, sale la lista dei radical chic che fanno lo sciopero della fame a "staffetta". E' la volta dell'archistar Renzo Piano... Niente altro che omuncoli ridicoli.


"Don Minniti" ora apre alla Chiesa. L'ultima mossa per salire a Palazzo Chigi. Il sì allo ius soli lo ha riavvicinato ai cattolici. E il Pd trema di Angelo Amante

Roma - I cattolici lo abbracciano, la destra lo rispetta. Le sindache 5 Stelle di Torino e Roma, Chiara Appendino e Virginia Raggi, non negano di apprezzarne l'atteggiamento. Il sostegno trasversale al ministro dell'Interno, Marco Minniti preoccupa invece la sinistra. Il titolare del Viminale potrebbe essere un nome da spendere per Palazzo Chigi, specie se dalle prossime Politiche non dovesse venire fuori una chiara maggioranza di governo.

Da mesi, Minniti vola nei sondaggi. Il ministro gode di grande considerazione anche all'estero: lo scorso agosto il New York Times lo definì «Lord of the Spies», signore delle spie, facendone un ritratto lusinghiero. Ne hanno tracciato il profilo anche gli inglesi del Guardian, i francesi di Le Figaro e i tedeschi della Süddeutsche Zeitung. I risultati ottenuti da Minniti sul fronte sbarchi (meno 25% rispetto al 2016), hanno fatto tirare un sospiro di sollievo a tutte le cancellerie europee. E piace anche a destra. «Chi pensa alla sharia deve capire che in Italia no, su questo non ci possono essere mediazioni, sono valori non discutibili», ha detto ieri il ministro, parlando ad Aosta alla Scuola per la democrazia.

Il rapporto tra il numero uno del Viminale e il mondo cattolico è stato segnato da alti e bassi. Ma i segnali di convergenza si moltiplicano. Sempre ieri, il ministro è tornato a parlare dalle colonne di Avvenire. Il direttore del giornale dei vescovi, Marco Tarquinio, non aveva lesinato critiche nei confronti del codice di condotta varato la scorsa estate per le Ong che operano nel Mediterraneo. Su questo tema, si era anche arrivati vicini a uno scontro interno al governo con un altro cattolico, Graziano Delrio. Ora la musica è cambiata. Il punto di contatto decisivo è la questione ius soli. Ad Avvenire, Minniti ha ribadito che si deve «fare di tutto» per approvare la legge sulla cittadinanza ai figli di immigrati «anche così com'è, in questa legislatura». Per sostenere la linea di maggiore fermezza nella gestione degli sbarchi, Minniti ha cercato fin da subito il sostegno dei cattolici, contando anche sui buoni uffici del premier, Paolo Gentiloni. Il ministro dell'Interno ha stabilito una relazione salda con il suo omologo in Vaticano, monsignor Giovanni Angelo Becciu, e con il segretario di Stato, Pietro Parolin.

Chi non vede di buon occhio l'irresistibile ascesa di Minniti è la sua stessa famiglia politica. Le scelte sulle Ong furono criticate dall'area cattolica del Pd guidata da Delrio, mentre la sinistra interna al partito, che fa capo al Guardasigilli Andrea Orlando, prese le difese delle organizzazioni non governative. Si è schierato contro Minniti anche il suo vecchio mentore, Massimo D'Alema, che pochi giorni fa, sprezzante, lo ha definito un «tecnico della sicurezza». Ma è tutto Mdp a considerare le politiche sull'immigrazione un tentativo di rincorrere la destra. Infine c'è Matteo Renzi, preoccupato dai consensi al ministro, che dal Viminale potrebbe dare scacco matto prima al Nazareno e poi a Palazzo Chigi.

sabato 7 ottobre 2017

Lo stato contro Peppina


 Hanno cacciato Peppina. Lo Stato ha cacciato Peppina, con la sua assurda severità. I giudici hanno cacciato Peppina, con la loro ingiusta e insensata decisione. Ma soprattutto i politici, tutti, hanno cacciato Peppina. Incapaci di rimediare a una legge sbagliata nonostante le passerelle da campagna elettorale, giocata sulle spalle di una signora di 95 anni. È stato, infatti, rigettato il ricorso contro il sequestro della casetta dove vive l’anziana Giuseppa Fattori. La decisione è stata presa dai giudici già nella serata di ieri e comunicata oggi a procura e legale della famiglia. Peppina sarà così cacciata dalla casetta di legno, di poco più di 60 metri quadrati, edificata in località San Martino di Fiastra. Una casetta realizzata dai familiari dell’anziana questa estate per consentire alla donna di rimanere là dove ha sempre vissuto. Al suo paese. Un paese martoriato dal terremoto, dove la signora chiedeva solamente di poter morire in pace. Ora, invece, dovrà andarsene. Come annunciato dalla figlia Agata Turchetti.

E mentre a Fiastra, cacciano Peppina, a Castelluccio Di Norcia 1452 Mt., il vento ha distrutto il tendone provvisorio pensato per offrire un asilo momentaneo ai ristoratori e un banco di prodotti tipici. Perché a non far niente di concreto questo succede. Che si buttano anziane fuori di casa e si scopre che le soluzioni tampone non valgono nulla. O quasi. 


Pagliacci di governo


L’uomo dei diritti del Pd ha un problema a riconoscerli: da 5 anni non versa i contributi all’assistente parlamentare. Il deputato Khalid Chaouki, coordinatore dell'intergruppo cittadinanza e immigrazione, è citato in giudizio dalla sua assistente parlamentare per omessi versamenti. Il Fatto.it lo chiama e per magia "tutto risolto, pagherò". Ma agli atti non risulta. C'è poi il caso di Scilipoti che ha pagato 1.500 euro per conciliare la causa con un portaborse al nero. E pure chi alla fine cede, ma pretende il silenzio con una clausola penale da 50mila euro di Thomas Mackinson    

C’è un campione dei diritti umani e del Pd che si scopre evasore contributivo totale e pure contumace. Ha appena aderito allo sciopero della fame per lo ius soli e da sempre difende parità di diritti tra stranieri e italiani, ma alla sua assistente parlamentare – italianissima – da cinque anni non versa un contributo che sia uno, come fosse una colf in nero, totalizzando nell’arco di un’intera legislatura la bellezza di 12.500 euro di mancati versamenti previdenziali. La storia che tira in ballo Khalid Chaouki – deputato e coordinatore dell’intergruppo cittadinanza e immigrazione – racconta meglio di altre la doppia morale del ceto politico nostrano. Diceva Ghandi che la democrazia si vede da come si tengono gli animali. In Italia anche da come i parlamentari trattano i loro assistenti, come conferma lo scandalo appena costato le deleghe a un sottosegretario. Nel caso specifico Chaouki appena eletto ha assunto una collaboratrice ma nonostante le richieste di regolarizzare la posizione non le ha versato i contributi per quasi 5 anni. Così lei lo trascina in giudizio, al quale lui si sottrae finendo per essere dichiarato contumace dal giudice, come un qualunque gestore di pub in fuga dal Fisco.

Parliamo di un giovane politicamente cresciuto sulla battaglia per i diritti degli ultimi fino a diventare un pezzo grosso del Partito Democratico. “Ma è tutto risolto – assicura lui al telefono, preso alla sprovvista – è vero, c’è stato un ritardo nel versamento (di 5 anni, ndr) che è dovuto a problemi personali, ma ora abbiamo trovato un accordo, per cui la causa sarà ritirata. Altro non dico”. Il legale di lei, avvocato Marzia Rositani, avvertito dell’interesse della stampa in serata precisa: “Un possibile accordo è in avanzato stato di composizione”. Accordo che arriva dunque dopo il vorticoso giro di telefonate ma agli atti, per ora, non risulta nulla di tutto ciò. Tanto che è già fissata la prossima udienza che si terrà il 20 febbraio 2018, alla fine della Legislatura.

Per saperne di più bisogna superare i cancelloni grigi di Piazza Buozzi, sede del tribunale civile di Latina. Muoversi tra le cancellerie e ruolini delle udienze. Col numero di protocollo 906/2017, da marzo scorso, pende qui l’azione giudiziale proposta dall’assistente S.M. contro Chaouki Khalid da Casablanca. Si scopre allora che in verità Chaouki è anche uno dei pochi che dopo un biennio di cocopro ha fatto un contratto regolare alla Camera, anzi coi fiocchi, approfittando degli incentivi previdenziali del JobsAct. Quando però ha capito che non coprivano tutti i costi e che una parte della previdenza sarebbe stata a suo carico ha deciso semplicemente di non pagare, ipotecando senza troppe remore il futuro pensionistico. Perché alla fine è come se lei non avesse mai lavorato. E poco importa se l’evasione contributiva, per certa giurisprudenza, si configura come un reato di appropriazione indebita, giacché i contributi sono trattenuti in buona parte anche dallo stipendio del lavoratore. E infatti lui non sembra preoccuparsene più di tanto.

A giugno si è svolta la prima udienza alla quale non ha partecipato alcun legale del citato in giudizio, per il semplice fatto che il deputato non si è mai costituito. Era presente però l’Inps perché avendo anticipato i contribuiti figurativi, e verificato di non aver mai ricevuto i pagamenti effettivi, ha aderito al giudizio contro il “datore”. I giudizi in realtà sono poi due, perché l’assistente ha almeno preteso il pagamento della 13esima prevista dal contratto sottoscritto post Jobs Act che il deputato non voleva pagare. Il giudice ha emesso un decreto ingiuntivo, mr Chaouki ha pagato. E forse un giorno pagherà davvero il resto.

La vicenda è un’ulteriore anomalia dell’anomalo sistema di lavoro nei palazzi della Repubblica. Fabio Santoro è il legale che segue alcune delle cause al fianco dell’Associazione degli assistenti parlamentari (Aicp) che giovedì era in piazza Montecitorio a protestare contro la condizione di precariato e sfruttamento della categoria. Dalla sua viva voce si scopre una notizia: quando gli onorevoli sono citati in giudizio corrono a conciliare. E’ successo con Domenico Scilipoti contro il quale ha difeso un assistente che sosteneva di essere stato impiegato al nero per alcuni mesi, e alla fine ha pagato 1.500 euro per conciliare la causa davanti al giudice.

Ma gli onorevoli conciliatori – che da datori sfruttavano i loro stessi collaboratori – nei panni del debitore spesso tengono la posizione fino all’ultimo. “Di solito propongono accordi stragiudiziali o direttamente in giudizio, appena inizia il processo, nei quali fanno balenare la restituzione del dovuto a fronte di un impegno alla riservatezza totale, a tutela della loro immagine, circa l’irregolarità dei rapporti in essere”. Impegno che in un caso è arrivato a una proposta di penale record di 50mila euro. Tanto, a giudizio dell’onorevole in questione, valeva la reputazione di un deputato. Non per nulla la proposta è stata rifiutata. E lui ha conciliato lo stesso.

Crede all’impegno della Boldrini per una revisione delle norme che metta fine agli abusi? “Non ci credo, spero di essere smentito. Ha avuto quasi cinque anni di tempo per occuparsene e la situazione le è stata prospettata dal primo giorno della legislatura esattamente come con Bertinotti e Fini prima di lei. Promettere ora, a fine legislatura, un impegno sembra una premura pre-elettorale. Basta una delibera del suo ufficio, e se in quello non ha l’appoggio dei capigruppo lo convochi in modo da formalizzare le posizioni, così che ciascun partito si assume la sua responsabilità in questa storia di fronte agli elettori. Ha il sostegno di tutto il Paese su questo. Vediamo se vincerà ancora una volta l’ipocrisia”.

venerdì 6 ottobre 2017

I lavori che gli italiani non vogliono più fare...


Adesso i migranti non vengono a svolgere solo i lavori che gli italiani non intendono più fare. Ma anche quelli piuttosto ambiti, o che comunque hanno lunghe file di attesa a causa della crisi del mercato del lavoro. Come i bidelli. Un decreto del ministro Valeria Fedeli, infatti, permetterà agli stranieri, anche i migranti con semplice permesso di soggiorno, di accedere alla terza fascia della graduatoria Ata per le scuole. Scavalcando così migliaia di italiani in attesa da anni. Da lungo tempo infatti le graduatorie per le supplenze del personale amministrativo, tecnico e ausiliario nelle scuole italiane scorre a rilento. In molti vi aspirano, anche solo per lavorare qualche mese. Ma adesso dovranno fare i conti con la concorrenza degli stranieri.

Il governo per far fronte alla richiesta dell'Ue di permettere a tutti gli immigrati comunitari, profughi e titolari di protezione sussidiaria o permesso di soggiorno di contendere agli italiani le supplenze o i posti fissi del settore Ata nella scuola. Il decreto dice per la precisione "titolari del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permenente". Quindi via libera agli extracomunitari. La protesta, come spiega La Verità oggi in edcola, è stata portata avanti dal Presidente nazionale di Feder.ata, Giuseppe Mancuso: "Negli ultimi anni si sono persi posti di lavoro nel settore del personale non docente della scuola - dice - I pensionati non sono stati rimpiazzati e circa 15- 20.000 precari attendono un inserimento stabile: sono precari che hanno già avuto una formazione e hanno un’esperienza del lavoro, molto delicato, da compiere nella scuola". Precari che potrebbero essere superati dagli immigrati. "È decisamente irrazionale scavalcare questi precari che attendono da anni e immettere cittadini di altri Paesi che possono avere tutte le qualità e anche titoli equivalenti ma non possono avere l’esperienza già maturata sul campo dai precari italiani".

venerdì 29 settembre 2017

Sull'essere indegni

Un predisente della repubblica che parla contro il proprio paese, è un presidente indegno di ricoprire una carica del genere.

Mattarella: “No ad un ritorno alla sovranità nazionale”. È bufera: “Parla contro la Costituzione”

È il tema della sovranità a tenere banco in occasione delle celebrazioni per l’anniversario dei Trattati di Roma. Per il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, «nessun ritorno alle sovranità nazionali potrà garantire ai cittadini europei pace, sicurezza, benessere e prosperità». «Nessun Paese europeo, da solo, potrà mai affacciarsi sulla scena internazionale con la pretesa di influire sugli eventi, considerate le proprie dimensioni e la scala dei problemi», ha aggiunto il capo dello Stato, durante la cerimonia a Montecitorio per il sessantesimo del trattato con cui sono state istituite la Comunità economica europea e la Comunità europea dell’energia atomica, gettando le basi per l’attuale Unione.
 
Meloni: «La nostra sfida è quella della sovranità»

Proprio ciò che è diventata l’Unione europea oggi, però, impone di ritrovare una nuova centralità per gli Stati. «La sfida che dobbiamo riuscire ad interpretare è la sfida della sovranità, di una proposta politica che dica “prima gli italiani”, che dica “difesa del nostro prodotto, dei nostri lavoratori, del nostro made in Italy, dei nostri diritti, dei nostri confini”», ha ricordato ai microfoni di RTL 102.5 Giorgia Meloni, che sabato all’Angelicum di Roma, nel corso dell’incontro “Italia Sovrana in Europa”, presenterà un’idea di Europa ispirata al modello  della confederazione di Stati. «Dobbiamo fare cartello come Italia, come fanno le altre nazioni anche quando tentano di venire a occupare la nostra realtà, come fanno le altre nazioni europee», ha sottolineato ancora la presidente di Fratelli d’Italia.

Le nuove ingerenze del vaticano...


"Se il tempo che si vuole frapporre per l'approvazione, è un tempo destinato a migliorare le cose, avrebbe un senso. Ma se rimandare vuol dire soltanto prendere tempo, cercare di non pagare il prezzo per un'approvazione così importante, allora qualche difficoltà c'è ad apprezzare tutto questo". Monsignor Nunzio Galantino, segretario della Cei, torna alla carica. E, ai microfoni del Gr1, atttacca quelle forze politiche che hanno rinviato la legge sullo ius soli: "Due anni fa questa legge alla Camera è stata approvata da chi oggi non l'approva".

Nonostante lo stop in parlamento, la Cei continua a sostenere (con vigore) la legge che regala la cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Italia. E adesso se la prende con quelle forze politiche che, dopo aver appoggiato lo ius soli, hanno fatto un passo indietro. "Probabilmente chi si è tirato indietro avrà le sue buone ragioni - attacca Galantino - purtroppo sul tema dello ius soli sono state scaricate tante tensioni - aggiunge, poi, il segretario della Cei - su questo tema sono stati scaricati i temi e i problemi dell'immigrazione ma è una realtà che non c'entra niente". In Italia, secondo Galantino, c'è "un'eccessiva semplificazione e soprattutto un approccio curvaiolo, da tifo da stadio".

Già ieri Galantino si era scagliato contro il parlamento per aver fermato l'iter della legge. "Si è trovato il modo di accelerare sui diritti delle coppie formate da persone dello stesso sesso - aveva tuonato - si dia almeno la stessa attenzione ai diritti di italiani tenuti senza cittadinanza". Una presa di posizione che ha fatto infuriare anche le associazioni arcobaleno. "Non ha senso mettere in competizione i nostri diritti con quelli degli altri - ha commentato il portavoce di Gay Center, Fabrizio Marrazzo - sono stati dati diritti a persone che non li avevano, su questo punto bisogna in realtà fare ancora molti passi in avanti in Italia, ma questo non significa che si debba colpevolizzare una comunità che sulla questione dello ius soli non ha influenza. Spetta alla politica dare risposte".

martedì 26 settembre 2017

I soldi degli sms


Il tesoretto destinato con gli sms ai terremotati è finito, come denunciano i comitati di chi ha dovuto fare i conti col sisma, per il "finanziamento di appalti che nulla hanno a che vedere con il terremoto". Una serie di progetti che fanno discutere. Ecco qui quali sono quelli finanziati:

La pista ciclabile. Il voltafaccia della Regione - È diventata l’opera simbolo dello sviamento dei fondi destinato ai terremotati con gli sms solidali: la pista ciclabile Civitanova – Sarnano. Si tratta di un anello che congiunge i due paesi delle Marche, uno solo dei quali, Sarnano, rientra nel cratere del terremoto. Ma la contestazione è soprattutto rivolta alla natura dell’opera dal costo di 5,5 milioni: cosa c’entra una pista ciclabile con l’aiuto ai terremotati? La Regione Marche la vede come volano per il turismo, ma è difficile pensare che sia il tipo di aiuto per cui gli italiani hanno deciso di allargare il cuore e il portafogli. E infatti la Regione ha fatto dietrofront dopo le polemiche.

La nuova strada che scende giù dalle colline - Molto contestata la previsione di spendere 5 milioni per ammodernare una strada, la Valdaso, che dalle colline marchigiane scende verso il mare, coinvolgendo il piccolo centro di Comunanza che è effettivamente uno dei Comuni colpiti dal sisma. Si tratta di un'opera di cui si vagheggiava da tempo e che in effetti non ha legami con la ricostruzione post terremoto. Per alcuni è anche non indispensabile, vista la presenza di una super strada. La Regione Marche ha spiegato che così vuol dare lavoro ad aziende locali facendole restare in zona. Ma lo scopo pare diverso dall'aiuto immediato offerto grazie agli sms solidali.

Grotta termale fuori uso da decenni - Altri tre milioni degli Sms solidali sono stati destinati dalla Regione Marche a riaprire la grotta sudatoria di Acquasanta Terme (Comune incluso nel «cratere»), una struttura termale chiusa da decenni. E non per colpa dell'ultimo terremoto. Di per sé non c'è niente di sbaglio a rendere di nuovo fruibile la splendida grotta che un sondaggio del Fai ha votato tra i «luoghi del cuore» preferiti dagli italiani. Ma ancora una volta, le Marche hanno scelto di usare il denaro versato per dare una mano a chi ha perso la casa o l'azienda per scopi scollegati dal terremoto che, pur meritando il finanziamento, dovrebbero attingere altrove.

I sette eliporti per ogni tipo d'emergenza - Tra le opere che verranno finanziate attraverso gli sms solidali ci sono anche sette elisuperfici destinate al decollo e atterraggio notturno di elicotteri in paesi delle Marche. La cifra stanziata è di 1,5 milioni di euro e, tra tutte, è la destinazione che può vantare una qualche forma di legame con le finalità di aiuto ai terremotati. Le elisuperfici potranno infatti essere utilizzate anche da mezzi di pronto intervento della Protezione civile che, in passato, hanno spesso avuto notevoli difficoltà a raggiungere le più impervie tra le zone appenniniche colpite dal sisma, spesso collegate da strade che il terremoto ha reso inagibili.

Le tre scuole da costruire: una fuori cratere - Anche la Regione Lazio è finita nel mirino per l'uso disinvolto dei fondi raccolti grazie alla generosità degli italiani. Circa tre milioni di euro sono stati destinati alla costruzione ex novo di tre scuole nei Comuni di Poggio Bustone, Rivodutri e Collevecchio. L'ultimo dei tre paesi beneficiati, Collevecchio, non rientra però tra le località incluse nell'area del «cratere» terremotato, eppure fruirà dello stanziamento di oltre un milione di euro. I comitati dei terremotati fanno anche notare che per l'edilizia scolastica sono disponibili altri 230 milioni di euro e quindi i fondi degli Sms potrebbero essere usati altrove.

lunedì 25 settembre 2017

La chiesa mondialista e lo ius soli

La Cei in campo per i migranti: ius soli, accoglienza, xenofobia. Il presidente della conferenza episcopale, cardinal Bassetti: "La nuova cittadinanza favorirà l'integrazione" di Luca Romano

Il presidente della Cei, Gualtiero Bassetti aprendo il consiglio permanente della Conferenza Episcopale italiana torna ad affrontare il tema dello ius soli. "Alla luce del Vangelo e dell’esperienza di umanità della Chiesa, penso che la costruzione di questo processo di integrazione possa passare anche attraverso il riconoscimento di una nuova cittadinanza, che favorisca la promozione della persona umana e la partecipazione alla vita pubblica di quegli uomini e donne che sono nati in Italia, che parlano la nostra lingua e assumono la nostra memoria storica, con i valori che porta con sè", ha affermato il cardinale. Dunque la posizione della Cei riguardo alla legge per il momento congelata al Senato che introiduce la cittadinanza per i figli degli immigrati nati in Italia è abbastanza chiara: "Accogliere, proteggere, promuovere e integrare sono i 4 verbi che Papa Francesco ha donato alla Chiesa per affrontare la grande sfida delle migrazioni internazionali", ha aggiunto Bassetti. Il processo di integrazione "richiede, innanzitutto, di fronteggiare, da un punto di vista pastorale e culturale, la diffusione di una ’cultura della paurà e il riemergere drammatico della xenofobia. Come pastori non possiamo non essere vicini alle paure delle famiglie e del popolo. Tuttavia, - avverte Bassetti - enfatizzare e alimentare queste paure, non solo non è in alcun modo un comportamento cristiano, ma potrebbe essere la causa di una fratricida guerra tra i poveri nelle nostre periferie. Un’eventualità che va scongiurata in ogni modo".

Il presidente della Cei inoltre ha anche parlato dei recenti episodi di violenza che hanno copito diverse donne in Italia: "Vorrei testimoniare la più sincera vicinanza a tutte quelle donne che in Italia, pressochè quotidianamente, sono vittime di una violenza cieca e brutale". Infine il cardinale parla anche di Fisco e di tutte quelle misure da adottare per dare un sostegno forte alle famiglie, soprattutto quelle numerose: "Una misura di cui avvertiamo l'assoluta importanza non solo perché avrebbe dei benefici sui redditi familiari ma perché potrebbe avere degli effetti positivi su un tema cruciale per il futuro della nazione: quello della natalità". "Il contesto attuale - caratterizzato da un crescente aumento di convivenze, separazioni e divorzi, nonché da un tasso di natalità che continua a diminuire drammaticamente - ci impone di guardare alla famiglia in modo concreto, senza cercare alcuna scorciatoia, scorgendo nelle fragilità della famiglia non solo i limiti dell'uomo, ma soprattutto il luogo della Grazia".

domenica 24 settembre 2017

In pompa magna...

Per consegnare 11 casette di legno in croce, si sono presentati tutti in pompa magna, sorridenti e sereni. Quegli stessi che dicevano alle popolazioni terremotate che no, nessuno vi lascerà soli. Dopo un anno consegnano altre 11 casette... Ceriscioli (quello che voleva usare i soldi degli sms... a proposito di sms, parla Pirozzi, qui) dice che spera di consegnarne il 90% entro fine anno... che parla a fare sto buffone! Ma io, che sono io, invece di ringraziare sta marmaglia, l'avrei cacciata a calci nel culo a costo di beccarmi un anno di galera. Qui il post sulla consegna, vi prego, leggetelo e guardate bene quelle facce da culo dei dirigenti marchigiani! Intanto, la signora Peppina, viene sfrattata dalla casetta di legno con l'accusa di abuso edilizio. Una vergogna infinita.

giovedì 21 settembre 2017

Le femministe e gli stupri

Le femministe ad intermittenza hanno manifestato contro i presunti stupratori di Firenze (insieme a sveglio-Nardella) perchè italiani, hanno manifestato contro lo stupratore (italiano) siculo ma non lo hanno fatto col caso di Rimini, di Roma e in un altro paio di casi altrettanto gravi se non gravissimi con gli stupratori immigrati. Su questa notizia, raccontata sommessamente al tg 5, ignorata dalla maggior parte delle testate, la si dice sottovoce. E' il secondo caso... ma zitti eh? Perchè non si può creare allarmismo. Perchè non si può dire che gli immigrati (illegali) sono delinquenti e hanno evidenti problemi con la sessualità e di psiche.

Bergamo, operatrice di un centro di accoglienza stuprata da un immigrato

Una operatrice di 26 anni di un centro di accoglienza per rifugiati in provincia di Bergamo sarebbe stata violentata da un migrante. L'abuso darebbe avvenuto a Fontanella, nella Bassa Bergamasca e un ventenne originario della Sierra Leone è stato fermato. 

Riporta il sito Bergamonews.it che le urla della ragazza hanno richiamato l'attenzione di altri due ospiti del centro che hanno sfondato la porta e costretto il giovane alla fuga. Sul posto sono poi arrivati i carabinieri della stazione di Calcio, subito allertati, che grazie alla descrizione del migrante lo hanno individuato e fermato poco dopo. La vittima è ora ricoverata all'ospedale di Treviglio con una prognosi di trenta giorni.

mercoledì 20 settembre 2017

I tweet di Gentiloni...


sabato 16 settembre 2017

L'ha detto davvero


venerdì 15 settembre 2017

Sull'obbligo dei vaccini

Un tempo si sarebbe detto "il re è nudo", per intendere qualcosa sotto gli occhi di tutti ma che nessuno aveva il coraggio di dire. Ebbene, a dirla chiara ha pensato Dario Martini, redattore de "Il tempo" con un articolo di ieri, 13 settembre. Il Codacons ha subito ripreso la notizia, già denunciata diverso tempo addietro, chiedendo una volta per tutte un chiarimento. Di cosa si tratta? Del conflitto miliardario di interessi che c'è dietro i #vaccini obbligatori. Conflitto che vede coinvolti il ministero della Salute e il colosso farmaceutico Glaxo, produttore dei vaccini in questione. Il conflitto è stato segnalato anche dal vicepresidente emerito della Corte Costituzionale Maddalena. Chiariamo qualche dato.

Chi è Glaxo

La Glaxo SmithKline è uno dei colossi dell'industria farmaceutica mondiale. Produce la maggior parte dei vaccini imposti obbligatoriamente dalla legge #Lorenzin. Una spa quotata in borsa sui principali canali speculativi, per definizione, ha come scopo ultimo il profitto. Con l'introduzione dell'obbligo dei vaccini, è matematico comprendere quale balzo in avanti possano avere le entrate economiche della società. Fin qui tutto bene, dato che si parla di un'azienda privata che vende un prodotto. O No? A quanto pare no, dice Martini, perché le cose non stanno esattamente così.
 
La Glaxo all'interno del ministero della salute

L'obiezione sollevata da Martino e dal Codacons è che la Glaxo stia abusando della posizione avvantaggiata di alcuni suoi membri per favorire la vendita di un prodotto, i vaccini.

Insinuazione molto grave, che però Martino argomenta in questo modo. Emanuele Calvario è un nome sconosciuto, ma Martino, documenti pubblici alla mano, lo identifica come un membro del consiglio di amministrazione della fondazione Smith Kline. Fin qui tutto bene, se non fosse che Calvario è anche il segretario particolare del ministro della salute. Anche Raniero Guerra, nonostante se ne sia già parlato, potrebbe non essere molto noto. Si tratta di un altro membro del cda della fondazione, in particolare dal 2007 al 2010. E fin qui tutto normale. Se non fosse che Guerra risulta essere il direttore generale della Prevenzione del Ministero. Guerra è colui che ha ideato, dice Martino, il decreto vaccini. Raniero Guerra si è espresso anche sul caso della piccola Sofia Zago, morta all'ospedale di Brescia pochi gironi fa. Guerra ha pubblicamente escluso, in un'intervista a "La Repubblica", che ci siano le condizioni perché si sia trattato di una puntura di zanzara. Secondo il Codacons inoltre, Guerra avrebbe firmato tutti i provvedimenti sui vaccini, mentre avrebbe dovuto non farlo ai sensi dell’articolo 323 del codice penale.

Ma non finisce qui, dice Martino, perché nel cda della fondazione troviamo anche Roberto Basso, portavoce del ministro dell’Economia, e Angelo Lino Del Favero, dg dell’Istituto superiore di Sanità.
 
La replica del ministero: non c'è fine di lucro

Il giornalista de "Il Tempo" ha chiesto specificamente al ministero se vi sia conflitto di interessi in tutto questo. La replica del ministero è stata chiara. Calvario lavora a titolo gratuito, non ha competenze operative in tema di farmacologia e la fondazione Smith Kline non ha scopo di lucro. Quindi un uomo che decide sui vaccini non avrebbe competenze, sottolinea "Il tempo", chiarendo anche che la fondazione Smith Kline è finanziata dalla Glaxo. Ulteriore figura chiave in questa vicenda sarebbe Alessandro Picardi, manager e direttore della relazioni istituzionali e internazionali della RAI, cioè in sostanza colui che decide quale informazione diffondere in collaborazione con le istituzioni, cioè con il ministero della salute. Che c'entra? C'entra in quanto marito dello stesso ministro Lorenzin.

giovedì 14 settembre 2017

Sui presunti stupri di Firenze

Un paio di cose. Se a Firenze, è davvero stata una cosa consensuale, l'imbecillita' dei due carabinieri va punita in un determinato modo. Gli va tolta la divisa e vanno rimandati a casa. Se fosse stupro, li si condanna a 20 anni. Finora, le prove, pare che portino alla consensualità non troppo sobria. Se venissero condannati per questo, quanti "presunti" stupratori ci sono in giro? Non si potrebbe, per correttezza, nemmeno paragonare questo caso a quello di Rimini. Sul perché, arrivateci voi.

Nel frattempo,  le femministe (Lucarelli in primis, dietro di lei le Chiare Cecilie Santamarie, le faschion bloggers, le giornaliste e persino occhi vispi Nardella da Firenze) sono tornate dalle ferie lunghe e adesso, tuonano contro l'italico carabiniere. Sullo stupro di Rimini, hanno taciuto.

venerdì 8 settembre 2017

Sbagliato fare connessioni, dice...

Sbagliato fare connessioni, dice colei che vive con la scorta. Però, quando sono gli italiani pallidi a commettere crimini contro le donne, si urla all'emergenza violenza ed insorgono le femministe. Quando gli stessi crimini li compiono gli stranieri, si tende troppo spesso in qualche modo con la supercazzola, di giustificare. Poi, sta cosa della violenza di genere, è insopportabile. Tra l'altro, in congo (e non solo), è risaputo e conclamato che lo stupro è sia etnico che un atto di guerra. E tornano le domande: chi facciamo arrivare in italia? Non bastano i criminali italiani?


I femminicidi sono in calo ma l'emergenza il governo la sente comunque "finché il fenomeno non verrà debellato": parola di Maria Elena Boschi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e già ministro per le Riforme col governo di Paolo Gentiloni.

Intervistata dal Corriere della Sera, la Boschi affronta il tema della violenza di genere partendo da una delle questioni più spinose: quella della supposta correlazione fra immigrazione e violenze, che il sottosegretario nega con decisione. "Che l'autore o la vittima siano italiani o stranieri - spiega - non cambia niente, la gravità è pari", afferma invitando a non fare "facili connessioni" in materia.

E l'esponente del governo elenca diverse misure elaborate dal governo per contrastare la violenza. Nel piano dell'esecutivo sono comprese progetti specifici di formazione per carabinieri e agenti di polizia penitenziaria, per controllare meglio i condannati per reati sessuali all'interno delle carceri. Inoltre sono stati avviati protocolli di collaborazione con il Csm per la formazione dei magistrati e con i sindacati per la prevenzione degli abusi sul lavoro.

Particolare attenzione, assicura poi il sottosegretario, verrà dedicata a non lasciare sole le donne nel percorso successivo alle violenze: "Se esse avvengono nel contesto familiare alcune non denunciano perché hanno paura di perdere la casa, le relazioni affettive o la sicurezza economica e per questo abbiamo previsto, fra l'altro, strumenti più efficaci sulle politiche abitative", lavorando con i Comuni per stabilire criteri prioritari nell'assegnazione delle case popolari.