domenica 31 gennaio 2021

Utili idioti...

 Sanno solo dire: “ci vuole più Europa”


Bruxelles, per elargire la fregatura del Recovery Fund, vuole che l'Italia approvi un pacchetto di "riforme". Sono le "Country Specific Recommendations" indicate nei documenti dell'Eurogruppo. Le "riforme" che chiede l'Europa sono sempre le stesse: ulteriore precarizzazione del mondo del lavoro (loro la chiamano "flessibilità"), nuovi tagli a salari e pensioni (loro lo chiamano "risanamento dei conti"), via libera ad altre privatizzazioni o svendita delle nostre aziende (loro la chiamano "competitività") e ovviamente cessione della residua sovranità nazionale (loro la chiamano "integrazione europea"). E qualora servisse spremere un altro po' gli italiani, per pagare le nuove tasse europee pensate per coprire i soldi del Recovery Fund (e noi restiamo contributori netti), potrebbe arrivare anche una bella patrimoniale. Il tutto, ovviamente, sotto il ricatto della BCE, che potrebbe da un momento all'altro cessare di acquistare i nostri titoli di Stato, con conseguente impennata dello Spread (ricorda qualcosa?).


Insomma, i principi cardine di Maastricht e di ogni letterina da Bruxelles, compresa la tristemente nota missiva di Draghi-Trichet del 2011, prodromo della salita al potere di Mario Monti. Ora, sono vent'anni e più che seguiamo questi dettami. A fine anno ci troviamo dati alla mano sempre più poveri, più deboli, più precari. Perdiamo posizioni e peso nel mondo, i risparmi degli italiani si affievoliscono, industrie e grandi marchi lasciano il Paese, cresce la disoccupazione e l'indigenza assoluta. Il sistema sanitario nazionale, assieme a quello scolastico, hanno mostrato in questi ultimi mesi tutte le loro ferite, dovute ai tagli indiscriminati eseguiti dai macellai al servizio di Bruxelles. Ma anche di fronte ai numeri impietosi di un epocale fallimento politico ed economico, la risposta della nostra classe politica collaborazionista (con media al guinzaglio) rimane sempre la stessa: più Europa! E si ricomincia daccapo, chiedendo agli italiani nuovi sacrifici e nuove dimostrazioni di gratitudine verso la sacra UE che, ancora una volta, li salverà da loro stessi.


Dalla bacheca di Matteo Brandi

venerdì 29 gennaio 2021

Matteo Renzi e l’Arabia Saudita

Ok, ogni tanto facciamo tutti dell'ironia su Renzi; il soggetto si presta, con quella faccia e quei toni, ma è sbagliato. Non c'è davvero niente da ridere. Renzi, che ricordiamolo è stato presidente del Consiglio italiano, è quel personaggio che, convocato dal principe saudita Mohammed bin Salman, in quanto membro del Future Investment Initiative Institute fondato dal monarca stesso (e per cui percepisce 80.000 euro/anno) si è esibito l'altrieri in un'inquietante esibizione di piaggeria e servilismo adulatorio. Saltando le genuflessioni seriali in cui incorona la monarchia saudita come luogo per un Nuovo Rinascimento e magnifica le grandi opportunità che il paese offre nel campo dell'istruzione, Renzi dice di essere "come italiano, molto invidioso del basso costo del lavoro in Arabia Saudita."


Ora, le condizioni del lavoro non qualificato in Arabia Saudita, lavoro delegato interamente a manodopera immigrata, sono state più volte oggetto di inchieste internazionali e denunce, a causa dei vincoli (non possono cambiare posto di lavoro senza il permesso del datore di lavoro), e dei ricatti cui sono sottoposti. Secondo i dati ufficiali questi lavoratori godono di uno stipendio medio mensile di 250 dollari lordi. Ecco, in cambio di modesti 80.000 dollari annui, Renzi prende il primo volo e trotterella scodinzolante al servizio di una monarchia ereditaria assoluta, che vive di Royalties petrolifere, per spiegare quanto lui sia invidioso "come italiano" di salari di 250 dollari al mese. Si tratta dello stesso soggetto che ci fa la paternale sui diritti umani e i diritti delle donne, e sulla scarsa dinamicità dell'industria italiana; lo stesso soggetto che ha tolto l'articolo 18 nel nome di tale dinamicità; lo stesso soggetto che ora scopriamo avere come fulgido modello una monarchia assoluta dove le donne devono chiedere il permesso al tutore maschio per sottoporsi ad intervento chirurgico o sposarsi, o recarsi dalla polizia, un regno ereditario dove vigono salari di sussistenza per il lavoro comune, determinati al ribasso da un 76% di forza lavoro immigrata, disposta a lavorare per un tozzo di pane.   


Ecco, come dicevo, qui non c'è davvero niente da ridere. Qui non si tratta di un problema di gaffe o di fraintendimenti. Questa è l'esibizione a chiare lettere della condizione di asservimento, di vendita al miglior offerente di una parte autorevole della classe politica italiana. E questa stessa disponibilità a vendersi al miglior pagante è parte della loro forma mentis, come una virtù, l'accettazione del gioco di mercato. Anzi l'unica virtù rimasta è proprio quella di farsi pagare bene. L'ex presidente del consiglio infatti è lo stesso che si dice 'disgustato dalle compravendite di senatori' in parlamento, e in effetti lui ha pieno titolo per mostrare tutto il proprio disprezzo per queste operazioni spicciole. Quando ci si mette in vendita o lo si fa in grande stile o è meglio fingersi superiori.


Andrea Zhok

martedì 26 gennaio 2021

Le dimissioni del Conte bis

Questa mattina ho convocato un Consiglio dei Ministri per comunicare la mia intenzione di dimettermi. Poco dopo mi sono recato al Quirinale per rassegnare le dimissioni nelle mani del Presidente Mattarella. La settimana scorsa, in Parlamento, il Governo ha ottenuto la fiducia in entrambe le Camere, ottenendo la maggioranza assoluta alla Camera dei Deputati e la maggioranza relativa al Senato. Il Paese, tuttavia, sta attraversando un momento davvero molto difficile. Da ormai un anno stiamo attraversando una fase di vera e propria emergenza. Le diffuse sofferenze dei cittadini, il profondo disagio sociale e le difficoltà economiche richiedono una prospettiva chiara e un governo che abbia una maggioranza più ampia e sicura. È il momento, dunque, che emergano in Parlamento le voci che hanno a cuore le sorti della Repubblica.


Le mie dimissioni sono al servizio di questa possibilità: la formazione di un nuovo governo che offra una prospettiva di salvezza nazionale. Serve un’alleanza, nelle forme in cui si potrà diversamente realizzare, di chiara lealtà europeista, in grado di attuare le decisioni che premono, per approvare una riforma elettorale di stampo proporzionale e le riforme istituzionali e costituzionali, come la sfiducia costruttiva, che garantiscano il pluralismo della rappresentanza unitamente a una maggiore stabilità del sistema politico. Questo conta. Che il nostro Paese si rialzi in fretta e possa mettersi alle spalle la pandemia e le tragedie che essa ha arrecato, in modo da far risplendere la nostra nazione nella pienezza delle sue bellezze. Per parte mia, anche in queste ore continuerò a svolgere gli affari correnti fino all’insediamento del nuovo governo. Continuerò a svolgere il mio servizio al Paese, con senso di responsabilità e con profondo impegno. Sono queste le caratteristiche che hanno caratterizzato il mio operato, quello dell’intero governo e delle forze di maggioranza che ci hanno sostenuto, anche quando i risultati raggiunti e le risposte date non sono apparsi all’altezza delle aspettative dei cittadini.


L’unica cosa che davvero rileva, al di là di chi sarà chiamato a guidare l’Italia, è che la Repubblica possa rialzare la testa. Allora avremo vinto tutti, perché avrà vinto l’Italia. Quanto a me, mi ritroverete sempre, forte e appassionato, a tifare per il nostro Paese.



Dalla bacheca di Giuseppe Conte

domenica 24 gennaio 2021

Il mondo post virus e ciò che non capiscono

Alla fine degli anni novanta tutta la sinistra proponeva questo schema: "dobbiamo cogliere le sfide della globalizzazione, ma allo stesso tempo dobbiamo governarla con la politica, una politica che regoli e disciplini la globalizzazione". Esito: la globalizzazione s'è mangiata quasi tutti i diritti sociali. Oggi tutto quello che la sinistra riesce a proporre è: "politicamente corretto, intriso di un po' di ecologismo con spruzzatina di sfide da affrontare in vista del mondo post-virus, il tutto con contorno di smart-working, antifascismo e diritti fucsia". Esito: al netto delle scemenze di apparenza, lo smartworking si mangerà tutti i diritti sociali: niente più orario di lavoro (da casa ci sarà la reperibilità permanente), niente più week-end, niente più ferie, niente più straordinari, niente più socialità. Non più "uomo sociale" ma "uomo solo". E la contrattazione, da collettiva, diverrà esclusivamente individuale. Col benestare dei sindacati, ormai da decenni a servizio del capitale. L'eccessiva digitalizzazione della società porterà alla concretizzazione di un concetto molto antico: "mors tua vita mea".


Giuseppe Palma


Il politically correctness

Quando le turbe mentali del politically correct entrano nelle istituzioni e nella cultura di una nazione, iniziano a corroderla da dentro. È una sorta di malattia autoimmune che induce l'organismo a rivoltarsi contro se stesso. A farsi del male. Il risultato finale di questo processo non è il progresso, bensì l'autodistruzione. Tutte le colonne portanti di un Paese vengono minate, giorno dopo giorno. Si parte dal senso di appartenenza ad un'unica comunità legata da lingua, costumi, Storia, letteratura, arte, modi di vivere. Non si tratta di semplici critiche o inviti all'innovazione, bensì bordate violente e demonizzazioni isteriche. Il passato smette di essere maestro e guida, viene trascinato nel fango, distorto e trasformato in un macigno di cui liberarsi. Vengono riscritte pagine di Storia, abbattute statue, censurati libri ed opere, rinominate vie, vietate parole. Il tutto per espiare una fasulla colpa autoindotta e perseguire una sfrenata volontà di dissolversi.


Una volta devastato il passato, si passa all'individuo. Ogni appiglio ad una qualsiasi identità viene smantellato: il colore della propria pelle, il proprio sesso, la propria famiglia. Tutto diventa liquido, vuoto e senza senso. Si può essere qualsiasi cosa, dunque non si è nulla. Infine, si colpisce il lato spirituale dell'essere umano. E non si tratta solo della dissacrazione del credo religioso (purché sia quello della cultura intaccata da questa malattia, sia ben chiaro), ma dell'odio verso tutto ciò che può innalzare l'uomo, come la bellezza, l'armonia o il semplice rifiuto del materialismo. L'arte diventa spazzatura autoreferenziale, l'architettura abbbraccia lo squallore alienante. Tutto è livellato verso il basso, standardizzato, uniformato. L'effetto di questa follia su nazioni ricche di Storia, cultura ed identità come quelle europee equivale ad una secchiata di vernice addosso ad un quadro rinascimentale: uno sfregio inaudito. Un danno che molto difficilmente potrà essere riparato. Quando tale abominio incontra l'interesse politico ed economico nel creare una massa di consumatori apolidi, il gioco è fatto. Ma è un gioco a cui tutti noi dovremmo smettere di partecipare.


Matteo Brandi

sabato 23 gennaio 2021

Enrico Letta e il grande reset

 BRAVE NEW WORLD


Nella cornice di PropagandaLive, un programma che ha il suo massimo pregio nell'onestà del titolo, Enrico Letta, professore alla grande école Sciences Po Paris, ex presidente del consiglio, e commendatore della Legion d'Onore dello stato francese, ci spiega, tra i sorrisi di approvazione del Gotha progressista che: "È finito il tempo in cui si andava a scuola, all'università e poi si lavorava. Adesso per tutta la nostra vita dobbiamo adattarci, cambiare ed essere pronti. Il sistema deve aiutare tutto questo." Il concetto che qui Letta propone non è naturalmente un'uscita estemporanea, al contrario, è l'asse portante del progressismo contemporaneo (progressismo di sinistra come di destra). Probabilmente ciò che il prof. Letta ha in mente come modello esemplare è, come di solito accade, sé stesso: "Anch'io dopo tutto studio tutta la vita, mi aggiorno e addirittura mi sono spostato ad insegnare in un altro paese. Visto che bravo? Su dai, è facile, fai come me, getta il cuore oltre l'ostacolo, abbandona il pessimismo e il mugugno: un nuovo futuro ci attende." Le parole di Letta potrebbero essere naturalmente sottoscritte da Renzi come da Berlusconi, o da qualsiasi rappresentante del Partito Unico Liberale, al governo quasi ovunque. 


Come sempre accade Letta o chi per lui non ha alcun contatto degno di nota con la realtà, che viene vista attraverso lenti distorsive rosé.  L'apologia della società liquida, dove ciascun soggetto, è sempre pronto a battere i tacchi alle esigenze dei mercati gli viene naturale: è semplicemente l'ortodossia delle élite cosmopolite, che immaginano di essere particolarmente virtuose in quanto pronte a cogliere tutte le occasioni privilegiate che il mondo graziosamente gli offre, e che proprio non capiscono perché quello che a loro riesce così facile, spostandosi da un albergo smart alla seconda o terza casa ecofriendly, non dovrebbe essere la vita di tutti sul globo terracqueo. Di questo enorme inflessibile meccanismo organico (un po' come quelli di EXistenZ di Cronenberg) essi conoscono solo la patina luccicosa, e in quella superficie trovano tutta la profondità di cui hanno bisogno. L'idea della 'formazione permanente' è immaginata come l'approfondimento di ricerca dell'accademico o la 'curiosità' vitale di "Alice che si fa il whisky distillando fiori" (cit.). 


E qui a Letta, come a tutta la sua genia, sfugge l'abisso che sta tra la spontaneità e la costrizione, tra il 'continuare-ad-avere-la-mente-all'erta'-che-è-tutta-salute, e il doversi reinventare competenze del menga per lavoretti che tra cinque anni saranno fatti da un robot, e farlo di nuovo ogni lustro, se non vuoi dormire nei cartoni, fino a quando dopo l'ennesima spremitura verrai rottamato. L'immagine che Letta ha in mente come modello ideale è in effetti già ributtante per chiunque non abbia l'anima di plastica: è l'immagine  di un mondo in costante frenetico movimento, come un infinito alveare mosso dalle 'occasioni di lavoro', cioè dai modi in cui il capitale si sposta per massimizzare la propria resa, un mondo senza investimenti di lungo periodo che non siano monetari: nessun impegno in una terra, in affetti, in radici, in una famiglia, o con tutte queste cose in dimensione di finzione omeopatica e precaria. Ma questa è comunque la visione ottimale, quella del mondo liquido come un conto svizzero ben movimentato. Poi c'è la realtà sottostante a questa visione ottimale, realtà di cui Letta nell'intervista si sbarazza pagando tributo formale alla 'lotta alla precarietà', laddove quel progetto di mondo è la costruzione sistematica ed inesorabile di una precarietà senza fine per tutti. La realtà di quel mondo è fatta di dislocazione sociale, abbrutimento, solitudine perenne, conflittualità, insicurezza. Quella disposizione pseudo-darwiniana che Letta menziona come l'essere sempre pronti ad adattarsi, è in verità l'accettazione di essere orgogliosi ingranaggi di una meccanismo globale, una macchina planetaria lanciata a tutta velocità e senza meta. Di questo mondo i nostri "progressisti" sono i sacerdoti. Il male allo stato puro, che si reputa in odore di santità.


Andrea Zhok

mercoledì 20 gennaio 2021

La verità liquida

Si è portati a credere che la verità sia un qualcosa di preciso, unico, intoccabile: se una cosa è vera, lo è in senso assoluto. Eppure è assai curioso constatare che non c'è nulla di più plasmabile della verità. Essa è un liquido che assumerebbe dieci forme diverse se la versassimo in dieci contenitori dissimili. E quei contenitori siamo noi, cacciatori bisognosi di certezze, capaci di osservare un qualsiasi evento e raccontarlo in modo del tutto personale. Dunque ciò che per me è una penna per altri potrebbe essere un rinoceronte. Prendete ad esempio l'insediamento di Biden. Ho letto un post in cui si esaltava l'eleganza di Obama e Michelle e la passione che scaturiva da quel tenersi per mano che tanto piace ai romanzieri social sempre desiderosi di far sapere di appartenere ad una certa fazione politica. Eppure non importa che proprio le mani della sua presidenza siano insanguinate delle innumerevoli morti di civili in Yemen, Somalia o Pakistan. Il suo ammiratore vedrà in lui solo il bene, il potere della democrazia, il ricordo di uno dei migliori Presidenti della storia americana. 


Prendete ad esempio Di Maio che nel 2017 chiamava "voltagabbana" quelli che ora chiama "responsabili". Oppure quel "mai col PD" velocemente finito nel dimenticatoio, laddove non più necessario. Se questa è verità per me, non lo è per una schiera di grillini che hanno costruito un comparto stagno nella loro testa in cui ogni allusione al tradimento viene respinta all'istante. Ed è così che questa gente finisce per narrare una verità in cui tutti gli altri partiti sono ladri, corrotti, nonostante il M5S abbia costruito e stia costruendo tutt'ora governi assieme ad essi. Inutile provare a farlo notare, perché una verità costruita su menzogne è inviolabile se quelle menzogne aiutano a sopravvivere. Prendete ad esempio un Premier che si trova a proprio agio nel migrare da un Governo sovranista ad uno europeista, come si passa dal soggiorno alla cucina, rinnegando le decisioni assunte in precedenza. Ciò che la ratio chiamerebbe "opportunismo" verrà decodificato come "grande capacità di adattamento per il bene del Paese" se il tifo prende il sopravvento e si arrocca dietro allo scudo di un sapere eretto per resistere nel tempo.


Prendete ad esempio il tentativo di far notare che l'UE, nonostante sia stata danneggiata dal silenzio della Cina (unico Stato che vanta una crescita del PIL nel 2020), non abbia mai avuto il coraggio di riversare la sua rabbia verso di essa. Se l'informazione tace sulle colpe di una dittatura, il mancato flusso di notizie si trasformerà in una realtà in cui la Cina non ha nulla a che vedere con ciò che stiamo vivendo. Ed ecco il partner ideale della verità: l'informazione. Un veicolo capace di costruire mondi, non di raccontare mondi. Essa dona frutti che alcuni colgono, altri no, provocando reazioni distanti l'una dalle altre, mosse paritariamente da ciò che stabiliamo sia veritiero affinché non smetta di funzionare la fabbrica delle nostre certezze che, per altri, potrebbero essere fesserie. Se dunque è vero (o forse no, a questo punto) che ogni singolo individuo vede solo ciò che ha voglia di vedere, lo è anche il fatto che la verità è una merce decisamente sopravvalutata, senza la quale è possibile svegliarsi serenamente. Infatti, non di verità molti necessitano, ma dell'illusione della verità.


Giovy Novaro

La logica non è per tutti

Non è un problema di conoscenza, lo dimostrano le stupidaggini raccontate dagli economisti liberisti. È un problema di logica. Non capire che il sistema sta collassando su se stesso è tipico delle specie in estinzione, che è ciò che sono gli europeisti. I soldi promessi non arriveranno e quei pochi che arriveranno saranno utilizzati per marchette elettorali. I 200 miliardi millantati del recovery fund, soldi nostri che ci vengono prestati con interessi, non saranno sufficienti a coprire un calo del PIL di oltre il 10%. Quindi l’economia italiana è destinata ad una ulteriore recessione, voluta da questa Unione Europea il cui unico obiettivo è rubare i risparmi degli italiani. Verranno tagliati gli stipendi pubblici e le pensioni, verranno aumentate le tasse e ridotto il welfare, tutto per poter pagare interessi ai Mercati finanziari, quando basterebbe una banca Centrale di Stato ed una moneta per salvare l’Italia. Ma ovviamente abbiamo un governo di inetti, di vigliacchi, di servi, incapaci di pensare al futuro ma che cercano disperatamente di tenersi la poltrona e lo stipendio.Tutti, destra, sinistra, movimento 5s, sono colpevoli di questa situazione che, a breve, porterà il nostro Paese sull’orlo di una guerra civile perché se i soldi non girano l’economia si ferma e chi non potrà più dare da mangiare ai propri figli avrà solo due scelte: Mettere fine alla propria esistenza o a quella dei “responsabili”. Ed io mi auguro che scelga la seconda opzione.


Mario Improta

martedì 19 gennaio 2021

L’agenda di Conte e quella di Biden

Chiunque abbia a cuore la democrazia dovrebbe tremare di fronte alle parole di Conte: "la nostra agenda è quella di Biden." L'agenda di cui parla è quella del Grande Reset. L'imposizione violenta di un riassetto mondiale che vede la Cina come potenza egemone, la devastazione delle PMI a vantaggio delle multinazionali, la cancellazione degli stati nazionali, la legalizzazione della guerra a qualsiasi tipo di identità e la morte della democrazia. Immaginate le più malate turbe progressiste unite alle più spietate visioni globaliste. La follia ideologica della cultura della cancellazione e la fame insaziabile della finanza speculativa. L'equivalente del "Nulla" nella Storia Infinita.


Fa sorridere come ormai il disegno complessivo ci venga schiaffato in faccia, senza tanti sotterfugi. Non serve cercare chissà quali losche trame: è tutto alla luce del sole. Ne parlano a Davos, ne parlano sul The Economist, ne parlano persino negli spot della Coca-Cola. "Un nuovo inizio!". E così sarà, che vi piaccia oppure no. Il problema è quella parte della popolazione pronta ad accettare tutto con passività, rassegnazione o persino ebete entusiasmo. Guardate quanti individui ormai vivono e parlano come automi, ripetendo concetti insensati per metabolizzare una realtà assurda. Il coordinamento mondiale con cui media e grandi social stanno attaccando le voci non allineate è spaventoso. Tutti agiscono all'unisono, nello stesso istante, dietro alle stesse parole d'ordine e gli stessi interessi. Ovunque vengono usate le stesse immagini, le stesse icone, gli stessi slogan. Un'unica voce rimbomba nelle orecchie di miliardi di persone, ogni secondo. Ci aspettano tempi difficili. Hanno già dimostrato di poter gettare il mondo nella follia collettiva, schiacciando la ragione e il buon senso. Toccherà resistere ed organizzarsi. Credo nell'uomo: ne usciremo.


Matteo Brandi

Sul vaccino e sui morti

POST HOC, ERGO PROPTER HOC?


Da giorni, i professionisti dell'informazione sono presi da un'iniziativa davvero energivora: dimostrare che la logica del post hoc, ergo propter hoc è fallace. Il fatto che si muoia "dopo" essersi sottoposti alla vaccinazione non prova che si sia morti "a causa della vaccinazione". Occorre - dicono - valutare caso per caso. Mi pare un modo di procedere sensato, in effetti. A differenza dell'iniezione che si fa con la pena di morte, dove è difficilmente smentibile il post hoc, ergo propter hoc, nel caso dei vaccini è tutto da dimostrare caso per caso. Giustissima regola metodologica, quand’anche l’evidenza fattuale lasci davvero scarso margine alle interpretazioni (cfr. Covid, in Norvegia 23 morti “associate alla vaccinazione” tra persone anziane e fragili. Aifa: “Nessun allarme, massima attenzione”, “Il Fatto Quotidiano”, 16.1.2021). Eppure - non vi sarà sfuggito - si continua indefessamente a rubricare come morto “a causa di Covid” ogni decesso avvenuto “dopo” la contrazione del Coronavirus, in ossequio alla logica del post hoc, ergo propter hoc. Insomma, ogni morto "dopo" il vaccino non è morto necessariamente "a causa del" vaccino, ma ogni morto "dopo" aver contratto il Coronavirus è morto "a causa del" Coronavirus. Credo sia chiaro a tutti il non sequitur. E' davvero arduo negare che questa palese “diversità di trattamento” per la suddetta logica del post hoc, ergo propter hoc rinvii a ragioni ermeneutiche che, comunque le si vogliano intendere, a) non sono fatti, ma schemi interpretativi di fatti e, per di più, b) connessi a una più o meno evidente ipotesi di lavoro biopoliticamente non neutra (worst case scenario come base per le politiche dei lockdown + vaccinazione di massa senza se e senza ma).


Diego Fusaro

lunedì 18 gennaio 2021

Cadaveri che...

Liliana Segre, 90 anni, facente parte della “categoria dei fragili”, ha preso un aereo e da casa sua, è andata in parlamento per votare la fiducia al governo Conte. Liliana Segre, è uno di quei senatori a vita che negli anni, hanno votato le fiducie ai vari governi di centrosinistra per mantenerli in vita. Cadaveri che votano per mantenere in vita altri cadaveri. E la pericolosa pandemia, esiste solo per poveri sfigati come i cittadini italiani, per l’elite, no.

domenica 17 gennaio 2021

Che siano maledetti!

E si torna in zona arancione. Grazie soprattutto al governo centrale di Roma che, continua ad abbassare il famigerato “rt” di contagiosità. C’è stata la protesta dei ristoratori, alcuni, hanno aperto fino alle 10 di sera. Alcuni, non sono stati sanzionati ma, sono stati controllati e sono state prese le generalità dei ristoratori e degli ospiti presenti a cena. Ammiro chi ha avuto questo coraggio silenzioso.

sabato 16 gennaio 2021

Mark Rutte...

Vi ricordate Mark Rutte? Ma sì, dai, il premier olandese che ci considerava inaffidabili! Quello che sorrideva tutto compiaciuto ad un netturbino che gli diceva "non dia i nostri soldi agli italiani!" Quello che gli euroinomani nostrani, ovviamente, avevano già trasformato in un idolo. Sì, lui. Ebbene, Mark Rutte si è dovuto dimettere per uno scandalo enorme. L’ufficio delle imposte ha contestato in maniera fraudolenta e infondata 26.000 casi di assegni contributivi destinati ai minori, che invece erano stati regolarmente assegnati. A causa di questo, 10.000 famiglie sono state costrette a restituire soldi che avevano percepito in maniera regolare. Peraltro le contestazioni a quanto pare sono macchiate pure da pregiudizi razziali. Insomma: una vergogna. Siamo tutti d'accordo nel considerare la nostra classe politica indegna e ridicola. Ma il marcio non esiste solo da noi. Corruzione, incapacità e malaffare si riscontrano anche nei cosiddetti "Paesi frugali" (paradisi fiscali con debiti privati alle stelle). La differenza è che lì, pur rubando, i politici continuano a difendere l'interesse nazionale. Qui hanno smesso di farlo da tempo, per lucidare le scarpe a Bruxelles e permettere ad un Mark Rutte di farci la morale.


Matteo Brandi

giovedì 14 gennaio 2021

Vi piaceva

 Quando vi ha salvati dalle elezioni, vi andava bene. Quando vi ha permesso di mettere in piedi il Governo accozzaglia, quello che secondo le dichiarazioni trancianti di tutti non sarebbe mai dovuto nascere,  vi andava bene. "Se cade il Governo la mia esperienza finisce qui, non ci sarà un Conte bis" affermava mellifluo il giurista inurbato di Volturara Appula. "L'ho detto e lo ripeto, nessun Governo con i 5 stelle" tuonava, perentorio, dal podio, Zingaretti. "Mai con il partito di Bibbiano" il coro unanime degli onesti. Poi, però, vi siete lasciati sedurre. Vi ricordiamo tutti, boriosi ed  intenti ad aprire e chiudere forni, a fare i bulli con le opposizioni che "a votare non si va!". Ricordiamo bene quando, con malcelato godimento, ridacchiavate per averla fatta franca ancora una volta, per aver salvato poltrona, stipendio e scampoli di potere (che non sapete nemmeno far fruttare a dovere perchè non siete in grado di comprenderne portata ed implicazioni, tanto siete ignoranti).


Era bello, allora. Dopo anni ad insultarlo, festeggiando anche l'arresto dei suoi genitori, all'improvviso per gli onesti era diventato bello. Era bello, allora, quando vi ha permesso di prendervi gioco di chi voleva andare a votare. Era bello, allora, quando vi ha consentito di trattenere, rocambolescamente, il privilegio che vi stava scivolando tra le dita. Andava bene, allora. Ha saputo cogliere la vostra paura di finire prematuramente nell'oblio e voi vi siete lasciati condurre da lui verso la responsabilità. Vi piaceva, ah se vi piaceva! Quanti sorrisi e pacche sulle spalle... Era sempre lui, eh! Era quello del referendum del 2016 anche allora. Quello che doveva lasciare la politica e non l'ha fatto. Quello ammanicato con i poteri forti. Quello che fa i giochetti. Solo che quando i giochetti li faceva insieme a voi, vi piaceva di più. Eh, lo capisco. E capisco anche che, se necessario, sarete pronti ad un nuovo inciucio nel nome della vostra priorità massima: la poltr... ehm, il bene del Paese. Dopo tanto meretricio, rimane un dubbio: cosa vi aspettavate esattamente da Matteo Renzi e con quale coraggio lo insultate.


Tratto dalla bacheca di Dalila Di Dio

lunedì 11 gennaio 2021

Intimidazione ed epurazione

L'offensiva di stampo sovietico contro chi supporta Trump sta proseguendo a tutto spiano. I giganti della Silicon Valley, l'oligarchia digitale, hanno deciso l'eutanasia di Parler, l'applicazione che, a giudizio insindacabile di Apple, Google e Amazon avrebbe legittimato il "golpe" da vaudeville del 6 gennaio. Il Parler CEO  di Parler, John Matze ha dichiarato che le compagnie si sono riunite in modo da “Essere sicure che nello stesso momento perdessimo l'accesso non solo alle nostre applicazioni, ma che venissero chiusi anche tutti i nostri servers online. Hanno tentato non solo di eliminare le app, ma addirittura di distruggere l'intera azienda. Ma non sono solo queste tre società; tutti i fornitori, dai servizi di messaggi di testo, ai provider di posta elettronica ai nostri avvocati, ci hanno abbandonato, lo stesso giorno, e stanno cercando di affermare falsamente che siamo stati in qualche modo responsabili degli eventi del 6 gennaio". Non sono previste difese. Nessun appello. Nemmeno un processo farsa. Nulla. Si agisce subito. A Norimberga i gerarchi nazisti ebbero la possibilità di difendersi, ma oggi non è più così. Twitter elimina l'account di Trump, Amazon, Google, Apple eliminano Parler. Questa sì che è vera democrazia. Decidono loro cosa si può vedere o no. Tanta tanta buona pornografia, incitazioni alla distruzione di Israele, tanto buon suprematismo islamico, negazionsimo, antisemitismo, ecc. Tutto questo è ok, ma Trump e un sito che lo sostiene sono da togliere di mezzo. 


Quello che sta accadendo negli Stati Uniti non ha precedenti nella storia delle democrazie moderne, ma era già annunciato. Lo ha annunciato la santificazione di George Floyd, l'esaltazione di BLF come organizzazione portatrice di giustizia, lo ha annunciato la distruzione delle statute di militari della Confederazione e di personaggi storici, tra cui Cristoforo Colombo, accusati di essere razzisti e quindi simboli del male, lo ha annunciato l'isteria delle vaiasse fallocastranti di "Metoo", lo ha annunciato la crociata contro opere fondamentali della cultura occidentale, come "L'Odissea" considerare anche esse razziste, per non parlare di film di vera propaganda razzista come "Via col Vento".  Questo radicalismo è ora scatenato contro l'unico uomo politico che, a livello mondiale, rappresentava ciò che lo contrastava, Donald Trump. E Joe Biden, l'incolore travet della politica, che se non ci fosse stato il Covid 19 e la possibilità di un massiccio voto postale, avrebbe continuato a fare il nonno, Joe Biden, qualcuno pensa veramente che potrà arginare questa onda micidiale? Risum teneatis.


La speranza è che Trump tenga duro e si riorganizzi velocemente, che con lui restino i 75 milioni di americani che lo hanno votato. Qui è in gioco la possibilità stessa di esprimere il dissenso, perchè quanto succede negli USA, si riverbera sempre alle periferie dell'impero, Italia inclusa.


Niram Ferretti

sabato 9 gennaio 2021

Dove abiterà il rifiuto?

"Mentalmente instabile" dichiara la Awomen Nancy Pelosi, "Sempre più isolato" recita salmodiante la stampa genuflessa ai signori e alle signore della Restaurazione. "Ceda i codici nucleari" intima la Pelosi, perchè certo, Trump, ora potrebbe scatenare una guerra atomica, dopo il golpe de noantri con tanto di elmi da Attila, pellicciotti indossati a torso nudo e l'assenza inspiegabile di Diego Abatantuono. Non si può non pensare alla celebre  frase di Marx, "La storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa". Tutto oggi è farsa, ma dentro nella farsa c'è anche qualcosa di molto serio ed è bene tenerlo fermo in mente. La falange unita degli esecratori di Trump che per quattro anni ha voluto fargli lo scalpo ora, con bave alla bocca, cerca di prendersi la rivincita. Intanto va eliminato dai social. Awoman Michelle Obama ha già emesso un editto in cui chiede che non abbia più accesso a nessuna piattaforma social. Nell'era della comunicazione via internet l'eliminazione dalle sue piattaforme equivale alla consegna alla Siberia messa in atto dall'Unione Sovietica nei confronti dei dissidenti del regime. 


I signori e le signore dell'inclusivismo sono fatti così, perorano, come già era chiaro nel 1975 a un titano come Eric Voegelin, "L'intransigenza in nome della tolleranza, la libertà di pensiero grazie al soffocamento del pensiero del nemico, l'indipendenza della ragione attraverso il martellamento della masse du peuple, fino a ottenere una cieca obbedienza alla pubblica opinione, essa prodotta dallo sbarramento propagandistico di dubbi intellettuali". Fare fuori Trump è necessario perchè nessuno come lui era riuscito a creare loro enormi impacci. Era il macigno sul quale inciampavano, e doveva, deve essere rimosso. Bisogna consegnarlo alla dannazione eterna e con lui tutti coloro che lo sostengono. I 75 milioni di americani che lo hanno votato, se potessero, li rieducherebbero nei loro campi di lavoro in cui si spiegherebbe che essere bianchi è un privilegio da espiare, che essere donna ed essere uomo è di per sè una offesa nei confronti di chi non si sente nè una nè l'altro, che libri fondamentali della storia della letteratura e della cultura occidentale, come L'Iliade, L'Odissea, La Divina Commedia, sono opere suprematiste frutto di menti ottenebrate, così come grandi film di intrattenimento che hanno coinvolto generazioni, da Via col Vento a Grease, sono sessisti, omofobi, razzisti e prima di essere visti, se potranno ancora esserlo, bisognerà farlo dopo avere subito una catechesi pedagogica esplicativa. 


Questi talebani del politicamente corretto, la nuova religione dell'umanità globalizzata,  dell'omologazione lessicale, hanno capito fin da subito che Donald Trump rappresentava un reale pericolo per il loro progetto di egemonia culturale totalitaria. Doveva essere fatto fuori, deve essere fatto fuori. Coperto di fango, di ignominia. Carthago delenda est. Le nuove parole d'ordine sono già state tutte forgiate nel nuovo ordine che si impone come ritorno dell'uguale, progetto solo frenato e di cui ora, la Restaurazione, riavvia le rotative. Starà a Trump reinventare uno spazio possibile, se ci riuscirà, per l'abitabilità del dissenso, del rifiuto  nei confronti del Behemoth della finta tolleranza, questo violento, intransigente e spietato livellatore che ci vuole tutti sudditi belanti.


Niram Ferretti 

venerdì 8 gennaio 2021

La dittatura dei social

 Spazi ristretti


Non è un uomo di destra a sostenere che la decisione di sospendere Donald Trump da Facebook sia "pazzesca", è Massimo Cacciari. "C'è un problema di fondo, che è al di là e al di fuori di Trump. E' inaudito che imprenditori privati possano controllare e decidere loro chi possa parlare alla gente e chi no....Che sia l'imprenditore a farlo, che è il padrone di queste reti, è una cosa semplicemente pazzesca. E' uno dei sintomi più inauditi del crollo delle nostre democrazie. Non c'è dubbio alcuno. Perché come oggi è Trump, domani potrebbe essere chiunque altro, e lo decide Zuckerberg. E' una cosa semplicemente pazzesca". Il problema di fondo, per citare Cacciari, è che Facebook è diventato, è, a tutti gli effetti, un potere politico e come tale si comporta. Si è deciso, è stato deciso, che il Presidente degli Stati Uniti non abbia diritto di esprimersi. Hanno deciso di oscurarlo neanche fosse Adolf Hitler, quando proprio su Facebook, tanti piccoli Hitler continuano ogni giorno a vomitare il loro odio antisemita e a invocare la distruzione di Israele. 


“Il pericolo non è Trump, il pericolo è chi, in nome della propria personale concezione del bene pubblico ha deciso di silenziare chi non la pensa come lui. Gli Awomen sono adesso al potere negli Stati Uniti, e ci resteranno per i prossimi quattro anni protetti dai giganti dell'informazione e dell'imprenditoria. I tempi che verranno, che sono già quelli in corso, saranno e sono i tempi dell'erosione della nostra libertà di pensiero, di chiunque osi pensare che la sinistra non ha e non può avere il monopolio della verità e del progresso. Doveva esserci un'autorità ovviamente terza, di carattere politico che decide se qualche messaggio che circola in rete è osceno, come certamente sono quelli di Trump". E' l'opinione di Massimo Cacciari, filosofo, professore ed ex sindaco di Venezia, che interviene con l'Adnkronos sulle polemiche che ha suscitato l'eliminazione dei post di Trump da parte di Twitter e la sospensione dell'account da parte di Facebook, Instagram e altri social in seguito all'assalto al Congresso.


Niram Ferretti

I custodi della democrazia

Damnatio memoriae


Il tentativo di rimuovere Donald Trump è cominciato fin da quando vinse le elezioni nel 2016. Si cercò subito di toglierlo di mezzo. Prima montando una commissione di inchiesta per sue presunte collusioni con la Russia, poi con un maldestro tentativo di impeachement basato sull'accusa di avere abusato delle sue prerogative presidenziali chiedendo al premier ucraino di fare luce sulle attività di uno dei figli di Joe Biden nel paese. Questi tentativi di rimozione, entrambi falliti, seguirono solo una delegittimazione e demonizzazione senza precedenti che è durata tutta la sua presidenza. Adesso, dopo averlo rimosso da Facebook si cerca di rimuoverlo dal suo ruolo di presidente degli Stati Uniti, invocando il 25esimo emendamento. 


Il partito inclusivista dell'Amen Awoman, quello delle Ocasio Cortez, delle Ilhan Omar e Rashida Tlaib, odiatrici di Israele compulsive, si muove in questo senso. Non basta avere essersi portati a casa la vittoria attraverso il massiccio uso del voto postale, consentito dalla legge, ma  mai usato in queste proporzioni, generando un enorme moe di dubbi e di sospetti sulla regolarità dell-esito elettorale, no, ora si vuole definitivamente cancellare Trump, spingerlo a forza nella fossa dei dannati. La damnatio memorie è in pieno svolgimento. L'irruzione di un gruppo di esaltati sostenitori di Trump avvenuto ieri in Campidoglio a Washington, è stato presentato come un tentativo di golpe. Si è trattato di un fatto increscioso, ma niente più di questo, tuttavia ha offerto un enorme servizio a chi, fin dal principio, ha cercato di fare tabula rasa di Trump. Siamo solo all'inizio di una offensiva che non si ferma qui. Trump ha in dote 75 milioni di elettori e vedremo nei prossimi mesi quanto sarà ancora salda la sua presa su di loro  e sul GOP e come conterà di investire sul proprio futuro politico. Intanto godiamoci, si fa per dire, lo spettacolo, dei "custodi della democrazia" in azione per difenderla dai barbari con elmi da vichingo e facce dipinte. Le facce non dipinte dei custodi le conosciamo già, sono quelle di Joe Biden, Kamala Harris e Nancy Pelosi.


Niram Ferretti

giovedì 7 gennaio 2021

Democrazia windows

Con un sordido miscuglio di ipocrisia parruccona, ideologia assassina e violenza totalitaria, stiamo assistendo all'imposizione di una nuova forma di democrazia: la "democrazia Windows". E' quel tipo di regime nel quale l'elettore, qualsiasi cosa abbia votato, alla fine si ritrova di fronte a un messaggio con due sole opzioni: "Accetti?" o "Ricordamelo più tardi". Il rifiuto non è semplicemente contemplato, puoi solo temporeggiare. Tanto, anche se non dai alcun assenso alla fine il sistema procede comunque per conto proprio. Esattamente come quando hai fretta di terminare un lavoro importantissimo, accendi il PC, e Windows decide che occorre fare l'aggiornamento della durata di 104 minuti. Terminato il quale ti accorgi che il computer non funziona più, facendoti perdere tutti i dati. Con la differenza che con la "democrazia Windows" perdi la libertà, la dignità e ogni speranza per il futuro, a vantaggio esclusivo di una oscura élite di pervertiti sempre più ricchi e potenti che passano con disinvoltura sui nostri cadaveri.


Deve governare il partito democratico: "Accetti?" / "Ricordamelo più tardi"

Ora facciamo il lockdown: "Accetti?" / "Ricordamelo più tardi"

Ti togliamo ogni diritto: "Accetti?" / "Ricordamelo più tardi"

Il sistema ti  riduce in miseria: "Accetti?" / "Ricordamelo più tardi"

Stiamo per iniettarti una terapia genica sperimentale spacciata per vaccino: "Accetti?" / "Ricordamelo più tardi"

Devi finire in un gulag: "Accetti?" / "Ricordamelo più tardi"


A volte, verrebbe quasi da pensare che Bill Gates sia uno dei loro.


(Inoltre, penso che Conte, il PD e i Cinque Stelle debbano essere trascinati a processo per i loro crimini, assieme ai magistrati eversivi e golpisti.)


Piergiorgio Molinari 

Dall’america

Mentre in molti si soffermano sulle foto dell'irruzione a Capitol Hill di un gruppetto di persone guidate da uno strambo Toro Seduto, io guardo questa foto. Perché come al solito telecamere ed occhi sono voltati dalla parte sbagliata. Le prime per interesse, i secondi per ingenuità. A Washington è accaduto qualcosa di storico. Migliaia di cittadini americani si sono riversati nelle strade della capitale statunitense per dare un messaggio che va ben al di là del semplice supporto a Donald Trump. Qui infatti non c'entra più la contrapposizione tra democratici e repubblicani. Quel bipolarismo, che per decenni ha offerto agli USA e al resto del mondo la stessa ricetta (al sapore di bombe), è arrivato al capolinea. Esattamente come la vecchia dicotomia destra-sinistra.


Milioni di americani non credono più al sistema vigente. Ne rifiutano i dogmi e ne disconoscono i rappresentanti. Ne hanno subito la follia ideologica, dai disastri della globalizzazione alla gestapo del politically correct, fino alla macelleria sociale in nome dell'alta finanza. Queste elezioni segnano uno spartiacque nella storia americana e, dunque, occidentale. Quella che nel 2016 era una profonda crepa oggi è una voragine. E, come al solito, c'è chi fa finta di non capire. I grandi media possono urlare e strapparsi i capelli quanto vogliono, ma questa gente non li considera più. Non li ascolta più. E come biasimarli, dato che  sono stati dipinti da quegli stessi media come fascisti, razzisti e trogloditi per anni?


Con quale faccia i prezzolati trombettieri di regime invocano la pace e l'unità, quando per mesi hanno incensato teppisti, squadristi e saccheggiatori spacciandoli per paladini dei diritti civili? Con che coraggio parlano di attacco alla democrazia, quando ogni giorno sputano sul popolo, censurano il pensiero altrui e lodano poteri sovranazionali svincolati da governi e parlamenti? Lasciate che passi il solito teatrino di lacrime a comando. Lasciate che l'aria attorno a voi si riempi di grida indignate e dello stridio di unghie sui vetri. Lasciate che i dormienti si agitino sotto le loro coperte, sbracciando e colpendo l'aria. La Storia sta per compiere una delle sue acrobazie. Non perdetevela.


Matteo Brandi

mercoledì 6 gennaio 2021

Lo stupidamente corretto

Non si può più tacere: c’è una parte malata della società e completamente folle che vorrebbe imporci un mondo strampalato, alla rovescia, contro natura e contro ogni logica. La loro formuletta, prevedibile, scontata e violenta, è sempre la stessa: definire stereotipo tutto quello che da secoli è frutto di buon senso, e stravolgerlo, far diventare minoranze le maggioranze, trasformare le eccezioni in regole, cambiare il passato per controllare il presente ed il futuro. Ed ecco che sulla prima pagina di Cosmopolitan si sbatte la fotografia di una donna obesa e di colore con un titolo che fa capire che quella è salute, quando si sa benissimo che l’obesità è un problema medico. Guai a dire che si tratta di cattivo gusto: verremmo presi di mira come pericolosi oscurantisti.


La Pelosi, esponente dem degli USA, ha proposto l’abolizione dei termini “padre”, “madre”, “fratello”, “sorella”, “nonno”, “nonna”, ecc. perché (udite udite) giudicati “discriminatori” (sic!). Il deputato, anche lui, guarda caso, Dem, Emanuel Cleaver, ha inserito una nuova parola nella folle e distopica Neolingua dello stupidamente corretto, benedicendo i presenti con un Awomen (women = donne) aggiunto al canonico Amen, perché, secondo lui, grossolanamente ignorante, questa parola alludeva al sesso maschile (men = uomini), mentre si tratta di un termine ebraico che significa “Così sia”. Non sarà sfuggito lo strano modo con cui è stato allestito il presepe spaziale in Vaticano, più adatto alla saga di Star Wars che al Vangelo, e che toglie ogni tipo di identificazione ai personaggi della Natività.


Ci vogliono far sentire in colpa di essere uomini e donne, di riconoscere la bellezza: ed ecco che, alle ore dei pasti, come una medicina amara, due marche di assorbenti femminili ci propinano pubblicità televisive di dubbio gusto per imporci un modello assai discutibile. Si abbattono le statue di Colombo, perché per i soliti dementi, razzista, e addirittura si mette al bando Omero per la solita trita e folle motivazione di cui sopra. Si critica il film pluripremiato “Via col Vento”, perché schiavista, e “Grease”, perché, pensate un po’, John Travolta-Danny osa fare la corte alla bellissima Olivia Newton-John-Sandy (che misogino, sessista e, non guasta mai, fascista!). La Molisana ha avuto l’idea di celebrare la storia italiana attraverso vari tipi di pasta, ed arrivati agli anni Trenta (il governo legittimo dell’Italia di allora era quello Fascista), hanno pensato (ahiloro!) di creare le pennette rigate Tripoline, Bengasine, Assabesi e Abissine: apriti cielo, i soliti folli hanno riversato le loro frustrazioni sul pastificio perché questa pasta per loro era troppo di retrogusto littorio.


La Molisana, intimidita da tanta violenza verbale, ha chiesto scusa ed ha ritirato il prodotto: colossale errore. Allora, secondo la grammatica italiana, “Amiche ed amici” è ridondante, in quanto il termine “amici” è già inclusivo del sesso femminile, come “fratelli”, sebbene, in ossequio al vento di forzata inclusione che soffia da ogni spiffero, la Chiesa abbia recentemente adeguato la liturgia prescrivendo di dire “Fratelli e Sorelle”. Senza contare chi scrive Amic*… La pazzia esiste, e, soprattutto in questo periodo, non prova nemmeno di sembrare logica. Basta. Ribelliamoci: due più due fa quattro, l’erba è verde in estate, dopo la notte arriva il giorno. Non abbiate paura di dire la verità. I pazzi sono loro.


Stefano Burbi

martedì 5 gennaio 2021

La deriva inarrestabile

Ringrazio Roberto Giovannini per avere portato la mia attenzione su un documento che mi era sfuggito. Si tratta delle nuove regole lessicali che dovrebbero essere adottate dalla House of Rapresentatives da parte dei Democratici. Nemmeno George Orwell avrebbe potuto immaginare una cosa del genere, ma si sa, la realtà supera sempre l'immaginazione. Nel nuovo documento che mira a una maggiore inclusività, termini come "lui", "lei", "padre", "madre" non saranno più tollerati perchè troppo specifici e connotanti il genere, e si sa, se si è un uomo si offende, per il fatto di esserlo, una donna, e viceversa. 


Si comincia dai pronomi, devono essere neutri. Un esempio di inclusività, "lui stesso" o "lei stessa" diventerà "loro stessi". "Loro" va bene, è inclusivo. Un altro esempio, "chairman" (presidente) diventerà "chair", ovvero si trasformerà in una sedia e così via. Tutto questo, ovviamente è grottesco, è una cosa ai confini della realtà, ma è appunto la realtà che si vuole colpire, l'intento è questo. Vogliono distruggere il reale per sostituirlo con la loro realtà, quella fabbricata dalle loro menti. E' già successo, nei regimi totalitari. Questa gente è pericolosa. Oggettivamente pericolosa. E come fascisti, comunisti e nazisti, sono convinti di essere dalla parte del Bene. Questo è il maggiore pericolo. E in nome del Bene proseguiranno con il loro progetto eversivo, sorridendo e consegnandoti, se dissentirai dal loro verbo, al girone dei dannati.


Niram Ferretti

lunedì 4 gennaio 2021

L’imbecillita’ del politically correctness

Lost in traslatino


Invitato ad aprire il 117esimo Congresso democratico, Emanuel Cleaver, pastore metodista e membro del partito Democratico, ha terminato la sua preghiera con le parole "Amen" e "Awomen". No, non è un calembour e nemmeno uno sketch dei Monty Python, è un pronunciamento serio. Il "così sia", che in inglese suona come "Un uomo" non va più bene, non è abbastanza inclusivo. D'ora in poi, sarà auspicabile aggiungere anche "A-Woman", senza però trattino disgiuntivo (non è, infatti, inclusivo). La tabe del politicamente che pervade ormai il nostro tempo e di cui gli Stati Uniti sono l'avanguardia, non conosce limiti e frontiere. Non si vede perchè, a questo punto, la stessa parola "Dio", sicuramente fortemente maschile non debba essere affiancata dalla parola "Dea". Il pastore Cleaver, nel suo prossimo sermone potrebbe inserire una preghiera al Dio e alla Dea dell'universo, sarebbe un perfetto pandant con Amen e Awoman. C'è solo da rammaricarsi che l'innovazione inclusivista di Cleaver non possa essere replicata al di fuori dei paesi anglosassoni, dove "Amen", non richiama alcuna specificità di sesso. Ci sono, purtroppo, alcune meraviglie che si perdono nella traduzione.


Niram Ferretti

Dialoghi

 - Pronto, capo?

- Sì.


- Capo, abbiamo un problema. I sudditi hanno capito troppo. Iniziano a rendersi conto che lavoriamo per distruggere gli Stati. Hanno intuito che vogliamo il governo unico. Ci chiamano élite, oligarchi, si ribellano da più parti contro il controllo finanziario. Criticano apertamente le nostre organizzazioni. Ormai non credono più che l’Ue serve per la pace, hanno capito che la usiamo per stritolare gli Stati e asservirli politicamente..

- Uhm..


- Si stanno scaltrendo. Si riuniscono, formano movimenti d’opinione. I social, che avevamo creato per instupidirli, sono diventati veicolo di dibattito, di aggregazione politica. Abbiamo tentato di censurarli come lei aveva ordinato, ma è lungo e difficile..

- Vai avanti.


- L’Inghilterra si è già ripresa la sovranità nazionale, negli Stati Uniti c’è quella bestia, quel maledetto che vuole rilanciare l’identità americana. La nostra lotta per distruggere le tradizioni è in pericolo. 

- Ehm..


- Capo, che possiamo fare?

- Stai tranquillo, non corriamo alcun rischio. Ricordati che abbiamo tutto. Abbiamo le navi che trafficano umani, la distruzione delle culture non si ferma. Abbiamo i governi, i magistrati, i premier, i presidenti delle repubbliche. Veramente credi che possiamo essere sconfitti?


- Ma, capo..

- Noi siamo Dio. Noi abbiamo i media. Noi possiamo tutto perché abbiamo i media.


- Ma come fermare i sudditi?

- Non si devono più riunire, non devono più parlare, non devono più pensare, tutto questo deve finire, e finirà.


- Ma come, capo?

- I media, lentamente ma inesorabilmente, inculcheranno in ogni suddito nuove idee che lo renderanno inerte ameba. Innanzitutto dovrà odiare sé stesso. Chi odia sé stesso non vuole diritti, ma solo castighi. Non dovranno credere di essere uomini liberi. Dovranno considerarsi errori, errori viventi. Ecco: malati, dovranno considerarsi malati, ripugnanti, infetti.


- Ma capo, sono quasi tutti sani.

- Noi aboliremo il concetto di sano e lo sostituiremo con quello di malato, di infetto infettante. Non esisteranno più cittadini, ma solo infetti infettanti. Nuove leggi proteggeranno l’umanità dagli infetti infettanti, prevederanno la segregazione, la prigionia degli infetti infettanti.


- Capo, capo..

- Riceveremo il plauso del mondo, intere masse ci ringrazieranno di aver neutralizzato gli infetti infettanti, cioè loro stesse. Tutti ci ringrazieranno di aver segregato tutti, di aver arrestato tutti, di aver schiacciato tutti. Perché tutti saranno infetti infettanti e tutti odieranno gli infetti infettanti, cioè sé stessi.


- Capo, è geniale!

- Ogni uomo vorrà l’arresto, non già del proprio simile, ma di sé stesso. Rimprovereranno le autorità di non averli imprigionati abbastanza, di non averli soffocati abbastanza: «Io sono un infetto infettante», diranno, «è vergognoso che mi si permetta di uscire, di incontrare i miei simili, io devo essere fermato, isolato, chiuso, segregato..»


- Creare nell’uomo un tale odio per l’uomo da indurlo a reclamare la propria distruzione, a chiederla all’autorità?

- Così li fermeremo.


- Ma quale messaggio dare, esattamente?

- Un virus, un virus vive in voi, nel vostro corpo, nel vostro sangue. Uno schifoso e orrendo microbo fa di voi degli infetti infettanti. Questo dev’essere martellato dai media, ogni giorno, ogni attimo. Le nostre organizzazioni sanitarie, quelle che noi paghiamo, non avranno difficoltà a confermare la pericolosità, l’insidiosità, la cupa azione del virus. 


- Ma se la gente resta sana, che fare?

- Non avrà più senso la distinzione tra sano e malato, in un mondo di infetti infettanti. Non hai capito? I nostri scienziati sceglieranno un virus. Va bene anche uno di quelli banali, con letalità poco sopra lo zero. L’importante è che sia abbondante, presente in milioni di persone, un virus stagionale per esempio. Le istituzioni sanitarie sono nostre. Diranno che tutti devono fare esami per scoprire il virus, perché tutti sono infetti infettanti. La tv non parlerà d’altro. I nostri premier, i nostri presidenti, scriveranno leggi che stabiliranno la segregazione degli infetti infettanti, cioè di tutti. 


- E come evitare rivolte, capo?

- La paura. Qui mi affido al vostro uso dei media. Siate all’altezza di voi stessi. La gente va terrorizzata. Voglio venti, trenta scienziati in tv ogni giorno, a tutte le ore, a spiegare che ciascuno è infetto infettante, è pericolo a sé stesso, deve temere il vicino, l’amico, la madre. Vediamo fin dove riuscirete ad arrivare, fin dove riuscirete a spingerli.


- Beh, se è per questo, capo, abbiamo uomini nei media che sarebbero capaci di convincere i padri a non abbracciare i figli.

- Osate, osate. Inventate anche qualcosa come.. una divisa, un’uniforme. Per ricordare agli infetti che sono infetti, qualcosa di sanitario, di opprimente, di fisicamente opprimente..


- Bavagli sulla bocca?

- Qualcosa che evochi pericolo incombente, ma anche impossibilità di parola, passività, sottomissione a noi. Una maschera sanitaria che li faccia sembrare cani obbedienti.


- Geniale! Darò immediatamente ordine ai capi delle nostre organizzazioni sanitarie, dei media, dei governi, affinché implementino il piano!

- Ah, non dimenticare una cosa.. La mia spina nel fianco è l’Italia. Sono trent’anni che cerchiamo di piegarla, ma gli italiani resistono. Hanno quella dannata economia di piccole imprese, artigiani, negozianti, ristoratori, proprietari di piccoli patrimoni, gente che non si sottomette. Dategli giù duro contro quelli. Dite ai nostri uomini in Italia di fare in modo che quel maledetto mondo muoia. Li voglio tutti falliti, tutti finiti. C’è ancora troppa tradizione, troppa cultura in quel posto. Annientateli.


- Sarà fatto, capo.


Dalla bacheca de Il sofista

venerdì 1 gennaio 2021

Luca Telese, Heather Parisi e il vaccino

La risposta di Heather Parisi a Telese e per coloro che l’hanno definita un’idiota. 


Ho inviato al giornalista Luca Telese di Tpi (The Post Internazionale) la mia risposta all'articolo a sua firma del 26 dicembre e ve la riporto di seguito.


Gentilissimo Luca Telese,

ho letto con attenzione l’articolo che ha voluto dedicarmi e le chiedo la cortesia di concedermi qualche minuto del suo prezioso tempo per aggiungere qualcosa a vantaggio dei suoi numerosi lettori. Anche se sono cresciuta a San Francisco, io sono la classica americana "booney town" di quegli americani che, per dirla in maniera diretta, parlano come mangiano. E spesso parlo senza immaginare le conseguenze, senza cercare le parole giuste, quelle che piacciono a tutti e che non scontentano nessuno. Bastava che a chi mi chiedeva se mi vaccino, rispondessi: “Dopo un po', sì.”, con l’espressione usata da una mia collega che lei ha in grande stima, e tutto sarebbe passato liscio. Nessun giornale si sarebbe chiesto “perché dopo un po' e non adesso?”, oppure “quanto è un po’?” Dopo” è rassicurante quel tanto che basta. Lo dicono sempre anche i miei gemelli quando chiedo loro di fare i compiti: “Li facciamo dopo un po’, mamma!” ed io torno a fare le mie cose, tranquilla. Oppure avrei potuto fare come il grande Beppe e dire che mi sarei inoculata tutti i vaccini in un colpo solo. ‎Così non avrei scontentato nessuno. Il vaccino cinese in ossequio al paese in cui vivo, quello americano per orgoglio di patria e magari, perché no, anche quello Italiano. E i titoli sui giornali sarebbero stati come quelli per Beppe: “La Parisi come Grillo, ha detto che si vaccina”. Poco importa se tecnicamente non è possibile inocularsi tutti i vaccini e se l'affermazione di Beppe ha il tipico gusto della boutade. La faccia è salva per tutti.


Oppure avrei potuto dire come Paolo Mieli dalla Gruber: "Io subito sì, lo farei, ma se dovessi fare figli sarei più cauto”. E avendo avuto due figli a 50 anni, sono sicura che nessuno si sarebbe sognato di contestare la mia scelta di non farlo per mantenere la possibilità di averne anche a 60. Vede, caro Telese, si possono dire cose anche senza dirle. In fondo la lingua italiana si presta così bene alle frasi ambigue. E invece io ho detto quello che penso e che pensano anche altri, senza tanti giri di parole e magari con qualche approssimazione. Lei scrive “se la Parisi non vuole credere alle autorità sanitarie”. No, io voglio credere alle autorità sanitarie e per questa ragione, per capire, ho consultato, tra gli altri, il sito ufficiale dell’AIFA dove ho trovato un documento con il titolo: “Domande e risposte EMA su Comirnaty”. Sono domande e risposte destinate a spiegare e a dipanare i dubbi dei cittadini. Ma l’effetto, almeno per me, è stato esattamente il contrario. Sono rimasta sorpresa e preoccupata dalla serie incredibile di risposte che ho rinvenuto nel documento e che contenevano le espressioni “non ha fornito dati sufficienti”, “non è ancora noto”, “non si conosce”, “i dati sono in numero limitato” (o addirittura) “molto limitato”, “non esistono studi”. Davvero tante per un vaccino che, occorre dirlo per non venire tacciati di incompetenza, NON è sperimentale. Le porto alcuni esempi che sono sicuro lei conoscerà già.


Domanda: Le persone che hanno già avuto COVID-19 possono essere vaccinate con Comirnaty? Risposta EMA: Non sono stati segnalati ulteriori effetti indesiderati nei 545 soggetti che hanno ricevuto Comirnaty nell’ambito dello studio e che erano stati precedentemente colpiti da COVID-19. Lo studio non ha fornito dati sufficienti per stabilire in che misura Comirnaty funzioni nei soggetti che hanno già avuto COVID-19.


Domanda: Può Comirnaty ridurre la trasmissione del virus da un soggetto a un altro? Risposta EMA: L’impatto della vaccinazione con Comirnaty sulla diffusione del virus SARS-CoV-2 nella popolazione generale non è ancora noto. Non si conosce ancora fino a che punto le persone vaccinate possano ancora essere in grado di trasportare e diffondere il virus.


Domanda: Quanto dura la protezione di Comirnaty? Risposta EMA: Al momento non si conosce la durata della protezione fornita da Comirnaty. Le persone vaccinate nell’ambito dello studio clinico continueranno a essere monitorate per due anni per raccogliere maggiori informazioni sulla durata della protezione.


Domanda: Le persone immunocompromesse possono essere vaccinate con Comirnaty? Risposta EMA: I dati relativi all’uso nelle persone immunocompromesse (il cui sistema immunitario è indebolito) sono in numero limitato. Sebbene queste persone possano non rispondere altrettanto bene al vaccino, non vi sono particolari problemi di sicurezza. Le persone immunocompromesse possono essere vaccinate in quanto potrebbero essere ad alto rischio di COVID-19.


Domanda: Le donne in gravidanza o in allattamento possono essere vaccinate con Comirnaty Risposta EMA: Studi sugli animali non mostrano effetti dannosi durante la gravidanza; tuttavia, i dati relativi all’uso di Comirnaty in donne in gravidanza sono in numero molto limitato. Sebbene non esistano studi sull’allattamento, non si prevedono rischi per l’allattamento stesso. Deve essere presa la decisione se usare il vaccino in donne in gravidanza di concerto con il medico, dopo aver considerato i benefici e i rischi.


Tra le altre cose l’EMA dichiara che si tratta di “una autorizzazione subordinata a condizioni. Significa che dovranno essere forniti ulteriori dati sul vaccino per due anni”. Di fronte a questo quadro di informazioni, è davvero così sbagliato porsi qualche domanda e avere qualche dubbio? Perché accanirsi con tanta violenza contro chi lo vuole fare e dichiara di non volersi vaccinare? Tanto più che esiste un diritto di scelta legalmente riconosciuto? Criminalizzare e condannare alla gogna mediatica chi fa una scelta diversa da quella ufficiale equivale a negare ‎qualsiasi diritto di scelta. In fondo di fronte alle domande fondamentali come quella relativa al “Può Cominarty ridurre la trasmissione del virus da un soggetto all’altro” e a quella “Quanto dura la protezione di Comirnaty”, l’EMA risponde rispettivamente con “non è ancora noto” e “non si conosce”. Quindi la presunta superiorità morale di chi dice che si vaccina per rispetto degli altri, è basata su un dato che “non è ancora noto” e che “non si conosce”.


Non voglio rispondere alla sua provocazione sul fatto che non ho diritto a farmi curare dagli ospedali italiani. Sono cittadina di Hong Kong (mentre non sono cittadina italiana) dove vivo da dieci anni e le autorità di qui hanno sicuramente abdicato su molti diritti civili ultimamente, ma non hanno mai sollevato alcun dubbio o reticenza sulla volontà di assicurare trattamento sanitario a ogni cittadino, indipendentemente da come la pensa sui vaccini. Come vede, a volte, la difesa dei diritti inviolabili del cittadino la trovi dove meno te la aspetti. Però credo che i ricatti morali e pratici uniti alla volontà di relegare chi non si vaccina tra i paria della società escludendolo da ogni servizio pubblico, dalla possibilità di lavorare e di muoversi e, secondo lei, anche dall’avere accesso alle cure mediche, non aiuti a convincere gli indecisi. Anzi. Appare l’atto di prevaricazione di chi, non avendo gli strumenti per convincere, fa valere la legge del più forte. È questo quello a cui è destinata la nostra società oggi? Il sopravvento di quella parte della società che, riconoscendosi superiore sul piano morale, si sente legittimata a decidere per tutti qual è il bene comune da conseguire con l’uso della forza. Con stima,


Heather Elizabeth Parisi