domenica 27 settembre 2020

La poraccia Lucarelli

Quella povera crista di Selvaggia Lucarelli, oltre che a scrivere stronzate sulla carta igienica del fatto quotidiano, fa ospitate in tv in brutti e inutili show e, fino a una settimana fa, attaccava in lungo e in largo Salvini, adesso, inizia a cambiare bersaglio, lei, paladina a difesa di ogni sopruso femminile purché la femmina non sia di destra, comincia a parlare di Giorgia Meloni. E ne parla così.


Perché la Meloni sta fregando tutti


E quindi è finita così: che mentre Matteo Salvini puntava tutto sull’inesperta, arcigna, ambiziosa Susanna Ceccardi dopo aver già puntato sull’inesperta, arcigna, ambiziosa Lucia Borgonzoni forse consigliato dall’amica inesperta, arcigna, ambiziosa Annalisa Chirico, l’esperta e ambiziosa Giorgia Meloni lo sorpassava a destra e si portava a casa le Marche. Nel frattempo, Matteo Salvini doveva fingere contemporaneamente di congratularsi con Giorgia Meloni per il suo partito che è cresciuto ovunque, per il leader indiscusso Luca Zaia e il successo in Veneto, per Elisa Isoardi e il suo tango a Ballando con le stelle e insomma, per il vice-leader della Lega è stato un discreto lunedì di merda. E’ stato un lunedì splendente invece per Giorgia Meloni, che col suo Fratelli d’Italia rosicchia voti praticamente ovunque e accresce il consenso personale. 


E mentre gli altri vincitori festeggiano, al massimo, lo scampato pericolo, la Meloni festeggia un sicuro successo. Che pare inarrestabile, nonostante tutto. Nonostante le gaffe, gli inciampi, frasi e posizioni imperdonabili o forse grazie a tutto questo. I tempi in cui Giorgia doveva ritoccare i suoi manifesti e sembrare Charlize Theron sono finiti. Da un po’ di tempo la allena Fabrizio, il personal trainer di Francesco Totti, ha schiarito i capelli, è dimagrita. Studia da leader, insomma, ma senza il ridicolo trasformismo di Salvini che mette la felpa da truzzo per parlare di immigrati o gli occhialini da statista per parlare di ripresa economica. La Meloni non è una trasformista, non annusa e non si adegua all’umore delle folle populiste, perché lei É la folla e il suo umore. E mentre Salvini si ostina ad andare nelle piazze dove ormai tra “gomito del selfista” e cori poco benevoli, sembra il cantante anni ’80 che ha azzeccato una sola canzone e spera che dopo 40 anni qualcuno, in Abruzzo, alla sagra della ventricina, se la ricordi ancora, Giorgia fa altro. 


Lei gli show non li fa in piazza. Li fa in Parlamento. Perché lei non si trasforma, si trasfigura. Inizia a parlare e qualcosa di non umano, di mefistofelico si impadronisce di lei. Si narra che il premier Conte, dopo il famoso discorso alla Camera in cui la Meloni lo rimproverò di ridere, quello durante il quale è stata vista chiaramente espettorare l’anima di Belzebù con un colpo di tosse, non abbia mai più più dormito a luce spenta. Ora, quando il premier viene avvisato del fatto che in aula forse parlerà la Meloni, nella sua famosa pochette infila sempre un micro- paletto di frassino. E sta anche in questo, il successo della Meloni. Nel fatto che nei suoi discorsi appassionati paia di intravedere più la luce del fervore - anche sgangherato-che quella della convenienza. Non solo. 


Le dedicano meme, i suoi discorsi diventano jingle, creano fotomontaggi in cui è la gemellina di Shining o la protagonista dell’Esorcista e lei, divertita, li posta sulle sue pagine social. O indossa il costume tricolore, lasciando che si dica di tutto. O va in tv a cantare “Io sono Giorgia”. E’ pericolosamente simpatica, Giorgia Meloni. Lo è in maniera infida e strisciante, perché risulta simpatica pure a chi vota altro e deve fare uno sforzo di memoria per mettere in fila quello che ha detto negli anni, le posizioni sugli omosessuali, sulla famiglia, sugli immigrati. Il suo “Ho un rapporto sereno con il fascismo”, che è come se io dicessi “Ho una relazione epistolare con Angelo Izzo”, oppure “Utero in affitto reato universale” o  “In una scuola viene eliminato il maiale per fare posto al cous-cous, alimento tipico nordafricano. Ora sono i figli degli italiani a doversi adeguare alle esigenze alimentari di chi dovrebbe integrarsi? Questa è follia”. 


La sua sceneggiata al direttore del museo egizio, le posizioni sull’Europa, il suo chiedere un contraddittorio per il monologo di Rula Jebreal, come se dopo il racconto di uno stupro bisognasse bilanciare qualcosa, magari dando voce a uno stupratore, chissà. Bisogna davvero fare un esercizio di memoria, per non farsi fregare da Giorgia Meloni. Tenere un’agendina nella tasca con gli appunti sulle cose peggiori che ha detto in questi anni, con le sue promesse peggiori, con i suoi programmi peggiori e dare una ripassata ogni volta che ci frulla in testa un pensiero maligno. Ogni volta che “Però è simpatica Giorgia Meloni, vedi come è autoironica, vedi come è coerente”. Ecco, quando succede, aprire l’agendina e pronunciare voce alta: “Abolire il reato di tortura che impedisce agli agenti di fare il proprio lavoro!”. L’ha detto lei. E nonostante tutto, il suo è l’unico partito che cresce. Un genio lei, e smemorati noi.


(Selvaggia Lucarelli Da Il Fatto)

Tridico, gli aumenti e i pensionati

In tanti hanno gridato allo scandalo per l’aumento del compenso annuo del presidente dell’Inps Pasquale Tridico, deciso dal Cda dell’istituto con una deliberazione dell’aprile scorso. Personalmente non lo ritengo uno scandalo. L’Inps è il più grande centro di spesa italiano: lo stipendio percepito in precedenza era inferiore persino al compenso di un dirigente di seconda fascia dell’Inps, e sproporzionato rispetto ai compensi di tantissimi altri dirigenti pubblici con responsabilità infinitamente inferiori. L’Inps ha inoltre smentito formalmente un altro elemento che ha fatto discutere, la retroattività dell’aumento a decorrere dall’assunzione dell’incarico nel maggio 2019.


Il vero grande scandalo è un altro, ed è finora passato inosservato. La deliberazione aumenta il capitolo di spesa per i compensi dei vertici Inps di 522.000 euro. Poiché la legge prevede che questo aumento debba avvenire senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, esso è stato finanziato per metà riducendo il capitolo destinato alle spese postali, e per metà riducendo il capitolo per manutenzione e noleggi.


Sembra un dettaglio irrilevante, ma non lo è. Uno dei primi atti della gestione Tridico fu di interrompere il programma di spedizione delle buste arancioni, con le quali l’Inps si proponeva di informare ogni cittadino sull’ammontare che avrebbe percepito al momento di andare in pensione. È una questione di civiltà: è arcinoto che moltissimi cittadini non hanno una idea chiara di quanto percepiranno quando andranno in pensione, e spesso tendono a sovrastimare l’ammontare, con conseguenze in alcuni casi drammatiche sugli equilibri finanziari delle famiglie. Sulla scia dei paesi nordici quasi tutti i paesi europei oggi hanno un programma di buste arancioni, parte di un più generale programma di educazione finanziaria. Costa pochissimo (il prezzo di un francobollo convenzionato con Poste Italiane, addirittura zero per chi optava per la posta elettronica) e può salvare una famiglia.


E qui sta il vero scandalo: le buste arancioni erano pagate sul capitolo “spese postali”, lo stesso che è stato ridotto per finanziare l’aumento dei vertici Inps. Un aumento quindi letteralmente finanziato sulla pelle di migliaia di cittadini, che (comprensibilmente) non hanno gli strumenti per interpretare esattamente le complicatissime regole delle pensioni italiane. È straordinario che un rappresentante dei 5S, i paladini della trasparenza sempre e ovunque, si sia prestato appena arrivato all’Inps a interrompere una delle operazioni di trasparenza più importanti e utili, e meno costose, degli ultimi anni. Perché l’ha fatto? Me lo sono sempre chiesto e non ho una risposta certa.


Credo abbiano giocato anche questioni personali, su cui però non voglio soffermarmi. Ma noto una coincidenza importante: al momento della interruzione improvvisa del programma, l’Inps si apprestava a inviare informazioni e chiarimenti su quota 100, che era appena stata introdotta. Un prezioso servizio ai cittadini date anche le difficoltà oggettive di interpretazione della nuova norma, da cui però si sarebbe compreso che chi si fosse avvalso di quota 100 avrebbe subìto una decurtazione della pensione: un fatto che non era chiaro a moltissimi italiani. Quelli erano i tempi del Conte 1, il governo gialloverde, e quota 100 era il cavallo di battaglia della Lega.


Repetita iuvant: il vero scandalo della vicenda non è né nell’importo dei compensi né nei tempi; lo scandalo è che l’aumento è stato finanziato sulla pelle di migliaia di pensionati ignari, per attuare una subdola operazione politica passata quasi inosservata, ma tra le più sciocche, meschine e anacronistiche degli ultimi anni.


Salvo Sottile

sabato 26 settembre 2020

Ricapitolando

Questo governo non risponde alla maggioranza del paese. Una minoranza debole tiene in scacco 60 milioni di persone. Nel frattempo la Francia con Macron ci ordina di prendere la Alan Kurdi e Conte il micron obbedisce scondinzolando. Il partito democratico che governa appena 5 regioni su 20 si permette di chiedere Mes e ius soli CONTRO il volere della maggioranza degli italiani. Il movimento 5 stelle ormai è composto da eunuchi senza dignità che accetteranno qualsiasi porcata pur di restare al potere.

Salvini e la Lega aprono all’Europa e la Meloni dice “affidiamoci alla scienzah” inducendo a credere che il vaccino sia indispensabile. Nel frattempo i vostri figli vengono trattati come appestati, a causa di un virus che è come tanti altri ma che serve per imporre una dittatura sanitaria. Vedo gente con la mascherina in auto da sola. Vedo gente che crede che Di maio sia uno statista. Vedo gente che crede che Salvini ci porterà fuori dall’euro. Questa stessa gente ha votato sì al taglio dei parlamentari. A breve ci saranno milioni di licenziamenti. A breve le famiglie non sapranno come nutrire i propri figli. A breve capirete che senza mazze e senza pietre non ne usciremo.


Mario Improta

venerdì 25 settembre 2020

Decreti immigrazione

Nove articoli, disposizioni urgenti in materia di immigrazione, protezione internazionale e complementare, nonché in materia di diritto penale. Il testo del nuovo decreto legge che modifica i decreti sicurezza di Matteo Salvini è a Palazzo Chigi da un mese. La ministra dell’Interno Luciana Lamorgese lo ha trasmesso dopo aver ottenuto le firme di tutti i capidelegazione delle forze di maggioranza. Un lavoro certosino, di cesello, che ha ottenuto anche il sì del Movimento Cinque stelle e che adesso attende solo di essere portato in Consiglio dei ministri per l’approvazione. Nove articoli, dunque, che vanno ben oltre le modifiche che erano state richieste, ormai più di un anno fa, dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella al momento della promulgazione del secondo decreto fortemente emendato dal Parlamento con quelle maximulte per le navi umanitarie che fossero entrate in acque italiane senza il permesso.


Multe che ora il nuovo decreto riporta alla cifra iniziale, da 10 a 50.000 euro, ma che difficilmente verranno mai applicate perché – èsubito chiarito –  il divieto di transito e sosta nelle acque territoriali non può essere applicato "nell’ipotesi di operazioni di soccorso immediatamente comunicate al centro di coordinamento competente per il soccorso marittimo e allo Stato di bandiera ed effettuate nel rispetto delle indicazioni della competente autorità per la ricerca e soccorso in mare".


All’articolo 19, comma 1 l’esplicitazione del principio fondamentale previsto dal diritto internazionale e che stride molto con i recuperi in mare di migranti da parte della guardia costiera libica che l’Italia assiste e sostiene. Si legge: "Non sono ammessi il respingimento o l’espulsione o l’estradizione di una persona verso uno Stato qualora esistano fondati motivi di ritenere che essa rischi di essere sottoposta a tortura o a trattamenti inumani o degradanti. Nella valutazione di tali motivi si tiene conto anche dell’esistenza, in tale Stato, di violazioni sistematiche e gravi di diritti umani".


Fortemente ampliata, come annunciato, la casistica dei nuovi permessi di soggiorno. Non è un ritorno, tout court alla protezione umanitaria, ma viene assicurata la protezione speciale a tutte le categorie vulnerabili e la conversione in permessi di lavoro di molte tipologie di permessi di soggiorno.


E ancora, l’articolo 5 bis ripristina il diritto all’iscrizione all’anagrafe dei richiedenti asilo a cui viene rilasciata una carta d’identità di validità limitata al territorio nazionale e della durata di tre anni. Dimezzato il periodo di trattenimento nei centri per il rimpatrio dei migranti in attesa di essere rimandati nel Paese d’origine, da 180 a 90 giorni "prorogabili per altri 30 qualora lo straniero sia cittadino di un Paese con cui l’Italia abbia sottoscritto accordi in materia di rimpatri".


L’articolo 4 del nuovo decreto è quello che riforma integralmente il sistema di accoglienza ora chiamato "Sistema di accoglienza e integrazione". ritornando al sistema diffuso e ripristinando una serie di servizi anche per i richiedenti asilo a cui Salvini aveva sostanzialmente tolto ogni diritto. Nei centri "sono erogati, anche con modalita’ di organizzazione su base territoriale, oltre alle prestazioni di accoglienza materiale, l’assistenza sanitaria, l’assistenza sociale e psicologica, la mediazione linguistico-culturale, la somministrazione di corsi di lingua italiana e i servizi di orientamento legale e al territorio". Ai titolari di protezione internazionale, ai minori non accompagnati e ai titolari di protezione speciale vengono poi forniti "l’orientamento al lavoro e la formazione professionale".

mercoledì 23 settembre 2020

De Benedetti e i deliri

Nel frattempo, stamattina in un programma di la 7, Carlo De Benedetti, in uno dei suoi soliti deliri, diceva che finalmente, Matteo Salvini è stato spazzato via con tutti i beceri populismi. E chiedeva al governo ora, di fare sul serio...

Eletti della regione Marche

Il nuovo Consiglio Regionale delle Marche: tutti i nomi degli eletti. Ecco a chi andranno i seggi, a meno di aggiustamenti in fase di ricontrollo dei voti. 8 esponenti a testa per Lega, FdI e PD


Concluso lo scrutinio nei 1.576 seggi delle Marche, è il momento dell’assegnazione dei seggi in Consiglio Regionale. In attesa delle comunicazioni ufficiali da parte dell’Ente, che potrebbe apportare qualche aggiustamento in fase di ricontrollo dei voti, è già delineata la composizione dell’assise marchigiana.

Con Francesco Acquaroli, eletto Presidente con oltre il 49% dei voti, siederanno sugli scranni del Consiglio Regionale altri 19 esponenti della sua coalizione, destinataria del premio di maggioranza per aver superato la soglia del 43%.


Per lo schieramento di centrodestra saranno eletti, dalla Circoscrizione di Ancona, Chiara Biondi e Mirko Bilò per la Lega, Carlo Ciccioli e Marco Ausili per Fratelli d’Italia, Dino Latini per i Popolari Marche – UDC; dalla Circoscrizione di Ascoli, Andrea Maria Antonini per la Lega e Guido Castelli per Fratelli d’Italia; dalla Circoscrizione di Fermo, Mauro Lucentini per la Lega, Andrea Putzu per Fratelli d’Italia e Jessica Marcozzi per Forza Italia; dalla Circoscrizione di Macerata, Filippo Saltamartini e Renzo Marinelli per la Lega, Elena Leonardi e Pierpaolo Borroni per Fratelli d’Italia, Gianluca Pasqui per Forza Italia; dalla Circoscrizione di Pesaro Urbino, Mirco Carloni e Luca Serfilippi per la Lega, Francesco Baldelli per Fratelli d’Italia, Giacomo Rossi per Civitas Civici.

 

La coalizione di centrosinistra, che fa eleggere a Consigliere il candidato presidente piazzatosi secondo nella competizione elettorale, Maurizio Mangialardi, che per il gioco dei resti acquisisce un seggio che sarebbe spettano alla lista di Italia Viva, manda in Consiglio Regionale anche i seguenti esponenti: dalla Circoscrizione di Ancona, Antonio Mastrovincenzo e Manuela Bora per il Partito Democratico, Luca Santarelli per Rinasci Marche; dalla Circoscrizione di Ascoli Piceno, Anna Casini del Partito Democratico; dalla Circoscrizione di Fermo, Fabrizio Cesetti per il Partito Democratico; dalla Circoscrizione di Macerata, Francesco Micucci per il Partito Democratico; dalla Circoscrizione di Pesaro Urbino, Andrea Biancani e Micaela Vitri per il Partito Democratico.

 

Due i consiglieri eletti dal Movimento 5 Stelle, che non vede andare in Consiglio il candidato presidente Gian Mario Mercorelli, che era in lista nel maceratese, ma i due seggi per i pentastellati sono scattati nella Circoscrizione di Ancona, che fa eleggere Simona Lupini, e nella Circoscrizione di Pesaro Urbino, con Marta Ruggeri.

 

Fuori dal Consiglio Regionale tutti gli altri schieramenti che si erano candidati, per una composizione che vede maggiormente rappresentati la Lega, Fratelli d’Italia e il Partito Democratico, tutti con 8 Consiglieri (tenendo conto che Acquaroli fa parte di FdI e Mangialardi del PD), seguiti da Forza Italia e Movimento 5 Stelle, con 2 Consiglieri a testa, e da Popolari Marche – UDC, Civitas Civici e Rinasci Marche, tutti con un solo Consigliere.

martedì 22 settembre 2020

Commissione assistenza anziani

Data del comunicato 21 settembre 2020. Sanità: Speranza istituisce Commissione assistenza anziani, Presidente sarà Mons. PagliaIl Ministro della Salute Roberto Speranza ha istituito con apposito decreto una commissione per la riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana.

 

A presiederla sarà Mons. Vincenzo Paglia, Gran cancelliere del Pontificio Istituto Teologico per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia. Ne fanno parte illustri personalità del mondo scientifico e sociale. “I mesi del Covid – afferma il ministro della Salute, Roberto Speranza - hanno fatto emergere la necessità di un profondo ripensamento delle politiche di assistenza sociosanitaria per la popolazione più anziana. La commissione aiuterà le istituzioni ad indagare il fenomeno e a proporre le necessarie ipotesi di riforma”. Mons. Paglia ringrazia il Ministro Speranza per l’incarico che gli affida e ritiene che “la Commissione rappresenta un prezioso strumento inteso a favorire una transizione dalla residenzialità ad una efficace presenza sul territorio attraverso l’assistenza domiciliare, il sostegno alle famiglie e la telemedicina. L’auspicio è che l’Italia, paese tra i più longevi ed anziani del mondo, possa mostrare un nuovo modello di assistenza sanitaria e sociale che aiuti gli anziani a vivere nelle loro case, nel loro habitat, nel tessuto famigliare e sociale”.  

Battuta d’arresto

Hanno vinto i SI. La cosa era prevedibile, anche se, lo ammetto, alla fine speravo in una clamorosa smentita delle previsioni. Sul piano parlamentare la pseudo riforma dei grillini aveva oltre il 93% dei consensi. Tutte le principali forze politiche avevano dato indicazioni di voto per il SI. Eppure quasi un terzo dei cittadini ha votato NO. Se il centro destra si fosse impegnato a fondo per il NO il risultato poteva essere ben diverso. Non lo ha fatto, dando prova di incredibile miopia politica. Ora i grillini possono cantare vittoria anche se i voti raccolti alle regionali li ridimensionano in maniera clamorosa. E Conte ha una nuova scusa per tirare avanti. Peggio di così è impossibile.


Il centro sinistra governava 4 regioni su sei. Perde le Marche e non strappa nessuna regione al centro destra. Calcisticamente, passano da un quattro a due ad un tre a tre. Ma canteranno vittoria. Per loro pareggiare, o evitare sconfitte per KO, equivale a vincere. Sono fatti così... (Ndr. In Valle D’Aosta, a statuto speciale, vince la Lega).


Se le attuali proiezioni saranno confermate il centro sinistra governa solo in 5 regioni (Lazio, Campania, Toscana, Emilia e Puglia). Tutte le altre sono del centro destra. In particolare è del centro destra tutto il nord. Il governatore che ha ricevuto il massimo dei consensi è Zaia, e nel ricco Veneto il centro sinistra quasi non esiste più. Ma Conte e Zingaretti non si daranno troppo affanno di fronte ad un dato che dovrebbe essere per loro sconvolgente. Per loro l'importante è stare a galla. In ogni caso, al di là degli ingiustificati strilli  di gioia dei partiti di governo, il centro destra subisce una battuta d'arresto. E dimostra di aver perso molto mordente. E' maggioranza nel paese, ma appare incapace di trasformare la forza che ancora mantiene in iniziativa politica. E' incerto, annaspante, spesso subalterno. Si ha quasi l'impressione che qualcuno nel centro destra non abbia poi una grandissima voglia di mandare a casa Conte. Spero di sbagliare.


Tratto dalla bacheca di Giovanni Bernardini

lunedì 21 settembre 2020

Le Marche e il centrodestra

La situazione delle Marche, è pessima. Anni e anni di centrosinistra, ha ridotto tutto al lumicino, in primis, la sanità e a seguire, le infrastrutture, il lavoro e molto altro. Ora, le Marche, stanno fortunatamente dando fiducia al centrodestra. Ho scritto a Giorgia Meloni chiedendole di starci con la testa visto che abbiamo dato il voto anche a lei. Incrocio le dita, hanno davanti 5 anni davvero difficili da affrontare e, 5 anni, non bastano per rimediare a 25 anni di devastazione totale. Comunque sia, buon lavoro a tutto il centrodestra. 

Pazzi di governo

È questo che volete per i vostri figli?


Gli sguardi preoccupati degli alunni mi tolgono il sonno: "Prof. ma fino a quando ci saranno queste regole?". "Prof. posso alzarmi, sono 4 ore che non mi muovo, mi fa male la schiena.." Si Dario. Puoi alzarti. Ragazzi! Mettete tutti la mascherina. Dario si alza, ma non può andare in giro per la classe. Fermo. In piedi. Ci guardiamo da dietro la mascherina ed io mi vergogno come un ladro per essere lo "sgherro" che gli impedisce di vivere e respirare. "Dario vai in bagno". Non mi scappa. Gli occhi cerchiati di stress. "Lo so. Vai lo stesso, mi sembri stanco, fai due passi". "Grazie prof.". Che vergogna.


Gli alunni sono turbati, spaventati. Queste figure asettiche poi che entrano una volta all'ora a spruzzare ovunque "nebbie" disinfettanti, il terrore di toccare, anche accidentalmente, il compagno... sollevano lo sguardo.. "Mi scusi"...


Agamben qualche mese fa parlava di Requiem per gli studenti. Ci siamo per davvero. Salvare questi ragazzi è responsabilità di Docenti e Genitori. Dalle Istituzioni possono arrivare solo pagine e pagine di Protocolli da applicare. Siamo al 17 settembre. Non reggono. Nessuno regge nella scuola. Il personale ATA è stanco, nervoso. I docenti, quelli normali, pure. Gli studenti si muovono all'entrata e all'uscita come piccoli automi. Qualcuno urla "Le distanze! Rimettiti la mascherina!". Per il resto tutto è immobile. Qualcosa - docenti, alunni - morirà in noi durante questo periodo infernale. A Verona, un bambino che ha portato per ore la mascherina è svenuto e ha sbattuto la testa sul banco. I media hanno oscurato questa notizia.


Antonio Giglio - Docente scolastico

Zingaretti e i terremotati di Amatrice

Si continua imperterriti a calpestare la dignità dei terremotati, prima abbandonati, poi scavalcati con "l'accoglienza" dove i milioni di euro si stanziano con appalti lampo di tre giorni, infine presi anche per il culo. Si perché quella che è andata in scena ieri ad Amatrice è stata una grande presa per il culo targata Zingaretti, targata PD. D'altronde i "democratici" quando si tratta di clandestini sono seri, precisi, veloci ma quando si tratta delle vacche italiane buone solo da spremere, basta trattarle per quello che sono, vacche. E così il segretario del PD vestito da Governatore del Lazio, si è presentato nella città terremotate, ancora tra le macerie, per inaugurare e consegnare le nuove case ai cittadini con una cerimonia in pompa magna e con al seguito schiere di fotografi e telecamere. Finita la festa, finita la passerella si è manifestata in tutto il suo splendore piddino la colossale presa per il culo: quelle case sono ancora INAGIBILI, i cittadini come hanno ricevuto le chiavi le hanno dovute riconsegnare ed accomodarsi nei loro "comodi" container. Dopo quattro anni le zone terremotate navigano ancora nel mare di quelle macerie, senza ONG, senza navi da crociera e con un altro inverno alle porte.

Ministri braccianti

 


Malafede Pd

Intervista a Luca Ceriscioli. "I miei cinque anni da presidente: più contenuti che parole. Mangialardi vince 43 a 42" di Raffaele Vitali

PESARO – L’ultimo caffè da presidente sotto il cielo azzurro, a due passi dalla palla di Pomodoro, simbolo della sua Pesaro, nella regione della complessità come paradigma. Luca Ceriscioli è sereno, E non certo perché, dopo cinque anni, sta per finire il suo mandato alla guida delle Marche: “Mi ha chiamato l’Arpam, l’aria di Ancona non è nociva, le scuole possono già riaprire”, riferisce con sollievo.  Dopo il fallimento di Banca Marche, il caos attorno all’aeroporto, il sisma, le alluvioni e il Covid, ci mancava solo l’esplosione nel porto, struttura su cui la Regione sta investendo parte del suo futuro.

Presidente Ceriscioli, lo sente il vento di destra che soffia sulle Marche?

“Il sondaggio migliore ci dà a 3.9 punti di distanza. La verità è che siamo in una costante riduzione dai 12 inziali. Ero convinto da sempre che settembre fosse il mese decisivo. Agosto ha misurato il sentire nazionale, non le Marche”.

Pesaro sarà la città decisiva?

“Tutta la settimana lo è. A Pesaro andremo bene, ma non basterà. Ogni territorio vale”.

Parliamo di Maurizio Mangialardi?

“Il suo punto di forza è puntare sulla concretezza e saper cogliere quanto lasciato. Un esempio è il piano per la sanità da inserire nel Recovery Fund. E poi quello sulle infrastrutture e quello sui dissesti idrogeologici. Il piano c’è, ma poi nelle risorse bisogna crederci. E Mangialardi in questo è una garanzia, altro che Acquaroli e la destra che l’Europa neppure la nominano”.

È fiducioso per il futuro, le infrastrutture si faranno?

“Intanto sappiamo che ci sono 190 milioni pronti per l’arretramento della ferrovia su Pesaro, poi 187 milioni per il porto di Ancona, con la ministra che dopo quanto successo aumenterà il finanziamento. E il fatto che si vogliano commissariare un po’ di opere, inclusa la Orte-Falconara, significa che il ‘modello Genova’ diventerà realtà anche qui. Nei prossimi cinque anni le Marche giocano la partita delle infrastrutture. E sia chiaro che parliamo di imprese e servizi, non solo di strade e binari. Tra i due candidati, Mangialardi è decisamente superiore rispetto ad Acquaroli, sapendo anche che ha un piano già pronto e può partire. Questo treno passa una volta sola”.

In campagna elettorale lei non è stato il front man. Le ha fatto male la decisione di Mangialardi di correre da solo?

“Una scelta. Mangialardi ha scelto di fare la campagna elettorale molto personale, del resto non ha bisogno delle badanti come Acquaroli con Meloni e Salvini. Ed è giusto, perché il presidente sarà lui. L’ho trovato un modo corretto di proporsi ai marchigiani. Ci ha messo la faccia anche se poteva avere un vantaggio nel girare con me”.

Un vantaggio forse lo crede solo lei.

“Per me la sua è una scelta strategica, non valoriale di distacco da me”.

Anche perché Mangialardi non è un nome di rottura dalla sua gestione, giusto?

“Ha recepito il piano infrastrutture, quindi agirà in continuità. Ma esprime invece una visione diversa sulla sanità e sul territorio. Ed è una novità perché io avrei dovuto proseguire in modo coerente”.

Piano sanitario, quanto pesa sulle elezioni la sua gestione?

“Le mie sono state scelte di carattere strategico che non si esauriscono in cinque anni. Fare scelte di direzione e non di quieto vivere richiede un respiro più lungo. Solo che in Italia tutto ha tempi più lunghi del previsto. Non tutto è facile da spiegare, le persone non colgono il senso di pubblico e privato, soprattutto di cosa significhi privato convenzionato, ovvero un servizio che non costa di più. Si parla di cambiare il Balduzzi, quando accadrà bene, ma intanto bisogna usare al meglio le norme che ci sono”.

Ma cosa non ha funzionato a livello territoriale visto che tutti i candidati parlano di modificare la gestione sanitaria?

“Parlano di territorio e poi parlano di ospedali, non sanno neanche di cosa discutono. Non tutto funziona al meglio. Prendiamo le case della salute, sono come il vestito di Arlecchino, hai strutture modello, come Loreto, e altre che zoppicano. Però, lo ribadisco, è il tempo che consolida i servizi. Una cosa che potremmo modificare è la riforma sui punti di primo intervento, questo avrebbe avuto un minor impatto nelle comunità che si sono sentite svuotate. Ma bisogna agire sui parametri nazionali”.

Mangialardi su questo cosa cambierà?

“Con più forza, e la presenza di Bonaccini lo aiuta, vuole spingere Roma a modificare il Balduzzi. Però fino a quando c’è, devi rispettare le norme e quindi fare quello che ho fatto io”.

Si parla tanto della spaccatura tra lei e Ricci, si ripercuote anche nelle scelte dei candidati?

“C’è la caccia al voto e alla preferenza. Quello che ho ribadito a tutti è che bisogna prima lavorare per il voto, poi per il proprio nome. La gente deve andare a votare, innanzitutto, poi la preferenza, sperando di intercettare anche molte di quelle dei 5 Stelle. Non esiste il candidato mio o dell’altro, un esempio a Fermo dove io mi muovo sia con Cesetti sia con Giacinti (consiglieri uscenti, ndr). A riprova che il mio impegno è per il voto. Quindi non dico di no a nessuno. Se dovessi ragionare sul dopo, prendo e appoggio il più forte e invece lavoro anche per i nuovi, come Ridolfi a Pesaro, che ritengo sia un valore aggiunto per tutti”.

Ha accettato senza fare rumore la non ricandidatura. È stato un errore?

“La scelta è stata fatta a fronte a una situazione di grave spaccatura dentro il Pd. Non si poteva così affrontare una elezione importante in quel clima. Non ho mai messo le ambizioni personali davanti a un obiettivo più generale. L’ho proposto io Maurizio Mangialardi. Poi il Covid ha cambiato la percezione e spero che questo flusso si incanali a favore del centrosinistra. Non si affronta l’emergenza Covid con la sanità allo sfascio, quindi chi critica dovrebbe prima pensare. Sulla sanità abbiamo investito tanto, penso ai 200milioni che hanno permesso anche di dotare Ascoli e Pesaro di macchinari poi risultati fondamentali per i tamponi”.

Presidente, la sento combattivo.

“Per me la vittoria è davvero importante. Vinto o perso martedì entro a scuola al Bramante, mi aspettano tre prime, una terza e una quinta. Son convinto che si vincerà, il voto per Mangialardi è anche il premio a cinque anni di mio impegno”.

Cinque anni sfortunati, non le resta un po’ di amarezza per il fatto che il buono non emerge?

“Sono un uomo di contenuti. So ogni cosa che ho fatto: dal personale ai tetti di spesa. Abbiamo imparato a rendicontare, oltre che a gestire. Il punto non è che non si è fatto, ma che si fatica a entrare nel merito. Quello che ci cambia la vita sono i contenuti. Se nel 2019 eravamo secondi in Italia, solo l’Emilia Romagna ha fatto meglio, per la spesa dei per fondi Ue, non è cosa indifferente. E ancora raccontano che non li spediamo. Ma c’è il rapporto di fine anno che la commissione europea stila. Questo è un esempio come tanti per dire che in troppi parlano senza sapere”.

L’incompiuta?

“Il punto più dolente resta il post sisma, non essere riuscito a convincere il Governo a cambiare impostazione. Con Renzi non si è fatto in tempo ad agire, poi Gentiloni, Lega-5Stelle e Conte 2: siamo arrivati sempre più vicini a spiegare le cose al Governo, ma poi tutto si blocca. È rimasta l’idea che se fai una semplificazione dentro si infila il male. Purtroppo poteva essere tutta un’altra storia”.

Non avere alzato la voce come durante il periodo Covid resta un suo rimpianto personale?

“Ho esercitato il mio ruolo, quando ho avuto la possibilità ho fatto di testa mia”.

Come verrà ricordato da presidente?

“Non riusciranno a collocarmi. Un po’ uno e un po’ trino. Quello raccontato in campagna elettorale, quello del lockdown, compresa la piattaforma 210 che ci ha reso unici a livello nazionale, ma i contenuti non piacciono, quello che in maniera pesante andava a riformare la regione su scelte anche di rigore”.

Si prenderà il PD?

“Andando bene le elezioni ci sarà un periodo di pace, se no vedremo. Ma siccome vinciamo…”.

Ceriscioli, ma secondo lei perché Matteo Ricci, sindaco di Pesaro ed esponente nazionale del Pd, ha guidato la fronda contro di lei?

“Non si può dire il venerdì prima del voto. Ognuno ha portato avanti le sue idee. Riparliamone martedì, oggi dobbiamo stare al fianco di Maurizio, tutti, perché è il miglior candidato per le Marche”.

Referendum, sì o no?

“Ero d’accordo con la riforma Renzi, con il monocameralismo. Ma ridurre i parlamentari mantenendo la stessa struttura non ha senso. Quindi a lungo ho valutato il sì, ma la riduzione senza prospettiva potrebbe solo peggiorare la partecipazione dei territori. Conteremmo ancora meno in uno spezzatino di due camere. Quindi, da indeciso passo al No. Poi vincerà il sì per demagogia, ma l’effetto non ci sarà perché non miglioreremo la funzionalità”.

Presidente, non sarà una palla di vetro, ma guardando la palla di Pomodoro, da matematico, secondo lei come finirà lunedì sera?

“43 per cento Mangialardi, 42 Acquaroli. Sono convinto che sul filo di lana ce la faremo”.

I danni del ministro dell'ingiustizia

Carcere, Morrone: pericoloso accordo Bonafede con UCOII per corsi imam

“Il ministro Alfonso Bonafede non ne fa una giusta. Nei giorni scorsi e’ comparsa la notizia che il ministro avrebbe avviato corsi per imam finalizzati a dare assistenza spirituale in carcere ai sempre piu’ numerosi detenuti islamici a rischio radicalizzazione grazie alla presenza in cella di estremisti. Fin qui nulla da eccepire. Il problema sorge quando si apprende che l’accordo per la realizzazione di questi corsi e’ stato sottoscritto ancora una volta con l’Ucoii, l’Unione delle Comunita’ islamiche d’Italia, che non ha certo tutte le carte in regola in tema di contrasto al radicalismo”.

Cosi’ il parlamentare della Lega Jacopo Morrone che su questa vicenda presentera’ immediatamente un’interrogazione.

UCOII sodale con “fratelli musulmani”

E’ noto – continua – che l’UCOII è sodale ai “fratelli musulmani”, gruppo fondamentalista da tempo  operante in Europa e in Italia, inserito nella lista nera da molti paesi arabi. Obiettivo dei Fratelli Musulmani, in estrema sintesi, e’ l’irradiamento dell’islam fondamentalista nel vecchio continente grazie al proselitismo, alle conversioni, alle alleanze strumentali con forze politiche e sociali della sinistra utilizzate come passepartout per entrare nelle Istituzioni. Un progetto sostenuto da flussi di denaro provenienti dall’estero, utilizzati anche per insediare una miriade di centri culturali islamici dove non si punta all’integrazione ma all’indottrinamento e alla penetrazione sempre piu’ capillare nella comunita’.
 

Segretario nazionale UCOII contro cristianesimo

Poche settimane fa, il segretario nazionale dell’Ucoii avrebbe dichiarato in una conversazione su Facebook che ebraismo e cristianesimo sono ‘eresie’ e uno ‘storpiamento del messaggio originario’. Frasi che la dicono lunga sui veri obiettivi dell’Ucoii e che sono state condannate perfino dal segretario della grande Moschea di Roma. Insomma, al di la’ delle dichiarazioni ufficiali e degli apparenti buoni intenti, l’Ucoii e’ e rimane il caposaldo in Italia dei Fratelli Musulmani, l’islam politico estremista che non trovando piu’ sponde e asilo in molti paesi arabi, agisce tranquillamente nel nostro Paese e in Europa nella miope acquiescenza generale. E Bonafede invita proprio l’Ucoii a predicare nelle carceri. "Come mettere la volpe in un pollaio”, conclude Morrone.

sabato 19 settembre 2020

Ostaggi senza patria

Ci sono diciotto italiani tenuti sotto sequestro dalle autorità libiche, da oltre due settimane. Gli uomini di Haftar, che li detengono, hanno proposto uno scambio con quattro "calciatori" che, stranamente, sono invece tutti scafisti ospitati nelle nostre carceri. Al rifiuto del governo di liberare quattro delinquenti, ora minacciano di processare i diciotto pescatori per essersi introdotti, illegalmente, nelle acque libiche, per pescare. Commettendo quindi un reato. Una storia che dovrebbe far indignare l' intero popolo italiano, che dovrebbe scuotere la politica, e l' opinione pubblica. E invece niente... Governo non pervenuto. E intanto diciotto mogli attendono senza staccarsi dal cellulare da giorni e giorni. Aspettando una telefonata che non arriva. Mogli che attendono i loro mariti. Figli che aspettano il ritorno dei loro padri. Gente che vive sospesa. Paura. Dolore. Rabbia. Ma anche speranza. In attesa che qualcosa cambi. Che qualcuno si muova. Ma tutto tace....


Dalla bacheca di Manola Sambo

sabato 12 settembre 2020

Discriminazione compensativa

Per quanto uno possa credersi pessimista la realtà ti stupisce sempre. A quanto pare è stata formulata una proposta, sponsorizzata dal Corsera, di  introdurre una tassazione differenziata tra uomini e donne ("Gender Tax"). L'idea è che detassare il lavoro femminile sarebbe un modo per "favorire il lavoro delle donne e rendere competitive le loro retribuzioni." A quanto pare non ci resta che cestinare come obsoleto il vecchio, stantio egalitarismo, inscritto tra l'altro nella nostra Costituzione. Oramai siamo oltre, siamo entrati in nuovo paradigma di giustizia, quello della "discriminazione compensativa". Invece che cercar di far giocare i soggetti in una società con le medesime carte e con le medesime possibilità si stabilisce - attraverso l'energica attività lobbistica di alcuni gruppi - che l'appartenenza ad un certo gruppo rappresenta per definizione uno svantaggio, e si procede a riequilibrare un'ingiustizia presunta con una manifesta. Naturalmente sappiamo che questo tipo di procedimento è stato promosso e sperimentato da tempo negli USA, ad esempio con la cosiddetta 'affirmative action', rivolta a compensare inizialmente i problemi delle minoranze di colore, ed esteso poi ad altri gruppi ritenuti 'meno fortunati'. E naturalmente abbiamo tutti davanti agli occhi l'evidente successo ottenuto da questi escamotage nell'attenuare le tensioni razziali e nel colmare il gap sociale della popolazione di colore negli USA. Ma a prescindere da un'attenzione, che sarebbe doverosa, alle esperienze già percorse altrove, e al loro fallimento, bisognerebbe spendere qualche minuto a soppesare la gravità della forma mentis che si sta così affermando. Nelle moderne società capitalistiche è ampiamente dimostrato che il principale creatore di disparità e iniquità sociale è il capitale detenuto a monte: il capitale della famiglia d'origine, che si ripercuote nella formazione, nella capacità di 'rischiare', nella creazione di rendite, ecc. Ma questo tema, così posto, è in effetti tabù perché lo spettro delle soluzioni possibili passano tutte attraverso processi politici inquadrabili nella tradizione socialista-comunista. Come succedaneo fittizio di questa problematizzazione in termini di 'gruppi sociali' ci troviamo invece un'attività lobbistica da parte di 'gruppi naturali' (per genere, etnia, orientamento sessuale, o altro) che mirano a dipingersi come bisognosi di una discriminazione compensativa. E naturalmente, siccome non esistono pasti gratis, il prezzo di questa discriminazione, quando implementata, ricade su chi ne è escluso.


Questo processo spezzetta le società moderne in gruppi di interesse e di pressione a base naturale (come appunto il genere), gruppi che per essenza non possono mai essere 'superati' - come potrebbe accadere per una differenza di capitalizzazione - e che creano le condizioni per la diffusione di un senso di ingiustizia, discriminazione, colpevolizzazione nei gruppi esclusi dai 'privilegi compensativi'. E' fin troppo facile notare come una "gender tax" sarebbe solo una sfacciata ingiustizia perpetrata col sorriso, visto che conferirebbe vantaggi a tutti i soggetti di genere femminile, a prescindere dal livello di censo, e a scapito di soggetti magari socialmente deprivati, ma sciaguratamente appartenenti al genere sbagliato. Ed è fin troppo facile notare come chi volesse davvero aiutare le donne coinvolte in incombenze inevitabilmente femminili, come una gravidanza, potrebbe banalmente fornire forme di supporto specifiche per quelle incombenze (cosa di cui, peraltro, in Italia ci sarebbe davvero grande bisogno). No, qui il punto è il significato culturale dell'operazione. Il problema è lo sdoganamento di un principio devastante, ovvero l'idea che l'appartenenza ad un gruppo naturale possa conferire un privilegio discriminatorio. E' curioso come queste iniziative siano giunte inavvertitamente, e con la serena convinzione di essere nel giusto (tipica di chi è già privilegiato) a sostenere le medesime cose che in epoche passate dipingiamo con i colori dell'oscurantismo: l'idea che un soggetto debba godere di privilegi sociali in quanto appartenente ad un gruppo naturale (etnia, razza, genere, ecc.). La mossa, peraltro, non è priva di genio: essa riesce a dipingere un atto discriminatorio con le tinte pastello del 'soccorso all'oppresso', mentre cela la realtà crudamente economica del privilegio e spezzetta la società in gruppi naturalmente ed irrevocabilmente concorrenti. Ignoro se, o in che misura, sia possibile che a questo tipo di proposte venga dato realmente seguito normativo, tuttavia il terreno culturale che preparano è comunque desolante.


Andrea Zhok

Gli angeli e i demoni

Salvini è stato aggredito da una esagitata di colore subito difesa da molti illustri personaggi della intellighenzia di sinistra. “Chi semina odio deve aspettarsi le conseguenze”, questa, in soldoni, la sottile “argomentazione” di tanti “intellettuali progressisti”. Qualcosa di simile era accaduto a Berlusconi, vittima  a suo tempo di un autentico attentato. Chi è causa del suo mal pianga se stesso, questo fu allora il commento di molti. Ora, si potrebbe facilmente obiettare che solo nelle tirannidi totalitarie difendere determinate idee, valori, interessi diventa “causa del suo mal”. Parimenti si potrebbe obiettare che solo dei faziosi imbecilli possono ritenere che lottare contro la immigrazione clandestina significhi “seminare odio”. Questi però sono dettagli. Il problema vero è un altro. Certa intellighenzia di sinistra si ritiene portatrice del bene e della verità. E ritiene che gli altri, i “diversi”, siano portatori della menzogna e del male. Loro sono gli angeli, gli altri i demoni. La parola di un demone è, per definizione, “violenza”. I pugni di un angelo sono, per definizione, “giustizia”. Loro hanno il diritto di aggredire, gli altri non devono avere il diritto di parlare.  Perché il diritto è dalla parte del bene, e il male non ha diritti. Per definizione. Niente di nuovo sotto il sole. Lenin e Trotzkji teorizzavano, e mettevano in atto, il terrore contro i contadini. E definivano “terroristi” i contadini che cercavano di tener per se una parte almeno del raccolto. Al “bene” tutto è concesso. Nulla è concesso al “male”. Sono dei manichei faziosi. Sono LORO il vero pericolo per le libertà democratiche. LORO, per usare una parola abusata, i veri “fascisti”. Con la loro violenza faziosa creano, LORO, senza neppure rendersene conto, un clima da guerra civile strisciante.

Da un post di Giovanni Bernardini

venerdì 11 settembre 2020

Kultura fascista

In questo tempo di pesi massimi del pensiero (mai avuti così tanti), dobbiamo ringraziare la fashion influencer Chiara Ferragni, che chiedendosi dove andremo a finire, domanda conseguente all’uccisione del giovane Willy Monteiro Duarte e posta da suo marito il rapper Fedez, si è poi risposta da sola agganciandosi a una poderosa riflessione di @spaghetti politics. Andremo a finire male, senz’altro, se non verrà sradicata la “cultura  fascista”. Lo immaginavamo. Nonostante gli indagati per l’omicidio del giovane, non siano noti per fare parte di nostalgici del Duce, essi sarebbero degli epifenomeni della “cultura fascista”. Ora, la “cultura fascista” bisognerebbe capire esattamente in cosa consista, quali siano i suoi stilemi, i suoi ingredienti essenziali, e chi la rappresenti al meglio (o al peggio) oggi qui in Italia. Si può provare con un elenco approssimato: Il nazionalismo esasperato con corredo di suprematismo, la xenofobia, l’odio per il diverso, il culto della virilità e del vigore, la donna al proprio posto come angelo del focolare, il maschio al proprio posto come capofamiglia e dispensatore di autorità, e poi, naturalmente, Dio, patria e famiglia. Ma no, o meglio, sì, ma fino a un certo punto. Perché oggi “la cultura fascista” è tutto ciò che si contrappone alle parole d’ordine della sinistra, ovvero chi non è a favore dell’immigrazione selvaggia, chi pensa che le istituzioni sovranazionali non dovrebbero interferire nell’andamento politico ed economico dei singoli Stati, chi pensa che l’Islam non sia una religione della concordia e che davvero no, non faccia parte del corredo culturale dell’Europa, chi ritiene che le adozioni e i matrimoni omosessuali non siano fulgidi esempi delle magnifiche e inarrestabili sorti progressive a cui siamo avviati, chi ritiene che ci siano culture  e civiltà superiori ad altre,  e, di conseguenza, vi siano popoli più evoluti e altri meno. Sentirsi dare del fascista perché si hanno queste idee, magari ben argomentate, non espresse tra un rutto e un bercio, è questione di un momento. Non è necessario essere muscolosi, rasati o tatuati o praticare un misto di arti da combattimento, anche se, chi accorpa in sé questi elementi, quanto meno è assai sospetto. Basta avere le idee summenzionate e si può pure essere pingui e senza tatuaggi. I fratelli Bianchi di Colleferro sono soprattutto dei tamarri di provincia, dei balordi inclinati alla violenza, e chi volesse, loro tramite, salire per li rami fino alla “cultura fascista” farebbe una fatica inutile, perché giunto in cima all’albero, nel mezzo delle fronde non troverebbe nessuna cultura e nessun fascismo, ma solo una drammatica e desolante povertà concettuale. La “cultura fascista” è un facile corpo contundente come tutto ciò che è impastato di demagogia e semplicismo, fatto apposta per non trovare risposte più adeguate e meno, assai meno, strumentalizzabili.  Potere dire, per alcuni, che i mandanti morali dell’omicidio di Willy Monteiro Duarte sono Matteo Salvini e Giorgia Meloni, sarebbe il massimo, come dire che Donald Trump (oggi il Behemoth degli “antifascisti” da salotto e da centro sociale) è il mandante morale della morte di George Floyd.  Sono tempi propizi per questa pseudo-sociologia d’accatto. Che a trovarla plausibile sia una fashion influencer, e insieme a lei i suoi esaltati fan, ci dice non dove andremo a finire, ma dove siamo già finiti.   


Niram Ferretti

giovedì 10 settembre 2020

Il pensiero unico ad Hollywood

La regressione a passi ampi


La follia del politicamente corretto di cui gli Stati Uniti sono il principale vettore è ormai, a tutti gli effetti, una nuova religione laica, con dogmi, riti e, ovviamente, scomuniche per chi non si conforma. Hollywood non può fare eccezione e dunque annuncia nuovi requisiti per omaggiare la diversità. Entreranno in vigore nel 2024. Cosi apprendiamo che "Nella categoria miglior film, saranno premiate solo le pellicole in cui almeno uno dei protagonisti appartiene a minoranze etniche. In alternativa, il 30 per cento del cast dovrà essere composto da donne, lgbtq+, disabili". Una volta i film si premiavano per le loro qualità artistiche, per la bravura degli interpreti, a prescindere se fossero o non fossero conformi a regole calate dall'alto che tanto fanno pensare al cinema di regime dell'URSS. Quel tempo sembra finito. 


Ve li vedete Stanley Kubrick o Orson Welles, Fritz Lang o Billy Wilder, che nel momento in cui progettavano un film, traendolo da un libro o da una sceneggiatura originale, si chiedevano, ma come faccio a realizzarlo se la storia non prevede un messicano un afroamericano o un portoricano? Nessun problema. Al suo posto mettiamo un disabile o un omosessuale e se non si può mettiamo almeno quattro donne. Una donna sola? No, non è abbastanza. Ok ma non devono essere necessariamente protagonisti. L'importante è che appartengano alle categorie salvaguardate. Da Hollywood si passerà poi all'editoria? Le case editrici imporranno agli scrittori che anche i loro libri rispettino questi canoni se no non verranno pubblicati? L'arte può avere solo una regola, quella di rispondere alla creatività, all'originalità, al talento, il più possibile senza restrizioni o impedimenti. Sarà poi la critica e il pubblico a valutare i risultati. Queste nuove direttive sono penose e mortificanti per la libertà di ognuno, e, se ce ne fosse ancora bisogno, denunciano la deriva generale a cui stiamo assistendo ammantata da parole alate come "diritti umani" "giustizia sociale", in realtà paraventi che nascondono solo istanze regressive e repressive.


Niram Ferretti

La donna congolese

Apprendiamo che la giovane congolese che ha aggredito Salvini ha 30 anni, laureata e regolare. Per di più è impegnata nel servizio civile per il Comune di Pontassieve, nel progetto «La scuola, l’ambiente e la comunicazione istituzionale». C'è da chiedersi con quante balle le hanno riempito il cervello per indurre in lei questa reazione isterica da indemoniata. La questura parla di "evidente stato di alterazione psico-fisica", e se non si è trattato della conseguenza di assunzione di sostanze, non possiamo che riflettere sugli effetti del lavaggio del cervello operato dai sinistri 24h ore su 24. Questa è la seconda volta che un immigrato regolare ricorre alla violenza per "protesta contro Salvini". Il primo rischiava di fare una strage di bambini.


Sherif el Sebaie

sabato 5 settembre 2020

Complottismi

 Le vere origini del Covid19 


1) Dopo il 1989, le forze sovversive legate all’élite mondialista prendono il potere, sottomettono il Parlamento italiano ad un’entità antidemocratica, la Commissione europea, ottengono da una magistratura asservita il riconoscimento della superiorità di norme e trattati europei sulla legge italiana.


2) L'Italia non è più una Repubblica basata sulla sovranità popolare, ma una succursale di potentati che intendono divorarla economicamente: comincia la svendita dello Stato a gruppi privati, lo strangolamento fiscale della piccola e media impresa, la distruzione del tessuto produttivo tradizionale, del ceto medio, del risparmio italiano.


3) Nel giro di trent'anni, le forze sovversive trasformano l'Italia in un Paese economicamente degradato. Migliaia di marchi italiani rilevati dalle multinazionali globali, grandi comparti industriali smantellati, delocalizzati, soppressi. Decrescono i salari, aumenta la povertà. Tutti i settori dell'azione pubblica vengono mortificati: la sanità, la giustizia, la scuola sono costantemente private di mezzi di spesa, la cultura e la scienza diventano marginali a livello internazionale.


4) Dal 2001, il sistema euro assesta il colpo definitivo a tale processo di degradazione, privando lo Stato di qualsiasi capacità di intervento economico-sociale, finanziario, valutario e monetario, e devolvendo i relativi poteri alla Commissione europea che diventa padrona dell’Italia, con definitivo sovvertimento della Costituzione.


5) Il processo attivato dalle forze sovversive è così avanzato, e rafforzato da così formidabili apparati di propaganda, che gli stessi presidenti della Repubblica, da massimi garanti della sovranità costituzionale si mutano in predicatori espliciti della sua soppressione e sostituzione con quella europea. È ormai maturata la trasformazione dell'Italia da potenza politica ad ammasso sociale al servizio di esperimenti finanziari, ruberie, speculazioni e sfruttamento portati avanti dall'élite globale, simbolicamente rappresentata dalla figura grifagna del finanziere Soros, ma in realtà composta da un numero ben più rilevante di criminali impegnati nella distruzione degli ordinamenti nazionali, in quanto «confini» indesiderati alle loro mire di dominio totalitario.


6) Al controllo finanziario, le forze sovversive affiancano quello antropologico-culturale. Affinché i popoli non si riprendano la sovranità, serve disgregarli. Incomincia così la più abominevole operazione di mercificazione mai conosciuta. Milioni di persone vengono deportate dalle organizzazioni al servizio delle forze sovversive, nella forma dello scafismo nordafricano o in quella delle ONG mondialiste, al fine di distruggere la fisionomia identitaria dei popoli europei, alterandone storia, memoria, religione, linguaggio, tradizioni, costumi, regole sociali e giuridiche.


7) È talmente forte la sfida ingaggiata dalle forze sovversive contro i popoli, che in seno a questi cominciano a emergere aneliti di ribellione. L'Italia, in particolare, colpita nell'economia, nel lavoro e nell'identità con forza inusitata, reagisce inaspettatamente. Cresce in essa un'ostilità formidabile delle classi popolari contro l’élite. Il Paese diventa culla dei movimenti che difendono la sovranità nazionale contro i crimini della cricca finanziaria. 


8) La Lega e il M5S, portati alla vittoria da un impetuoso movimento popolare, arrivano al governo nel 2018. L'egemonia delle forze sovversive sembra in crisi, ma non si tratta che di breve illusione. L'élite criminale infiltra nel governo i suoi uomini, col compito di impedire qualsiasi politica di espansione economica, solidarietà sociale, ricostruzione industriale, rilancio dell’occupazione, valorizzazione di cultura e scienza nazionali. Un oscuro partito trasversale, al cui servizio operano gli infiltrati, asservisce il governo basato sul voto sovranista alle trame antinazionali dell'élite globale.


9) La figura di Giuseppe Conte viene utilizzata a questo scopo. Le forze popolari vengono sparigliate, disinnescate. La Lega si sgancia dal governo, il M5S rivela la sua natura di cavallo di Troia dell'élite, confluendo nell'area piddina e usando il voto popolare per ridare potere alle forze nemiche.


10) Nonostante tale sporca manovra, il malcontento nel Paese cresce. Conte assume la delega che lo pone alla guida dei servizi segreti, organo di vitale importanza ai fini del controllo della popolazione.


11) In questo quadro irrompe la crisi sanitaria del 2020: la dichiarazione di pandemia «Covid19» emanata dall’OMS a livello mondiale viene strumentalizzata in Italia ad una serie di atti politici senza precedenti. Conte limita pesantemente le libertà dei cittadini con atti autocratici e incostituzionali. Le televisioni e i giornali, all'unisono, intraprendono una campagna di terrore, presentando l'epidemia in termini suggestivi e manipolati, come ispirati da un'unica regia. Le regole imposte dall’autocrate sono severissime: divieto di uscire di casa, socializzare, avvicinarsi gli uni agli altri, partecipare a pubbliche riunioni e manifestazioni, obbligo di indossare maschere sanitarie impeditive di ogni relazione e interazione tra persone.


12) Il dibattito politico, sociale, economico, è azzerato, la stampa non fa che trasmettere dati alterati, ora presentando un aumento di tamponi nasofaringei come recrudescenza di contagi, ora presentando come morti “covid” soggetti deceduti per cause del tutto aliene dall'epidemia. Le misure adottate dal governo finiscono per decimare le piccole imprese italiane, da sempre ostacolo al progetto di omologazione dei mercati portato avanti dalle forze sovversive, nonché a rafforzare ulteriormente il loro organo-paravento, la Commissione europea, elevata da Conte ad arbitro della crisi sanitaria attraverso meccanismi di asservimento finanziario come MES e RF. Iniziative che in condizioni normali avrebbero suscitato ondate di dissenso, ma che vengono accettate in un momento in cui il popolo è prostrato dalla paura e da regole di vita che rendono impossibile qualsiasi forma di reazione. Una mortificazione fisica e psicologica in cui è difficile pensare che i potentati globali, che da anni perseguono la distruzione dello Stato nazionale, non abbiano avuto un ruolo di pianificazione e implementazione attraverso una gestione sapiente delle trame di governo, dei media e dei servizi segreti. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Imbavagliare, anche simbolicamente attraverso l’imposizione tardiva e grossolana di maschere chirurgiche, il dissenso. Impedire qualsiasi capacità di reazione alle forze popolari la cui ascesa aveva determinato i sorprendenti risultati elettorali del 2018. Le forze sovversive hanno consumato la loro laida vendetta.


Il sofista

venerdì 4 settembre 2020

I risparmi degli italiani

Aiuti europei, risparmi e onanisti sul divano


Mi alzo e la prima notizia che leggo sul Sole 24 ORE riguarda la sconvolgente novità che gli aiuti europei sbandierati in questi mesi saranno condizionati alle riforme dettate da Bruxelles. Mi verrebbe da commentare: e vi stupite? Sono mesi che cercavo di spiegarvelo. Per inciso, mi verrebbe da spiegare per precisione che quei soldi non sono europei, perché i soldi europei non esistono; sono i nostri rubati ai contribuenti italiani. Rinuncio, e faccio colazione. Inciampo nel solito commento dell’On. Marattin su Twitter, che mi spiega che gli italiani sono sciocchi perché ci sono millemila miliardi di risparmi fermi sotto il materasso. Fossero meno fessi - questo il suo ragionamento - lo investirebbero in prodotti finanziari evoluti, facendo il bene loro e del Paese. Nuovamente, la pigrizia mi ferma dal commentare questa tesi Bocconiana che ho contestato in mille mila dibattiti: bisogna dare lavoro alle famiglie, non fargli giocare in borsa i risparmi delle generazioni precedenti, che avevano un lavoro vero. Rinuncio e faccio altro, per pigrizia. 


Incappo nel commento del solito contestatore a un mio video che afferma che avrei potuto evitarmi la mia critica al reddito di cittadinanza, perché ci sono tanti cinquantenni che non hanno lavoro. Rinuncio a spiegargli che io pretendo che uno stato serio dia un lavoro a tempo indeterminato e lautamente retribuito anche ai cinquantenni (come ai giovani), e non una elemosina di stato come voto di scambio ai culi caldi sugli scranni ben pagati dei politici. Ma che spiego a fare cose ovvie? Rinuncio per pigrizia, e banno senza batter ciglio. Leggo poi mio malgrado del solito Ministro dell’Economia che promette il pugno duro contro gli imprenditori che evadono le tasse. Mi verrebbe da chiedergli contro chi vuole lottare, visto che il 40% di loro, stando ai principali centri di ricerca nazionale, è a rischio chiusura. Penso che forse, essendo uno storico, vorrà un giorno scrivere un tomo di come fosse quella curiosa nazione nella quale esisteva, un tempo, la razza degli imprenditori, evasori fiscali a prescindere, poi estinta. Rinuncio, per pigrizia. Poi, il colpo di grazia. E qui, non resisto più; il grottesco batte’ il pudore. Il principale giornale nazionale mi spiega che il sesso più sicuro è quello con se’ stessi. 


Forte di questa incontestabile verità, immediatamente mi sovvien l’eterno. Comprendo, folgorato dalla luce del Corriere della Sera, perché abbiamo il 40% di imprese a rischio chiusura ma vogliamo risolvere il problema con la lotta all’evasione, facendo investire in prodotti finanziari a rischio i risparmi delle famiglie, garantendo il voto di scambio del reddito di cittadinanza ai milioni di nuovi disoccupati che andremo a creare, dopo le riforme decise dall’Europa per riavere (a strozzo) i nostri soldi rubati dalle tasse. E’ perché - comprendo - la maggioranza degli italiani legge il Corriere della sera e giornali e televisioni di pensiero unico. Così, si troveranno un giorno senza un lavoro a guardare le notizie di regime lobotomizzati davanti alla TV. Spiegherà loro, la commentatrice con tono suadente, che il buon governo riceverà tanti doni dalla buona mamma europea riservati ai cittadini leali e obbedienti. Loro, ignari dei governanti abbronzati sui panfili ad aver rapporti carnali con discinte signorine, tra caviale e champagne, berranno sul divano la birra. Poi, gli onanisti solitari da divano, sicuri di essere protetti dal loro onesto governante, si ergeranno dal morbido giaciglio, fieri, a commentare con un rutto sui social contro noi eretici, notoriamente incolti e rozzi. Del resto, la birra garantita loro dal reddito di cittadinanza, non sarà forse la migliore, ma dopo un sicuro rapporto onanistico non sarà poi - penseranno - tanto male.


Da un post di Valerio Malvezzi

mercoledì 2 settembre 2020

Soldi Ue in cambio di clandestini

Soldi europei in cambio di sbarchi, ecco il “patto” del governo. Conte e Lamorgese a inizio agosto dissero che l’immigrazione clandestina era “inaccettabile”. I fatti li smentiscono e i trafficanti esultano

Quest’anno, nei mesi di luglio e agosto, in Italia sono sbarcati 11.000 migranti, una cifra di gran lunga superiore a quella toccata negli stessi mesi del 2018 e 2019: in entrambi gli anni non si erano superati i 4.000 sbarchi. La gestione dell’immigrazione clandestina ha causato uno scontro tra governo e regioni, sollevato dal governatore della Sicilia, Musumeci, che ha emesso un’ordinanza, poi sospesa dal Tar, per trasferire i migranti presenti centri siciliani fuori dai confini della regione. Nel Mediterraneo al momento sono attive diverse navi Ong, che dopo aver lasciato i migranti fanno le quarantene nei porti italiani. L’ultima arrivata è la nave finanziata da Banksy, la Louise Michel. Battente bandiera tedesca, è stata recuperata ieri dalla Guardia costiera italiana che ha trasbordato su una sua motovedetta i 49 più vulnerabili dei 130 migranti a bordo. Abbiamo parlato delle prospettive dell’immigrazione illegale in Italia con Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi difesa, commentando con lui le parole della ministra Lamorgese, che intervistata da Repubblica ha parlato dell’aumento degli sbarchi, che c’è ma, al momento, non costituisce un’emergenza. “Conte e Lamorgese hanno dichiarato di voler tenere una linea dura che poi hanno smentito coi fatti. l’Italia ha rinunciato ad avere dei confini e le dichiarazioni dei governanti non hanno nessuna credibilità: i trafficanti di esseri umani esultano”.

Come valuta lo scontro tra regione Sicilia e governo? Non sarà l’ultimo tra governo ed enti locali. Autorità regionali e sindaci devono fare i conti con la reazione dell’opinione pubblica, che si rende conto che gli immigrati clandestini creano problemi, a cui ora si è aggiunto quello relativo alla positività al Covid e alle continue fughe dai centri in cui sono tenuti in quarantena.

Musumeci ha anche posto un problema umanitario, addossando al governo la colpa delle condizioni in cui sono tenuti i migranti. In Italia, dal 2013, non abbiamo mai fatto un’accoglienza umanitaria, che è un atto che si compie verso un popolo in stato di necessità. I tunisini quest’anno sono 7.600 su un totale di 18.000 persone sbarcate: sono migranti economici, come gli algerini, i bengalesi, gli ivoriani e di altre nazionalità che non hanno diritto né ad asilo né alla protezione umanitaria.

Quindi i flussi in ingresso in Italia sono immigrati clandestini, non rifugiati. Stiamo dando accoglienza a chiunque paghi dei criminali per venire in Italia. Chi arriva in questo modo è un delinquente, perché chi entra in un altro paese illegalmente viola la legge. La Tunisia poi ci manda spesso persone fuggite o liberate dalle loro carceri. E, tra le altre cose, è il paese che ha offerto più personale, in proporzione alla sua popolazione, alla Jihad islamica prima di al-Qaeda e poi dello strato islamico.

Che problemi creano gli immigrati clandestini?
Lo vediamo tutti i giorni. Compiono svariati atti di violenza, ampiamente omessi da molti media. Solo oggi (ieri, ndr), per fare un solo esempio, al Celio di Roma tre migranti positivi hanno tentato la fuga e aggredito a morsi e pugni militari e sanitari, devastando un intero reparto dell’ospedale. Credo che le nostre forze dell’ordine abbiano la mano anche troppo leggera verso atti di questo tipo, che dovrebbero essere puniti severamente.

Lei mi vuol dire che il governo non tratta l’immigrazione clandestina come un crimine? Il governo in realtà dice l’opposto. Il 29 luglio il ministro Lamorgese ha definito inaccettabili gli sbarchi dalla Tunisia: non sono io a dire che è un crimine, sono loro. Solo che da quella data sono sbarcati altri 5.500 migranti. Poi a Repubblica la stessa Lamorgese dice che ci sarà un “autunno caldo” per gli sbarchi: quindi o questi flussi sono diventati “accettabili” oppure il ministro si contraddice da sola. Anche Conte il 12 agosto ha detto che “saremo duri e inflessibili” con l’immigrazione clandestina ma da allora ne sono sbarcati entrati altri 2800: dichiarazioni smentite dai fatti, che tolgono credibilità a chi le pronuncia.

Lei crede che la Lamorgese sia un tecnico che non riesce a gestire problemi prima di tutto politici? La Lamorgese è stata chiamata come tecnico a occupare un ministero “pesante” in cui evidentemente nessun esponente di spicco politico dell’attuale maggioranza se la sentiva di accettare il confronto inevitabile con il predecessore, Matteo Salvini. Il ministro Lamorgese è un prefetto, ma sarebbe necessario in questo contesto un ministro di consistente peso politico per discutere, anche a muso duro,  con uno Stato straniero come la Tunisia, che ci prende in giro da anni facendo periodicamente aumentare i flussi migratori illegali per chiedere nuovi aiuti economici e in seguito replicare lo stesso schema. Inoltre anche i trafficanti sono attenti agli equilibri politici interni all’Italia e ai relativi mutamenti.

Da cosa lo si evince? Lo provano i numeri. Nel 2019 finché Salvini era al ministero dell’interno erano sbarcati circa 4.000 clandestini nei primi otto mesi. Poi, negli ultimi quattro mesi dell’anno, dopo la fine del governo Lega-5 Stelle, si raggiunsero gli 11.471 arrivi. Questo si spiega anche col vertice di Malta, dove il ministro Lamorgese annunciò che ci sarebbe stata una redistribuzione dei migranti a livello europeo, poi mai avvenuta in numeri consistenti, ma quell’annuncio fece intuire a trafficanti e migranti illegali che arrivare in Italia significava poter andare in Germania o in Francia, proprio l’obiettivo di molti clandestini.  La stessa cosa è accaduta nel 2018, quando dal Nord Africa sbarcarono in 23.370 dei quali circa 156 mila nei primi sei mesi, col governo di centrosinistra ancora in sella, contro i poco più di 6mila del semestre successivo. Con Matteo Salvini al ministero. Occorre comprendere che ciò che i nostri leader dicono e fanno ha un impatto che va ben oltre i confini nazionali.

Però le dichiarazioni di Conte e della Lamorgese contro l’immigrazione clandestina non hanno avuto alcun effetto. Perché a queste dichiarazioni non seguono i fatti. Questo governo continua a guardarsi l’ombelico, anche quando tratta di politica estera.

Che cosa intende dire? I vertici del governo trattano la politica estera e migratoria guardando esclusivamente ai risvolti sugli equilibri interni alla maggioranza. Ogni annuncio sembra rivolgersi a una corrente dei 5 Stelle o del Pd ma ha un impatto ben più ampio sui nostri interlocutori e avversari. L’errore non è politico, è strategico: lede gli interessi nazionali.

Come mai ci sono così pochi arrivi dalla Libia al momento? Perché la guardia costiera libica, che continua a operare con il nostro importante supporto, ha fermato 7.500 migranti illegali da inizio anno. E poi dalla Libia partono pochi immigrati perché molti di coloro che arrivano in Libia sono lì a lavorare, come confermano anche i rapporti dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni.

Comunque, le navi delle Ong al momento operano tranquillamente nel Mediterraneo.
C’è di sicuro la Sea Watch 4 e la nave Louise Michel, battente bandiera tedesca e finanziata da Banksy, che è stata soccorsa oggi (ieri, ndr) dalla nostra Guardia Costiera. Il punto è che queste navi, che battono bandiera tedesca o di paesi del nord Europa, entrano ed escono tranquillamente dalle nostre acque.

E, come ci ha già detto, i decreti Salvini non vengono applicati, quindi non ci sono né sequestri né multe alle Ong. Il problema non è solo quello: è che non viene applicato il decreto del 7 aprile firmato da quattro ministri dell’attuale governo e legato al permanere dell’emergenza Covid che è stata rinnovata fino a ottobre. Quel decreto dispone che, causa Covid, i nostri porti restino chiusi alle Ong e alle navi che vogliano sbarcare in Italia persone soccorse fuori dalle aree Sar (Search and rescue) di competenza italiana. In base a quel decreto dell’attuale governo nessuna nave delle Ong avrebbe dovuto avere il permesso di sbarco. Invece già ad aprile, una settimana dopo l’emanazione del decreto, le navi delle Ong hanno ripreso tranquillamente a sbarcare clandestini e Roma ha noleggiato la prima nave–quarantena. Con malizia, si potrebbe dire che per ottenere dalla Ue le condizioni richieste per il Recovery Fund (come già successo in passato secondo le note dichiarazioni dell’ex ministro degli Esteri Emma Bonino), il governo di Roma abbia accettato che quelli italiani siano gli unici “porti sicuri” per lo sbarco dei migranti illegali.

Come stanno gestendo l’accoglienza gli altri stati? L’unico flusso importante al momento è tra la Francia e l’Inghilterra:  immigrati illegali già presenti in Francia stanno raggiungendo l’Inghilterra attraverso la Manica, e questo crea tensioni tra i due paesi. Per il resto i flussi nel Mediterraneo sono ovunque in calo rispetto agli anni precedenti, anche sul fronte greco. Si alzano solo in Italia. Poi c’è il caso di Malta.

Che cosa è successo? Malta il 5 agosto, nell’indifferenza generale, ha fatto un accordo sul contrasto all’immigrazione illegale con Libia e Turchia, da cui si intuisce che La Valletta riconosce la Turchia come la potenza di riferimento in Libia. Entrambi i paesi sosterranno il governo libico di al-Sarraj nel suo sforzo per bloccare l’immigrazione clandestina.

Ci sono altri paesi europei che stanno accogliendo le Ong? l’Italia resta l’unico Stato che risponde alle richieste di porto sicuro delle Ong. In Italia abbiamo rinunciato ad avere dei confini, e questo resta vero anche se i rappresentanti del governo dichiarano che l’immigrazione clandestina è “inaccettabile”. Su questo punto, l’attuale governo italiano ha perso qualsiasi credibilità.

Lucio Valentini

martedì 1 settembre 2020

L’armatore Bergoglio

Qualche giorno fa Bergoglio ha detto "i migranti sono un dono" e ha trovato subito la soluzione per riempirci di doni. Udite udite! Arriva una nave ONG nuova di zecca finanziata dalla Chiesa cattolica! La Sea Eye infatti annuncia la "partnership" e che presto metterà in acqua un’altra imbarcazione che si chiamerà Ghalib Kurdi. La nuova ONG sarà ancora “più grande” di quelle già operative nella flotta "restiamo umani" piazzate di fronte alle coste della Libia, voci di "taximercato" danno quotata la Rachete capitano. Sicuramente sarà una nave molto "privilegiata" perché chi negherà mai un porto italiano alla ONG "dell'armatore" Bergoglio?


Stefano Zangrillo

Intanto, oltreoceano...

Al posto di Colombo


A Elizabeth, nel New Jersey, al posto della statua del padrino del colonialismo, Cristoforo Colombo, reo di essere stato primo Viceré delle Indie Occidentali, (a quando l'abolizione del Columbus Day?) apprendiamo che verrà posta la statua di Marsha P. Johnson all'anagrafe Malcom Michaels Jr. pioniera afroamericana del transessualismo stelle a strisce. La statua segue il parco a lei dedicato a Brooklyn dal sindaco superliberal di New York, Andrew Cuomo, per l'attivismo della Johnson a favore del movimento LGBTQ. Ora, non c'è nulla di male che un'attvista transessuale venga ricordata e apprezzata per il suo operato a favore dei transessuali e contro la discriminazione nei loro confronti. Il problema non è questo, il problema è il contesto all'interno del quale viene fatta questa scelta, che è quello della rimozione delle statue di personaggi storici considerati indegni perchè bianchi e razzisti (e tutti i bianchi sono razzisti anche se non lo sanno, come ci spiega Robin DiAngelo). La scelta di dedicare una statua a una attivista nera transessuale, invece di scegliere al suo posto, per esempio, un altro attivista per i diritti omosessuali, come Harvey Milk (il latte è bianco, e il cognome lo evoca), ucciso nel 1978, ci dice assai della natura prettamente ideologica di questa scelta. 


Cosa c'è, infatti, di più risarcitorio  contro "l'oppressione" del potere bianco ed etero della celebrazione di un transessuale di colore? Soprattutto adesso in cui gli estremisti di Black Lives Matter e i loro fiancheggiatori bianchi vergogonosi di esserlo, ci insegnano che gli USA sono un paese fondato sul razzismo sistematico? Il maschio Colombo, bianco e colonialista, e colonialista perchè bianco, è, insieme alle effigi di altri colonialisti bianchi e presumibilmente eterosessuali, un affronto per la sensibilità dei paladini del sovvertimento sociale e culturale. 


Il grande processo con verdetto di colpevolezza già emesso nei confronti della civiltà occidentale, istituito dai nipotini di Marcuse, Marx e Fanon, vuole una perenne penitenza, da espiare lavando i piedi ai discendenti degli schiavi ed erigendo statue a transessuali di colore, da iscrivere anch'essi nella categoria degli oppressi. L'onda di fanatismo e violenza che imperversa negli Stati Uniti, assai ben orchestrata e foraggiata, ha il suo lontano antecedente nei processi di Salem. L'oltranzismo puritano si ripresenta sempre, nella sua essenza, come linciaggio morale e isterico, rivolto, di volta in volta al maschio, (Metoo), o al bianco (Black Lives Matter), o alla cultura occidentale tout court, venuta in essere, in parte sostanziale, grazie al contributo di maschi bianchi. Forse Marsha P. Johnson merita un omaggio, ma una sua statua al posto di quella di Cristoforo Colombo, ci mostra solo il lato più patetico e regressivo dell'ideologia liberal.


Niram Ferretti