venerdì 25 novembre 2022

Idioti

Nel febbraio di quest'anno, nelle settimane precedenti all'ingresso delle truppe russe in Donbass si discettava su giornali e talk show delle prospettive possibili. A chi invitava a considerare come sensata, e anzi conveniente, la rinuncia dell'Ucraina all'ingresso nella Nato, l'accettazione di uno statuto di neutralità, e la concessione di un grado di autonomia amministrativa alle province russofone (come da accordi di Minsk II) - sempre nell'ambito dello stato ucraino, a questi gli esperti di regime ribattevano rabbiosamente che era una prospettiva inaccettabile, che ne andava della sovranità ucraina, che uno stato doveva avere il diritto di scegliere le proprie alleanze militari. (NB: l'autonomia amministrativa dell'Alto Adige è motivata dalla presenza del 69% di popolazione germanofona; nelle zone di Donetsk e Lugansk la popolazione russofona prima della guerra superava il 90%). E ancora all'indomani dell'invasione, c'era chi raccomandava di intavolare il più rapidamente possibile trattative di pace invece di inviare armi, perché questo avrebbe prolungato indefinitamente il conflitto, e ciò sarebbe stato pagato duramente dagli ucraini in primo luogo e dall'Europa tutta in secondo luogo. A questi gli stessi esperti a molla rispondevano stizziti che era una questione di sovranità, che c'era un aggressore e un aggredito, che non era il momento delle trattative, che l'Europa ne sarebbe uscita più forte di prima (ho un ricordo distinto di un noto giornalista e di un ex ambasciatore in uno studio televisivo che sostenevano con veemenza queste tesi in risposta al sottoscritto.)


Oggi, a nove mesi di distanza, l'Ucraina comincia ad apparire come un cumulo di macerie congelate e 6 milioni di profughi ucraini sono già arrivati nell'Unione Europea (la più grande crisi di rifugiati in Europa dal 1945) e almeno altrettanti si stanno preparando. Per il solo anno in corso la stima dei costi vivi per l'ospitalità europea ammonta a 43 miliardi di euro. I morti al fronte sono nell'ordine di grandezza del centinaio di migliaia. La colossale fornitura di armi da parte della Nato (tre volte il budget annuale russo) ha preso in buona parte la strada del mercato nero, dove si trovano oramai a prezzo di saldo missili terra-aria, mortai, mitragliatrici pesanti, ecc. (la criminalità organizzata se ne gioverà per decenni). Quanto alla "sovranità" ucraina che andava difesa a tutti i costi, anche i più distratti sanno oggi che era una fiaba da tempo: è noto il supporto e sostegno americano al colpo di stato di Maidan, così come sappiamo delle entrate a gamba tesa dell'ex presidente Biden sui giudici ucraini che perseguivano gli affari ucraini del figlio Hunter. Quanto all'idea che l'Ucraina "sovrana" non rappresentasse alcuna minaccia e non ci fosse nessuna concreta possibilità che diventasse parte della Nato, nel frattempo è emerso serenamente che da dopo gli accordi di Minsk II (2015) la Nato stava addestrando l'esercito ucraino, rifornendolo di armi, costruendo fortificazioni, e che la firma degli accordi era stata solo un espediente per prendere tempo e consentire all'Ucraina di rafforzarsi militarmente (testimonianza diretta dell'ex presidente Poroshenko, oltre che di diversi ufficiali USA).


Sempre nell'ottica della tutela della sovranità ucraina, nel frattempo la Russia si è stabilizzata in buona parte dei territori conquistati, Mariupol è stata addirittura già parzialmente ricostruita, si sono tenuti referendum di annessione, e la prospettiva che questi territori ritornino in mano ucraina è ritenuta risibile persino dai vertici americani. Il conflitto si è oramai caratterizzato esplicitamente come un conflitto tra la Nato e la Russia, anche se nessuno vuole che ciò sia riconosciuto ufficialmente perché rappresenterebbe una deflagrazione mondiale. Sul territorio ucraino combattono oramai in sempre maggior misura "volontari" stranieri, con istruttori Nato, armamenti Nato, finanziamenti dei paesi Nato. L'esercito regolare ucraino ha perduto da tempo le truppe più "combat-ready" e rappresenta oramai solo la carne da macello per sanguinose sortite periodiche. Intanto l'Europa è in piena stagflazione, con la progettazione in corso di nuovi stabilimenti da parte del comparto industriale che sta già avvenendo fuori dai confini europei. Infatti il taglio politico netto avvenuto nei confronti della Russia ha creato una crisi terminale nell'approvvigionamento di energia e materie prime, giacché tutti i principali attori non direttamente subordinati agli USA stanno assaporando per la prima volta la possibilità di far valere il proprio potere contrattuale di fornitori di materie prime - potere contrattuale accresciuto enormemente con il quasi-blocco degli approvvigionamenti da Russia e Ucraina. Senza energia e materie prime l'Europa è un museo morente.


Come prevedibile e previsto da molti sin da febbraio, la strada presa nove mesi fa sta conducendo esattamente dove doveva condurre. Non abbiamo "salvato gli ucraini", ma abbiamo alimentato e prolungato un processo che ne sta cancellando il paese e ne ha fatto morire decine di migliaia. Non abbiamo "salvato la sovranità ucraina", sia perché essa era già quasi inesistente (ed oggi è ridotta a pupazzi e attori), sia perché lo stato ucraino si è dissolto, un quarto della sua popolazione è migrata, e le perdite territoriali saranno quasi certamente definitive. In compenso abbiamo sventrato quel poco che rimaneva in piedi dell'Europa, che sta perdendo in tempi rapidissimi il suo unico vero "asset" competitivo, cioè le capacità di trasformazione industriale (in assenza di fonti energetiche abbondanti e a buon prezzo questa direzione è senza ritorno). Ma magari qualcuno potrebbe sperare che, dopo tutto, a un tracollo spesso segue una palingenesi, e che magari sarà la volta buona, no? Solo che a mettere la vera pietra tombale su qualsiasi speranza di rinascita sta la rilevazione del tappo strutturale che blocca ogni possibilità di consapevolezza e rinnovamento: tutto il circo mediatico degli "esperti" e degli "accreditati", tutta la banda di falliti di successo, di paraninfi del potere che creano e plasmano la famosa "opinione pubblica" sono lì, fermi in sella, e continueranno la loro azione di avvelenamento, manipolazione e inganno a tempo indefinito.


Andrea Zhok.

venerdì 11 novembre 2022

Crimini della ue e dei cattocomunisti

La verità è che in tutto questo stomachevole bailamme trito e ritrito sui migranti, dei veri disperati dei paesi sottosviluppati non frega niente a nessuno! Non frega niente ai capitani coraggiosi delle ONG ai quali basta solo mollare il carico e intascare lo stipendio. L’accoglienza non è un loro problema. Per cui del triste destino che attende quelle persone sotto i ponti, sotto le intemperie nei campi sfruttati e schiavizzati, nelle strade della prostituzione, nelle mani della criminalità, nella ghettizzazione di una vita da fantasmi, non è affare loro. Non frega niente ai leader europei che deplorano sdegnosamente il governo italiano per aver tentato di respingere l’approdo dell’ennesimo carico di migranti, ma nel contempo erigono muri, alzano fili spinati e predispongono deportazioni. Non frega niente neanche a coloro che, dopo il trasbordo dalla costa libica, gioiscono dello sbarco avvenuto in Italia o in Francia o dovunque sia.


Non frega niente perché i veri disperati non sono mai partiti. Stanno ancora lì a patire la fame e a soffrire pene indicibili. Sono ancora lì scordati da tutti e nella totale indifferenza. Perché mentre stiamo a discutere di aleatorie leggi del mare, norme internazionali, decreti interni, accordi bilaterali, trilaterali e su base volontaria, mentre ci impartiamo ipocrite lezioni di umanità che nascondono subdoli giochi di potere e rimpalli di responsabilità, quelle persone ce le dimentichiamo. E sono quegli uomini e quelle donne che non hanno neanche i soldi per mangiare… figurarsi se hanno 5.000 euro per pagare gli scafisti! Questi sono coloro che dovremmo soccorrere e accogliere per primi. E invece li lasciamo lì permettendo che il fenomeno migratorio, impossibile da bloccare, sia gestito dai peggiori criminali. Dovremmo invece essere noi a selezionare i veri bisognosi smistandoli in Europa, non i trafficanti di esseri umani, e nemmeno le ONG! Dovremmo essere noi europei a predisporre dei flussi migratori con criterio, equilibrio ed equità. Non è impossibile. Invece di riempirci la bocca di “umanità” basterebbe riempirci il cervello di “buon senso”…


Salvino Paternò