lunedì 17 giugno 2013
Zaia e il delirio ius soli
Sono sempre abbastanza sibillini, i leghisti, quando si parla di diritti degli immigrati. Dicono di no, ma... Oppure di si, ma... Per non passar per razzisti ma allo stesso tener buona la base che (in parte) razzista lo è. Così sulla questione dello ius soli. Ovvio che, se fozze per loro, non se ne parlerebbe nemmeno nel 2500 dopo cristo. Ma... i tempi cambiano e la strategia del parlare e poco fare li ha portati intorno al 3% delle preferenze. Oggi, al termine del vertice padano riunitosi a Milano per fare il punto sulle amministrative, i cronisti hanno chiesto al governatore del veneto Luca Zaia cosa ne pensasse del principio dello ius soli promosso nelle scorse settimane dal ministro per l'Integrazione Cecile Kyenge. Sentite come ha risposto Zaia: "Sollevo il tema dei bambini che sono nati qui e vanno a scuola qui - ha detto il governatore - sui quali un ragionamento al di là dello ius soli debba essere fatto anche perchè spesso parlano il dialetto quasi meglio di me. Sono bambini che in molti casi hanno identità veneta e non quella del Paese d’origine della loro famiglia, cosa che è accaduta spesso ai nostri emigranti". Cioè: è favorevole o no? Cosa vuol dire "sollevo il tema"? E "parlano il dialetto" deve far intendere una fantonativa identità veneta che dovrebbe essere estesa a un 14enne nato a Padova da due genitori natii del Bangladesh? Quasi quasi sono meglio quelli come Borghezio. Almeno, loro, quando parlano li si capisce.
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