lunedì 18 marzo 2024

Sul trattato pandemico

La negoziazione prosegue nel riserbo più totale: nessuno conosce la bozza dell’emendamento al Regolamento Sanitario Internazionale (RSI), che consentirà all’OMS di godere di poteri assoluti, in termini di sanità pubblica. Il Ministro Schillaci ha assicurato che l’Italia non aderirà al nuovo Trattato pandemico che, tuttavia, rappresenta uno strumento diverso dal Regolamento: “Non sono la stessa cosa” -sottolinea l’avvocato Luis Maria Pardo-, che aggiunge: “Per scongiurare il rischio della mancata ratifica da parte dei singoli Stati e un referendum popolare in grado di bloccare quanto previsto dall’OMS, si sta travasando il contenuto del Trattato nel Regolamento”. L’OMS si è data appuntamento alla fine di aprile: sarà l’ultimo incontro prima della votazione programmata per il 28 maggio, in occasione della 77ª Assemblea generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Abbiamo affrontato le tematiche in questione insieme all’avvocato Pardo, da tempo impegnato nella tutela dei diritti umani.


Avvocato, negli ultimi mesi si discute tanto di Trattato pandemico e di RSI (Regolamento Sanitario Internazionale). Di che cosa si tratta? “Quando è scoppiata la pandemia l’OMS ha indotto le Nazioni a dotarsi di un Trattato finalizzato a prevenire altre, future catastrofi in ambito sanitario. L’obiettivo era quello di evitare gli errori commessi in epoca Covid. Invece il Regolamento Sanitario Internazionale (RSI) esisteva già. Alcune Nazioni mal digerivano il nuovo Trattato e per questo l’OMS ha ritenuto di introdurre un emendamento all’RSI: in pratica, per evitare la mancata ratifica del Trattato da parte dei Paesi membri oppure referendum che l’avrebbero messo in discussione, l’Organizzazione Mondiale della Sanità vorrebbe travasare il contenuto del Trattato nell’emendamento. E chi sta negoziando con l’OMS, in rappresentanza degli Stati membri? La Commissione europea”.


Ecco, appunto. Qual è il ruolo della Commissione europea, in tutto questo? “La Commissione europea sta negoziando con l’OMS in rappresentanza dei Paesi membri. Sta agendo esattamente come avvenne per i vaccini anti-Covid, quando concordò direttamente i contratti con le aziende farmaceutiche, nella segretezza più assoluta. La Commissione sarebbe competente limitatamente alla protezione dei dati e non per gli aspetti concernenti la salute dei cittadini europei. Le sono stati attribuiti poteri che non le spettano: si prefigura un super governo europeo, che oscurerà quello dei singoli Stati”.  


Il Ministro Schillaci ha assicurato che l’Italia non aderirà al Trattato pandemico dell’OMS e che non ci sarà alcuna cessione di sovranità. Possiamo dormire sonni tranquilli, dunque? “Il Ministro sta giocando con le parole. Come ho spiegato in precedenza, l’OMS ha capito che avrebbe incontrato difficoltà nella ratifica del Trattato e perciò ha deciso di travasare il suo contenuto nel Regolamento, che verrà aggiornato attraverso l’emendamento, di cui nessuno conosce i dettagli. L’ultima bozza ufficiale dell’RSI risale a un anno fa: le trattative stanno proseguendo in gran segreto, all’insaputa di tutti. Le riunioni dell’OMS avvengono ogni tre mesi, ma nessuno è al corrente di ciò che deciderà per noi”.


Parliamo a questo punto dell’OMS: da chi è finanziata e chi detiene il comando all’interno dell’Organizzazione Mondiale della Sanità? “Su questa tematica c’è troppa disinformazione. L’OMS è un’organizzazione periferica delle Nazioni Unite e che per questo gode di immunità e privilegi. Non si tratta né di un’organizzazione pubblica, né privata, poiché viene finanziata non solo dagli Stati membri ma anche da privati, che ovviamente perseguono i propri interessi. L’Organizzazione è piena di conflitti di interesse: com’è possibile che, tra i finanziatori, vi sono anche coloro che si occupano dello sviluppo e della commercializzazione di farmaci e vaccini? Della serie: ‘io ti finanzio e tu compri da me’”.


Iustitia Europa e Umanità e Ragione hanno depositato alla Corte penale internazionale de L’Aia una denuncia congiunta, affinché si indaghi sulla responsabilità dell’intera gestione Covid in Spagna, Italia e Portogallo. Può illustrarci i punti salienti di questa iniziativa? “L’iniziativa è stata promossa per fare luce sull’intera gestione pandemica in Italia, Spagna e Portogallo. L’obiettivo è che si indaghi a 360°: dai lockdown ai contratti con le aziende farmaceutiche; dalle reazioni avverse -che vengono sminuite o negate- alle misure restrittive che sono state dichiarate incostituzionali in Spagna e in Portogallo. Pur avendo depositato la denuncia lo scorso autunno, non abbiamo ancora ricevuto la comunicazione di avvenuta ricezione dei documenti depositati. Incredibile! Seneca disse: ‘Niente assomiglia tanto all’ingiustizia quanto la giustizia tardiva’”.


In nome della ‘scienza’, del progresso e della sicurezza si stanno adottando misure che comprometteranno libertà e diritti inderogabili: certificato sanitario, identità digitale, l’abolizione del contante. Ci avviamo verso un futuro distopico? “Ci viene raccontato che questi provvedimenti vengono presi per la nostra sicurezza e per la nostra incolumità. Quando però uno Stato vende la propria libertà in nome della sicurezza si rompe automaticamente lo Stato di diritto. Cosa dicevano durante la campagna vaccinale? Che bisognava vaccinarsi per sé stessi e per gli altri, cioè per il bene della collettività. Ma così vengono meno lo Stato di diritto e la democrazia”.


Negli ultimi quattro anni siamo stati bombardati da informazioni a senso unico: è stato negato il contraddittorio e le opinioni dissenzienti rispetto alla narrazione dominante sono state silenziate. Con l’avvento del Digital Service Act (DSA) diventerà sempre più difficile esprimere anche semplicemente un’opinione? “Assolutamente. Conterà un’unica opinione: la von der Leyen ha dichiarato, a Davos, che le Istituzioni devono recuperare la fiducia dei cittadini. Considerato che i canali istituzionali si sono rivelati, ai tempi del Covid, la principale fonte di disinformazione, è evidente che l’obiettivo è quello di tappare la bocca ai piccoli media indipendenti. Ormai te lo dicono in faccia: il DSA è stato approvato dalla maggioranza dei voti italiani. Ma di cosa parliamo? Nemmeno Orwell avrebbe potuto concepire un simile scenario”.


Le elezioni per il parlamento europeo si avvicinano. Quali scenari si prospettano? “Se la von der Leyen -che è la candidata del partito popolare europeo- verrà rieletta sarà un grosso problema”.


Francesco Servadio

lunedì 11 marzo 2024

11 marzo 2020

OGGI È IL GIORNO DELLA MEMORIA DELL’OLOCAUSTO COVID-19.  “Senza memoria non c’è futuro”. Qual è il punto della situazione dopo 4 anni ?


L’11 marzo 2020 l’OMS (ONG, agenzia satellite dell’ONU) con il suo ineffabile Direttore, Tedros Ghebrejesus (tigrino, etiope), dichiarava ufficialmente la pandemia covid19, da cui sono derivati l’introduzione del GP e gli obblighi vaccinali diretti e indiretti dei paesi Nato, e tutti i disastri che abbiamo conosciuto, sia in termini di impatto sulla nostra libertà, di vite umane perse ed anche economici. Un vero esercizio di totalitarismo, non solo sanitario, ma un vero e proprio “sequestro e occupazione militare della mente delle masse”. La falsa emergenza Covid-19, ha quindi interessato esclusivamente i paesi NATO e la Cina grazie al coinvolgimento operativo diretto dei governi che ha consentito di gestire la più grande operazione psicologica di manipolazione mentale delle masse, di tutti i tempi. 


Contrariamente ai loro programmi non ha avuto presa e non ha funzionato nelle comunità (es Amish) e nel resto dei paesi del mondo (Africa, India, paesi baltici) in cui le masse non si sono fatte trascinare, sottraendosi all’operazione mediatica e governative, evitando così tutte le conseguenze di questa “operazione nocebo”. In questi paesi la Covid-19 si è tradotta in una comune epidemia influenzale, gestita normalmente, senza impatti rilevanti sulla salute pubblica. Da circa un paio d’anni, sfruttando il trauma generato sulle popolazioni e la profonda onda emotiva che ne è conseguita, l’OMS sta cercando di portare avanti un tentativo di golpe globale. L’obiettivo è di diventare dal 2025 in poi il “governo mondiale per tutte le emergenze” che possono generare impatti sulla salute umana. Questo grazie al concetto di “OneHealth”, introdotto di recente, che include praticamente tutte le attività umane, disponendo così a piacimento dell’organizzazione, delle strutture e delle risorse di ciascun paesi. “Un’operazione cuculo”. 


I paesi sottoscrittori diventerebbero così colonie OMS e dei gusci vuoti dal punto di vista della democrazia e della sovranità sanitaria e non solo. La loro agenda politica verrebbe gestita da Tedros. Una vera operazione di imperialismo globale 4.0 camuffato da sicurezza bio-sanitaria. Nel frattempo il ministro Schillaci nell’ultima riunione dei ministri della salute OMS ha confermato che l’Italia aderirà al trattato pandemico, cedendo quindi la nostra sovranità all’OMS (finanziata per l’84% da privati con enormi conflitti d’interesse, fra questi tali Bill Gates). Inoltre, il nostro delegato italiano all'OMS, tal Dr.Ghebreigzabiher Ghebremedhin, casualmente connazionale di Tedros e che sempre casualmente lavora al nostro ministero della salute, il 02.03.2024 ha confermato durante il vertice dell'INB che l'Italia aderisce pienamente alle linee dell'UE (che non ha alcuna delega dai 27 paesi sulla sanità), incluso il Green pass (strumento di controllo e repressione) promettendo la sottoscrizione dell’accordo sulla pandemia entro maggio 2024. Le sordide trame dell’élite globalista che vogliono attuare, grazie a questa operazione coperta che utilizza il paravento OMS, vanno bloccate. È nostro imperativo morale categorico fermarla com qualsiasi modalità  non violenta. Continuiamo a diffondere il messaggio e continuiamo a scrivere al governo e a tutti i parlamentari della maggioranza che noi non vogliamo che venga sottoscritta alcuna cessione di sovranità all’OMS e non vogliamo alcun accordo con l’Ue sul Green pass e/o sull’Identità digitale. FORZA !


Leonardo Guerra


11.03.2024

martedì 5 marzo 2024

Gli insegnanti e la Balzerani

"La tua rivoluzione è stata anche la mia”, scrive sui social tale Donatella Di Cesare, professoressa universitaria, inconsolabilmente affranta per la dipartita dell’assassina Balzerani, nota terrorista delle brigate rosse. La docente rende così noto a tutti, soprattutto ai suoi giovani discenti, di condividere ancora oggi la scia di sangue dell’efferata eversiva. Una criminale mai pentitasi per la sua folle guerra, condotta in nome di un popolo che non solo non li ha mai seguiti, ma che per le loro cruente azioni provava ripugnanza. Ed è questa visione che la professoressa fornisce ai suoi studenti: quella di un’eroina che sparava ai poliziotti, servi dello stato. Gli stessi studenti che poi, scendendo in piazza per protestare, si imbattono in quei poliziotti in servizio di ordine pubblico. Resasi conto di averla sparata grossa, la professoressa cancella il post, ma poiché Dio perdona ma internet no, la luttuosa incontinenza verbale della Di Cesare diviene virale… Chi invece non ha avuto la possibilità di cancellare la caterva di dotte minchiate proferite in libertà è stato un altro esimio professore universitario, tale Angelo D’orsi.  Costui, pontificando in una trasmissione televisiva sui noti fatti di Pisa, riferendosi agli uomini delle forze dell’ordine, ha addirittura affermato che: “i poliziotti odiano gli studenti perché invidiano la loro possibilità di studiare e, prima di intraprendere il servizio per darsi coraggio nel compiere azione violente… si drogano”. Premesso che se i poliziotti per comportarsi in maniera demenziale hanno necessità di assumere droghe, al professore gli riesce benissimo anche senza l'aiuto di sostanze psicotrope, vorrei fargli presente che oggi tutti gli ufficiali di polizia giudiziaria (e anche molti agenti) sono laureati. In verità io, che sono della vecchia guardia, rimpiango anche i tempi passati in cui c’erano meno dottorini e più guerrieri, anche perché sono stati proprio quei ragazzi con “la scuola dell’obbligo” ad aver combattuto e sconfitto le Balzerani della situazione… Vorrei anche dirgli che, per quanto gli possa far orrore, pure io, da sbirro, sono stato (e sono tutt’ora) un suo collega. Un professore, seppur a contratto (e non sono certo l’unico). E conoscendo l’ambiente universitario so che non c’è nulla, ma proprio nulla, da invidiare. Dovendo fare il relatore, poi, mi tocca leggere le tesi per i vari master che seguo, scritte da corsisti già laureati. Ed è una tortura che mi fa diventare i baffi ancora più bianchi! Errori di ortografia, di sintassi, consecutio temporum dedite al meretricio, punteggiatura anarco-insurrezionalista… E questi, cari professori, cari maestri, sono i prodotti del vostro lavoro. Se pensaste più all’insegnamento e meno all’ideologia, forse i risultati sarebbero meno deprimenti. Perché, gratta, gratta, dietro allo studentello puccettone che viene lanciato contro i servizi d’ordine delle forze di polizia, non c’è solo il braccio armato dei centri sociali, ma anche la mente aguzza e penetrante di molti, troppi, professori universitari. Ma, tranquilli, non cado nella retorica di definirli “cattivi maestri”… di “maestro” non c’è assolutamente nulla.


Salvino Paterno’

giovedì 23 novembre 2023

Sicuri ed efficaci

“Sicuri ed efficaci”. Sì, tanto che dopo un servizio della trasmissione  Fuori dal Coro di Mario Giordano, la procura di Roma ha iscritto nel registro degli indagati l’ex ministro Roberto Speranza e l’ex direttore generale di AIFA (l'agenzia italiana del farmaco) Nicola Magrini  per aver taciuto gli effetti avversi da vaccino anti-Covid. Tra le accuse, omicidio plurimo e falso ideologico. Riporto la notizia: “Nelle comunicazioni di cui Fuori dal Coro era venuta in possesso si dava conto di dirigenti dell’Agenzia del farmaco che, nel gennaio 2021 – dunque all’inizio della campagna vaccinale – parlavano di «pazienti fragili che rientrano nella popolazione dei non studiati» mentre erano emersi da subito i primi effetti avversi segnalati attraverso la farmacovigilanza. A queste segnalazioni i vertici di AIFA replicavano con l’ordine di mettere tutto a tacere. I documenti scovati e portati all’attenzione del pubblico vedevano l’AIFA, che dipende strettamente dal Ministero della Salute, per lo più attraverso mail aziendali interne, invitare a «non indicare la mancanza di efficacia», e: «occorre imparare a non rispondere se vogliamo sopravvivere». In questo modo sono state ignorate tutte le segnalazioni avverse, che in alcuni casi hanno portato anche alla morte di tanti danneggiati. «Non conviene stuzzicare il can che dorme, per ora non si esce con niente» e «11 segnalazioni su bambini allattati al seno. Togliamo?», erano alcune delle comunicazioni date dai vertici istituzionali dell’ente di controllo del farmaco, che aveva invece l’obbligo di avvertire subito delle problematicità che stavano emergendo. Così AIFA, secondo l’accusa, avrebbe messo tutto a tacere. Anche le «segnalazioni su eventi avversi post vaccinali in persone già guarite dal covid». Il motivo? «Così si uccide questo vaccino», diceva Magrini ai suoi sottoposti. «Perché salvare il vaccino era più importante che salvare le persone».”


Da parte mia, aggiungo due domande: 1) ma se non c'era Fuori dal Coro, la solerte magistratura continuava a fischiettare facendo finta di nulla? 2) Oltre a Speranza e a Magrini, mi pare ci fosse un altro tizio che impose il ricatto vaccinale dicendo che se non ti vaccinavi morivi e facevi morire. Come si chiamava? Eppure aveva un nome facile: qualcosa come lucertola, dinosauro, rettile... Ecco, sì: Ivan Drago. No, mi confondo con quello di Rocky IV, però deve essere un nome simile. Appena me lo ricordo lo dico alla magistratura, così indagano anche lui.


(Nota in calce: mi segnalano giustamente che gli atti sono stati inoltrati al competente Tribunale dei ministri già con contestuale richiesta di archiviazione. Giusto: non si perda tempo con queste sciocchezze. In ogni caso, come diceva una brava persona, non invocate la libertà per non vaccinarvi. Mi raccomando.)


Piergiorgio Molinari 

mercoledì 22 novembre 2023

Su Valditara e “femminicidi”

Ci sono temi più importanti e preferirei tacere su tutto il circo che è partito dalla vicenda dell'ultimo omicidio volontario di una donna. Preferirei tacere anche per preservare la salute psichica, perché ogni qual volta ci si scontra con il muro ideologico costruito dai media correnti la frustrazione è inevitabile. Ma alla luce del fatto che il ministro Valditara sta davvero prendendo sul serio le fiabe ideologiche correnti, una parola mi sembra necessaria.  Speravo in uno scherzo, ma leggo che il ministro dell'istruzione, in una pregevole armonia di intenti con l'opposizione, sta davvero proponendo un'ora a settimana di “educazione alle relazioni” nella scuola secondaria. Non solo, la proposta prevede anche l'intervento in queste ore di educazione sentimentale di "influencer, cantanti e attori per ridurre le distanze con i giovani e coinvolgerli".


Forse fraintendiamo l'intervento del ministro, che probabilmente ha il solo scopo di incrementare l'afflusso alle scuole private. Come spiegare altrimenti questa ulteriore accentuazione della tendenza della scuola pubblica a diventare un interminabile catechismo dell'ovvio, che ripete in bianco e nero gli stessi contenuti che si ritrovano, a colori, su una rivista media da parrucchiere? Tra ramanzine moralistiche, alternanze scuola-lavoro e consulti psicologici gli spazi per insegnare qualcosa di sostanziale nella scuola pubblica si stanno riducendo a feritoie. Ma purtroppo questo è solo piccola parte del problema. Il problema più grosso è che l'interpretazione ufficiale degli eventi delittuosi aventi per oggetto donne ha subito da tempo un sequestro ideologico. Esiste una singola lettura che anche persone intelligenti e al di sopra di ogni sospetto ripetono pappagallescamente, come se fosse una sorta di verità acclarata. E questa lettura non è semplicemente sbagliata, che sarebbe il meno, ma è proprio socialmente dannosa, anzi dannosa per le stesse dinamiche che si immagina di voler correggere.


Provo a spiegarmi in breve. La lettura d'ordinanza di questi eventi delittuosi è la seguente. Si tratterebbe di espressioni di un'atavica, arcaica (patriarcale), concezione subordinante della donna che la concepisce come una proprietà, un oggetto a disposizione, e che perciò non ne accetta l'indipendenza e la punisce con la violenza e persino con la morte. Dunque, dissimulato sotto la superficie di un mondo moderno e formalmente egalitario serpeggerebbe ancora questo "residuo patriarcale", tenace e ostico da sconfiggere, che richiede perciò una rieducazione della popolazione - e della popolazione maschile in ispecie. Ora, io credo che questa lettura delle violenze e degli omicidi spesso per futili motivi che oggi riscontriamo, tra cui anche quelli che hanno per oggetto donne, non c'entri assolutamente nulla con alcuna presunta "cultura patriarcale". E credo che le ricette che vengono proposte, lungi dall'essere risolutive, possano soltanto aggravare il problema. Perché mai?


Partiamo da un po' di pulizia terminologica e mentale. Tutti si riempiono la bocca di "patriarcato" senza avere per lo più alcuna idea di ciò di cui si tratta. Ora, l'unico senso antropologicamente accettabile della nozione di "patriarcato" (che non va confuso con la patrilinearità della discendenza) è il modello sociale diffuso un tempo in molte civiltà dedite all'agricoltura o alla pastorizia, dove l'ultima autorità cui ricorrere per i dissidi interni e per i rapporti verso l'esterno era rappresentato dal maschio più anziano del gruppo (patriarca). Queste strutture sociali erano (e in alcune parti del mondo ancora sono) caratterizzate da una sostanziale assenza delle legislazione pubblica, da forti nessi comunitari all'interno di famiglie estese connesse, che dovevano risolvere molte questioni oggi risolte dalla giustizia ordinaria. Gli ordinamenti patriarcali sono tipicamente preindustriali e definiti da ordinamenti famigliari estremamente solidi e vincolanti. La prima domanda che dovrebbe venire in mente è: cosa diavolo c'entra questa forma sociale con il mondo occidentale odierno? Ovviamente non c'entra assolutamente nulla, ma questa impostazione del problema nasce negli anni '70, in cui l'idea che ci fossero ancora residui patriarcali da abbattere era il principale oggetto polemico del second-wave feminism. Oggi, mezzo secolo dopo, stiamo ancora qua a berci un'interpretazione che era tirata per i capelli allora e che oggi è letteralmente fluttuante nel vuoto. A questo punto c'è sempre qualcuno che se ne viene fuori dicendo che sono questioni filologiche, di lana caprina, che se non va bene il termine patriarcato chiamiamolo maschilismo che va bene uguale.


Solo che il problema non è meramente terminologico, ma è legato a quale si ritiene essere la radice causale di violenze e assassini odierni. Se si evoca il "patriarcato" o simili si evoca l'immagine di un residuo ostico del passato che stentiamo ancora a lasciarci dietro le spalle. Dunque per superarlo dovremmo procedere ulteriormente con l'abbattimento di qualunque simile residuo del passato: bando al familismo, bando all'autorità paterna, bando al normativismo, sempre in odore di autoritarismo, ecc. Ora, prima di esporre quella che credo essere un'interpretazione più plausibile, provo a sottoporre all'attenzione qualche fatto empirico. Se il problema delle violenze si radica nei residui patriarcali in una qualche versione, allora i paesi che hanno società maggiormente modernizzate, con minori vincoli famigliari e con una posizione di maggiore indipendenza delle donne dovrebbero essere esenti da questo problema, o almeno presentarlo in misura molto minore. Ma è davvero così? Curiosamente ciò che si profila è esattamente l'opposto. Se guardiamo alle violenze domestiche vediamo che (dati di un paio di anni fa) i primi paesi per denunce di violenza subita dalle donne sono quattro paesi proverbialmente emancipati: Danimarca (52% delle donne lamentano di aver subito violenza), Finlandia (47%), Svezia (46%), Olanda (45%), in coda classifica in Europa troviamo la Polonia (16%).  Naturalmente qui c'è la replica pronta: si tratterebbe di un mero effetto statistico, dovuto al fatto che in quei paesi, proprio grazie alla maggiore emancipazione, le donne denunciano di più. Può darsi. 


Allora per tagliare la testa al toro andiamo a vedere la categoria degli omicidi volontari di donne (cosiddetti "femminicidi"), che registra eventi non soggetti a filtri interpretativi. Qui, secondo i dati Eurostat aggiornati al 2019, il profilo appare leggermente diverso, ma non troppo. In testa in questa macabra classifica stanno costantemente i paesi baltici (Lettonia, Lituania, Estonia), insieme a Malta e Cipro, con Finlandia, Danimarca, e Norvegia poco sotto e Svezia a metà classifica. All'estremo opposto, costantemente agli ultimi tre posti troviamo Italia, Grecia e Irlanda, che si scambiano solo di posto di anno in anno. Per un confronto numerico (2019), l'Italia presenta un dato di 0,36 "femminicidi" ogni 100.000 abitanti, la Norvegia 0,61, la Germania 0,66, la Francia 0,82,la Danimarca 0,91, la Finlandia 0,93, la Lituania 1,24. Ora, cosa hanno in comune Italia, Irlanda, Grecia? Non molto, salvo il fatto di essere tutte società con un ruolo tradizionalmente molto forte delle famiglie, società di cui spesso si è lamentata la limitata modernizzazione, anche per il peso significativo delle istituzioni religiose. Cosa hanno in comune gran parte dei paesi del Nord e in parte dell'Est Europa? Sono società che hanno subito processi estremamente accelerati di modernizzazione, con laicizzazione forzosa, e frantumazione (riconosciuta al loro stesso interno) delle unità famigliari. Ecco, una volta messi giù questi dati, per quanto sommari, io credo che un'intepretazione molto più sensata delle eventuali radici culturali della violenza e dell'omicidio per futili motivi di donne sia rintracciabile nell'esatto opposto del "patriarcato". 


Lungi dall'aver a che fare con ordinamenti famigliari estesi, vincolanti, con elevata normatività, tipici del patriarcato, ci troviamo di fronte a contesti dove le forme famigliari sono dissolte o in via di dissoluzione, dove i giovani crescono educati più da tik-tok e dai video trap che dalle famiglie, società dove peraltro da tempo la figura del padre latita ed è spesso definita dagli psicologi come effimera. In questi contesti, "modernizzati ed emancipati" si allevano in maggior misura identità fragili, disorientate, anaffettive, che si sentono costantemente sopraffatte dalle circostanze, e che perciò, occasionalmente, possono più facilmente ricorrere alla violenza, che è il tipico modo di reagire a situazioni di sofferenza che non si è in grado di comprendere né affrontare. Molti altri aspetti andrebbero approfonditi, ma se, come io credo, questa è una lettura assai più probabile dei fatti, le strategie che stiamo adottando per affrontare il problema vanno precisamente nella direzione dell'ennesimo aggravio dei problemi. Questo in attesa delle lezioni di educazione sentimentale di Sfera Ebbasta.


Andrea Zhok 

lunedì 18 settembre 2023

Anatre e cigni. Dove sta la destra?

Ma sapete di chi è la colpa dello sfacelo apocalittico italiano? La colpa dell’invasione ormai infrenabile dell’immigrazione clandestina, del dilagare incontrastato della violenza sulle strade e anche della deprimente crisi economica sempre più attanagliante? De cigni! Sì, proprio di quei grossi uccelli acquatici di grosse dimensioni dal collo lungo e dal portamento elegante.

…no, aspè! Prima di chiamare la neuro, datemi il tempo di spiegare l’iperbole… Ricordate la favola del brutto anatroccolo? Ecco, questo governo vive proprio quella sindrome. Votato a larga maggioranza proprio perché "diverso", finito nel laghetto dorato dei cigni ne è rimasto così soggiogato da assimilarne la nobile fisionomia, le mosse austere, la candida postura. E così, nel disperato tentativo di farsi accettare da questi animali superbi, altezzosi, fondamentalmente inutili, stupidi (e pure incommestibili), in breve tempo ha subito una profonda metamorfosi. Il risultato della mutazione genetica è una “destra” sottomessa, impacciata, imbranata. Insomma, una destra che ha paura di fare la destra. Una destra che teme il pensiero unico, il politicamente corretto, attratta dai salotti buoni, dai circoli vip dei benpensanti… gli stessi che fino a ieri li schifavano. Ed ecco così la premier volteggiare leggiadra tra giravolte internazionali di selfie e passarelle mondane, Crosetto cantare bellaciao e crocifiggere Vannacci per soddisfare le inorridite anime belle, Picchetto Frattin piangere con gli eco teppisti, Piantedosi temere la propria ombra… Eppure il voto degli italiani e, in ultimo il caso Vannacci, hanno dimostrato che sto pensiero unico buonista NON ESISTE! O almeno esiste solo nelle teste cuneiformi dei cigni. La maggioranza dei cittadini, al contrario, ne ha le scatole piene di garantismo a senso unico, di finta accoglienza, di inclusioni sconsiderate, di masochistiche resilienze, di comiche ecoansie e stupidaggini varie!

I cittadini vogliono pragmatismo, buon senso, sana repressione quando serve, certezza della pena, flussi regolari gestiti dallo stato e non dai trafficanti di esseri umani, vite serene senza più emergenze e, per dirla tutta, anche un mondo che torni ad essere multipolare e non unipolare nella visione di un assurdo suprematismo occidentale che vorrebbe imporre un globale trans umanesimo senza più valori, differenze, radici e tradizioni. Ora che la situazione dell’ordine pubblico non è più esplosiva ma è esplosa, ora che non si frigna più che "il nostro paese non può rimanere solo" perché ci si è resi conto che lo è sempre stato e tale rimarrà, si corre ai ripari. Nelle periferie degradate inizia a intravedersi qualche blitz della polizia e, messo in soffitta il blocco navale e la lotta ai trafficanti nel globo terraqueo, si punta sui più fattibili Centri di Permanenza per evitare che orde di clandestini disperati scorrazzino per le vie finendo, inevitabilmente, nell’illegalità o nella schiavitù. Ovviamente non sarà facile. I cigni allungheranno il lungo collo e sbatteranno violentemente le ali. Scenderanno in campo costituzionalisti in punta di coltello, legulei, azzeccagarbugli e cavalocchi assatanati. Si schiererà contro lo Stato nello Stato che è la magistratura. L’europa sbraiterà, la stessa europa che alza muri e finanzia prigioni. E non ultimo scenderà in campo il capo dell’opposizione (no, non mi sto riferendo alla Schlein, povera donna, ma al presidente della repubblica). Ma mai come stavolta bisogna resistere al canto del cigno. E nel farlo occorre tornare alle origini, riscoprirsi fieramente Anatre, robuste nuotatrici e abili tuffatrici. E migrare via da quel finto lago dorato dei cigni che in realtà è uno stagno putrido nel quale stiamo sempre più affondando... 


Salvino Paternò 

domenica 30 luglio 2023

Dal 2011 in poi

Dall'immigrazione all'euro, fino alle inchieste sulla gestione Covid e il conflitto ucraino, che il centrodestta nella sua azione di governo stia sistematicamente e meticolosamente contraddicendo tutto ciò che aveva sostenuto negli scorsi anni è un dato di fatto. Ma inveire contro Giorgia Meloni attribuendole ruoli ittici, dileggiandone le proporzioni imperfette e ricordando le sue modeste origini, significa ostinarsi a non comprendere cosa è successo nell'ultimo decennio abbondante. In questo arco temporale, l'Italia – al pari di tutti gli altri paesi occidentali – ha completamente perso qualsiasi autonomia. La politica è divenuta una variabile dipendente delle élite finanziarie sovranazionali che hanno assunto il controllo dei governi, dell'economia e della comunicazione. Ormai in Occidente le elezioni servono solamente a designare chi dovrà essere il maggiordomo al servizio delle summenzionate élite, e godere così degli avanzi di denaro e potere che i suoi padroni decideranno graziosamente di gettargli. Non è casuale il vistoso tracollo delle qualità morali e intellettuali dei politici: per ciò che devono fare, essere idioti e corrotti basta e avanza, ed è anzi un requisito auspicabile.

L'ultimo che, con una certa ingenuità naïf, provò a far valere il primato della politica fu il defunto Silvio Berlusconi nel 2011: come dovrebbero ben ricordare i fieri antiberlusconiani che all'epoca ne gongolarono, fu abbattuto a colpi di spread (fenomeno di cui poi non si è mai più parlato) e di “Fate presto” a cinque colonne sulle prime pagine dei quotidiani. Allo stesso modo, qualsiasi leader politico che oggi si azzardasse a seguire una linea politica non allineata al progetto dei veri potenti si ritroverebbe intrappolato tra gli ingranaggi di un meccanismo implacabile e distruttivo che, attraverso il ricatto del debito pubblico e l'isolamento diplomatico, annullerebbe comunque ogni spazio di azione. L'unica speranza residua è che con il suo solerte asservimento e rassicurando i padroni circa la sua totale fedeltà, la Meloni stia astutamente cercando di ritagliarsi una qualche autonomia su questioni del tutto marginali quali potrebbero essere il cibo (no ad alimenti a base di insetti) e la propaganda pedosatanista (magari vietando la mutilazione genitale degli adolescenti). Ma aspettarsi qualcosa di meglio sarebbe, più che sciocco, ingeneroso nei suoi confronti, così come nei confronti di chiunque altro si trovasse al suo posto.


Piergiorgio Molinari

domenica 23 luglio 2023

Landini e lo sciopero generale

Accendo Radiotre e ascolto la rassegna stampa. Vengo a sapere che Maurizio Landini vuole proclamare in ottobre lo sciopero generale e mi pare di sognare. È forse quello stesso Landini che qualche giorno fa ha firmato un contratto della scuola che prevede venti euro di aumento a regime ( ma in compenso impone agli istituti di predisporre dei cessi appositi per chi non si ritiene né maschio né femmina)? O quello che, per usare un eufemismo, non ha mosso un dito quando centinaia di migliaia di italiani venivano cacciati dall'impiego e subivano prepotenze di tutti i tipi a causa del green pass? O quello che si è girato dall'altra parte mentre i salari  dei lavoratori si degradavano progressivamente? Se è proprio quel Landini, mi domando, di grazia, cosa mai abbia da rimproverare a Giorgia Meloni. Forse di essere in perfetta continuità col precedente governo Draghi, di cui riprende le politiche belliciste e antipopolari? Certamente no, visto che del governo Draghi Landini e la CGIL sono stati tra i più zelanti sostenitori. 


Ah.. ecco.., ora ho trovato. La questione dei cessi nelle scuole è il vero motivo del contendere. Se Landini fosse ministro del lavoro i "bagni neutri" dovrebbero essere garantiti a prescindere e non solo su richiesta. Questa è l'unica ragione plausibile per cui il più grande sindacato italiano proclamerà lo sciopero generale. Per quanto mi riguarda,  dico solo questo. In passato ho ripetutamente aderito agli appelli allo sciopero generale della CGIL. Si trattava, quasi sempre, di difendere il diritto alla pensione ad un'età ragionevole . Poi, improvvisamente, Monti alzò l'età pensionabile a 67 anni col beneplacito del sindacato. Ciò che provocava indignazione, quando a farlo era un governo ostile, diventava cosa buona e giusta se a farlo era un governo amico. Quanto ai lavoratori, andassero pure a farsi fottere. Queste lezioni non si dimenticano. Si può ingannare il prossimo molte volte, non sempre. In autunno, dunque, non sciopererò. Non sciopererò perché, sebbene detesti il governo attuale come quello che lo ha preceduto,  mi sono stancato di farmi prendere per il culo. Non sciopererò per i cessi neutri. Non sciopererò per l'identità alias. Non sciopererò  perché lo sciopero, in questa situazione,non serve ai lavoratori , ma ai sindacalisti. Non sciopererò perché non intendo portare acqua al mulino di persone che, non appena se ne presenta l'occasione, non esitano a pugnalarti alle spalle. Non sciopererò perché non ho alcuna fiducia in Maurizio Landini.


Silvio dalla Torre 

sabato 1 luglio 2023

Dalla Francia all’europa

Quanto avviene nelle città francesi riguarda tutti noi. Ci indica la direzione verso cui stiamo andando. Nel mondo occidentale tutti i legami collettivi stanno venendo meno.  Si indeboliscono i vincoli familiari, come dimostra l’aumento esponenziale dei divorzi. La chiesa cattolica sta attraversando la crisi forse  più grave della sua storia e non appare né capace né desiderosa di arrestare il processo di scristianizzazione in corso nelle nostre società. I sindacati, salvo eccezioni, sono ormai diventati la cinghia di trasmissione dei governi: la loro funzione è quella di far accettare ai lavoratori le politiche economiche più antipopolari. Dei partiti politici non è nemmeno il caso di parlare. Nel frattempo le polarità sociali si radicalizzano. Alla tradizionale divisione tra città e campagna si è sostituita quella tra centro e periferia. I centri storici sono popolati  da benestanti, che hanno trovato nell’ideologia woke (una delle più balorde creazioni della storia) lo strumento teorico perfetto per giustificare il loro parassitismo. Le periferie si riempiono di derelitti senza arte né parte.


Tutto questo non sembra impensierire le elite dirigenti. Al contrario, esse continuano imperterrite nella loro politica di distruzione dello stato sociale, che nel prossimo futuro verrà probabilmente sostituito da un reddito di cittadinanza universale. Si punta, evidentemente, alla creazione di una società di individui isolati, senza stabili legami familiari, senza un lavoro, senza patria, senza cultura, che vivano perennemente collegati alla rete o davanti al televisore. E’ un’evoluzione, del resto, in atto da tempo. Se le cose stanno così – e penso che stiano così – non ci si deve stupire se il pendolo oscilla tra  violenza poliziesca e rivolte prive di dimensione politica e spesso eterodirette (il caso di Black live matters ne è uno dei molti esempi) , durante le quali la plebe dei derelitti si abbandona al saccheggio o all’incendio delle biblioteche.  Il tutto nel contesto di un controllo sempre più capillare sulla vita dei singoli, che ad ogni nuova emergenza trova il pretesto per accrescersi. A me pare evidente che quello che si sta svolgendo sotto i nostri occhi è il processo di una decadenza. La civiltà occidentale sta declinando sul piano economico, sociale, culturale, demografico e persino su quello linguistico. Lo dimostra il caso (temo non isolato) dell’Italia : mentre i dialetti  perdono la loro forza espressiva, la lingua colta si sta impoverendo paurosamente ( basta guardare la replica di un programma culturale, di una tribuna politica o anche solo di uno spettacolo di varietà di quaranta anni fa  per rendersene immediatamente conto). E’ difficile dire quanto questa decadenza potrà durare. Il declino dell’impero romano durò diversi secoli , intervallati da momenti di ripresa, ma bastarono  due generazioni perché  quei luoghi da cui si governava il mondo si trasformassero in campi di frumento. Certo, siccome la storia la fanno gli uomini e in quanto tale è imprevedibile, si può sempre sperare in un drastico cambiamento, che inverta la tendenza. Io naturalmente me lo auguro, ma devo prendere atto che , al momento, di un’evoluzione positiva di questo tipo non sembrano esservi i presupposti.


Silvio dalla Torre 

lunedì 12 giugno 2023

Silvio Berlusconi

Berlusconi lo vorrei ricordare quando tentò di opporsi al massacro della Libia e della sua guida storica Gheddafi e fu per questo “fatto dimettere” e di recente quando dichiarò che per far smettere la guerra sarebbe bastato non inviare armi all’Ucraina e che: 


"Non abbiamo leader nel mondo, non abbiamo leader in Europa. Un leader mondiale che doveva avvicinare Putin al tavolo della mediazione gli ha dato del criminale di guerra e ha detto che doveva andare via dal governo russo. Un altro, segretario della Nato ha detto che l'indipendenza del Donbass non sarebbe mai riconosciuta. Capite che con queste premesse il signor Putin e' lontano dal sedersi ad un tavolo. Temo che questa guerra continuera', siamo in guerra anche noi perche' gli mandiamo le armi, adesso dopo le armi leggere mi hanno detto che gli mandiamo carri armati e cannoni pesanti, lasciamo perdere, cosa significa tutto questo? Che avremmo dei forti ritorni dalle sanzioni sulla nostra economia e ci saranno danni ancora piu' gravi in Africa e allora e' possibile che si formino delle ondate di profughi e questo e' un pericolo derivante dalla guerra in ucraina. Bisogna pensare a qualcosa di eccezionale per far smettere a Putin la guerra". 


Francesco Cappello 

domenica 28 maggio 2023

Alluvioni

Alcuni eventi fanno disperare sui destini dell'Italia. Ursula von der Leyen viene accolta a Cesena dalla folla festante e annuncia, tra gli osanna dei presenti,  che sarà generosa nel decidere quanti dei soldi che il contribuente italiano versa all'Europa potranno essere impiegati per ristorare gli alluvionati. Saranno certamente meno di quelli che diamo a Zelenski per permettergli di mandare al macello il suo popolo, ma che importa. Basta il sorriso e la buona volontà. Persino il sindaco della città, che la accompagnava, è stato applaudito ( gli amministratori dell'Emilia Romagna dovrebbero essere inseguiti coi forconi non solo per l'imperizia dimostrata nell'ultimo tragico evento, ma per aver azzerato la tradizione di buon governo locale su cui il PCI, durante la prima repubblica, aveva costruito una parte non irrilevante delle sue fortune). Come non bastasse leggo che i centri vaccinali sono presi d'assalto da gente che si fa l'antitetanica. Glielo aveva o consigliato le autorità sanitarie. Evidentemente gli effetti di un'alluvione non si attutiscono evitando di cementificare il territorio, pulendo il corso dei fiumi e dei torrenti, preservando i fossati, creando canali di invaso per le acque. Nulla di questo. L'alluvione si combatte con la vaccinazione di massa . Di fronte allo spettacolo di un popolo che si comporta come il cane fedele che lecca la mano del padrone che lo ha appena bastonato, si comprende a quale livello sia giunta la manipolazione delle menti. Sarà molto difficile risalire.


Silvio dalla Torre 

domenica 21 maggio 2023

La guerra degli USA

Di sconfitta in sconfitta, perdendo secondo il Corriere una brigata al giorno, combattendo senza calzini e a colpi di vanga, esauriti da tempo di missili, travolti ogni mese da una delle nuove Zauberwaffen della Nato, guidati da generali alcolisti e da un presidente pazzo e malato, i Russi ieri hanno completato la conquista della roccaforte di Bakhmut (Artemovsk). Esattamente ad un anno di distanza dalla conquista dell'altra roccaforte inespugnabile di "Azovstal" a Mariupol. Ora rimane solo la terza e ultima linea difensiva. Questo nonostante l'Ucraina si sia giovata di armamenti e addestramento Nato dal 2016, e nonostante dopo lo scoppio della guerra la Nato abbia sostenuto l'esercito ucraino svuotando i propri arsenali convenzionali, addestrando le truppe, fornendo e pagando mercenari stranieri, e nonostante il budget ucraino sia oramai sostenuto soltanto dai finanziamenti a perdere occidentali. Confesso di essere stupito, perché per quanto bassa potesse essere la stima nei confronti della lungimiranza del blocco occidentale, di fronte ad uno sforzo pazzesco e concorde del genere, con sanzioni economiche durissime, mi sarei aspettato almeno qualche rovesciamento del fronte. (Prospettiva peraltro assai preoccupante, perché sappiamo tutti che una Russia davvero in difficoltà, che temesse per la propria esistenza, rappresenterebbe la più pericolosa delle prospettive.) Invece si sta prospettando lo scenario più catastrofico tra quelli immaginabili per l'Occidente (meglio, per l'Europa, gli USA se la caveranno come sempre). Uno sforzo economico-bellico del genere, con una situazione aggravata dalla distruzione delle linee di approvvigionamento energetico russo, non poteva che rappresentare nel medio-lungo periodo un quadro drammatico, a meno che non si fosse realizzato uno scenario particolarissimo. L'unico scenario su cui l'Europa poteva scommettere, scenario fantapolitico, ma almeno inizialmente fantasticabile, era la prospettiva di una Russia che si scioglieva come neve al sole, dove un cambiamento di regime avrebbe rimesso un orsetto gommoso tipo Eltsin al Kremlino, dando il via ad un nuovo saccheggio occidentale, come quello degli anni '90. Oggi possiamo affermare con tutta la certezza che la storia consente, che questa non è una prospettiva realizzabile. Ogni altro scenario oscilla tra due opzioni, ad un estremo abbiamo un'escalation illimitata della partecipazione Nato fino all'Olocausto nucleare, all'estremo opposto abbiamo uno sfondamento russo che pone fine all'esistenza dell'Ucraina arrivando ai confini Nato di Polonia e Romania. In mezzo tra questi estremi abbiamo vari stadi intermedi di congelamento del fronte su linee mediane (il Dnepr?), con il perdurare di un conflitto a bassa intensità, come guerriglia o terrorismo, capace di andare avanti per decenni. Dunque in tutti gli scenari disponibili l'errore di valutazione fatto dalle oligarchie europee rimarrà nei libri di storia. Esso apre a cascata una fase di drammatico ridimensionamento del ruolo economico e culturale dell'Europa, ponendo fine a quella fase dominante avviata tra XVI e XVII secolo, arrestatasi sì con le due guerre mondiali, ma poi proseguita in alleanza con gli USA negli ultimi settant'anni. L'impoverimento delle popolazioni europee, iniziato dopo la crisi subprime - anch'essa originatasi per decisioni americane - subirà un'accelerazione progressiva dovuta alla convergenza dell'aumento dei costi di produzione (energia e materie prime), della riduzione dei mercati di esportazione (fine della globalizzazione), e della necessità di un aumento stabile delle spese militari. Non mi illudo che a questa catastrofe indotta da scelte politiche scellerate le popolazioni europee - stordite, depoliticizzate, ipnotizzate in modo terminale - saranno in grado di reagire. Ma è certo che in altre epoche, intere dinastie regnanti hanno perso la testa per molto meno.


Andrea Zhok

mercoledì 3 maggio 2023

Ue, Von der Lyen e i vaccini

1,8 miliardi di dosi e circa 35 miliardi di euro. Il bilancio municipale di Bruxelles è 40-45 volte inferiore alla somma di cui sopra . Allo stesso tempo, Bruxelles non è solo la capitale del Belgio, ma anche la capitale dell'Unione Europea. Ursula von der Leyen è attualmente il presidente della Commissione europea, cioè il capo dell'esecutivo di "tutta l'UE". Quindi, questa donna ha gestito con successo il contratto per la fornitura di 1,8 miliardi di dosi di vaccino contro il coronavirus all'UE - 900 milioni immediatamente e 900 milioni come opzione - il cui costo totale è stimato in 35 miliardi di euro; e rimane ancora il capo di la Commissione Europea. Negli anni, su suggerimento dell'Occidente, sono state ideate, adottate e promosse un numero incredibile di iniziative per combattere la corruzione su scala internazionale. È sorprendente che né Hunter Biden né Ursula von der Leyen abbiano risposto di queste iniziative. Ma la situazione con il presidente della Commissione europea in generale, è a mio avviso ancora più grave. Il fatto è che si tratta di corruzione sulla salute delle persone e sulle stesse libertà di cui l'UE ama parlare. Giudica tu stesso.


Suo marito è un medico, capo della grande fattoria high-tech Orgenesis Inc. Heiko von der Leyen. La pandemia di COVID-19 è stata una vera manna per la famiglia Von der Leyen. Già l'anno prima si scoprì che Ursula von der Leyen aveva scritto degli sms al capo di Pfizer, Albert Burla, con una proposta di "negoziazione" sulla questione dei vaccini. Poi scaturì un accordo, vi ricordo, per quasi trentacinque miliardi di euro. E quando i giornalisti hanno chiesto di pubblicare le circostanze dei negoziati (dopotutto, si trattava del più grande acquisto centralizzato di vaccini nella storia dell'Europa), tutta la corrispondenza dal telefono del funzionario è semplicemente scomparsa. Come ha affermato in seguito l'amico di Von der Leyen e vicepresidente della Commissione europea per i valori e la trasparenza, questi messaggi di testo potrebbero essere stati cancellati a causa della loro "natura effimera e di breve durata". Per quasi due anni, la storia ha causato sconcerto in tutto il mondo, anche a causa della politica di Bruxelles: hanno fatto entrare Pfizer nel loro mercato dei vaccini, come si è scoperto, previo accordo, mentre con ogni sorta di pretesto hanno rifiutato altri produttori di prodotti simili e anche più avanzati, incluso il primo vaccino al mondo contro l'infezione da coronavirus, lo Sputnik V, che non è stato accettato. E poi la procedura per ammettere il vaccino russo è stata completamente congelata. L'UE è rimasta a lungo scioccata dall'audacia delle sue autorità, ma il caso non è arrivato in tribunale, fino a quando il mese scorso il rappresentante della società di consulenza belga Frederic Baldan ha citato in giudizio la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, accusandola di corruzione in relazione all'acquisto di vaccini per il coronavirus. Ci sono molte domande anche per la Pfizer in Occidente in relazione alla sua sicurezza. 


Maria Zakharova

venerdì 24 marzo 2023

Sulla politica e la sicurezza

Sapete cosa mi sconcerta in questa diatriba sulle borseggiatrici in metropolitana? No, non è l’isterica riprovazione su chi intralcia il loro operato filmandone e pubblicandone le gesta. Quando penso ai cittadini che per difendersi dalla continue aggressioni sono costretti a ricorrere a tali stratagemmi, quando penso a coloro che, vivendo in certi quartieri, la sera non possono uscire di casa, barricati dietro robuste grate, quando scorgo negli occhi dei delinquenti la spavalderia dell’impunità, in quelli degli abitanti la rabbiosa rassegnazione e in quelli dei poliziotti la consapevolezza di non poter offrire un intervento risolutore, allora sapete cosa mi chiedo? Ma a cosa è servito? A cosa è servito stare oltre 30 anni sulla strada a combattere il crimine se poi è questo il risultato? In cosa abbiamo sbagliato? Quando è stato il momento in cui abbiamo perso la guerra?


In tutta onestà non riesco a farmene una colpa. I dinosauri della mia generazione hanno lottato e vinto guerre spietate e sanguinose contro nemici potenti ed efferati, e l’hanno fatto senza armi, senza tecnologia e senza neanche grande cultura, ma con una passione illimitata.Tantomeno ne faccio una colpa agli attuali tutori delle forze dell’ordine che pattugliano strade sempre più impazzite, sempre più soli. La devianza criminale e le questioni di ordine e sicurezza pubblica non sono mai state un problema di polizia, bensì sociale, giuridico e politico. Ed è lì, su quel campo, che la disfatta si mostra in tutto il suo squallore. Nel volgere di un decennio il degrado ha raggiunto vette che ritenevo impensabili. Certo, nella sfortuna di agire in quegli anni in cui imperava la criminalità organizzata (e non certo le baby gang), c’era la fortuna di poter utilizzare metodi operativi che attualmente sarebbero definiti criminali. Oggi finirei nei guai solo se pronunciassi termini sbirreschi che prima erano di uso comune, del tipo: "retata", "rastrellamento", "perquisizioni per blocchi di edifici", “cinturazione di un’area urbana”. Tali orrende parole, ormai desuete, sarebbero talmente scorrette da essere ritenute forme di incitamento all'odio o istigazione a delinquere. Certo, prima se un malfattore si permetteva di oltraggiare un pubblico ufficiale ne pagava le conseguenze, oggi invece ci sono magistrati che li assolvono se gli sputano in faccia, gli pisciano sulla macchina o intonano latrate rap in cui li definiscono “figli di cane”.


Certo, prima si irrompeva nelle roccaforti della mafia in qualunque ora del giorno e della notte, oggi paradossalmente è fatto divieto per le pattuglie di accedere nei campi rom. Qualcuno potrebbe obiettare che il triste “caso Cucchi” (che ha segnato uno spartiacque sociale notevole) è figlio di quei metodi. Io invece ritengo che quel caso sia figlio di ufficiali eunuchi più preoccupati a nascondere l’immondizia sanguinolenta sotto al tappeto, per proteggere la loro carriera, che a far emergere la verità. Perché anche il carrierismo sfrenato è una della concause che ci ha portato alla situazione attuale. Ma non voglio vivere nel passato e so perfettamente che la società muta. Chiamatela pure “evoluzione”, però che attualmente nei grandi centri urbani la situazione della pubblica sicurezza sia fuori controllo non potete negarlo. E’ allora sul campo giuridico che la politica deve assolutamente intervenire con norme stringenti repressive e preventive che permettano agli operatori di polizia di operare in maniera risolutiva. E non si dica che la politica non è capace! Sui cosiddetti “no-vax” ognuno può pensarla come vuole, però è innegabile che in tale frangente è stata messa in campo la “tolleranza zero”. Sono stati schierati droni, idranti, reparti antisommossa con potenze ondulatorie, poliziotti – baywatch, controlli a tappeto. Un vero pugno di ferro! 


Ora, se è stato fatto su persone (che tra l’altro non avevano commesso reati), se è stata resa impossibile la loro vita, per quale motivo non è possibile fare la stessa cosa nei confronti di ladri, spacciatori, rapinatori e tagliagole vari che si sono impadroniti impunemente di intere aree delle nostre città? Mi rendo conto che il nostro Stato ha una limitata capacità gestionale. Questo non possiamo farlo perché l’Europa non vuole, quest’altro l’America non lo gradisce… Ma quel minino di sovranità nazionale che ancora ci rimane la vogliamo esercitare?


Salvino Paternò 

lunedì 20 marzo 2023

Del quando siamo stupidi

Il generale Bertolini: “Ci stiamo facendo male da soli: così sabotiamo la pace, addio sovranità”. GIÀ COMANDANTE DEL COMANDO OPERATIVO INTERFORZE - “Le scelte dell’esecutivo alimentano l’incendio con altra benzina, come i missili”


“Ci stiamo facendo del male da soli, da più di un anno, intromettendoci in una guerra che non è nostra”. Il generale Marco Bertolini, ha appreso dal Fatto Quotidiano la notizia dell’addestramento presso la sede di Sabaudia (Latina) del Comando artiglieria contraerei dell’Esercito italiano, di un gruppo di militari ucraini all’utilizzo del sistema missilistico terra-aria Samp-T. Già a capo del Comando operativo di vertice interforze e della Brigata Folgore, Bertolini è convinto che i rischi di tale comportamento siano “molteplici” e che schierarsi in maniera così netta non faccia altro che ostacolare qualsiasi tipo di trattativa di pace.


Generale, dopo la fornitura delle armi anche l’addestramento dei soldati ucraini su suolo italiano. Come legge questa strategia da parte del nostro governo?


Ci stiamo facendo ancora una volta del male da soli, intromettendoci in un conflitto che non è nostro. Stiamo prendendo sempre più le parti di uno dei due belligeranti, riducendo lo spazio per una trattativa di pace. Le prove di dialogo hanno già subito un duro colpo con l’incriminazione di Vladimir Putin, da parte della corte penale internazionale dell’Aja. Da parte nostra, alimentando l’incendio con altra benzina, le armi, non facciamo niente per circoscriverlo. Anzi. Era chiaro che dopo aver ceduto sistemi Samp-T all’Ucraina avremmo anche dovuto provvedere all’addestramento degli interessati, ma ciò non toglie che stiamo procedendo su una strada che renderà difficile, se non impossibile, riprendere le fila di una trattativa o recitare ruoli nella partita di pace.


Quali sono i rischi per il nostro Paese?


Il rischio è duplice. Innanzitutto continuiamo a gettare benzina sul fuoco fornendo armi ed energie a un altro Stato impegnato in guerra che rischia di diventare una never ending war, come l’Afghanistan, mentre dall’altro sottraiamo risorse preziose alla nostra difesa, un comparto già colpevolmente trascurato per decenni da un finto pacifismo che ora sembra essersi trasformato in un ultra-bellicismo trasversale a tutti i partiti. Poi c’è la progressiva erosione della nostra sovranità. Le armi e gli eserciti, infatti, sono prima ancora che strumenti di difesa presidi di indipendenza. Questa non può non soffrire se le nostre esigenze di difesa vengono subordinate a quelle di altri Paesi, non appartenenti alle nostre alleanze e impegnati per classiche rivendicazioni territoriali, come quelle di tutte le guerre, estranee agli interessi nazionali.


Il sostegno all’Ucraina viene letto come la necessità di aiutare Kiev a resistere ad una guerra di aggressione da parte della Russia, ai danni di uno Stato sovrano.


Ma quante guerre di aggressione ci sono state in questo “pacifico” dopoguerra? E quante ce ne sono tuttora nel mondo? Non mi sembra che siamo intervenuti in tutte le guerre a difesa degli aggrediti, o sbaglio? È la grande ipocrisia di questo conflitto del quale ci siamo accorti solo all’ultimo momento, mentre il fuoco ha covato sotto la cenere per almeno otto anni, dal 2014, nella nostra indifferenza. E qui si torna al problema della sovranità: stiamo sottraendo risorse, nemmeno il “virtuoso occidente.” L’abbiamo già visto con la Libia dove per “disciplina di alleanza” abbiamo lasciato che venisse distrutto un paese col quale avevamo ottimi rapporti, ricevendone in cambio quell’immigrazione clandestina che addirittura si è trasformata in un ulteriore e paradossale terreno di scontro tra le nostre forze politiche. Mentre amici ed alleati ci lasciano bollire nel nostro brodo.


Da telegram di Giorgio Bianchi